Cammina cammina,
comincio a stufarmi. Ho le gambe indolenzite e nessuna garanzia che quel Liam
non mi abbia preso per i fondelli come i suoi compari. Che rabbia quella
roscia! Vorrei averla davanti, adesso che sono armata.
Mi siedo su un sasso,
stanca. Avrò fatto sì e no qualche metro, ma non è consigliabile essere alti un
dito quando si vogliono coprire lunghe distanze. Avessi un coleottero anch’io.
No, che schifo. Facciamo una farfalla.
«Dannate fate con i
loro frutti del cavolo» brontolo. «Stupida roscia. Stupido biondino. E stupida
me che non mi fermo mai a pensare!»
«Di tutto quello che
hai detto, l’ultima è la più intelligente» dice una voce accanto a me.
Sobbalzo, con uno
strillo. «Chi c’è?» Brandisco il mio inutile rametto.
«Il topino dei
dentini. Che domande sono? E fa’ attenzione con quello, potresti cavare un
occhio a qualcuno!»
Altro che topino dei
dentini! C’è un enorme topo grigio accanto a me che mi guarda torvo. Ditemi se
questi non sono gli effetti di un frutto allucinogeno.
«Tu parli?» gli
chiedo, incredula.
«Non solo, ma dico
anche le parolacce. Vuoi sentire?»
Che topo maleducato,
però. Glielo faccio notare.
«Ha parlato la regina
della finezza. Non eri tu quella che imprecava a tutto spiano, prima?»
«Sì, be’, io ho un sacco
di problemi, sai.»
«Ma non mi dire. Be’,
ragazza, benvenuta nel mondo. Qua intorno è pieno di gatti randagi, ma ti
sembra che io me ne stia a lisciarmi i baffi piangendomi addosso? Datti una
mossa e risolviteli.»
Santo cielo, com’è
scorbutico. «Grazie per questa perla di saggezza, maestro Splinter. Ascolta,
devo assolutamente vedere una certa regina Titania. Per caso sai dove abita?»
«Per caso sai dove abita?» mi rifà il verso. «Ragazza, con chi credi
di parlare?»
«Lo sai o no?»
«E tu come fai a non
saperlo?»
«Non sono una fata.
Sono umana.»
«Umana!» ribatte, con
disprezzo. «L’ultimo umano che ho visto era un po’ più grande. Che hai fatto,
ti sei ristretta in lavatrice?»
«Cosa ne sai delle
lavatrici, tu?»
«So un sacco di cose, io. Sono un topo d’appartamento.»
«Se era una battuta,
non faceva ridere. Allora, me lo dici o no?»
«Sono tentato di
dirtelo solo per levarti di torno… Ma credo proprio che non lo farò.»
«Ma se sei tu che sei
venuto a darmi fastidio! Va bene, non fa niente. Troverò qualche animaletto più
simpatico che saprà aiutarmi.»
«Ecco il solito
razzismo contro i topi!» esclama, alzando teatralmente le zampette al cielo.
Essendo un topo, risulta piuttosto comico.
«Non ce l’ho con i
topi, ce l’ho con te.»
«Come no. Se fossi uno
scoiattolo, ti comporteresti diversamente.»
«Qualcuno mi ha
chiamato?» interloquisce una vocetta acuta dall’alto. Poi sento un piccolo
fruscio, ed ecco che accanto a noi si materializza un grazioso scoiattolo dal
pelo fulvo e gli occhietti frementi.
«Oh, no» borbotta il
topo. Poi, a voce più alta: «Ciao, Rusty! Come mai sulle zampe a quest’ora?»
«Sentivo un gran
parapiglia quaggiù, perciò sono venuto a vedere» risponde Rusty. Non sembra
contrariato, solo stillante curiosità.
«Niente di che, solo
una discussione con una visitatrice.»
«Non direi proprio»
ribatto. Poi mi rivolgo direttamente allo scoiattolo. «Ciao, Rusty, io mi
chiamo Alisea. Mi sono persa e il tuo amico topo non mi vuole aiutare. Tu puoi
darmi una… ehm, zampa?»
«Oh, Bernie!» lo
rimprovera Rusty. «Non è un comportamento da buon cittadino. Dimmi, Alisea, di
cosa hai bisogno?»
«Bah» brontola Bernie.
Lo ignoro. «Sto
cercando la regina Titania. Mi hanno detto che ha un rimedio per le persone
rimpicciolite dal frutto Waka-Waka.»
«Allora è questo il
tuo problema?» sbuffa il topo. «Dovresti ringraziare, ragazzina. Voi umani
siete così ridicolmente ingombranti.»
«Su, Bernie, se è
quello che vuole, dobbiamo aiutarla» afferma Rusty. «La regina Titania abita
assieme al re Oberon nel palazzo reale, che si trova al centro di Faerie.»
«Cioè, al centro del
parco?» domando, confusa.
Bernie ridacchia. «Al
centro del parco! Per Apollo Sminteo, ragazza, certo che sei proprio ignorante.
Faerie non è un semplice parco. È il reame fatato.»
«E allora perché mi
hanno detto di andare per di là?» Sono sempre più perplessa. Sta’ a vedere che
quel Liam mi ha veramente preso in giro.
«Ogni direzione è
quella giusta» risponde lo scoiattolo, «così come ogni foresta è Faerie.»
Attendo
un’illuminazione, ma non arriva. «Non ci capisco niente» dichiaro.
«Certo, perché non te
lo stanno spiegando nella maniera giusta» interviene una voce nuova. Si sente
un frullo d’ali, e un bel merlo nero viene a posarsi su un basso cespuglio lì
accanto.
«Ma è peggio di una
riunione di condominio!» grugnisce Bernie.
«Anch’io sono contento
di vederti, Bernie» ribatte il merlo. «Scusate, ma non ho potuto fare a meno di
sentire.»
«Potreste per favore
spiegarmi come faccio ad arrivare al palazzo reale?» chiedo, disperata.
«Se non capisci come
funziona il regno delle fate, è impossibile» ammette Rusty. «Perry, tu sapresti
spiegarglielo?»
«Penso di sì» replica
il merlo. «Vedete, gli umani non pensano come noi. Loro sono abituati a punti
di riferimento stabili. Invece» si rivolge a me, «Faerie non funziona così. La
magia delle fate è in tutta la natura, e si manifesta secondo i tuoi bisogni e i tuoi desideri. Se ti serve che ci sia, c’è. Ed è come se fosse
sempre stato lì.»
«Ma è impossibile»
dichiaro.
«Dolcezza, sei più
bassa di me» mi fa notare il topo, in tono antipatico. «Ha ancora senso parlare
di impossibile?»
Devo ammettere che non
ha tutti i torti. Sto parlando con un merlo, uno scoiattolo e un topo che mi fa
lezioni di filosofia. L’impossibile è stato superato da un pezzo.
Mi sforzo di tirare le
somme. «Perciò, se io desidero trovare Faerie, non importa dove vado, prima o
poi la troverò?»
«Diciamo di sì»
risponde Rusty, «ma dipende.»
«Dipende dalla tua
volontà e dalla tua concentrazione» aggiunge Perry. «Puoi pensare di volere una
cosa, mentre in realtà desideri tutt’altro.»
«Che faccenda
complicata» mi lamento.
«È vero» conviene lui.
«Per noi animali è più semplice: i nostri desideri sono sempre chiari.»
Caspita, la cosa si
sta facendo veramente filosofica. «Ora che so queste cose, posso arrivarci?»
«Certo» mi rassicura
Bernie. Strano. «Sempre che tu non abbia fretta» dice poi, come ripensandoci.
«Perché?»
«Perché mi sembri
parecchio confusa. Forse in un paio di mesi dovresti farcela.»
«Ma è troppo!»
protesto, indignata. «Io devo vedere la regina subito!»
«Non dirlo a me» brontola
il topo.
«Non potreste
semplicemente accompagnarmi?» supplico.
Perry scuote la testa
– vedere quel gesto in un merlo è surreale, malgrado tutto ciò che ho visto
stasera. «Due volontà combinate non funzionano bene» risponde. «Si rischia di
girare in tondo perché non ci si riesce a mettere d’accordo.»
Non m’interessa. Sono
sicura che la mia volontà è abbastanza forte. «Allora andrò da sola» affermo.
«Vi ringrazio delle spiegazioni, ma ora vado.»
«Se rimarrai ben
concentrata, non dovresti avere difficoltà» mi dice Rusty. «Non dare ascolto a
Bernie.»
Li saluto e
m’incammino di nuovo. Altroché confusa. Mi è venuto il mal di testa, dopo
questa assurda discussione. Posti che compaiono a seconda dei desideri e magia
delle fate… Che razza di viaggione. Sarei dovuta andare a quel rave con gli
equivalenti truzzi delle fate.
Dopo qualche tempo che
cammino senza meta comincio a preoccuparmi. Quell’antipatico di Bernie ha detto
un paio di mesi! Dai, sono sicura che mi stava prendendo in giro.
E se invece fosse vero?
Morirò in questa assurda allucinazione? Che sbatti!