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Autore: Mels_36    06/07/2012    4 recensioni
Al e Lorcan, dopo mesi di litigi, di ripicche e di tira e molla, stanno finalmente insieme. 24 ore della loro giornata come “coppia”, da mezzanotte a mezzanotte.
Questa storia si è classificata III al You&Me Contest
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nickname (su efp e sul forum): depa29
Titolo: You&Me: 24 hours of us
Pairing: Al/Lorcan
Genere: Slice of Life, Sentimentale, Fluff
Raiting: Giallo
Avvertimenti: One Shot, Slash
Introduzione: Al e Lorcan, dopo mesi di litigi, di ripicche e di tira e molla, stanno finalmente insieme. 24 ore della loro giornata come “coppia”, da mezzanotte a mezzanotte.
Note dell'autore: /


 

Questa storia si è classificata terza al The You&Me Contest
ed è strettamente legata alla fanfic You & Me: feels like i'm in love di MiaStonk.



You&Me: 24 hours of us



Noah, la vuoi finire per favore?”
 
Era da più di un’ora che il suo migliore amico lo stava rincretinendo parlando in continuazione di Lily, della sua bellezza, delle sue risposte taglienti e soprattutto delle sue “tettine”. Non che Albus non fosse abituato alle descrizioni dettagliate - soprattutto pettorali - di tutte le ragazze con cui Noah aveva avuto a che fare, ma in quel caso si trattava di Lily, che era pur sempre sua sorella.

L’amico gli lanciò un’occhiata offesa.

“Ehi, io ti ascolto quando parli di quello stronzo del tuo ragazzo!”

Il mio ragazzo. Ancora faccio fatica a crederci.

“Ma se non ne parlo mai?”

Noah fece spallucce.

“Adesso no, ma quando scopavate soltanto era il tuo argomento di conversazione preferito.”

Albus assottigliò lo sguardo.

“In quel periodo stavo maleper lui, Noah. Era tuo preciso dovere di migliore amico starmi ad ascoltare. Senza contare che in cambio dovevo sopportare lunghi monologhi sulle tette della Baddock!”

A quelle parole Noah fece una smorfia.

“Non mi parlare della Baddock, per favore! A parte il fatto che è una stronza, e poi per quanto le sue tette siano qualcosa di stratosferico, non sono nulla in confronto alle tettine della Nana…”

Albus sbuffò esasperato e uscì dal loro Dormitorio.

Se avessi ascoltato anche solo un’altra parola sulle tette di Lily l’avrei ucciso. E poi mia sorella avrebbe ucciso me.

La Sala Comune era deserta, ad eccezione di alcuni primini che stavano finendo i compiti imprecando contro Godric Grifondoro. Albus si rivolse a loro.

“Dovreste essere a letto.”

“Ma…”

“Filate. Di corsa.”

I ragazzini lo guardarono malissimo, prima di stringere i denti e mormorare dei “Certo, Prefetto Potter” mentre chiudevano i loro libri e si alzavano per andare verso le loro stanze. Albus aspettò qualche minuto, giusto per essere sicuro che fossero andati veramente a dormire, poi si diresse verso il muro di pietra che nascondeva l’entrata e l’attraversò, senza però avere idea di dove andare vista l’ora tarda.

Mezzanotte.

Gli bastò fare pochi passi nei sotterranei per accorgersi che qualcuno era appoggiato al muro, con le mani affondate nelle tasche e un sorriso strafottente sul volto.

Possibile che sia sempre così dannatamente sexy?

“Si può sapere che ci fai qui?”

“Ti aspettavo.”

“È tardi. A quest’ora dovresti essere a dormire, non in giro per il Castello.”

Lorcan si staccò dal muro e fece diversi passi verso di lui.

“Sono un alunno cattivo. Perché non mi punisci, Prefetto?”

Avvicinò il volto a quello di Albus, mantenendosi però a qualche centimetro di distanza, come per sfidarlo a non baciarlo.

“Perché lo fanno già altri per me.”

Lorcan fece una smorfia e indietreggiò leggermente, mentre Albus prendeva a camminare piano. Dopo poco, sentì i passi di Lorcan dietro di lui.

“Ti riferisci allo schiaffo che mi ha dato la Wellington ieri?”

“Precisamente.”

“Non mi hai neanche difeso!”

“Le hai detto che era brutta e che era stata una delle tue peggiori scopate. Anche se avessi potuto difenderti, non l’avrei fatto.”

Lorcan strattonò Albus per un braccio e lo spinse contro il muro.

“Non è colpa mia se adesso sto con un ragazzo bellissimo con cui il sesso è una meraviglia.”

Gli accarezzò una guancia e poi premette le labbra sulle sue, baciandolo dolcemente e possessivamente. Quando si staccarono, Al prese il suo mento tra le dita.

“E quando te la sei scopata non ero abbastanza bello o bravo?”

Lorcan sospirò.

“Me lo rinfaccerai ancora per molto?”

“Per il resto della tua vita, sì.”

Un ghigno soddisfatto apparve sul volto di Lorcan.

“Il resto della mia vita… La cosa si fa interessante.”

Lo baciò di nuovo, poi prese a mordicchiargli il collo, mentre sul volto di Albus compariva l’accenno di un sorriso.

Finalmente è mio. SOLO mio.

Mesi ad aspettare che Lorcan cambiasse, mesi di sofferenza e di dolore, per poi rinunciare proprio quando l’altro si era accorto di amarlo. Ma Albus non era stato disposto a perdonarlo subito: si era vendicato di tutte le umiliazioni subite e lo aveva respinto con rabbia, prima di concedersi quella felicità che gli era sempre stata negata.

Si riscosse dai suoi pensieri quando vide la luce di una bacchetta in fondo al corridoio. Spinse via con poca delicatezza Lorcan, che si premurò di farglielo notare con un’espressione indignata, ed estrasse la sua bacchetta, mettendosi in guardia.

Sarò anche un Prefetto, ma a quest’ora dovrei essere anch’io nel mio Dormitorio.

Sentì i passi farsi sempre più vicini e qualcuno che ridacchiava. Restò non poco stupito nel vedere Lysander mano nella mano con una divertita Roxanne.

“Lys...? Roxy?”

Il Caposcuola arrossì accorgendosi della sua presenza.

“E-ehi, Al… Ancora in giro?”

“Ciao Alluccio!”

Roxanne sorrise al cugino.

Al era rimasto fermo, senza sapere esattamente cosa dire. Un attimo dopo, sentì le braccia di Lorcan cingergli i fianchi.

“Sì, il Prefetto Potter era occupato a punirmi.”

Un sorriso sghembo accompagnò quell’affermazione. Lysander arrossì ancora di più.

“Sai Lorcan, anche il Caposcuola Scamander aveva deciso di mettermi in punizione. Quindi se non vi dispiace…”

Roxy fece loro un cenno con la mano e si trascinò letteralmente dietro Lysander, leggermente turbato da quello che era appena successo. Lorcan gli urlò dietro.

“Mi raccomando, fatemi un nipotino!”

Albus si girò di scatto e gli tappò la bocca.

“Ma sei impazzito?!”

“Qualcosa non va, orsacchiotto?”

Le guance di Albus si gonfiarono per l’indignazione.

“Punto primo, non sono un orsacchiotto. Punto secondo, come ti viene in mente di urlare a quest’ora? Punto terzo, non credi che mia cugina sia un po’ troppo piccola per restare incinta?!”

“Punto primo, tu sei un orsacchiotto, e più precisamente sei il mio orsacchiotto. Punto secondo, che sarà mai, al massimo avrò svegliato qualche quadro! Punto terzo, meglio che comincino presto a fare bambini: voglio tanti nipoti, visto che figli non potrò averne.”

Albus lo guardò confuso.

“Ma cosa ne sai che non avrai figli?”

Lorcan sgranò gli occhi.

“Albus, non dirmi che puoi rimanere incinto! Oh, sarebbe così bello!”

Lo scappellotto sulla nuca di Lorcan arrivò puntuale come un orologio.

“Tu sei un cretino.”

Lorcan arricciò il labbro.

“Che novità.”

Albus si scostò da lui.

“Comunque ripeto: come fai a sapere che non avrai figli? Hai 17 anni, non sai cosa potrebbe succedere in futuro…”

Lorcan si passò stancamente una mano tra i capelli.

“Al, chiariamo una cosa. Non ho sofferto come un cane per una cottarella passeggera. Voglio stare con te per parecchio tempo – Lorcan passò un braccio intorno alla vita di Albus, tirandoselo addosso – e con questo intendo per sempre. E quindi, a meno che tu non abbia intenzione di subire un intervento per diventare una donna…”

Albus frenò l’ennesima fesseria che stava uscendo dalle labbra di Lorcan baciandolo con ardore ed impazienza, mettendo dentro quel bacio tutto l’amore che provava per lui. L’altro ricambiò, con un sorriso che gli increspava le labbra.

Si staccarono dopo qualche secondo, e Albus lo fissò attentamente.

“Comunque, sai... – esitò prima di continuare – Esiste anche l’adozione.”

Lorcan ghignò, divertito.

“Giusto, l’adozione… Sarai una mamma fantastica.”

Albus sospirò.

“Lo sai che ti amo anche se sei un cretino, vero?”

“Sì, ti capisco, anch’io mi amo.”

Albus alzò gli occhi al cielo e sciolse l’abbraccio, riprendendo a camminare, salvo essere fermato da Lorcan, che lo abbracciò da dietro e gli sussurrò all’orecchio:

“E amo ancora di più la persona che ha deciso di amare questo cretino.”

Albus chiuse gli occhi, beandosi del respiro caldo di Lorcan sul suo collo.

“Stai diventando davvero sdolcinato, Scamander.”

“Colpa di un ragazzino dagli occhioni verdi.”

Albus prese Lorcan per mano.

“Che ne dici di andare nel mio Dormitorio?”

Il Corvonero sorrise maliziosamente.

“Una proposta allettante, non c’è che dire.”

Albus lo baciò e lo portò con sé nei sotterranei, con grande disappunto del suo migliore amico.
 

*                                                     *                                                      *

 
“Sei troppo rumoroso, piccolo.”

“Il Muffliato serve a questo.”

Lorcan gli diede un bacio sul naso.

“Non che non mi piaccia sentirti gemere in quel modo sotto il mio tocco, anzi…”

Albus gli diede un pizzicotto sul fianco

“EHI! Mi fai male!”

“La vuoi finire di vantarti?!”

Lorcan sorrise sornione.

“Mai!”

Afferrò Albus per i fianchi e rotolò nelle lenzuola, portandoselo sopra di lui. Gli scostò una ciocca di capelli dal viso.

“Sei bello, Al.”

“Mmh.”

“Cos’è, una nuova parola?”

“No, piuttosto il mio modo per dirti che lo so già.”

“Piccola serpe.”

Albus rise mentre Lorcan si avventava sul suo collo per mordicchiarlo giocosamente, poi appoggiò la testa sul petto del più grande, accoccolandosi su di lui.

“Lo pensi davvero, Lorcan?”

Lorcan gli prese il volto tra le mani, soffermandosi a guardare quegli occhi verdi e insicuri.

“Che sei bello? Sarebbe impossibile pensare il contrario, Albus.”

Albus fece un sorrisino timido e si sdraiò accanto a lui.

“Che farai l’anno prossimo?”

Lorcan incrociò le braccia dietro alla nuca, osservando il soffitto.

“Non lo so ancora… Forse tenterò qualche concorso per entrare alla Gazzetta, sempre che mio padre non mi obblighi a scrivere per Il Cavillo.”

 All’improvviso, qualcosa si mosse nel cervello di Lorcan.

Prossimo anno. Albus. Hogwarts… Da solo.

Si alzò di scatto, mentre Al lo fissava preoccupato.

“Lorcan… Va tutto bene?”

“Ho bisogno di una sigaretta.”

Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un pacchetto, dal quale estrasse una sigaretta; si avvicinò alla finestra e l’accese con un colpo di bacchetta. Albus, intanto, era scivolato a sua volta fuori dal letto e, dopo aver controllato che tutti i suoi compagni di Dormitorio dormissero ancora, era andato verso Lorcan e gli aveva sfiorato un braccio con le dita.

“Ehi... Qual è il problema?”

Lorcan evitò il suo sguardo.

“Non avevo... considerato... che non ci saremmo visti per un anno.”

Albus si irrigidì di colpo.

“Pensi che sia troppo... difficile per te?”

Lorcan si mordicchiò un labbro nervosamente.

“Credo di sì.”

Albus gli diede le spalle, e una risata amara sfuggì dalle sue labbra.

“Non preoccuparti... Non c’è bisogno che tu mi sia fedele per un periodo tanto lungo.”

Lorcan ci mise qualche secondo per realizzare il senso delle parole di Albus. Senza pensarci due volte,  gli prese il polso e lo attirò a sé.

“Ragazzino, mi spieghi come ti vengono in mente certe cose?! E guardami mentre ti parlo.”

Albus rialzò lo sguardo sul volto di Lorcan, che aveva un’espressione arrabbiata e determinata allo stesso tempo.

“Non me ne importa un accidenti del sesso. – Lorcan cercò di accarezzargli una guancia, ma Albus si scostò – Per me sarà difficile stare lontano da te.”

“Ci sei sempre riuscito benissimo.”

“Sai che non è così, Albus.”

“Invece è così! Fatti il calcolo di quante ragazze ti sei scopato, di quante...”

Ma non poté proseguire, perché Lorcan intrappolò il suo viso tra le mani e lo baciò con ardore, prima di appoggiare la fronte sulla sua.

“Ma sono sempre tornato da te, Al. Ti ho fatto soffrire, ti ho fatto del male, ma ho sempre avuto bisogno di te, – lo guardò intensamente – dei tuoi occhi, del tuo amore... Sei il mio punto fermo.”

Albus lo guardò per qualche istante, prima di annuire brevemente. Lorcan fece evanescere la sigaretta e trascinò il più piccolo di nuovo a letto, lo spinse sul materasso e si mise a cavalcioni su di lui, lasciandogli una scia di baci sul collo.

“Quindi... Verrai a trovarmi durante le uscite a Hogsmeade?”

Albus fissò Lorcan, speranzoso, ma quello scosse la testa.

“No, Al. Preferisco prendere in affitto la Stanza delle Necessità, così potrò vederti quando voglio.”

Albus gli accarezzò la schiena.

“Scemo.”

Lorcan sorrise contro la sua spalla prima di schioccarvi un bacio.

“Dormiamo, principessa?”

Albus diede un pugno sulla spalla di Lorcan.

“AL! La smetti di picchiarmi?!”

“E allora tu finiscila di dire cretinate!”

“Ma… Lo sai che non posso!”

Albus sbuffò rassegnato e si girò su un fianco, con la schiena rivolta verso Lorcan.

“Buonanotte.”

Lorcan ridacchiò e gli passò un braccio intorno alla vita, facendo aderire la sua schiena al proprio petto.

“Buonanotte amore mio.”
 

*                                                   *                                                *

 
“Avanti su, apri la boccuccia.”

Ma cosa ho fatto di male… ?

Quella era sicuramente la situazione più imbarazzante che Albus avesse mai vissuto. Non solo perché Lorcan pretendeva di imboccarlo, ma anche perché voleva farlo davanti a TUTTA la sua famiglia.

“Avanti Ally, cosa stai aspettando?”

Lisa gli sorrise malignamente, mentre sghignazzava con Molly. James dal canto suo scuoteva la testa, e Albus era convinto che da lì a poco l’avrebbe disconosciuto come fratello.

“Albus. Severus. Potter. Apri quella bocca.”

Lorcan gli lanciò un’occhiata raggelante, al che Albus impaurito si decise a dischiudere le labbra, permettendo a Lorcan di introdurvi il cucchiaio con il porridge.

“Sei un bravo cagnolino, cuginetto.”

Noah annuì alle parole di Rosie, mentre era intento a stritolare Lily.

“È il mio barboncino!”

Dopo quell’affermazione Lorcan si fiondò sulle labbra di Albus che arrossì violentemente, mentre Lisa e Molly ormai ridevano a crepapelle e James fissava disgustato la scena.

“Per Godric, un po’ di contegno.”

“Perché non prendi esempio da loro, James? Potresti, non so, prendermi proprio qui, su questo tavolo!”

Fu il turno di James di arrossire.

“Lisa! Ma ti sembrano cose da dire?!”

Lorcan si staccò dalle labbra di Al e gli passò una mano intorno alla vita, stringendolo a sé.

“Davvero Jasmine, fai qualcosa di trasgressivo ogni tanto!”

“Grazie Scamander, ma preferirei evitare di accettare consigli da te.”

Lorcan ghignò.

“Perché potresti scoprire che sono geniali?”

“Tu geniale? Ma falla finita, Scamander.”

Lisa intervenne.

“Beh, geniale è geniale… Non puoi negarglielo, James!”

“Tu sì che capisci, dolce Lis… Ma non biasimarlo, tu hai avuto più tempo di lui per conoscermi!”

Al gli lanciò un’occhiataccia, mentre James lo fissava con odio.

“Perché non te ne vai a fanculo?”

“Oh sì! – Lorcan prese Albus per i fianchi e se lo portò sulle gambe, nonostante l’altro cercasse di impedirglielo – Non preoccuparti Jasmine, ci pensa il tuo caro fratellino!”

Che qualcuno mi uccida. Ora.
 

*                                                 *                                                 *

 
“Ma non mi va!”

Lorcan incrociò le braccia al petto mettendo il broncio.

“Non ne ho voglia, Al! Voglio restare qui.”

“Tu invece vieni. E ti dai pure una mossa.”

“Non m’importa niente del Quidditch, e lo sai!”

Albus gli prese il viso tra le mani.

“C’è il tuo ragazzo che gioca. Senza contare che stamattina mi sono anche fatto imboccare, perciò me lo devi.”

Lorcan sbuffò indispettito, poi si alzò dal letto e si decise a seguirlo.

“Almeno posso portarmi dietro Ciuffo? Così non mi annoio del tutto.”

Albus fece spallucce.

“Se ti fa piacere…”

Si dirissero verso il Campo da Quidditch, poi prima di andare negli spogliatoi, Albus accarezzò Ciuffo e strofinò il naso contro il suo musino, mentre Lorcan continuava a tenere il broncio.

“Lorcan…”

“Che vuoi?”

Albus ridacchiò.

“Me lo dai un bacio portafortuna?”

“Non te lo meriti.”

Albus avvicinò il viso a quello di Lorcan facendo gli occhioni dolci.

“Per favore…”

Lorcan alzò gli occhi al cielo prima di tiraselo addosso e baciarlo con avidità e impazienza.

“E vedi di vincere ragazzino, non voglio aver perso il mio tempo per niente.”

“Certo, e poi ti dedico la vittoria. Alla mia dolce metà.”

“Potter, sparisci prima che ti prenda a calci nel sedere.”

“Mmh, mi piace questa cosa. Ricordatela stasera quando stiamo nel letto.”

Albus schivò un tentativo di uccisione da parte di Lorcan e ridendo se la svignò negli spogliatoi, mentre Lorcan prendeva posto sugli spalti, il più lontano possibile da tutti.
 

*                                                     *                                                       *

 
“Perché sei tornato qui?”

Albus richiuse alle sue spalle la porta del Dormitorio Corvonero, mentre Lorcan, sdraiato sul letto, alzava gli occhi dal suo libro per lanciargli un’occhiata.

“I tuoi compagni di Casa sono decisamente troppo chiassosi.”

“Abbiamo vinto la partita, avevano voglia di festeggiare!”

“Appunto. Troppa confusione.”

Albus sospirò prima di andarsi a sedere sul baldacchino, accanto a lui.

“Cosa leggi?”

“Goethe. I dolori del giovane Werther.

“Già il titolo mette allegria.”

Lorcan gli diede una librata in testa.

“Ahia! Ma che ho detto?”

Lorcan fece spallucce.

“Mi andava di farlo, visto che in generale mi picchi sempre tu.”

Albus lo fissò per qualche secondo, mentre si massaggiava la nuca.

“…Mi sento come il giovane Werther.”

Lorcan inarcò un sopracciglio.

“Perdutamente innamorato?”

“No, dolorante.”

Seconda librata in testa.

“AHIA! Ma la smetti?!”

“La smetterò quando qualcosa di sensato uscirà dalla tua bocca.”

Albus gli lanciò un’occhiata di rimprovero prima di sdraiarsi, rassegnato, accanto a lui.

“Di cosa parla?”

“Di un uomo innamorato, il cui amore non è corrisposto, che si suicida in modo patetico agonizzando sul pavimento per ore.”

“Romantico.”

“Sì, lo penso anch’io.”

“…Stavo scherzando, Lorcan.”

Lorcan si girò verso di lui.

“Perché, non sarebbe romantico se mi uccidessi per te?”

Albus spalancò gli occhi.

“Lo faresti davvero?”

Lorcan guardò il soffitto, pensieroso.

“No.”

Albus lo guardò offeso e mise il broncio, borbottando sottovoce.

“Sarebbe talmente inutile suicidarmi. – Lorcan si girò verso Albus – Piuttosto, se tu non mi volessi, farei in modo che nessun altro possa averti.”

“Ragionamento molto egoistico.”

Lorcan ghignò e gli accarezzò una guancia.

“È il mio modo di essere romantico e di dirti che mi appartieni.”

“Uhm, dopo questo non so se baciarti o cominciare a fuggire molto lontano… Credo che sceglierò la prima.”

“Risposta esatta, Potter.”

Albus avvicinò le sue labbra a quelle di Lorcan e lo baciò dolcemente, con studiata lentezza, per non privarsi troppo in fretta di quel sapore che gli faceva perdere completamente la testa. Quando si staccarono, Lorcan gli passò un braccio intorno alle spalle e lo strinse a sé, mentre Albus poggiava la testa nell’incavo del suo collo.

“Posso farti una domanda, Lorcan?”

“Tutto quello che vuoi, piccolo.”

Albus prese un respiro profondo.

“Sai, stamattina, quand’eravamo a colazione, hai detto quella cosa di te e Lisa che vi conoscete... Molto bene.”

“Sì...”

“E io mi chiedevo se tu... Ecco, se tu hai mai amato Lisa. Ho bisogno di sapere...”

Le parole gli morirono in gola, mentre si ostinava a tenere lo sguardo basso.

Ho bisogno di sapere che non mi lascerai per andare da lei e convincerla a scegliere te.

Sapeva che Lisa stava con suo fratello e si amavano molto, ma sapeva anche che lei aveva con Lorcan un rapporto particolare, un’amicizia molto fisica che li aveva portati ad andare a letto insieme due volte.

Albus non si reputava una persona gelosa: era a conoscenza delle innumerevoli ragazze con cui Lorcan aveva passato una notte di sesso, e aveva sempre accusato il colpo senza dire nulla. Ma l’amore... Beh, l’amore era un altro paio di maniche.

Quando ami qualcuno, cerchi di averlo a tutti i costi. E io lo so bene.

“Al…”

Lorcan gli mise le dita sotto al mento per costringerlo a sollevare il volto e a guardarlo negli occhi.

“Sono davvero affezionato a Lisa, ed è vero, fare sesso con lei non è stato come farlo con tutte le altre. Ma questo non perché fossi innamorato di lei, semplicemente perché la considero un po’ come la mia migliore amica, e non la solita scappatella. E no, non l’ho mai amata, così come lei non ha mai amato me.”

“Quindi per lei…”

“Provo una profonda e sincera amicizia. Le voglio bene, nulla di più. Perciò devi smetterla di preoccuparti, nanetto dagli occhi verdi.”  

Albus fece un sorriso leggero, ma non sembrava molto convinto di quella risposta. Affondò la propria testa nel petto di Lorcan, che nel frattempo lo abbracciava e gli lasciava dei morbidi baci tra i capelli.

“Mi leggi un pezzo del libro?”

Lorcan gli sorrise e annuì, prendendo il libro in una mano e schiarendosi la voce.


«O persone ragionevoli!», esclamai sorridendo. «Passione! Ebbrezza! Delirio! Voi siete così impassibili, così estranei a tutto questo, voi uomini per bene! Rimproverate il bevitore, condannate l'insensato, passate dinanzi a loro come il sacrificatore e ringraziate Dio, come il fariseo, perché non vi ha fatto simili a loro! Più di una volta io sono stato ebbro, le mie passioni non sono lontane dal delirio, e di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, qualcosa che prima pareva impossibile, sono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi... Ma anche nella vita d'ogni giorno è intollerabile sentir gridare ogni qualvolta stia per compiersi un'azione libera, nobile e inattesa: "Quest'uomo è ubriaco, è pazzo!". Vergognatevi, uomini sobri! Vergognatevi, uomini saggi!».
 

Lorcan sentì il respiro caldo e regolare di Albus sul suo collo e si accorse che si era addormentato. Ridacchiò silenziosamente e gli scostò i capelli dal viso.
 
“Amo solo te, Al.” 

 

*                                                        *                                                      *

 

Albus si svegliò di soprassalto. Aveva fatto un sogno strano, in cui si ubriacava e alla fine decideva di suicidarsi, con una finta bacchetta magica di gomma. Un sogno decisamente inquietante.

Si stropicciò gli occhi, tentando di mettere a fuoco lo spazio intorno a lui, ma ci mise un po’ prima di rendersi conto di non essere nel suo Dormitorio. Si voltò e vide accanto a sé Lorcan che dormiva tranquillo, con un sorrisino felice che gli increspava le labbra. Albus sorrise a sua volta e si avvicinò alle sue labbra per lasciargli un bacio, prima di scostare le coperte e puntellarsi sui palmi delle mani per alzarsi. Inaspettatamente, però, fu trattenuto.

“Dove pensi di andare?”

Lorcan lo guardava, a metà tra l’assonnato e l’infastidito.

“Sto tornando nel mio Dormitorio.”

“E perché mai dovresti?”

“Beh, io…”

Albus si girò completamente verso l’altro, un po’ titubante.

“Io non ho mai dormito qui, Lorcan.”

L’espressione sul viso di Lorcan divenne improvvisamente più cupa, mentre sentiva il senso di colpa farsi strada dentro di lui.

“Non è che molte persone ci abbiano dormito.”

Preferivo spostarmi io piuttosto che dividere il mio letto con quelle galline.

“Molte forse no, ma Lisa sì.”

Lorcan guardò attentamente Albus. Non era arrabbiato, semplicemente gli notificava i fatti con una freddezza quasi inquietante.

Non l’ho convinto. Affatto.

“Era una situazione particolare, Al…”


“Già, talmente particolare che vi ha portato a scopare.”

Lorcan prese Albus per un braccio, impedendogli di alzarsi.

“La vuoi smettere?”

Al cercò di divincolarsi.

“Smettere di fare cosa?”

“Di essere così… Freddo… Come se non te ne importasse nulla.”

“Cosa preferiresti, che urlassi e mi strappassi i capelli? Ormai l’hai fatto, e se io avessi avuto un po’ più di fegato avrei continuato per la mia strada e avrei chiuso definitivamente con te.”

Lorcan aumentò la presa sul braccio del Serpeverde, furioso.

“Spero davvero tu stia scherzando, Albus.”

Albus sospirò, scuotendo piano la testa.

“Senti, lo so che oggi mi hai detto che non la ami, che siete soltanto amici e che vi volete solo tanto bene, però...”

“Però un corno, Potter. Io amo TE, solo ed esclusivamente TE. Perciò smettila di essere paranoico e di fare la ragazzina mestruata!”

Albus lo fissò con disprezzo, alzandosi di scatto dal letto. Lorcan però fu più veloce: con un movimento rapido riuscì a farlo risedere sul letto e lo intrappolò con le braccia. Gli parlò a bassa voce, vicino all’orecchio.

“Mi dispiace, Al. Quello che volevo dire è che la devi finire di pensare che tra me e Lisa ci sia qualcosa. Lei ama James, e io amo te. Non c’è niente di più semplice.”

Albus continuava a mantenere un’espressione accigliata, anche se meno ostile.

“D’accordo. Ho capito.”

“Bene. Perciò tu adesso dormi qui.”

“Ma…”

“No, niente ma, ragazzino. Comincia a prendere le buone abitudini, perché dividerai il letto con me per il resto della tua vita. Perciò zittisciti e mettiti a dormire.”

Albus incrociò le braccia al petto e mise su il broncio.

“Non ho intenzione di prendere ordini da te, Scamander.”

Lorcan alzò gli occhi al cielo.

“Non ti chiederò per favore, Albus.”

Il Serpeverde gli fece il verso.

“Non dormirò qui con te, Lorcan.”

Lorcan sbuffò, cercando di nascondere il mezzo sorriso che gli era spuntato sulle labbra.

Mi darà del filo da torcere… Non potevo chiedere di meglio.

“Che ore sono?”

Albus diede un’occhiata all’orologio.

Mezzanotte.”

Lorcan spalancò gli occhi sorridendo, prima di alzarsi.

“D-dove vai?”

Lorcan si mise un dito sulle labbra facendogli capire che doveva stare in silenzio, poi cominciò a chiamare qualcuno a bassa voce. Albus lo guardava senza capire.


All’improvviso comparve un elfo domestico con un piatto in mano, ma dal letto Al non poteva scorgerne il contenuto. Si limitò ad aspettare che Lorcan tornasse a letto e gli desse qualche spiegazione. Lo vide andare verso l’armadio e prendere Ciuffo, con un po’ di fatica e con una sola mano, mentre teneva il piatto lontano dalla sua portata e finalmente tornare da lui.

“Ma cosa…?”

Sul piatto troneggiava un piccolo muffin al cioccolato, tutto storto e bitorzoluto, e sopra di esso, vi era una candelina.

“Che giorno è oggi, Al?”

“…14 maggio.”

Lorcan gli posò il coniglio in grembo, prima di prendere la bacchetta e sussurrare un incantesimo per accendere la candela.

“Buon diciassettesimo compleanno.”

Albus lo guardò con gli occhi lucidi, prima di soffiare sulla candelina. Lorcan si avvicinò e gli diede un bacio lento e morbido.

“Ma questo…” Albus indicò il muffin.

“L’ho fatto io, sì. – Lorcan sorrideva raggiante – Beh, Lisa mi ha dato una mano, però l’impasto l’ho fatto io! Certo, è un po’ bruttino, non sembra neanche un muffin, anzi, forse se non avessi saputo cos’era lo avresti buttat...”

“È bellissimo. È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.”

E Albus lo pensava davvero, mentre guardava Lorcan con l’espressione più tenera e innamorata del mondo. Lorcan ridacchiò.

“Sembri una ragazzina uscita da un romanzetto rosa.”

“Le tue letture preferite.”

“Ehi! Non ti azzard…”

“Zitto. E baciami.”

Lorcan non se lo fece ripetere due volte, fiondandosi sulle labbra di Albus e iniziando a spogliarlo con ardore e impazienza, mentre il suo ragazzo faceva lo stesso con lui.

Il muffin intanto giaceva lì, abbandonato. Ciuffo pensò bene che fosse uno spreco non mangiarlo e se ne occupò lui.











 

 III Classificata
You&Me: 24 hours of us
Di Depa29


Grammatica 9,8/10: Prima o poi mi stancherò di ripeterlo, ma è una grammatica decisamente perfetta, soprattutto considerando che sono sedici pagine di storia!!! Frasi chiare, semplici, che non lasciano spazio a fraintendimenti. Ci sono solo due frasi, che io modificherei:
! A parte il fatto che è una stronza, e poi per quanto le sue tette siano qualcosa di stratosferico, non sono nulla in confronto alle tettine della Nana…” : modificherei le virgole, mettendone una dopo “poi” isolando l’inciso o al massimo la toglierei dopo “stratosferico”, ma la prima soluzione secondo me suona meglio.
ad eccezione : la d eufonica qui è superflua

Stile 9,5/10: Questo contest mi ha permesso di leggere storie molto interessanti e soprattutto di scoprire autrici con stili molto avvincenti. Tu sei sicuramente una di quelle. Ero presa dalle tue parole e riuscivo a figurarmi Albus e Lorcan abbracciati o seduti vicino. Hai dato voce ai loro pensieri, alle loro parole e alle loro azioni in maniera egregia, adattando la scrittura ora a uno ora all’altro. Hai dato spazio anche agli altri personaggi, Noah, Lysander, James, Lisa… senza mai sviare l’attenzione dalla coppia principale. Mi è piaciuto il senso di quotidianità che hai trasmesso.

Caratterizzazione dei personaggi 5/5: Per me è molto difficile, questo parametro, perché all’interno della storia ho sempre guardato con occhio distratto – mi dispiace – Albus e Lorcan. Però per quello che posso dire io mi sembrano molto simili a quelli di Mia. Certamente sono ben caratterizzati a tal punto che stanno in piedi da soli, anche senza aver letto You&Me. E questo è decisamente un punto a tuo favore.

Giudizio personale 9,5/10: Per quanto questa coppia non sia una delle mie preferite, la tua storia mi ha interessato molto. Adoro le storie lunghe, soprattutto quelle ben curate come la tua. Entrando più nel merito dei personaggi, ho apprezzato soprattutto Albus, che però già mi piaceva. Lorcan sinceramente come personaggio mi lascia perplessa, non nella tua storia, ma in generale. Tu hai mostrato bene un po’ le sue contraddizioni, perciò ti ho dato un punteggio così alto, sebbene in un altro contesto, magari non avrei nemmeno letto questa storia.
33,8/35


 

 

*Questo è il giudizio ricevuto dalla giudice al termine del Contest. Tuttavia, poiché nel frattempo MiaStonk ha concluso la sua fanfic You&Me: feels like I’m in love, per questioni di coerenza con la storia è stato necessario modificare diversi passaggi all’interno di questa one-shot.
Ci tengo inoltre a precisare che tutti i personaggi appartengono a J.K. Rowling, fatta eccezione per Lisa Wood e Noah Nott, che sono stati creati da MiaStonk.

 

  
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