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Autore: Karmilla    05/07/2012    15 recensioni
Non c'è pace per Oscar e André. Il caso della collana si è appena chiuso e un nuovo pericolo è in agguato. Una misteriosa donna seduce i nobili, li deruba e lascia come segno di riconoscimento una carta da gioco. Una nuova missione nella quale Oscar e André agiranno in incognito, una missione che li costringerà a fare i conti con se stessi e con i loro sentimenti.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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dama13

Se avessi saputo che sarebbe stato così semplice, mi sarei precipitata nel salone e avrei gridato ad André tutto il mio amore.

Se avessi saputo che sarebbe stato così bello, ieri sera non mi sarei spaventata della confessione di André.

Se avessi saputo che sarebbe stato tutto così naturale, non mi sarei agghindata come una maschera.

Mi sento come in una bolla d'aria, tutto intorno a me è soffuso, ovattato, etereo.

Non riesco a percepire altro che la presenza di André, del suo corpo adagiato sul mio, delle sue labbra che divorano le mie, delle sue mani che mi tengono saldamente aggrappata a lui, quasi avesse paura di vedermi scappare via.

Ma io non scappo, André, non ho intenzione di andare da nessuna parte, o almeno non senza di te. Non sono mai andata da nessuna parte senza di te, André, perché mai dovrei cominciare adesso? Ho sempre saputo che il mio posto era accanto a te, anche se fin da bambini tutti hanno cercato di convincerci del contrario, trattandoci come due oggetti che si possono unire e separare a piacimento.

Ma se sono la Oscar che sono, lo devo solo a te, alla tua presenza silenziosa, forte, rassicurante, sincera. Se non sono mai crollata, lo devo a te. Se sono così sicura di me stessa, lo devo a te. Se ho finalmente accettato di essere una donna, lo devo solo a te.

Ti amo, André. Mi è costato tanto capirlo, ed è costato tanto anche a te attendere che io facessi luce nel mio cuore, ma ora che l'ho capito intendo recuperare tutti i momenti persi tra di noi.

Te lo dico ad alta voce, stavolta, staccando appena appena le mie labbra dalle tue e i tuoi luminosi occhi verdi mi fissano incredulo.

Te lo ripeto, prendendoti il viso tra le mani, non staccando i miei occhi dai tuoi, perché voglio che tu lo capisca e non ne dubiti mai più.

Vedo il tuo sguardo illuminarsi, inumidirsi, e poi diventare cupo, profondo.

Non ho mai visto quello sguardo nei tuoi occhi, André, ma ho capito all'istante cosa ti sta succedendo e non ho il coraggio di confessarti che quel desiderio che vedo in te lo sento anche io.

“Oscar...”, mi sussurri, e io non posso fare a meno che risponderti con un gemito, lasciando che le tue labbra vaghino sulla pelle del mio collo, lasciando una scia di fuoco che diventa subito ghiaccio nel momento in cui ti stacchi per proseguire il tuo cammino.

Non ti stacchi da me e sulla mia pelle c'è una continua sensazione di caldo e freddo, caldo e freddo che mi sta letteralmente facendo perdere il controllo.

La situazione sta precipitando velocemente, sento le tue mani che stanno aumentando la presa sui miei fianchi, che salgono verso il nodo che tiene chiusa la vestaglia e lo allentano, permettendoti di allargare i lembi quel tanto che basta a lasciarmi seminuda ai tuoi occhi.

Mi sembra di impazzire quando vedo che ti metti a cavalcioni su di me, bloccandomi le gambe e ti tiri su con le braccia, lasciando le tue mani ai lati delle mie spalle, e mi guardi in modo sofferente, ma pieno di desiderio.

So cosa vuoi, André, lo so perché lo voglio anche io, però...ho paura.





Dì qualcosa, Oscar, ti prego, dì qualcosa perché rischio di impazzire.

Stamattina ero l'uomo più affranto del mondo, pentito per aver perso il controllo ed averti confessato una verità scomoda, sicuro di averti perso e gettato tra le braccia di Fersen e ora invece sono qui, avvinghiato a te su di un letto, il tuo letto, che ti bacio, ti abbraccio, ti stringo e sono sul punto di fare l'amore con te.

Non mi sembra vero di sentirti così abbandonata a me, così partecipe a questo gioco che ci sta portando sull'orlo di un abisso che non saremo in grado di contrastare, così complice di questa mia audacia che aumenta ogni volta che sento le tue labbra pronunciare il mio nome insieme ad un gemito.

Se ti dicessi quante notti ho passato a cercare di immaginare quale sarebbe stato il tuo timbro di voce in un tale frangente, o come sarebbero stati i tuoi gemiti, mi rideresti in faccia.

Ora mi sento come un ubriaco che continua ad annegare nel vino nonostante sia già arrivato allo stordimento totale perché non riesce a fare a meno dell'oblio che sta provando, e quell'oblio è così oscenamente eccitante, proibito...

Ma non posso, non così. Il mio desiderio per te è così antico e così grande che ti prenderei così, subito e adesso, ma non posso. Il mio amore per te me lo impedisce. Tu sei troppo preziosa ed importante per rovinare questo momento lasciandomi trascinare dall'istinto.

Provo dolore, dolore fisico mentre mi stacco da te e mi sollevo per guardarti, ma lo devo fare, perché il nostro rapporto è troppo importante per sminuirlo così.

“Oscar...” cerco di parlare, ma mi blocco quando ti guardo.

I tuoi capelli in disordine sul cuscino, le guance arrossate, le labbra lucide e gonfie per tutti i baci che ti ho dato, la vestaglia aperta quel tanto che basta per lasciare intravedere un corsetto bellissimo che a malapena contiene il tuo seno, che si alza e si abbassa spinto dall'agitazione che provi e dal tuo batticuore.

“Oscar...io...tu sei la persona più importante della mia vita, lo sai questo vero?”

I tuoi occhi si inumidiscono e annuisci, senza togliere le mani dalle mie braccia, come per volerti assicurare che io non me ne andrò, che non ti lascerò sola in questo letto.

“Oscar, Dio solo sa quante volta io ho sognato e ri sognato questo momento, ma non è così che deve accadere.”

Mi sposto e mi metto inginocchio di fronte a te, in modo da lasciarti sedere con facilità e approfitto dei tuoi movimenti per continuare a parlare.

“Io...stamattina ero convinto di averti persa per sempre, e adesso invece sono qui, con te, tra le tue braccia, potendoti dimostrare tutto il mio amore”.

Mi fai una carezza sulla guancia e cerchi di parlare, ma io blocco le tue parole posando un dito sulle tue labbra.

“Voglio fermarmi qui, per stasera, Oscar. Non voglio andare oltre, perché non sono lucido, perché mi farei prendere solo dall'istinto e dal desiderio e rischierei di farti del male...”

Mi costa fatica ammettere tutto ciò, ed imbarazzo. Non è facile ammettere che in questo momento sto ragionando solo con una parte del mio corpo che non è il cervello...

Mentre tengo lo sguardo basso, incapace di prevedere una tua reazione, ti sento muovere, sento le tue braccia cingermi il collo, le tue labbra che si posano languide e calde vicino al mio orecchio per poi scendere lentamente verso la mia bocca e non posso fare altro che stringerti a me, facendo correre le mie mani sulla tua schiena.

“André”, mi dici con una voce emozionata, ma decisa “tu non potresti farmi male neanche se lo volessi sul serio, però rispetto la tua scelta e ti ringrazio.”

“Mi ringrazi?”

Non riesco a fare a meno di mostrarmi sorpreso.

“Sì, ti ringrazio, perché anche in un frangente del genere, riesci a mettere me davanti ad un tuo desiderio. Io ti voglio, non puoi neanche immaginare quanto, però mentirei se ti dicessi che non ho paura. E' successo tutto troppo in fretta, e anche io ho paura di bruciarmi, come te...”

E allora non bruciamoci, Oscar, godiamoci questa serata così inaspettata, continuiamo a coccolarci e a dimostrarci tutto il nostro amore e vedrai che arriverà il momento in cui potremo far ardere la fiamma del nostro desiderio senza timore di ustioni...

Non ti lascio, questa notte. Passiamola insieme, come facevamo da piccoli, senza vergogna e senza pudore, permettimi di tenerti vicino a me, perché questo è il posto in cui tu devi stare, tra le mia braccia, tra quelle stesse braccia di un bambino che ti teneva stretta quando avevi paura dei temporali, e che adesso sono diventare le braccia di un uomo che ti vuole proteggere non più come attendente, ma come compagno.

Posso osare tanto, Oscar? Dimmelo, voglio sapere se posso ambire a diventare il tuo compagno. So che nel tuo cuore lo sono già, ma purtroppo il tuo cuore non conta nulla per chi ha già deciso la tua vita, e nemmeno per quella corte nella quale siamo a servizio.

Cosa ne sarà di noi una volta finita la missione? Non voglio chiedermelo e non voglio pensarci. E' assurdo pensare che proprio qui, a Versailles, io e te stiamo vivendo la nostra prima notte come coppia; è incredibile pensare che questa Reggia ci stia dando la possibilità di essere noi stessi, mentre a casa nostra dobbiamo per forza mantenere le apparenze. Ma dovremo tornare a Palazzo Jarjayes, Oscar, e allora cosa succederà?


Sei qui vicino a me, la passione ha lasciato il posto alla tenerezza e i tuoi gesti sono cambiati, sebbene siano ancora ugualmente caldi e sensuali.

Mi tieni stretta a te, le nostre gambe sono intrecciate, le tue mani giocano con i miei capelli e le mie fanno altrettanto con i tuoi, ma sento che c'è qualcosa che non va.

Il tuo corpo è qui con me, ma la tua testa è altrove. Cosa succede, André?

Lascio che tu ti prenda tutto il tempo che ti serve, ma sento montare dentro di me un senso di ansia mentre mi accorgo che il tempo passa e tu non parli. Preferisco non chiederti nulla, ma evidentemente capisci lo stesso qualcosa, perché quando alzo gli occhi verso di te, io vedo nuovamente il tuo sguardo protettivo e, baciandomi dolcemente, mi dici di non preoccuparmi.

“Di cosa non devo preoccuparmi, André?”

“Del fatto che ero sovrappensiero. Non era questo che volevi chiedermi?”, mi dici sorridendo.

E io abbasso lo sguardo, sorridendo e chiedendomi se davvero sono un libro aperto per te.

“Sì...era questo. Ma non dirmi che non è niente, André. Anche tu sei un libro aperto per me...”

Ti giri e ti stendi a pancia in su, incrociando le mani sotto alla nuca e rimani là per un po' a fissare il tetto del mio baldacchino.

“Pensavo a cosa ne sarà di noi una volta finita la missione...” mi confessi sotto voce, sperando forse che io non possa sentire.

Eccolo, il pericolo che avvertiamo entrambi, la consapevolezza che la nostra battaglia è appena iniziata.

“André...” cerco di parlare, ma mi rendo conto che non so cosa dire.

Ti volti e mi sorridi.

“Non preoccuparti, Oscar, lascia perdere. Affronteremo tutto a tempo debito.”

L'amarezza che sento nella tua voce mi fa reagire.

“Ma cosa dici? Credi forse di essere una delle mie questioni militari? Un problema da risolvere in seguito, magari una volta stabilita un'adeguata strategia? André Grandier, ma possibile che ancora non mi conosci? Lo sai che io...”, inizio a ruota libera.

“Tu cosa, Oscar? Lo so che sei cocciuta e determinata, ma questa volta la situazione è diversa. Qui non si tratta di tattica militare o di come organizzare la tua truppa. Qui stiamo andando contro tutti: la tua famiglia, tuo padre, i Sovrani. Pensaci bene, Oscar. Io ti costerò tutto ciò che hai. Ne vale la pena? Non ho nulla se non lo stipendio che mi passa tuo padre, non ho una casa...dipendo dai Jarjayes in tutto e per tutto...te lo ripeto, Oscar, ne vale la pena?”

Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Come può dirmi cose del genere? Perché?

“Cosa vuol dire Ne vale la pena, André? Tu sei l'unica cosa per cui valga la pena vivere, per me...” sussurro con un filo di voce, sorprendendomi di scoprire quanto improvvisamente tu sia diventato indispensabile.

“Oscar...io...”

Sei imbarazzato, ma felice, lo vedo dal tuo sguardo.

“E tu credi che io non abbia pensato a tutto quello che rischiamo, André?”, ti dico, sincera.

“Lo so anche io che sarà difficile, anzi, quasi impossibile. Il pericolo minore che corriamo è quello di essere cacciati dalla corte e dalla casa di mio padre, quello più grande è che imprigionino te e mandino al confino me...lo so benissimo. Ma non ho intenzione di rinunciare a te. Né ora, né mai.”

Improvvisamente è tutto chiaro, so cosa devo fare e so cosa voglio fare. Tutta la paura di poco fa è svanita nel nulla....Da oggi sono la tua donna, André, mi vuoi?


Se questo è un sogno, spero di non svegliarmi.

Conosco quello sguardo negli occhi di Oscar, è lo sguardo incandescente che ha quando si prepara ad una battaglia, una battaglia che sa per certo che vincerà. E ho idea che questa volta l'avversario sarò io, e il campo di battaglia questo letto...

Affrontami, Oscar, non aspetto altro! Sono disposto a farmi sconfiggere senza neanche provare a combattere anzi, che ne dici se combatto al tuo fianco?

E' meraviglioso sentire le tue labbra che mi cercano, che assaggiano la pelle del mio viso, del mio collo, che scendono sul petto mentre delle mani, non so se le mie o le tue, mi stanno privando della camicia.

Ci sono troppe mani in questa stanza, non possono essere solo le nostre quattro, data la velocità con la quale i nostri vestiti finiscono alla rinfusa sul pavimento.

Rimango incantato davanti al tuo corpo nudo, ti accarezzo con lo sguardo, beandomi di poter finalmente vedere tutto ciò che per anni ho solo immaginato, e non posso fare a meno di sorridere quando vedo il pudore tingere di rosa le tue guance, mentre cerchi di coprirti il seno e tieni le gambe serrate.

“Oscar, sei stupenda...” sussurro al tuo orecchio, mentre cerco di sciogliere le tue mani e ne intreccio una con la mia.

Ti sento sospirare, e trattieni un po' il fiato quando mi adagio vicino a te, mettendo finalmente a contatto i nostri corpi.

Una scarica elettrica, ecco cosa sento. Mi sento come attraversato da un fulmine, perché ho sul corpo una pelle d'oca tale che mi sta provocando i brividi. Ci siamo riconosciuti, Oscar, lo senti? Vedi, questo vuol dire che ci apparteniamo, da sempre.

Ora lo so cosa devo fare, adesso sì che è il momento giusto.

Ti sei affidata a me, e non ho più paura di travolgerti con il mio istinto, non ho più paura di questo fuoco che mi sta bruciando dentro e che ha voglia di incendiare anche te.

Le tue mani, così forti e delicate al tempo stesso, si stanno aggrappando a me, in cerca del mio tacito consenso a lasciarti esplorare il mio corpo, e non ho nessuna intenzione di negartelo, questo consenso.

Vai, Oscar, assaggia ogni più piccolo lembo della mia pelle, vieni a conoscere ogni più piccolo particolare del mio corpo, prendimi, amami...



Stanotte, in questo letto, mi chiedo perché ho avuto così tanta paura di accettare la mia femminilità. Lo so il perché. Perché accettare la mia femminilità voleva dire ammettere la mascolinità di André, una mascolinità che ho visto nascere e fiorire sotto ai miei occhi giorno per giorno, per anni interi, sforzandomi inutilmente di negarla e di ignorarla per non essere costretta ad ammettere con me stessa che André è sempre stato un ragazzo bellissimo, affascinante, sensuale ed ammaliante.

Siamo sempre stati diversi, lo so, e quando l'ho capito, ho cercato di allontanarmi da te, senza mai riuscirci. Non potevo toccarti, allora ti sfidavo a duello, per poter sentire il tuo corpo accaldato vicino al mio, per poter vedere i muscoli delle tue braccia, così diversi dall'esilità delle mie, per poter sbirciare nella tua camicia, che, a differenza di me, lasciavi sempre semi aperta.

Adesso basta duelli di spada, non devo più architettare stupidi sotterfugi, adesso posso finalmente prendermi ciò che ho sempre desiderato.

Lascio che le tue mani accarezzino tutto il mio corpo, che risveglino la mia femminilità, che mi facciano anelare a qualcosa di più, mentre sento la pelle bruciare sotto al tuo tocco e il desiderio farsi liquido nel mio ventre, mentre i tuoi lunghi capelli scuri mi solleticano.

Le tue parole sussurrate sortiscono l'effetto di una ninna nanna che mi ipnotizza, mi incanta e mi fa fare ciò che vuoi, perché mi rendo conto, come se mi stessi vedendo dall'esterno, che non sto innalzando più nessuna barriera, ti sto lasciando fare qualsiasi cosa tu voglia, senza vergogna, senza pudore, senza trattenere i gemiti che sento uscire dalla mia bocca e venire raccolti dalla tua.

Le tue labbra sono fuoco che marchia la mia pelle man mano che scendono verso il centro del mio piacere, preparandomi a ciò che avverrà a breve perché lo so, lo vedo, anche se sei divorato dalla passione e dal desiderio, temi di farmi male, perché lo sai che per me è la prima volta.

Ma non ho paura, André, ti voglio e te lo dico, mentre le mie mani stringono i tuoi capelli e ti invitano a risalire; lo ripeto, sfiorando con le mie labbra le tue, che sanno di me. Non ho paura, perché ci sei tu, e ti guardo negli occhi mentre ti accolgo, sorridendoti, dicendoti che va tutto bene nel momento in cui ti sento fermare perché hai visto una smorfia di dolore, chiedendoti di non fermarti, e te lo ripeto, te lo ripeto, te lo ripeto all'infinito, con la voce sempre più spezzata, e tu inizi a ripetermi che non ti fermerai, lo ripeti all'infinito anche tu, con una voce sempre più spezzata, come la mia.



Le luci dell'alba ci sorprendono ancora insieme. Non posso credere di essere insieme a te, in questo letto, nudi. Non riesco a dormire, preferisco passare il tempo guardando te, che dormi con la testa appoggiata al mio petto, i capelli sciolti e sparsi sul mio corpo. Mentre ti accarezzo la schiena, sento che l'aria fredda del mattino ti provoca un brivido che ti fa stringere di più a me, così tiro su la coperta, affinché tu possa godere del tuo sonno ancora un po'.

Dormi, Oscar, riposati, perché oggi ci aspetta una giornata intensa e una serata importante, non dobbiamo farci scappare la Dama, questa volta.

Io ne ho abbastanza di tutta questa finzione ho voglia di vivere alla luce del sole l'unica cosa vera che c'è in questa Corte degli inganni: te.


In un vecchio castello, non lontano da Versailles, una donna stava scegliendo con cura l'abito che avrebbe indossato quella sera.

Dovrò essere bellissima. Te lo devo, dopotutto tu sei la preda più importante, ti meriti il meglio...”

Sulla toeletta spiccava in tutta la sua bellezza un anello, un anello con il simbolo del casato D'Orleans.


   
 
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