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Era
passata una settima dal loro ultimo
incontro. Da quella frase così inaspettata, scioccante e al
tempo stesso
gradevole, con un esplicito senso romantico che Tempe aveva compreso
fin troppo
bene. La ricordava ancora, perfettamente.
*
* *
La
sveglia suonò. Segnava le 09:00 del
mattino e continuava a dare fastidio. L’assordante rumore era
simile ad uno
stridulo grido. Incredibilmente assordante. Continuò a
tuonare, finché Booth,
poggiando la sua grande mano sopra, riuscì a spegnerla.
Borbottò qualcosa
mentre apriva gli occhi e dava il buongiorno ad una nuova giornata. Le
lenzuola
azzurre accoglievano il corpo nudo, dandogli il calore necessario.
Anche se era
pieno inverno e la temperatura piuttosto bassa, all’agente
dell’FBI i pigiami
proprio non piacevano. Doveva alzarsi. Nonostante non dovesse andare a
lavoro,
voleva comunque mantenere un certo equilibrio salutare.
Perciò, ogni mattina,
si alzava presto e andava a correre, a volte riflettendo intensamente,
altre
sgomberando completamente la testa dai pensieri.
Pure
Brennan era fatta così. Le piaceva
dormire nuda, allenarsi e tenersi in forma. Ma forse la vera cosa di
cui aveva
proprio bisogno era l’unica che non calcolava mai: rilassare
la mente,
allontanare ogni forma di logica e razionalità.
Il
discorso era sempre lo stesso: con
Booth riusciva a sentirsi diversa, ad uscire dalla dura linea di regole
che si
era sempre imposta, ma faceva ancora un po’ di fatica con il
mondo esterno. A
volte, con la sua stessa amica Angela, che però riusciva a
comprenderla lo
stesso, inspiegabilmente.
Però,
riusciva ad essere molto
speranzosa: sapeva che prima o poi sarebbe riuscita ad equilibrare le
cose, ad
essere meno rigida. Che poi… lei tutta quella
rigidità non la vedeva affatto.
Pensava di comportarsi come una persona perfettamente normale, forse
più rigorosa
delle altre, certo, ma comunque normale.
Eppure…
c’era sempre quel momento.
Quell’attimo in cui tutte le sue convinzioni sembravano
rompersi in mille
pezzi, cominciando così a provare sensazioni molto confuse e
lontane da quello
che aveva sempre sperimentato.
Bastava
una sola persona per far
succedere tutto ciò.
Nei
sette lunghi giorni trascorsi, non si
era affatto vista con lui. Quella frase era stata troppo. Davvero
troppo.
Troppo… bella. Stavano percorrendo un percorso senza basi,
inagibile,
impossibile da proseguire. Avevano bisogno di una pausa. Lei aveva
bisogno di
una pausa!
Non
poteva succedere tutto
all’improvviso, senza un po’ di coerenza.
Ma
in quel momento… non voleva altro che
sentire di nuovo quelle parole. E il suo desiderio si manifestava in
tanti
modi.
“Angela…
dovrei chiederti una cosa”.
Diretta,
si rivolse all’amica,
trascinandola nel suo ufficio. Si preoccupò di chiudere la
porta a chiave, in
modo che non nessuno potesse dirompere all’improvviso. Quella
precauzione era
dovuta soprattutto a Zack, che nell’ultimo periodo aveva
perso il pregio di
bussare prima di entrare.
“E’
successo qualcosa? Sei incinta per
caso?”.
“No!
Non sono incinta, ma… non sono
neanche brava con le parole, perciò te lo
chiederò subito, senza girarci
attorno. Tu, però, devi rispondermi con
sincerità”.
Più
Angela ascoltava quelle parole, più
era convinta della sua teoria sulla gravidanza. L’antropologa
aveva assunto
un’espressione così seria – in
realtà lei aveva quasi sempre un’espressione
seria, ma adesso lo era ancora di più. Che cosa doveva fare?
Ah, giusto,
rispondere con sincerità. Ed era proprio questo il problema!
Se le avesse
chiesto qualcosa di imbarazzante? Quei secondi erano così
lunghi, e la
trepidazione aumentava sempre di più. Fin quando, Tempe si
decise a parlare.
“Tu
credi che… sia sbagliato masturbarsi
pensando ad un uomo?”.
Un
imbarazzante silenzio calò tra le due…
poco dopo aver chiesto la domanda, la dottoressa si sentì
terribilmente
imbarazzata. L’altra la guardò negli occhi ma
– nonostante cercasse in tutti i
modi di trattenere ciò che le pulsava dentro – non
riuscì più a controllarsi
dal… ridere!
E
più ripensava a quella scena, più le
mancava il respiro per l’eccessivo riso. Era ovvio che una
come Brennan
ritenesse giusto provocarsi piacere da soli, d’altronde Dio
non le aveva dato
le mani solo per pregare – e, comunque, non pregava nemmeno,
quindi quelle mani
in qualche modo le doveva impiegare.
Ancora
una volta, l’inaffondabile
Montenegro non mise molto a capire la vera domanda, questa volta
neanche tanto
velata: è giusto che io mi masturbi pensando a Booth quando
lui è lì, pronto ad
abbracciarmi e a soddisfare i miei bisogni in tutti i modi possibili e
immaginabili?
Angela
pensò che qualunque donna sana di
mente sarebbe corsa da lui, ma qui si parlava di Brennan, il che era
leggermente diverso.
Per
un attimo, Ange pensò al tipo di
fantasie che l’amica potesse avere e, in un moto di
cattiveria improvvisa,
idealizzò anche che, probabilmente, nelle fantasie di Tempe,
Booth potrebbe
addirittura avere i vestiti addosso.
Ma
quelli erano pensieri davvero stupidi,
sapeva che sotto tutto quel metallo invisibile c’era una
persona adorabile,
c’era la sua amica che conosceva da tanto tempo.
Solo
che in queste occasioni si sentiva
inebriata, stupita che potesse ritrovarsi in tali situazioni.
“Tesoro,
non sono la tua psicanalista, e
ancora di più non posso dirti quello che è giusto
e quello che è sbagliato. Ma
voglio solo farti notare una cosa: l’uomo su cui fai pensieri
sconci, ben una
settimana fa, ti ha detto le famose paroline magiche, e tu sei scappata
non
facendoti più vedere, nascondendoti e ignorando ogni suo
contatto. Forse questo
può farti capire tante cose”.
Dopo
un’occhiataccia, la donna uscì,
lasciando l’antropologa sola nell’appartamento. A
volte, tra amici, bisognava
essere un po’ severi.
Che
sciocca! Era tutto vero. Odiava quei
moti di consapevolezza, ma la paura era troppo grande per andare
avanti, per
far nascere una relazione.
Quasi
preferiva rimanere a casa da sola,
pensando a ciò che poteva avere in qualsiasi istante.
Sì, perchè poteva
davvero.
Sette
giorni prima, proprio quel giorno
in cui aveva fatto una sorpresa all’uomo, andando al bar e
facendo una
passeggiata con lui, proprio quel giorno aveva sentito tutto quello che
voleva.
“Ti
amo”.
Booth
glielo aveva detto, in modo lento e
dolce. Ma lei… lei era semplicemente scappata.