Stay
a little while
Neji non dormiva
mai, neanche dopo che avevano fatto l’amore.
Stava cinque minuti
sdraiato sul letto, completamente immobile e con lo sguardo rivolto al soffitto;
dopo si alzava con calma, si stiracchiava come un gatto e si rivestiva. Il tempo
di un bacio, qualche raccomandazione e la promessa di rivedersi e già era
sparito oltre la porta di casa.
All’inizio Tenten
pensava che quelle fossero soltanto abitudini del caso, perché avevano appena
cominciato a stare insieme e condividere lo stesso materasso poteva risultare
strano. Lo aveva accettato e aveva aspettato.
Ma dopo quasi sei
mesi di frequentazione pubblica e di notti selvagge, Tenten sentiva che c’era
qualcosa di anormale nel loro rapporto, e quell’anomalia picchiava come un
martello tutte le volte che si frequentava con le sue
amiche.
Ino si lamentava
dell’aspetto assurdo e del tutto sconvolto che aveva Shikamaru al mattino appena
sveglio, con i capelli in disordine e lo sguardo
disorientato.
Naruto girava per
casa in boxer, anche in pieno inverno, e Sakura doveva faticare non poco per
costringerlo a mettersi qualcos’altro addosso, per pura e semplice
decenza.
Hinata era l’unica
che non avesse di quei problemi, mai un ragazzo era entrato nelle sue stanze a
Villa Hyuuga e mai nessuno ci sarebbe entrato se non con un matrimonio, ma le
scappatelle a casa di Kiba erano ben note alle sue amiche e Tenten sapeva che
quando avvenivano, i due dormivano insieme fino al mattino
seguente.
Com’è che invece
Neji sembrava sempre di fretta?
Anche durante i
giorni di vacanza non restava mai e non si prendeva neanche la briga di
inventarsi qualche scusa. Semplicemente non voleva
rimanere.
Tenten aveva anche
pensato che non potesse, per via di
qualche stupida regola di famiglia, ma poi pensava a Hinata e quell’ipotesi
crollava sotto ogni punto di vista.
Ai suoi occhi, Neji
rimaneva sempre perfetto, in ordine, senza lasciarsi sopraffare da alcuna
emozione o paura, in guardia per il villaggio ventiquattro ore su ventiquattro,
sette giorni su sette, festivi inclusi.
Era prima un ninja
e dopo un essere umano.
Questa era la
conclusione.
E Tenten amava
questa parte di lui, se n’era innamorata fin dal primo giorno che lo aveva
visto, ma a volte le mancava il fatto che Neji non fosse almeno un po’ espansivo
o affettuoso.
Non c’era mai stato
un bacio in pubblico, come neanche una passeggiata mano nella mano o un
abbraccio. Solo qualche fugace tocco quando camminavano accanto, una mano
passata inavvertitamente dietro la schiena, uno sguardo più intenso degli
altri.
Niente di più.
Konoha sapeva di
quella relazione non perché l’avesse vista coi propri occhi, ma perché ne aveva
sentito parlare.
Se fossero stati a
un processo e il giudice avesse chiesto se c’erano testimoni oculari del loro
affetto, nessuno si sarebbe presentato a testimoniare se non i due diretti
interessati.
«Tenten, hai
capito?»
La ragazza si destò
dai suoi pensieri, ricordandosi solo adesso il luogo in cui si
trovava.
Era nel suo
appartamento, nel suo letto, avvolta nel suo lenzuolo bianco a contemplare una
sua ciocca di capelli.
Rimase basita nel
constatare che in quell’ appartamento non c’era niente che potesse asserire la
presenza di Neji nella sua vita.
«Scusami, ero un
attimo sovrappensiero. Dicevi?»
«Che domani
pomeriggio parto, quindi non ci vedremo fino a venerdì. Solo questo» fece Neji,
piegando leggermente il materasso sotto il proprio peso. Raccattò da terra la
maglia e se la infilò. Tenten gattonò sul letto e si buttò a peso morto sulle
spalle del ragazzo, facendo in modo che i loro volti fossero guancia a
guancia.
«Non ci vedremo per
quasi una settimana. Potresti restare, invece di
andartene».
«Perché
mai?»
«Perché sono le
quattro del mattino, Neji».
Il ragazzo buttò
uno sguardo sull’orologio alla parete e Tenten lo sciolse dalla sua morsa,
mettendosi a sedere al centro del letto con le braccia
conserte.
«Hai un’altra
donna?»
«Cosa?!»
«Hai un’altra donna
da cui andare?»
Neji si voltò nella
direzione della ragazza, aggrottando le sopracciglia in un’espressione
stupita.
«No, anche perché
non ne avrei il tempo» fece con un ghigno che forse poteva essere
spiritoso.
«Allora perché non
dormiamo insieme?» ripartì Tenten, decisa a voler portare a termine la sua
indagine. Ormai il tarlo della curiosità le era entrato dentro alla testa e non
se lo sarebbe tolto se non quando avesse scoperto i mille motivi per cui Neji
Hyuuga non desiderava condividere il letto con lei.
«Perché non ne vedo
il motivo».
Tenten assunse un
cipiglio sconcertato.
«Non vedi il
motivo? Neji, per l’amore del cielo, sono la tua ragazza! Hai una vaga idea di
ciò che questo comporta?»
Il ragazzo rimase
in silenzio, cercando di capire dove lei volesse arrivare.
«Dì un po’, ti
ricordi l’ultima volta che ci siamo baciati escluso il prima, il mentre e il
dopo aver fatto sesso?»
Neji aprì la bocca,
pronto a replicare, ma si accorse che nessun suono uscì dalle sue corde vocali.
Con la mente cercò di ricordare quando l’aveva baciata in maniera del tutto
disinteressata, solo per il semplice gusto di farlo. Con sua grande sorpresa, si
rese conto che l’unico ricordo che possedeva era il loro primo bacio, il giorno
in cui si erano dichiarati. Avevano bruciato tutte le tappe e due giorni dopo
erano già a rotolarsi da qualche parte, pieni di brio e di
desiderio.
No, non l’aveva mai
solo baciata, neanche in privato; c’era sempre stato del sesso,
dopo.
«Come volevasi
dimostrare» fece Tenten, saltando giù dal letto in maniera talmente repentina da
risultare goffa. Si portò dietro il lenzuolo per coprirsi le nudità e si diresse
verso il bagno.
«Per quanto mi
riguarda, puoi anche andartene adesso e non tornare mai più! Voglio un ragazzo,
non un… un… trastullo!» urlò,
chiudendosi di scatto la porta del bagno alle spalle, con doppia mandata di
chiave.
Neji rimase
sconvolto nella sua posizione, cercando di riprendere il controllo sui suoi
pensieri.
Che avesse
sbagliato qualcosa? Sì, decisamente.
Non era pratico di
rapporti affettuosi. Tutte le ragazze che aveva avuto prima di Tenten non si
erano mai lamentate, non avevano mai preteso nient’altro da lui che un po’ del
suo amore. Sapevano che non era una persona espansiva e l’avevano accettato, più
o meno.
Anche Tenten lo
accettava e lo apprezzava per questo, ma questo quando si trovavano in pubblico.
In privato, forse, pretendeva un comportamento più morbido, meno rigido, più
umano.
Non aveva tutti i
torti a desiderarlo.
Non lo infastidiva
il dormire con un’altra persona, se poi quella persona era la sua donna, ma
facendolo gli sembrava sempre di venire meno agli obblighi verso il Villaggio.
Voleva dire non solo abbassare la guardia per poche e vitali ore, ma mettere in
pericolo anche l’incolumità di Tenten, non essere in grado di proteggerla in
caso di pericolo. Sentiva che doveva sempre essere vigile, pronto a combattere
in qualsiasi momento come un vero shinobi. Era il suo compito, il motivo per cui
era nato e si era allenato per tutti quegli anni.
Mai mostrare
debolezze, né emozioni, né ripensamenti: era cresciuto con questo mantra, ormai
gli era entrato nel sangue.
Tenten uscì dal
bagno dieci minuti topo, con indosso solo le mutande e la maglia di due taglie
più grandi con la quale dormiva.
Non si stupì di
trovare Neji ancora seduto sul letto, dal bagno non aveva sentito la porta
dell’appartamento aprirsi e chiudersi.
Si stupì invece di
trovarlo dispiaciuto.
Era poggiato con i
gomiti sulle ginocchia, le dita delle mani incrociate e i piedi che
tamburellavano sul pavimento alternativamente.
Era mortificato e
Tenten si sentì subito in colpa per le parole che gli aveva rivolto. Non
rimpiangeva di avergliele dette, perché era quello che pensava, ma forse avrebbe
potuto affrontare l’argomento in altro modo, più calmo e
pacato.
S’inginocchiò
davanti a lui, facendo in modo che la guardasse negli occhi.
«Sei un’ottima
persona, nonostante qualche tua mania di onnipotenza, ma-» si fermò un attimo,
sorridendogli, «a volte anche i migliori hanno bisogno di staccare la spina. E
se tu non riesci a farlo con me, con chi altro dovresti
riuscirci?»
Neji sospirò,
chiudendo un attimo gli occhi e pensando al da farsi.
Tenten aveva
ragione e lui lo sapeva, ma le vecchie abitudini sono dure a morire e lui era
troppo cocciuto per cambiarle di punto in bianco.
«Non ci vedremo
fino a venerdì. Visto che sembri amarmi così tanto, ti conviene approfittare
adesso della mia presenza».
Tenten si lasciò
andare ad una risata. Sapeva che Neji stava cercando di sviare la sua attenzione
dall’argomento con quella richiesta implicita, ma a lei andava bene così.
Glielo aveva detto,
gli aveva fatto capire che tutta quella freddezza perenne non le stava granché
bene e sapeva che Neji ci avrebbe pensato.
Non era un tipo che
dimenticava.
Un giorno avrebbero
riaffrontato l’argomento.
Tenten avvicinò le
loro bocche, prendendogli il viso tra le mani e spingendolo
all’indietro.
Caddero con un
tonfo sul materasso, lei sopra di lui, Neji con le mani che le stringevano la
vita e gli addominali già tesi per ribaltare la
situazione.
Quando Tenten aprì
gli occhi, erano quasi le nove di mattina e non si stupì affatto di essere sola.
Dopo aver fatto l’amore per altre due volte, lei era crollata dalla stanchezza e
dal sonno che ormai incombeva per le troppe ore di veglia
continua.
Aveva un vago di
ricordo di Neji che si alzava mentre lei stava per chiudere definitivamente gli
occhi. Era sempre stato così.
Non poteva certo
aspettarsi un miracolo dal genio Hyuuga, avrebbe impiegato mesi per
accontentarla, già lo sapeva.
Quello che Tenten
non sapeva però, era che Neji aveva lasciato il suo appartamento solo dieci
minuti prima.
Questa fan fiction
si colloca nella categoria “cazzatine
scritte in un’ora e poco più”, perché il caldo mi uccide e mi fa fatica pure
respirare.
Il titolo è stato
totalmente scelto a caso, sono stata mezz’ora a pensarci e ancora non ne sono
convinta.
Non tutti a questo
mondo sono intelligenti e perspicaci, chiedo perdono.
Di fatto, mentre
scrivevo, mi sono scordata di avere in fermentazione la pozione su Pottermore e mi è andato tutto a
pu***ne!
No, dico, bisogna
avere un talento per certe cose.
Pace e amore,
statemi bene.