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Autore: Noni    05/07/2012    0 recensioni
Keith è conteso tra due agguerriti pretendenti e non sembra particolarmente intenzionato a scegliere.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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'Cazzo, è immangiabile.', disse Doug mettendo giù la forchetta.
'Secondo me non è così male.', replicò Alan. 'A Keith è piaciuto.'
'No, è che Keith non ha il coraggio di dirti che non sai cucinare.'
'Ma se ho seguito alla lettera la ricetta di mia nonna.'
'Non metto in discussione la ricetta di tua nonna, metto in discussione le tue capacità. Non so come tu ci sia riuscito, ma questa roba è al tempo stesso bruciata ai bordi e poco cotta verso il centro.'
'Secondo me non è male.'
'Senza offesa, ma dovrebbero emettere una legge che ti impedisca di accostarti ai fornelli, Alan.'

'Doug, lo sai che Keith non dà esami da una vita?'
'Davvero?'
'Sì. E non ricordo l'ultima volta che l'ho visto con un libro in mano. Non l'hai notato?'
'No, se devo essere sincero.'
'Gli parlerai?'
'Io?'
'Sì, tu.'
'E perché io?'
'Perché sono stufo di essere sempre io a fare la parte del cattivo. E perché è anche un po' colpa tua.'
'Colpa mia?'
'Sì.'
'Non capisco...'
'Non hai polso, Doug. Guarda che lo so che quando io non ci sono Keith non va mai a lezione.'
'Senti, se lui non vuole andare che cosa dovrei fare, trascinarcelo per le orecchie?'
'Va bene, se non vuole andare tu non puoi farci nulla. Ma mai che ti abbia sentito dissuaderlo. No, se lui dice che non vuole andare tu gli rimbocchi le coperte e lo lasci dormire.'

Cristo, se Alan era bravo a mettere in riga la gente. Ti piantava addosso quei suoi occhi scuri e, frugandoti dentro da capo a piedi, con quell'espressione severa che teneva in serbo per occasioni come quella, ti metteva di fronte a tutte le tue colpe, elencandole dalla prima all'ultima. Era come il maestro che Doug aveva da piccolo, quello che lo stangava sulle mani quando non faceva i compiti. Una versione più giovane e attraente, ma che incuteva la stessa soggezione.

'Chiaro che al mattino non se la sente di alzarsi,' proseguì Alan 'Quando uscite da soli tu sei capace di riportarlo a casa all'alba. E in condizioni pietose. Quante volte deve vomitarti sui sedili dell'auto prima che tu capisca che quel ragazzo l'alcol proprio non lo regge?

Così Doug era accusato di portare Keith alla perdizione. Sì, forse gli aveva in qualche modo fatto intendere che una serata noiosa può essere facilmente ravvivata ordinando qualche drink in più, e forse in un paio d'occasioni lo aveva definito il compagno di bevute più carino che gli fosse mai capitato, ma a parte questo non credeva di doversi rimproverare qualcosa. In fondo, che colpa ne aveva lui se Keith aveva lo stomaco di una ragazzina?

'Che palle, Alan.', fu la risposta di Doug. Sul momento non gli venne in mente nulla di meglio. 'Io lo riporto a casa ubriaco, e tu ti diverti un mondo a tenergli la fronte e a metterlo a letto, ammettilo.'
'Cosa devo ammettere? Che mi prendo cura di lui quando ne ha bisogno?'

C'era una parte di Alan che desiderava che a Keith non succedesse nulla di male, e un'altra che si augurava che la sorte di tanto in tanto gli fosse avversa. Non in modo significativo, si capisce. Era sufficiente un'influenza di tanto in tanto. Così avrebbe potuto occuparsi di lui, controllargli la temperatura, badare che prendesse le sue medicine ecc... Alan non ci vedeva proprio nulla di sbagliato, in questo.
Certo, qualcuno avrebbe potuto obiettare che se si ama qualcuno si desidera che stia sempre bene. Ma un Keith un buona salute non aveva bisogno di lui. Invece un Keith malato sì.

'Senti, io non ci sto a questo gioco d'accuse reciproche', disse Alan 'Non è questo il punto. Il punto è che Keith è sempre stato molto diligente, e ora trascura gli studi per causa nostra.'
'Scusa, ma tu alla sua età cosa preferivi fare? Studiare o scopare?'
'Io facevo entrambe le cose, e sono riuscito comunque a laurearmi per tempo. E' questo che fa la gente normale, concilia il piacere con il dovere. Invece da queste parti non si fa che bere, fumare e scopare. E mangiare, quando qualcuno se lo ricorda.'
'Hai ragione. E' veramente una vita d'inferno, la nostra.', replicò ironicamente Doug.
'Ma sì, lasciamo che butti via il suo avvenire. Tanto tu sei capace solo di comprargli regali. Del resto te ne freghi.'
'Senti, non ricominciare con la storia dei regali. Anche tu gliene fai.'
'Quando se li merita.'
'Sì? E dimmi, cos'ha fatto di recente per meritarsi un orologio nuovo?'
'Non so di cosa tu stia parlando.', rispose Alan con sospetta prontezza.
'Certo che lo sai. Gli hai comprato un orologio bello costoso raccomandandogli di non dirmelo. Ma a Keith due cose riescono malissimo: reggere l'alcol e dire le bugie. Su, ammettilo, sei come me. Ti piace vederlo contento.'
'Certo che mi piace vederlo contento. Mi taglierei una mano, se la cosa potesse farlo sorridere. Ma non starò a guardare mentre manda all'aria il suo futuro.'
'Detto fra noi, i ragazzi troppo istruiti sono noiosi e petulanti. Non vorrei mai che Keith diventasse così. E in fondo i ragazzi carini come lui nella vita se la cavano benissimo anche senza una laurea.'
'Certo. I marciapiedi sono pieni di ragazzi carini che nella vita se la cavano benissimo.'
'Dio mio, Alan, non essere melodrammatico. Senti, se la cosa può rassicurarti proverò a parlargli, e d'ora in poi farò in modo di riportartelo a casa sobrio e appiccicoso di caramelle. Allora sarai contento?'
'Sì. Se le tue non sono solo chiacchiere.'
'Ma quando mai?'

'Doug, tu ci pensi mai al futuro?', chiese Alan dopo un lungo silenzio.
'No, non direi.'
'Io sì. Le cose filano alla perfezione, in questo periodo. Ho una gran paura che qualcosa possa cambiare.
'Dio, Alan, ma c'è un momento nella giornata in cui non ti tormenti? A che serve pensarci? Magari domani esci di casa e finisci sotto un tram. O ti viene un attacco di tisi. O qualche balordo ti pugnala in un vicolo buio.
'Ti dispiace se faccio qualche scongiuro? '
'Si fa per dire, Alan.'
'Non so... La settimana prossima avrò 35 anni. Tu ne hai 34. Tra 15 anni io e te saremo sui 50, Keith ne avrà su per giù 36...'
'Alan, mi inchino alla tua bravura nel fare i calcoli.'
'A te la cosa non preoccupa?'
'Eccome. Ma tanto cosa risolvo, arrovellandomi ora? Anche a me piacerebbe che tutto restasse così per sempre, cosa credi? Ma nella vita non si può mai sapere. Quindi, tanto vale non tormentarsi più del dovuto. E se abbiamo voglia di fare un regalo a Keith dovremmo farlo e basta, e chi se ne frega se non studia. Non so qual è la tua motivazione, ma sai perché io gli compro tutte quelle cose? Perché ho sempre l'impressione di non fare abbastanza.'
'A che ti riferisci?'
'E' un discorso generale. E' una specie di paura. Ho paura di non amarlo abbastanza. Di non scoparlo abbastaza. Cose così. E allora, nel dubbio, provo a compensare materialmente, perché so che tutto questo potrebbe finire da un momento all'altro, e finché posso voglio farlo felice il più possibile. In tutti i sensi.
E poi, cos'è quest'ossessione per i cinquant'anni? Chi se ne frega. Cinquanta, sessanta, settanta... L'importante è che ti si alzi. Finché quello funziona, non c'è da aver paura.'
Alan rise. 'E quando smetterà di funzionare che succederà?'
'Tanto per cominciare, Keith non avrà più distrazioni e finalmente potrà prendere quella benedetta laurea.'
'E noi?'
'Noi ci abitueremo all'idea di usare l'uccello solo per pisciare. Fidati, avremo il nostro bel da fare a farcene una ragione.'
Anche le peggiori prospettive sembravano sopportabili, se era Doug a raccontartele.
'So che è pazzesco, Doug, ma i tuoi discorsi bislacchi riescono sempre a tranquillizzarmi.'
'Mi fa piacere. Passati i brutti pensieri?
'Sì.'
'Posso portare fuori Keith, stasera?'
'No.'
'E va bene. Ci ho provato.'






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