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Autore: ashtonssmile    05/07/2012    5 recensioni
Non darò ancora retta a te, stupido cuore, per una volta cercherò di dare retta al mio cervello, così almeno non potrò stare male. Dimmi che bisogno c'era ora di farti a pezzi? Sei un po' masochista, piccolo cuore.
-FF con Conor Maynard.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche mese dopo.
 
Conor.
Quel mattino Kelsey era uscita di tutta furia e quando io le chiesi dove sarebbe andata mi rispose come quando ero appena arrivato a casa sua, ovvero "Non sono affari tuoi". Non capivo perché Kelsey aveva ricominciato a trattarmi così, quando le chiedevo qualcosa lei mi rispondeva male, ma io ero certo di non averle fatto nulla, ne ero sicurissimo. Non penso che qualcuno le sia andato a dire che provavo qualcosa per lei, anche perché non lo sapeva assolutamente nessuno. Era un mio segreto, che solo la mia coscienza poteva sapere. Sapere che mi trattava di nuovo male mi faceva..soffrire. Proprio così. Non parlavamo più come prima, anche se cercavo in tutti i modi di riappacificarmi con lei, anche se non avevamo avuto alcun litigio e alcuna discussione. Allora, uscii anche io. Non mi sentivo bene e la cosa per me era strana. Non avevo mai provato una cosa del genere, so che è una cosa stupida, ma è così. Quando non mi calcolava, mi rispondeva male o non mi degnava di uno sguardo, quando guardavo i suoi occhi e leggevo dentro che soffriva, mentre non potevo fare nulla perché mi avrebbe mandato al diavolo, mi faceva male, era come se un buco si creasse nello stomaco e cominciasse a divorarmi pian piano e sentivo che le lacrime cominciavano a salirmi. Mentre camminavo sulla passeggiata del molo, sentivo che anche in quel momento le lacrime cominciavano a salirmi agli occhi, fino a quando non sentii come una scia scendere lungo il mio viso e finire sul mento.
Sto piangendo? -mi chiesi tra me e me.
Certo, Conor, stai piangendo. Ma perché? Non hai mai pianto per una ragazza in vita tua e hai voglia di piangere ora, per la ragazza sbagliata, non che tua sorellastra? Sei proprio intelligente.
Mio Dio, non sapevo che mi stava accadendo. Non credevo di potermi innamorare di Kelsey, non lo pensavo. Volevo solo legarmi a lei in qualche modo, ma ora non potevo starne senza, come se fossi un tossico-dipendente e lei fosse la droga, non potevo staccarmene, non potevo farne a meno, sapevo benissimo che era un problema. Mi sedetti sul ciglio della passeggiata, con le gambe penzoloni e guardai in fondo al cielo e notai delle piccole nuvole, poi di nuovo la vista cominciò ad annebbiarsi e una lacrima riprese il suo corso lungo la mia guancia. «Conor» sentii. Speravo con tutto il cuore che fosse Kelsey, invece, dopo essermi asciugato la guancia e dopo essermi voltato, riconobbi Martha. «Ciao» le dissi, voltandomi di nuovo verso il mare. «Perché hai detto a Spencer che stavo anche con te?!». Non le risposi, non avevo voglia di parlare con una come lei. «Conor» disse con voce più dolce. «Ci potremmo riprovare». Mi voltai, con un leggero sorriso sulle labbra. «Non voglio più avere nulla a che fare con una sgualdrina come te». Martha spalancò la bocca, si voltò e corse via. Non la sopportavo, non sapevo nemmeno che ci ero stato a fare con lei.
Boh. Conor, come hai fatto? -mi dissi.
Mi voltai per un secondo e vidi Kelsey camminare con le cuffie nelle orecchie, con il viso basso. Mi alzai immediatamente e mi parai davanti a lei, avevo bisogno di spiegazioni e a casa non me le avrebbe date, dovevo sperare che mi avrebbe parlato lì. «Ora mi spieghi che succede, Kelsey. Perché mi tratti di nuovo così?» sentii nella mia voce una traccia di tristezza e speravo che lei non se ne accorgesse. «Non sono affari tuoi» mi disse, cercando di andare avanti. «Ti prego, Kelsey». Lei mi guardò seria, tolse le cuffie e incrociò le braccia. «Ora mi spieghi tu per quale motivo sei andato a dire le cose che ti riferivo in confidenza. Vedi sta accadendo di nuovo, Conor. Io mi fido e succede il finimondo». Sgranai gli occhi. Io non avevo detto proprio niente, anche perché non avevo persone a cui poterlo dire, cercavo di stare lontano da persone di quello stampo. «Cosa avrei detto?» gli chiesi, perplesso. «Tutto, Conor! Che ero autolesionista, che sono stata picchiata, tutto quello che ti ho rivelato in confidenza, Maynard!» . «Ora mi chiami anche per cognome?» . «Sì!» . «Ascoltami, Kelsey. Io non ho detto niente di niente, giuro» . «Sì, certo. Perché ora ti dovrei credere?» . «Perché ti sto dicendo la verità!» . «Non riesco a crederti, Conor. E' successo come Heather» . «Ora mi dici chi ti avrebbe detto che sono stato io» . «Martha, Spencer, Beth..». La interruppi. «Tu crederesti a Martha?! Che prima è venuta qui a chiedermi di riprovarci?! A Spencer, che farebbe di tutto pur di portarsi qualcuno a letto, in questo caso direbbe tutto ciò che gli chiederebbe Martha?! E Beth, che farebbe di tutto pur di farsi notare da Spencer?! E non vuoi fidarti di me, Kelsey?!» . «Perché mi dovresi fidare di te, Conor?!» . «Perché ti ho promesso che non avrei fatto nulla per farti stare male». Kelsey alzò gli occhi al cielo. Stavo per esplodere, non ce la facevo più, cercavo di tenermi tutto dentro ma, non ci riuscivo. «Perché, cazzo, sono innamorato di te, Kelsey!» urlai, prendendole le spalle. Lei sgranò gli occhi, si sciolse dalla presa e scappò via. Ero nella tentazione di seguirla, prenderle una mano e abbracciarla, ma so che era sbagliato fare una cosa del genere. Ora sapeva tutto. Non avrei dovuto farlo, ma forse la troppa ansia, il troppo nervoso, mi hanno fatto dire qualcosa di cui nemmeno volevo accennare o proprio pensare. Mi sedetti di nuovo sul ciglio della passeggiata, con le ginocchia conserte e le mani nei capelli.
Che cazzo hai fatto, Conor? -cominciai a rimproverarmi.
Lo sapevi benissimo che era uno sbaglio, anche solamente essertene innamorato. Non potevi startene zitto? No, ora lo sa anche lei e non va bene.
Vidi come un'ombra sedersi quasi accanto a me. Non avevo intenzione di voltarmi e vedere chi fosse e non volevo farmi vedere da nessuno in quello stato, dove le lacrime avevano ripreso a scendere, imperterrite. Anche se cercavo di frenarle in qualche modo, loro continuavano. Lasciai cadere le gambe sul mare. Con la coda dell'occhio, guardai la persona accanto a me. Kelsey era tornata, con lo sguardo fisso sulla superficie del mare, le gambe incrociate, non spiccicava parola, se ne stava lì zitta. Ripresi a guardare il mare, quando sentii una stretta allo stomaco, era una strana sensazione. Cominciai a sentire uno strano solletico all'interno della pancia.
No, anche quelle no -mi dissi.
Le farfalle nello stomaco, no.
Invece erano proprio loro, che cominciavano a svolazzarmi per tutta la pancia. Sentii che Kelsey mi prese la mano, probabilmente notò ciò che mi stava uscendo dagli occhi. In quel momento anche il cuore cominciò a battermi sempre più forte e sentii caldo al viso. «Scusa» riuscii a dire, infine. «Di cosa? Di essermi esploso in faccia?» . «Sì, non avrei dovuto». Fece spallucce. «Forse sì, forse no, non lo so nemmeno io, Conor». Sul suo viso vidi la strana ombra di un sorriso e non riuscivo a spiegarmelo. Mentre io stavo a rimuginarmi tutto dentro, lei sorrideva? Qualcosa non andava. «Perché sorridi?» gli chiesi con la curiosità che mi stava divorando. «Non lo so nemmeno io». Non ci guardavamo negli occhi nemmeno a morire, c'era troppo imbarazzo nel farlo e avrebbe capito che non era una semplice cottarella. Notai che si alzò e fece alzare anche me. «Ora ho io un posto da farti vedere» sorrise. Ci incamminammo verso il bosco e dopo una decina di minuti arrivammo in un piccolo spazio, dove c'era una piccola casetta bianca, il quale la vernice si stava staccando. Era circondata da qualche fiore qua e là, tutti di diverso colore e la facciata era quasi ricoperta da una pianta rampicante verdissima. «Questo è il mio posto dove pensare» disse. «In realtà, lo usavo per vedere mio padre fino a pochi anni fa, poi lui è stato trasferito in Italia per lavoro e non ho più avuto la possibilità di vederlo. Ogni tanto, quando mio fratello mi viene a trovare, veniamo qui e parliamo di qualsiasi cosa». Aprì la porta e mi fece entrare. Era tutto legno, tavoli, armadi, mensole, tutto quanto. Era davvero fantastica. «Ti piace?» mi disse. «Direi proprio di sì, se mi trasferisco qui, è un problema?». Kelsey rise. Ricordo che mio padre una volta di disse che per farla innamorare va fatta ridere. Il punto è che se lei ride m'innamoro io. 
Okay, Conor, sei decisamente fuori di testa.
Si sedette sul piccolo divano a gambe incrociate e si legò i capelli. La guardavo, sempre più impressionato da quanto fosse bella. «Quindi non sei stato tu» . «Esatto, Kelsey. O dovrei chiamarti..Keki?» scoppia a ridere e lei mi lanciò un cuscino. «Odio quel soprannome!» . «Lo so, è per questo che te l'ho detto». Continuammo a ridere, mentre io mi innamoravo sempre di più ad ogni sua singola movenza.

Kelsey.
Conor era innamorato di me. Era un problema. Ma..se ne ero innamorata anche io? Era un grosso problema. Mia madre non mi avrebbe permesso di stare con lui, Jeremy non l'avrebbe permesso a Conor. L'unica cosa era dimenticarsi di tutto ciò e cercare di non pensarci più, anche se la cosa risultava parecchio difficile dato che viviamo sotto lo stesso tetto e io non posso fare a meno di lui. Ogni volta che lo guardavo anche per una frazione di secondo negli occhi, mi perdevo e non riuscivo a dire nulla, a fare nulla, era come se mi bloccassi davanti a quella meraviglia. Poi, tutto con lui mi risultava spontaneo, ogni volta mi sentivo felice quando stavo con lui. «Conor, mi fai un favore?» gli chiesi. «Dipende» rise. «Mi canti una canzone?». Conor mi guardò perplessa. «Kelsey, mi vergogno» . «Per favore». Sbuffò e poi cominciò a cantare. Lo ascoltavo, impressionata dalla sua voce e dal modo in cui cantava senza una base sotto, al contrario io sembravo una gallina strozzata sotto un montacarichi. Si fermò e rise. «Perché ridi?» gli chiesi. «Sembri un pesce». Gli arrivò un altro cuscino in faccia. «Ora ridammelo» gli dissi indicando il cuscino. «Te lo scordi!» mi disse, ridendo. Poi, per qualche strana ragione, cominciò a correre ed io gli andai dietro. Ricordai della panna spray nel frigorifero e la andai a prendere. «Conor, dove sei?» dissi, minacciosa. Quando lo vidi, ripresi a correre. Inciampò ed io gli andai addosso e cominciai a spalmargli la panna sul viso. Mi tolse la bomboletta di mano, si alzò e cominciò a spruzzarmela addosso. Cominciai a correre, poi mi bloccai di colpo. «Basta, mi arrendo!» urlai. Conor si fermò e mi abbracciò da dietro, stringendomi la vita. «Ora mi spieghi come ci andiamo a casa?» . «A piedi, Kelsey» . «Perspicace. Intendevo come facciamo ad entrare in casa ricoperti di panna spray» . «Non ci facciamo vedere, semplice». Scoppiammo a ridere. Devo ammettere che con lui non riuscivo a non stare bene, era bellissimo stare con lui, scherzare come se fossimo due bambini. Era tutto quello che non sentivo più da parecchio e Conor, da quando è arrivato, mi ha solo saputo far sorridere.


Ehi a tutti (?). Ancora una volta.. GRAZIE. Questa volta ho deciso di
fare un po' più lungo il POV di Conor, perché poverino diceva pochissimo.
Sono contenta di questo capitolo, sinceramente, non penso mi sia
uscito male. Spero piaccia anche a voi. Un bacio.

   
 
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