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Autore: Safiri    06/07/2012    3 recensioni
“Oblivion” e sono orfana di padre.
“Oblivion” e sono orfana di madre.
Sento le lacrime rigarmi il viso ma non mi fermo. Parlo senza guardarli in faccia. Rimodello la vita dei miei genitori e li convinco che il loro più grande sogno è quello di trasferirsi in Australia.
Lo faranno. So che lo faranno. E allora saranno al sicuro. Sii felice Hermione, non hai più da temere per loro.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Oblivion

 

Fisso il letto -il mio letto- da almeno un' ora ormai. Mi alzo dalla sedia che mi ha ospitato per tutto questo tempo e mi dirigo a passo incerto alla mia scrivania. La sfioro con una mano. E' da tanto che non la uso più. E' da tanto che non passo davvero del tempo in questa casa. Tutte le vacanze natalizie a casa di Ron, e anche gran parte di quelle estive. Solo ora mi rendo conto che non sono mai tornata veramente a casa mia. I miei genitori non mi hanno mai impedito di partire, di andarmene. Non mi hanno mai imposto di tornare per le vacanze pasquali. Perchè? Perchè sapevano che il mio mondo ormai è un altro.

Alzo lo sguardo e, poggiato su uno scaffale, riconosco un orsacchiotto un po' polveroso di cui fatico a ricordare il nome. Lalo, lo chiamavo. Era il mio peluche preferito. Quello senza il quale la notte non riuscivo a dormire, quello che mi proteggeva dai mostri, quello che scacciava i miei incubi.

Adesso sta là. Mi guarda. Mi osserva. Si chiede quale sarà la mia prossima mossa. Se lo abbandonerò di nuovo. Per un momento penso di portarlo con me. Un ricordo di casa. Un ricordo di una vita passata. Lo prendo in mano. Morbido come allora. Profuma di pace. Lo porto al petto e stringo forte. Come una bambina abbraccio il mio peluche e ancora una volta mi sento al sicuro.

Dopo non so quanto tempo poso delicatamente Lalo sul letto, prendo la borsetta di perline che contiene tutto ciò che porterò con me, ed esco dalla mia stanza. Attraverso la casa accarezzando le pareti, e scendo le scale con lentezza sconcertante. Voglio salutare ogni angolo della mia infanzia.

Mi affaccio alla cucina. Seduta al tavolo c'è una bambina dai capelli aggrovigliati e i denti davanti un po' troppo sporgenti. Avrà sei o sette anni e sta facendo un puzzle insieme al suo papà. La mamma sta cucinando e li rimprovera con un sorriso perchè invece di giocare farebbero bene ad apparecchiare. Il papà la bacia sulle labbra. La bambina si alza e corre dai genitori. Un po' di farina cade da un sacco che sporge dalla dispensa sopra di loro e i tre scoppiano a ridere spensierati.

Un filo argentato esce timidamente dalla bacchetta che tengo in mano, ma il mio ricordo felice è troppo velato di nostalgia perchè la lontra del mio patronus si possa mostrare. Continuo a scendere le scale, scorrendo con lo sguardo sui quadri e sulle fotografie. Restano immobili al mio passaggio. Non un cenno del capo, non un movimento di un braccio.

Improvvisamente sento un rumore provenire dal piano di sotto.

Sussulto e sguaino la bacchetta in attesa che accada qualcosa di terribile. Dopo qualche minuto capisco che non accadrà. E' semplicemente mio padre che ha acceso la televisione. La solita, vecchia e innocua televisione che quando ero piccola faceva a gara con i libri per intrattenermi nelle giornate piovose.

I miei genitori sono là. Seduti dul divano guardano insieme la tv. Non so che programma sia. Forse un documentario, l'unica cosa che li mette d' accordo entrambi.

Resto immobile alle loro spalle.

Sono qua, stretti in un abbraccio. La mano mi trema mentre alzo la bacchetta. Vorrei salutarli. Vorrei gettarmi sul divano per guardare un' ultima volta la televisione tutti insieme. Vorrei abbracciarli. Vorrei dirgli che tornerò a prenderli, anche se potrebbe essere una bugia. Ma tra qualche istante i miei genitori dimenticheranno di avere una figlia, perciò sarebbe inutile dirgli addio.

Sussurrare l'incantesimo mi costa un enorme sforzo di volontà.

Oblivion” e sono orfana di padre.

Oblivion” e sono orfana di madre.

Sento le lacrime rigarmi il viso ma non mi fermo. Parlo senza guardarli in faccia. Rimodello la vita dei miei genitori e li convinco che il loro più grande sogno è quello di trasferirsi in Australia.

Lo faranno. So che lo faranno. E allora saranno al sicuro. Sii felice Hermione, non hai più da temere per loro.

I miei genitori cadono entrambi in un sonno profondo. Quando si risveglieranno non avranno più una figlia, né ricorderanno di averne mai avuta una.

Carezzo i loro volti addormentati e fisso questa immagine nella mia mente. La porterò con me.

Esco dalla porta sul retro per non svegliarli con il crac della mia smaterializzazione.

Faccio qualche passo. Mi volto un ultima volta.

Addio mamma. Addio papà. Addio anche a te, piccolo Lalo.

  
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