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Autore: Lulu_Herm    05/07/2012    1 recensioni
Durante la sua festa di fidanzamento, Bellatrix Black conosce un uomo intelligente e capace, che le dimostra di avere ciò che può cambiarle la vita. Intrappolata nelle convenzioni del suo tempo, farà di tutto perché ciò possa avvenire, ma senza successo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'L'inizio'
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Capitolo Primo- La festa

La sera stava scendendo su Villa Black, nel Devonshire. La bella casa dalle mura scure era illuminata dagli ultimi raggi del sole che stava tramontando. Era l’inizio dell’estate, e si sentiva nell’aria un profumo inebriante. I cespugli che circondavano la casa, ben curati dagli Elfi Domestici, erano stati magicamente spostati a formare un vialetto che conduceva alla porta. Il piazzale davanti alla casa era stato allargato per permettere agli invitati alla festa di quella sera di parcheggiarvi le loro carrozze. Non c’era nessuno in giro, e regnava il silenzio.
Ben diversa era l’atmosfera che regnava all’interno della casa. Nel salone si trovava Druella Rosier Black, la padrona di  casa, in compagnia di due Elfi Domestici che correvano avanti e indietro per obbedire ai suoi ordini, portando piatti da portata, decorazioni verdi e argentate e tovaglie ricamate. Il pavimento marmoreo era stato ben lucidato, le tavole apparecchiate con piatti e calici d’argento facevano bella mostra di sé. La scala opposta alla porta, che portava ai piani superiori, era stata coperta con un lussuoso tappeto verde, le ringhiere avvolte nei nastri argentei intervallati da rose bianche.
Druella Black osservava soddisfatta gli  Elfi affaccendati  mentre montavano una gigantesca ghirlanda di foglie rampicanti sul soffitto, in corrispondenza del primo gradino a partire dall’alto della scalinata. Decise che per il momento in Salone era tutto sotto controllo e si recò in cucina, dove altri tre Elfi Domestici e due cameriere erano impegnati a preparare la cena per quella sera e il rinfresco. “Noria, metti più patate  in quell’arrosto, non vogliamo mica fare la fame” ordinò, rivolgendosi a un’ Elfa, mentre quella tentava  disperatamente di aggiungere patate in un piatto colmo ben oltre l’orlo.
Nel frattempo Elisabeth e Charlotte, le due cameriere, Moltiplicavano alcuni pudding al caramello e li piazzavano in gigantesche ciotole d’argento. Olgi, un’altra Elfa Domestica, era impegnata ad affettare una quantità spropositata di verdure di ogni genere, intanto che Uddy, l’ultima Elfa, versava Vino Elfico per la cena e Whisky Incendiario per il rinfresco. Siccome anche in cucina tutto andava per il verso giusto, Druella decise di salire al  terzo piano, per aiutare sua figlia a prepararsi.
Bellatrix aveva appena quindici anni, la carnagione pallida e le palpebre pesanti. Folti riccioli bruni le incorniciavano il viso  dai bei lineamenti, sfuggendo alla treccia in cui erano raccolti. In quel momento era in piedi al centro della sua camera, e indossava solo una sottoveste di lino bianco. Insieme a  lei c’erano le due sorelle, Narcissa e Andromeda, e un’altra Elfa Domestica. Druella sapeva che stavano aspettando lei.
“Bella, non sei ancora pronta? Sono già le sei e mezzo, tra poco arriveranno gli ospiti” disse a sua figlia per redarguirla, ma il tono della sua voce tradiva affetto e orgoglio. “Accio abito” mormorò subito dopo, e immediatamente un magnifico abito di seta verde uscì dall’armadio. Dopo aver aiutato la ragazza a indossarlo, estrasse un ciondolo di smeraldi a forma di serpente e lo legò al collo di Bellatrix. Lei parve emozionata, era la prima volta che poteva indossare un gioiello. Con l’aiuto di un piccolo cerchietto d’argento pettinarono la folta chioma bruna in un’acconciatura elegante. Andromeda, che aveva appena otto anni, e Narcissa, che aveva frequentato il primo anno a Hogwarts, batterono le mani ammirate.
All’improvviso si udì un rumore al pianterreno e Druella si affacciò alla finestra. “Oh, come immaginavo, mai una volta che  i Goyle si ricordino quanto è maleducato Materializzarsi direttamente nel Salone d’Ingresso. Dovrò scendere ad accoglierli. Dorri, porta Andromeda a letto. Niente storie ragazzina! Sei troppo piccola. Narcissa, vai a prepararti e ricordati che puoi stare in piedi solo fino a mezzanotte” Ordinò la donna, mentre le piccole correvano fuori dalla porta tra lamentele e grida di gioia. “Bellatrix, aspetta qui fino a che Bogge ti verrà a chiamare. Sempre che quell’Elfa distratta si ricordi, dovrò rammentarglielo” concluse Druella uscendo dalla camera per andare a chiamare il marito.
“Cygnus! Muoviti per Salazar, sono già arrivati i Goyle”  Trillò spalancando la porta della camera matrimoniale, dove suo marito, Cygnus Black, si stava preparando per la serata. Cygnus Black era un uomo piuttosto affascinante sulla cinquantina, con lunghi capelli neri e chiarissimi occhi grigi. Indossava il suo abito migliore per la festa di quella sera, una lunga tunica di lino nera con ricami argentei sull’orlo, con mantello di seta nera e pelliccia. Sul davanti della tunica c’erano due ampie tasche. Cygnus era molto elegante, ma come sempre aveva sbagliato la posizione della bacchetta.
Tra le migliori famiglie Purosangue vigevano alcuni importanti regole non scritte, che venivano inculcate nei rampolli fin dalla più tenera età. Gli uomini tengono la bacchetta nella tasca destra, le donne nella sinistra. Quando ci si presenta ad un ricevimento bisogna sempre indossare il cappello da mago, per non offendere il padrone di casa. Questi, d’altra parte, farà un torto ai suoi ospiti se lo indosserà in casa propria. Per questa evenienza, Druella aveva fatto nascondere ogni cappello da mago presente a Villa Black per impedire al marito di farla sfigurare con le più importanti famiglie Purosangue inglesi.
 
“Cygnus, sposta la bacchetta nell’altra tasca, e vai ad accogliere quegli scostumati dei Goyle che si presentano in anticipo e si sono Smaterializzati dentro la Sala d’Ingresso, che vergogna” disse la donna al marito, e quello ubbidiente fece  come ordinato. Nel frattempo, Druella indossò il suo superbo abito da strega all’ultima moda: verde scuro con ricami neri, e mantello in coordinato.
Non appena fu pronta, la donna scese le scale e raggiunse il marito nel Salone d’ Ingresso, dove si stavano radunando tutti i membri delle più importanti famiglie Purosangue. Mentre i sei Elfi Domestici accoglievano tutti gli invitati passando a raccogliere i mantelli per riporli nel guardaroba, scese la piccola Narcissa in uno scamiciato azzurro cielo. Fortunatamente c’erano molti suoi coetanei tra i figli degli invitati,  così non avrebbe disturbato i discorsi degli adulti.
Druella accolse sorridente sua cognata Walburga Black con i piccoli Sirius, di sei anni, e Regulus, di cinque, la suocera Irma Goyle, le amiche Lucretia Prewett e Fosca Malfoy, con il piccolo Lucius, compagno di classe di Narcissa.
Facendo loro molti complimenti per come erano vestite e per i loro bambini. Controllò che ciascuno avesse un cappello da mago, poi fece sfilare gli Elfi perché passassero a radunare i bambini  e li portassero nella stanza a loro riservata, per impedirgli di rovinare la serata dei grandi che dovevano fare discorsi molto seri. Con un certo disappunto, notò che all’appello mancavano Absalom Lestrange, sua moglie Amethyst e loro figlio Rodolphus. Senza di loro la festa non poteva avere luogo. Che smacco sarebbe stato per i Black se dopo aver invitato tutti i Purosangue che contavano del mondo magico non avessero avuto nulla da festeggiare. Era successo qualcosa? Bellatrix si era forse comportata in modo sconveniente?
Mentre la signora Black si abbandonava all’ansia, nel cortile si fermò una carrozza lucente. Le tendine si aprirono e ne discese Absalom, elegantissimo in una tunica verde ricamata, seguito dalla splendida moglie e dal figlio. Con un sospiro di sollievo, Druella si preparò ad accoglierli. Ma notò che dietro a Rodolphus era sceso un uomo di bell’aspetto. Aveva capelli e occhi neri, la carnagione pallida e lineamenti affascinanti. Sebbene la sua semplice tunica nera senza guarnizioni sfigurasse  accanto alla splendida veste ornata da decorazioni in argento di Rodolphus, stava di certo molto meglio. Restava il fatto che si era presentato lì senza invito, e Druella voleva proprio sapere quale scusa avrebbe accampato.
“Buonasera Druella, ti trovo in splendida forma. Vorrei presentarti Tom Riddle, un caro amico di Rodolphus. L’abbiamo aggiunto noi alla lista degli invitati, se ben ricordi. Siccome non può partecipare alla cena, abbiamo pensato che potrebbe presenziare al rinfresco che seguirà. Sei d’accordo?”
Era tradizione che, quando una famiglia Purosangue organizzava una festa, preparasse due pasti: Uno solo per gli ospiti più ragguardevoli e potenti, una vera e propria cena. A questa seguiva un rinfresco aperto a tutti, meno raffinato. Era una scelta piuttosto saggia quella di invitare Riddle solo al rinfresco, così non li avrebbe fatti sfigurare con tutti i loro amici.
“Va bene, mio caro Absalom. Il signor Riddle potrà aspettare nel salotto insieme a Eileen Prince e ai Parkinson, dovrebbero arrivare a momenti” i Parkinson, sebbene Purosangue, non erano abbastanza ricchi  da poter  prendere parte alla cena.
La festa ebbe dunque inizio. Tutti gli invitati presero posto nelle due lunghe tavolate, e  prima che il cibo comparisse nei piatti Bogge fu mandata a chiamare Bellatrix. La ragazzina, trepidante e per nulla intimidita, seguì l’Elfa lungo il corridoio arrivando in cima alla scalinata. Tutti smisero di parlare e si girarono verso di lei. Un “Ooh” di meraviglia serpeggiò  tra gli invitati. Lo splendido abito era perfetto sulle candide spalle della giovane, il brillio dell’argento sul suo capo e sul collo le davano un’aria  raffinata e i lineamenti fini risaltavano alla luce delle candele che la circondavano. La sua espressione decisa e sicura erano piuttosto insolite in una giovane in quella particolare situazione, ma anche per questo era impossibile staccare gli occhi da lei. Non appena la vide, Rodolphus s’illuminò, si alzò e le andò incontro. L’attese in fondo alla scalinata e quando i loro occhi s’incontrarono quelli di lui s’illuminarono, mentre quelli di Bellatrix non cambiarono espressione: era concentrata su sé  stessa.  
Lui le prese la mano e si chinò a baciarla, con fare solenne. Bellatrix non ci fece molto caso. In fondo, se lui le dedicava quelle attenzioni, non era per lei in sé, ma per i suoi soldi e il suo sangue. Per mantenere la sua apparenza di perfetto gentil mago. Ogni cosa che faceva era dedicata a quello scopo. La guidò al suo posto al centro della tavolata, gli Elfi Domestici servirono generose porzioni di piatti molto raffinati.  Improvvisamente tutti ripresero i discorsi da dove li avevano lasciati, come se non fosse successo niente. La conversazione trattava di argomenti come gli abiti all’ultima moda o le decorazioni tra le donne, mentre gli uomini parlavano di manici di scopa e del loro odio per i Mezzosangue.
Chiuso nel salotto con una donna timida e pallida e due signori corpulenti e nervosi, Tom Riddle non desiderava altro che unirsi a quei discorsi. Potevano escluderlo dalla tavola dei più ricchi, si sarebbe rifatto al rinfresco. Il suo obbiettivo era cercare di trovare        qualche seguace adatto ai compiti che aveva in mente, ma quelli gli parevano solo un gran mucchio di snob buoni a nulla con la puzza sotto il naso. Lo escludevano perché Mezzosangue e  povero, ma un giorno avrebbe dimostrato che poteva dominarli tutti, e lo avrebbe fatto. Lui era il solo che avesse in mente un piano per liberare il mondo dai Babbani, altro che tutte quelle chiacchiere infruttuose.
Entrarono anche Camillus Caramell, il Sotto Segretario anziano del Ministro della Magia, Horace Lumacorno e il vecchio Arbert Bulstrode. Tutti indegni di sedere coi potenti, a quanto pareva, eppure si trattava di persone intelligenti e brillanti.  La nobiltà e le sue frivolezze non erano  per loro, preferivano la semplicità e venivano etichettati come poveracci. Tom dubitava che gente come Horace Lumacorno, che pure non conduceva una vita povera e infelice, non potesse aspirare a cariche importanti al Ministero, al Wizengamot o a Hogwarts. Semplicemente stavano bene dove stavano.
Finalmente la cena ebbe fine e ai meno ricchi furono aperte le porte del salone. Le lunghe tavolate furono sostituite da piccoli tavolini carichi di ogni ben di Dio dolce e salato.
Tom prese un bicchiere di Whisky Incendiario e cominciò a guardarsi intorno. Horace Lumacorno parlava con Abraxas Malfoy in un angolo della sala, mentre Camillus Caramell era stato preso d’assalto da Absalom Lestrange. Tom aveva avuto modo di conoscere Absalom, e aveva capito  che era solo un vecchio ignorante e montato che credeva di nascondere le sue lacune con bei vestiti. Ma occorreva tenerselo buono, perché frequentava gli ambienti da cui sarebbero dovuti venire i seguaci di Lord Voldemort.
Sembrava che non ci fosse nessuno d’interessante con cui parlare, finché non notò Bellatrix Black, la festeggiata. Sembrava vogliosa d’incontrare il suo sguardo. Decise di concederle qualche parola, sperando che non fosse solo una ragazzina piena di sé che voleva attirare l’attenzione di qualcuno.
“Buonasera, lei è Tom Riddle, non è vero?” Tom annuì impercettibilmente. “Ha l’aria di non avere interesse per ciò che sta accadendo” Avrebbe dovuto suonare offesa, in fondo si parlava di sospettare che lui non gradisse la sua festa, invece sembrava complice. “Diciamo che il mio ambiente è un altro. Speravo che ci fosse qualcuno con cui parlare”
Da come Bellatrix lo guardava, sembrava proprio che lei fosse qualcuno con cui parlare. “Perché? Non è d’accordo con gli ideali di questi signori?” lui la fissò, cercando di intimidirla, ma si rese conto che non ci riusciva. “No. Io condivido gli ideali di questi uomini. Ciò che non condivido è il loro modo di starsene in panciolle ad aspettare. Pensano che ci sarà qualcuno che farà ciò che dovrebbero fare loro” Bellatrix annuì ammirata. “È ciò che credo anch’io. È troppo comodo stare qui seduti a parlare tra un ballo e l’altro. Voglio dire…Cosa pensano di cambiare così?” “Precisamente signorina, proprio così. Mi perdoni, è possibile avere un bicchiere di Vino Elfico d’annata?” Il  cambio d’argomento stordì la giovane, ma si riprese subito, con gran dispetto del suo interlocutore che era abituato a conversare con gente facile a sbalordirsi. “Certamente. Ecco, Bogge, vieni a portare un po’ di Vino al signore” rispose, chiamando l’Elfa che le faceva da cameriera. Quella arrivò trotterellando con una pregiata caraffa in argento su un vassoio. Versò in un elegante calice, anch’esso d’argento, il liquido ambrato e lo porse a Riddle, che lo accettò licenziandola con un cenno. Sorseggiò il Vino e riprese il discorso. “Come stavo dicendo, il mio intento è quello di trovare un certo numero di persone talentuose, non quelli che si sono procurati i M.A.G.O. e il posto al Ministero grazie al loro sangue o, ancora peggio, ai loro soldi, che siano disposte a passare ai fatti. Agirò in maniera subdola e in qualche anno libererò il mondo da questa orribile sciagura della gente non magica” “Sembra così sicuro di sé. Le è mai venuto in mente che potrebbe trovare solo persone pigre come queste che ci circondano?” “Certo, ma ora non lo penso. Per esempio, lei non è così” Bellatrix arrossì. Molto velata, c’era in quelle parole la proposta di unirsi a lui e al suo progetto. “Dice davvero? Io potrei…Davvero?” “Le piacerebbe?” Stava per annuire, ma poi si rese conto di chi era il suo interlocutore. Giravano strane voci su di lui a scuola. Quarantenne, aveva concluso brillantemente i suoi studi a Hogwarts, per poi sparire nel nulla. Era tornato in Gran Bretagna solo di recente, lei l’aveva saputo da Rodolphus. Aveva un’aria strana. E poi, era un Mezzosangue. I suoi non avrebbero approvato…Ma in fondo che cosa gliene importava? I suoi genitori l’avevano intrappolata in quella condizione senza possibilità di uscita. Era il minimo che potesse fare per dimostrare loro quanto gli era grata per aver deciso per lei. “Indubbiamente”
“Bene. Credo che allora non le dispiacerà se ci incontreremo…vediamo, la settimana prossima a Notturn Alley? Da Magie Sinister, è lì che lavoro. Avrà modo di dimostrarmi che cosa sa fare. E stia tranquilla, il Ministero della Magia non verrà a saperlo. Le va?” Bellatrix annuì appassionata. Quella sera, la sera del suo fidanzamento, diventava adulta. E quello era il suo primo, vero atto da adulta. Prendere posizione, e lottare per ciò in cui credeva.

Con questa storia sono uscita un po' dai miei standard, ma dopo le mie recenti letture ho iniziato ad interessarmi ad altri personaggi. Bellatrix è un personaggio fantastico, su cui si potrebbero scrivere pagine e pagine. Ho voluto immaginarne la storia. Le date di nascita dovrebbero essere tutte corrette, ho controllato con HP Lexicon (utilissimo!). Per intenderci, questo capitolo è ambientato nel 1966, quindicesimo anno di vita di Bellatrix, quarantesimo di Voldemort. Narcissa e Lucius hanno frequentato il primo anno di Hogwarts, mentre quelli che saranno i Malandrini sono ancora piccoli. I nomi delle amiche di Druella, quello di Druella stessa e di Cygnus vengono direttamente dall'albero genealogico dei Black che trovate su HP Lexicon.
   
 
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