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Autore: cardcaptorvincy    05/07/2012    0 recensioni
Una pioggia leggera comincia a scendere bagnando i vetri della mia finestra, la luna va a coricarsi dietro le nuvole Magari anche la luna ha i suoi ricordi dolorosi… Penso queste parole e sorrido a me stesso, ma non un sorriso di conforto, un sorriso triste ed amareggiato, un sorriso che non mi donerà un lieto fine…
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti amo, con tutto me stesso” sussurro queste parole al vento, attendendo, ma chi prendo in giro, sperando in una risposta che non mi faccia troppo male, sono spaventato ogni volta che lo faccio, spaventato che l’eco di ricordi dimenticati possa affiorare, perché, a volte, è meglio dimenticare tutto, e rimanere in uno stato di incoscienza, piuttosto che ricordare ed affrontare i ricordi dolorosi che ci fanno più male di qualsiasi altra cosa.

Forse questo comportamento può essere definito vigliacco, o meglio ancora stupido, in fondo sono solo ricordi, ma ci sono ferite che non possono essere rimarginate, e che i ricordi non aiutano a dimenticare.
Una pioggia leggera comincia a scendere bagnando i vetri della mia finestra, la luna va a coricarsi dietro le nuvole Magari anche la luna ha i suoi ricordi dolorosi… Penso queste parole e sorrido a me stesso, ma non un sorriso di conforto, un sorriso triste ed amareggiato, un sorriso che non mi donerà un lieto fine…

Torno nella mia stanza ma lascio le veneziane aperte Magari così riuscirò a liberarmi dalla malinconia… pensai tra me e me, mi guardai nello specchio che ricopriva il muro, i miei occhi avevano perso ogni loro lucentezza e la mia persona non era altro che un guscio pieno solo di tristezza e disperazione, chiunque mi abbia conosciuto nel giro di questi due anni potrebbe giurare di non avermi mai visto sorridere davvero.
In fondo a me non interessa più farlo, sono troppo ferito per tirarmi su, forse un comportamento del genere verrebbe definito debole, ma cosa sono io altrimenti?

Sono un Debole, ma non un debole qualsiasi, il re dei deboli, in fin dei conti lo sono sempre stato, ho sempre cercato di nascondere questa mia debolezza dietro una finta maschera di forza e di indifferenza, che ero convinto mi avrebbe difeso per sempre, ma ora so che non è così: quella maschera è andata in pezzi anni fa, sotto una luna glaciale e una pioggia fredda, che batteva sull’ombrello come una forsennata in cerca di una via d’entrata per poter bagnare l’ospite di quell’oggetto misterioso che si bagnava al posto suo.

Sono così stanco, o forse è solo la tristezza a darmi quest’impressione? Forse sono entrambe le cose, sono triste e stanco, stanco di questa vita matrigna, come diceva leopardi, che prima dà e poi toglie, ma toglie molto più di ciò che da, o a volte è così malvagia da lasciarci qualcosa che ci ricordi ciò che abbiamo perso.
Un amore disfatto, un’amicizia finta, un odio protratto per secoli, queste cose sono gli argomenti preferiti di “matrigna natura”.
Due anni fa magari avrei riso di ciò che sto dicendo ora, avrei riso dicendomi –Andiamo che ti prende, tirati su, sei proprio depresso…- Ma oramai non posso dirmi nemmeno questo, non piango più da mesi, forse perché sono stanco di piangere, o forse perché ho finito le lacrime.

Apro la porta di casa, fa un freddo incredibile per questa parte dell’anno, prendo l’ombrello ed il cappotto e mi avventuro per le vie di una Barcellona che ora non esiste più, una Barcellona dimenticata, una città degli spettri, così mi piace chiamarla, una delle più grandi mete turistiche che nemmeno i turisti visitano fino in fondo, nessuno conosce le viscere di questa città. Nessuno tranne me.
Mi avventuro per i vicoli bui e stretti di questa citta dimenticata da Dio e ben presto mi ritrovo in un punto che non avrei mai più voluto vedere, riconosco quel marciapiede, perché è lì che ho lasciato il mio cuore.

Mi siedo su una panchina e osservo la pioggia cadermi addosso, da lontano sento ancora l’eco delle lacrime che ho speso per quel momento, lacrime amare, lacrime che si piangono una sola volta nella vita…
Lacrime che non piangerò mai più, mi avvicino alla collina del parco meno famoso di Barcellona, oramai è quasi abbandonato, mi chiedo se qualcuno piangerà al mio funerale, probabilmente mi ricorderanno come un suicida qualsiasi, che lo ha fatto per una ragione stupida, ma delle mie indicibili sofferenze nessuno parlerà, nessuno parlerà dei due anni che mi hanno spinto a questo…

Mi chiedo chi verrà al mio funerale, sarò solo nella bara?
Sono Domande destinate a rimanere senza risposta almeno per me…

Guardo giù dal burrone che si erge di fronte a me, calo l’ombrello e lo poggio a terra, sta rotolando via ma non mi importa, non mi importa più di nulla oramai, allargo le braccia e alzo il volto al cielo, la pioggia mi colpisce lievemente, sembra quasi che il cielo stia piangendo per me, Forse allora qualcuno piangerà al mio funerale.
Mi guardo in giro, sono solo, il fato mi ha portato qui o solo la mia umana stupidità? Scavalco la recinzione in legno, e salto.
Il tempo sembra rallentare, sono così triste, così sconsolato, sono depresso da due anni a questa parte, quindi non mi resta che dire…
Non piangete per me, perché oramai ero già morto da tempo….
  
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