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Autore: Elena_Wesley    05/07/2012    0 recensioni
La vita a Mystic Falls nel 1864 dal punto di vista di Katherine.
Spero vi piaccia,gradirei un vostro commento! :J
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LIFE IN MYSTIC FALLS, 1864


A new Salvatore

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Alzai la testa, irritata e dolorante allo stesso tempo; la frenata brusca del cocchiere mi aveva fatto sbattere violentemente la testa sullo schienale.
Davanti a noi vi era una figura sbigottita, con gli occhi sbarrati e il fiatone.
Indossava un abito mimetico cachi, con il tradizionale cappello militare, e impugnava un fucile d' acciaio dall' aria pesante.
Un soldato, un pazzo soldato con istinti suicida.
-Oh mio dio, mi dispiace, scusate...-
Balbettava il tizio in uniforme, le parole senza senso smorzate dal vento.
-Ma che modi sono questi!- si lamentava Emily mentre si massaggiava la nuca -Le sembra corretto piombare davanti a una carrozza così all' improvviso?-
- Davvero, mi dispiace...- Continuava il tipo, senza accorgersi che nessuno l' ascoltava.
Fui tentata dal torcergli il collo fulmineamente, senza che nessuno se ne accorgesse, ma mi bloccai.
- Dovevo andare al funerale della ragazza di mio fratello e....
Poi smisi di ascoltarlo. Il funerale della ragazza di mio fratello.
Non poteva essere, non era possibile, non potevo crederci.
Scrutai il suo volto alla ricerca di qualcosa che lo rendesse simile a Stefan, ma non trovai il minimo particolare, niente.
Occhi di ghiaccio, capelli neri e ordinati, viso sottile, sopracciglia inarcate, come poteva essere lui il fratello di Stefan se ne era l' esatto opposto?
Era il momento di scoprirlo, pensai mentre scendevo dalla carrozza facendo attenzione a non rovinarmi il vestito.
Era possibile che stesse andando ad un altro funerale, della ragazza di un altro fratello, eppure in una cittadina così piccola ciò era improbabile.
-Mi piacerebbe sapere il perché di tanta urgenza, il funerale non inizia tra un' ora?-
Lo guardai intensamente, sperando che il filo d' amarezza nella mia voce non si notasse troppo.
Il ragazzo, appena mi guardò, rimase interdetto, l' arma che portava in mano era a mezz' aria -Lei deve essere Khaterine Pierce.- disse, dopo un' incessante pausa di silenzio, in tono eccitato - Mio fratello Stefan mi ha parlato molto di lei-
Ed ecco che ogni dubbio era svanito. Adesso però, guardando il giovane da vicino, iniziavo a trovare somiglianza tra lui e Stefan: lo stesso fascino, la stessa bellezza, la stessa scintilla che splendeva nei loro occhi profondi.
- Lei dunque è l' altro figlio di Giuseppe-
-Per cortesia, mi chiami Damon- fece, guardandomi maliziosamente.
Quando sollevò la mia mano pallida e se l' avvicino alle labbra, però, quel senso di affinità che avevo intravisto cinque minuti fa, svanì del tutto.
Damon non era come Stefan, timido e impacciato, ma era straordinariamente sicuro di sé, ai limiti della vanità.
Inoltre, il contatto con le sue labbra, non mi fece provare assolutamente niente, il niente che provavo nella mia vecchia vita, prima di Stefan.
- Mi scuso ulteriormente per l' incidente- Disse Damon, in tono seducente.
-Non si preoccupi Damon, è tutto a posto, più che altro lei mi sembra trasandato- Feci io ammiccante.
Lui sorrise, uno di quei sorrisi sgargianti che ti fanno rimanere a bocca aperta.
- Già, sono di ritorno da un lungo viaggio- Si scusò lui imbarazzato.
-Allora è meglio che si prepari, prima del funerale- -Beh, si. è stato un immenso piacere conoscerla, signorina Pierce.-
- Per cortesia, mi chiami Khaterine- Conclusi io, mentre salivo in carrozza. Con la coda dell' occhio notai che Damon era rimasto come pietrificato, immobile come una statua di ghiaccio.
Forse non era così sicuro di sé, dopo tutto.
Si sentì uno schiocco di una frusta, gli scalpiti degli zoccoli sul terreno brullo e poi il roteare delle ruote di legno della carrozza.
Vidi il boschetto allontanarsi e con lui il ragazzo, il quale non si era mosso di un millimetro.
- E così il giovane è il secondo Salvatore.- Disse Emily, con uno sguardo che lasciava a intendere molte cose.
-è.... molto diverso dal padre. Cioè, il signor Salvatore è molto rigido e...-
- Noioso?- mi azzardai io, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Emily ridacchiò sotto i baffi, poi si corresse.
-Stavo per dire inquadrato.-
- Già dalle foto a me sembra un topo da biblioteca.-
-Forse non dovremmo dire queste cose sul signor Salvatore.- Disse Emily, facendo dei cenni con il capo verso il cocchiere.
Già, ci mancava solo che il più pettegolo della città andasse a riferire tutto a Giuseppe.
- Ma è un uomo adorabile, divertente...- feci io, fingendo sincerità.
Emily tratteneva a stento le risate. Era da tanto tempo che non ridavamo insieme.


Durante la cerimonia rimpiansi la mia vita umana dove potevo dormire.
Un architetto o un intenditore avrebbe sicuramente apprezzato la fine levigazione del marmo bianco dell' altare, le pittoresche decorazioni rifinite in oro bianco del soffitto e le sculture di santi e apostoli, perfette in ogni minimo particolare.
Io, invece, apprezzavo l' orologio da taschino del signor Salvatore che mi indicava l' ora.
Le lancette, però, erano fisse, e il tempo scorreva a rallentatore.
Non ne potevo più.
Avevo già fatto la finta dispiaciuta con i genitori della tizia (come si chiamava? Rosmalyn, forse), avevo finalmente conosciuto Giuseppe che mi aveva ulteriormente annoiata con i suoi discorsi su Villa Veritas ed ora ero incollata ad una cassapanca super-scomoda, in una chiesa tetra, a seguire un sacerdote da strapazzo che benediceva l' anima di una povera ragazza defunta.
Passavo il tempo guardando l' orologio e i baffi dritti e curati del signor Salvatore; tuttavia quell' uomo era meglio di quel che pensavo.
Non era di certo bello come i figli, ma aveva quell' aria raffinata e colta che faceva impazzire le dame di corte.
Inoltre profumava di pagine nuove, di libri, di sapienza.
Ma non era lui che catturava davvero la mia attenzione: erano proprio i figli.
Stefan, dall' aria triste e pensosa, che sembrava soffrire ad ogni singola parola strascicata del prete, e vicino a lui, Damon, sul punto di cadere addormentato.
Stefan sembrava terribilmente addolorato dalla morte della "presunta" futura moglie, ma non ne capivo il perchè.
Che Stefan amasse la ragazza era assolutamente escluso; lui amava me, DOVEVA amare me.
E se così non fosse, l' avrei costretto ad amarmi con il soggiogamento. Era tutto così semplice.
Iniziai a fare film mentali con me e Stefan insieme, lui vampiro come me, destinati a vivere insieme per sempre, da non notare che il co-protagonista dei miei film si era alzato e diretto verso la bara seppellita di fiori, inginocchiandosi davanti ad essa.
Damon lo seguì, con un' espressione imperturbabile sul viso misterioso, e rimase in piedi mentre il fratello versava lacrime sulla bara.
Rimasi quasi commossa da quella scena, anche se non mi scomposi in consolazioni esagerate.
Mi limitai a poggiare la mano sulla spalla di Stefan e mostrare la mia solidarietà con una frase ad effetto: - Mi dispiace davvero tanto, vorrei poter fare qualcosa per aiutarla.
Lui mi guardò profondamente e mi sorrise.
Non mi aveva mai sorriso così. Il suo sorriso era il più sincero che avessi mai visto, il più carico di emozioni.
Racchiudeva tristezza, gratitudine e amore allo stesso tempo.
Mi sentii in colpa: chissà cosa avrebbe pensato se avesse scoperto che la persona che gli stava vicino fosse la responsabile dell' omicidio.
Poi i due ritornarono a sedersi e vidi un foglietto cadere dalla tasca della giacca nera di Damon.
- Incontriamoci dopo la commemorazione, alle otto, sotto la quercia del giardino della villa-
Vi era scritto con una calligrafia sbarazzina.
-Damon
  
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