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Autore: dreamrauhl    05/07/2012    1 recensioni
Chi l'ha detto che tutti i ragazzi sono stronzi?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piacere, mi chiamo Andrea e ho 18 anni.
Frequento il liceo scientifico e sono innamorato, sì.
Innamorato della solita stronza, di quella un po' puttana, di quella a cui tutti i ragazzi sbavano dietro.
La conosco dalla quinta elementare.
È davvero bella, anzi, oserei dire che ogni giorno lo diventa un po' di più.
Ha i capelli biondi e due occhi azzurro mare, le mani chiare e delicate, un fisico da modella e due labbra sottili ma carnose al tempo stesso.
Il suo accessorio preferito è il profumo, poco contano i gioielli: una fragranza di pesca che t'inebria, che fa sfasare i pensieri e l'unica cosa a cui riesci a pensare è lei, lei e solo lei.
Ho notato tutto di quella ragazza dolce e sensuale sin dal primo giorno che la vidi: gli occhi, il sorriso, il portamento, la camminata, gli abiti che indossava, giorno dopo giorno.
Diventava sempre più importante la sua presenza e la sua assenza era ancor più presente di essa.
La trovavo ovunque: nei compiti d'inglese, d'italiano, di matematica e di geografia, nel paesaggio di montagna e nelle onde del mare in estate, nelle vecchie conversazioni e negli abbracci delle persone a cui volevo bene.
Per me lei era tutto.
Tutto ciò che potevo vedere con gli occhi ma non sfiorare con le mani, tutto ciò a cui potevo pensare ma di cui non potevo (e non volevo) parlarne con gli altri.
Era come dire ai soliti quattro della compagnia che avevo comprato le Nike nuove e sapere per certo che pochi giorno dopo avrebbero fatto lo stesso anche loro.
E così è anche in amore: se qualcosa è tua (e solo tua) tientelo per te.
La gente potrebbe innamorarsene. E tu non vuoi che succeda, vero?
Io invece non sono poiché granché, anche se quando lei m'aveva detto “sei una bella persona, in tutti i sensi” le avevo creduto.
Sono uno di quei ragazzi che ama uscire con gli amici, il ragazzo che quando ama, ama davvero. Sono uno di quei ragazzi che a detta di tutti sarebbe quello egocentrico ed esuberante, quello che ama mettersi in mostra e che non ha problemi a rapportarsi con gli altri.
Ho tante passioni, tra cui il calcio.
Una volta ci giocavo. Ricordo ch'era venuta a vedere una mia partita con le sue amiche una volta. Aveva fatto il tifo per me e le avevo anche dedicato il mio unico goal della giornata.
Questi sì che son bei ricordi.
Ricordi impacchettati in una scatolina d'amore e qualche delusione, richiusa con un nastro di debolezze e insicurezze più qualche scaglia d'amicizia.
Mi ero innamorato anche se non volevo ammetterlo.
Come poteva una ragazza così bella innamorarsi di uno come me? Come poteva lei, ch'era così amata da tutti, presentarsi a scuola con me, che ero soltanto uno fra i tanti? Come poteva lei che usciva con il ragazzo più bello della scuola perdere del tempo con me?
No, non era possibile che avrebbe mollato tutto per Andrea, uno dei tanti di quella grande scuola.
Ero solo Andrea, uno dei tanti.
Ricordo anche che un pomeriggio andai in biblioteca, ero solito rifugiarmi lì quando avevo bisogno di capirmi.
I miei amici non conoscevano questo lato di me, non sapevano che mi sentivo spesso solo e non capito, loro non sapevano che amavo la solitudine soltanto perché era l'unico momento in cui non mi sentivo giudicato.
Non sapevano nemmeno che mi piaceva leggere o che da qualche tempo avevano iniziato a scrivere, non pensavano fossi il tipo da biblioteca.
C'erano tante cose che non sapevano di me, tante di quelle cose che un libro di mille pagine scritto completamente, riga per riga, foglio per foglio, non sarebbe bastato a contenere tutto l'oceano di parole e pensieri che avevo dentro e che preferivo tenere nascosti.
Allora sapete che facevo?
La sera spesso capitava di piangere, d'infradiciare il cuscino.
Chi dice che solo le ragazze piangono senza un motivo apparente? Chi dice che solo loro provano dei sentimenti? Chi l'ha detta questa cazzata?
Capitava anche a me e capita tuttora di scoppiare a piangere senza un motivo preciso, di nascondermi sotto le coperte fingendo di dormire per non farmi sentire, di bagnare il cuscino con quelle gocce salate che tanto odiavo e che tuttora odio.
Mi fanno sentire debole.
E io odio essere debole.
Non sono il ragazzo che la gente s'immagina che io sia, non sono affatto forte e per quanto strano possa sembrare, il mio egocentrismo non è altro che una richiesta d'aiuto, un “hey, esisto anche io, non lo vedi?”.
Come tutti sono stato deluso, fin troppe volte.
Dagli amici, dal mio migliore amico e dalla mia migliore amica (le due persone più importanti della mia vita, oh sì) e da lei. Sì, da quella ragazza tanto meravigliosa a cui pensavo costantemente, giorno e notte, mattina e sera, minuti e secondi. Sempre.
Lei era tutto.
È stata la prima ragazza che ho baciato.
Ricordo tutto di quel giorno: eravamo andati a fare una passeggiata, ci eravamo addentrati in una piccola proprietà privata che aveva però un grande giardino senza un cancello o una rete come protezione. C'era un albero del ciliegio al centro di esso, siamo corsi fin lì come due veri innamorati, come una di quelle coppiette spensierate che incontri il sabato sera ai centri commerciali. Mi avvicinai a lei e senza esitazione appoggiai le mie labbra sulle sue, nonostante le mie gambe stessero tremando e io mi chiedessi come riuscissi ancora a stare in piedi.
Un mese dopo mi ha lasciato, diceva che non voleva più saperne di me. Non ha voluto darmi altre spiegazioni, se n'è andata così. È stato un duro colpo, tanto che ancora oggi mi capita di pensare a lei.
Mi manca. Mi manca abbracciarla, accarezzarle il viso e giocherellare con i suoi capelli ricci, sussurrarle all'orecchio parole dolci e augurarle la buonanotte.
È proprio vero, il primo amore non si scorda mai.
Esattamente come il primo bacio e la prima volta, come non si scorda lei, lei che anche se involontariamente mi ha dato così tanto da tenermi in vita per ben tre anni alimentando in me la consapevolezza che le cose belle arrivano soltanto per un motivo: rendere la nostra vita migliore.
  
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