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Autore: donteverlookback    05/07/2012    1 recensioni
Sono sei, e sono in un carcere a Chicago.
Ma come ci sono arrivate?Perchè Liz, casalinga e lavoratrice instancabile, ha ucciso suo marito? E perché Velma, acrobata conosciuta in tutta la nazione è finita in carcere?
E' proprio in cella che, una dopo l'altra, racconteranno perché siano finite in carcere. Il loro problema sono gli uomini, e sono stati loro il problema di queste sei donne, così diverse tra loro.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“And now the six merry murderesses of the Crookem County jail

In their rendition of 'The cell block tango'”

 

 

 

 

Erano tutte lì, e non facevano quasi nulla.
Ogni santo giorno, da quando erano lì dentro, non facevano altro che ripetere gli stessi movimenti, come avvinte da un incantesimo, gentile e crudele allo stesso tempo.
Erano tutte lì col corpo, ma lontane mille miglia con la mente.
Tre celle adiacenti, nello stretto carcere di Chicago, in cui la noia era una presenza onnipresente, come la polvere o i topi. E loro, nonostante tutto, cercavano di tenersi impegnate.
Nella prima cella Liz, l'esuberante ragazza di origini irlandesi e i boccoli rossi,e Annie:la prima intenta a osservare la sua immagine nello specchio scheggiato, la seconda impegnata a pettinarsi i lunghi capelli biondi con le dita, gesto che tradiva l'assoluta estraneazione della sua mente.June e Huniak nella cella accanto, impegnate in modo appena più costruttivo. June era sempre stata una casalinga, e per tutta la vita non aveva fatto altro che pulire:tentava di farlo anche durante la permanenza in carcere, con scarso successo. Huniak era una ragazza svizzera, di quella bellezza quasi insipida di capelli biondi e occhi azzurri, la vita stretta e i fianchi larghi. La ragazza era impegnata in una lunga serie di gorgheggi, l'unico suono in quel silenzio di tomba. Non si poteva negare che aveva una voce davvero incantevole.
L'ultima cella era detta “ricreativa” dalle altre ospiti del carcere, anche se in quel buco di tre metri per tre di ricreativo c'era davvero poco. Veniva chiamata così per le sue occupanti:Velma e Mona erano famose per la professione, o comunque la passione, che avevano prima che la legge decidesse che per loro due nel mondo al di là delle sbarre non c'era più spazio.
Velma era stata un'acrobata, con tanto di tournée in giro per i teatri e le piazze dell'America settentrionale. Era di una bellezza sensuale e mozzafiato:i capelli scuri, lunghi fino alla vita, la pelle leggermente ambrata dal sole, gli occhi come due tizzoni ardenti incastrati in un viso dai lineamenti perfetti. Al momento, era per terra in spaccata, e si massaggiava i muscoli con aria assente. Ogni tanto contraeva le punte dei piedi, come per prepararsi a spiccare un salto o per atterrare con delicatezza. Mona aveva gli occhi chiusi, e la piegatura della testa e delle braccia suggerivano cosa immaginasse dietro le palpebre serrate: immaginava di suonare il violino, di esibirsi in spettacoli memorabili. Ogni tanto apriva gli occhi e sorrideva,beandosi delle sue visioni.Liz, improvvisamente, smette di guardarsi allo specchio e si avvicina alle sbarre.
-Ehi, voi- urla semplicemente, la testa girata verso sinistra. Non succede nulla:Huniak continua a gorgheggiare, Velma rimane sul pavimento.
Liz si spazientisce: per lei la calma è la virtù dei coglioni, non certo quella dei forti.
-Parlo con voi, qui accanto. Mi sentite?-prosegue la rossa.
A quel punto Velma si alza a sua volta e si appoggia al muro, un sorriso rilassato sulle labbra.
-Cosa vuoi, ginger?-Domanda con tono insolente, perfettamente consapevole che tra lei e la rossa ci sono quattro metri, due file di sbarre e un secondino annoiato.
-Mi annoio, pantera. Invece di sparare cretinate, perché non proponi qualcosa di costruttivo?-
A quel punto velma scoppia a ridere in modo sguaiato. -Scusa tanto,bambolina.-Si asciuga una lacrima dovuta alle troppe risa -Avevo dimenticato di invitarti per il te!-
-Come ti permetti sottospecie di...-L'irlandese è in procinto di sfoggiare il suo vasto repertorio di offese, quando interviene June, cercando di calmare le acque,anche se...in maniera tutta sua.
-Avete finito?-esclama spazientita.-Già fa caldo, vi ci mettete anche voi a scassare?-
Le altre due borbottano una serie di improperi. A qual punto, Mona decide di intervenire.
-Che ci fate qui?-
La domanda è rivolta a tutte e a nessuna in particolare. Mona ama la quiete, ma se l'unico modo per non farle litigare è farle parlare...beh, che parlino pure.-Mi avevano detto che era la gita dei pensionati- risponde sarcastica Annie – ma forse ho sbagliato strada-. Scuote il capo e sospira, rassegnata, mentre Liz ridacchia sommessamente.
-Che ci facciamo qui, secondo te, miss Stradivari?-Domanda Velma seccata, alzando gli occhi al cielo. -La stessa cosa che ci fai tu. Aspettiamo che la buona condotta, l'amnistia o il giudizio universale ci facciano uscire.-
-Imbecilli che non siete altro- replica Mona. -Non capite mai quando uno parla?Volevo chiedere un'altra cosa.- Respira profondamente, poi ripete -Che ci fate qui?-Le altre ridono.
-E poi saremmo noi le imbecilli!- Dice June tra una risata e l'altra. Si tiene la pancia.
L'unica che non ride, a parte Mona, è Huniak:non capisce abbastanza bene l'inglese per poter ridere alle battute.
-Calma,ragazze.-Interviene Liz. -Credo che siamo d'accordo nel dire che Mona è assolutamente drogata,ma credo di avere capito cosa intende. Vuole sapere per quale omicidio siete finite in carcere.-
-Ginger, nessuno ha chiesto il tuo parere. E poi chi ti ha detto che siamo tutte qui per omicidio?-
A quel punto Liz scuote il capo, incredula. -Mona è drogata, ma tu sei veramente folle, ragazza mia. Siamo nel reparto omicidi: non si finisce qui per furto o oltraggio a pubblico ufficiale.-
Velma non risponde, stordita dalla gaffe appena commessa. Lei, così fredda e controllata, ha appena detto un'enorme cavolata.
-Partiamo da te, ginger head.- Propone Annie. -Perché sei in cella?-
Liz respira più e più volte, poi comincia a raccontare.

 

 

L'autrice╩

Salve a tutti!Mentre aspetto che torni l'ispirazione per “inconfessabile segreto” mi sono lanciata in questa nuova avventura. Per chi non la conoscesse, “The cell block tango” è una canzone dal musical “Chicago”. La frase in alto vuol dire “E adesso, le sei allegre assassine del carcere della Crookem County nella loro edizione del tango delle celle” o qualcosa di simile. Bene..commenti?
Ho inserito la storia in “Generale", registrandola come una song-fic. Se qualcuno crede che venga inserita da qualche altra parte, gli o le sarò molto grata. Non sono molto pratica di queste cose. ^.^Grazie a tutti, un bacio!

  
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