Il suo sguardo costantemente severo, e nero come la pece, fissava il soffitto penetrando l'aria scura della notte intorno a lui. Non riusciva a prendere sonno ormai da più di un'ora. Quel letto striminzito lo stava torturando... ed il caldo... Aveva inizato a sudare, forse anche a causa dei mille pensieri che la reazione di Bulma gli aveva provocato. Perchè quella donna gli aveva rivolto uno sguardo talmente languido? Nessuno mai si era permesso di guardarlo così. Nessuno mai gli aveva sorriso arrossendo.
"Dannazione" Pensò ad alta voce alzandosi in piedi ed infilando addosso la maglietta della tuta viola.
Senza accendere le luci cominciò a vagare per la navicella, dirigendosi infine verso la cucina per bere un bicchiere d'acqua.
Le piccole gocce di sudore sulla fronte si stavano finalmente asciugando quando un rumore gli fece roteare gli occhi.
"Cosa fai qui?" Chiese la squillante voce della donna.
"Non riesco a prendere sonno..." Rispose con tono stranamente pacato.
Bulma gli si avvicinò sventolando in mano un bicchiere affinchè il ragazzo glielo riempisse con la bottiglia d'acqua stretta nella mano.
Lo ringraziò sorridendo dopo aver attenuto ciò che voleva.
"Nemmeno io riesco a dormire." Aggiunse la donna cn aria pensierosa. "Quella pioggia di meteore, o quello che era, mi ha davvero scombussolata..."
Il ragazzo si fece scivolare sulla sedia, sospirando e stropicciandosi gli occhi.
"Quanto manca per arrivare sulla terra?" Domandò alla ragazza in piedi di fornte a sè.
"Almeno due settimane, con il rischio che il viaggio venga rallentato da tutti questi inconvenienti..."
Lo osservò fissare ancora verso il basso. Non era da lui essere tanto pacato, e così malinconico.
"Che ti prende?" Gli domandò facendo un passo verso di lui.
Sobbalzando il namecciano alzò il viso, sulla difensiva.
"Niente... cosa fai?" Le domandò terrorizzato dal fatto che si fosse avvicinata.
"C'è qualcosa di te che non mi convince Junior, e me ne sto accorgendo solo ora."
Quelle parole provocarono un'espressione sconcerata sul viso del ragazzo. "Che non ti convince?" Domandò in eco alla sua frase, con poca convinzione.
Bulma fece un altro passo verso di lui, costringendolo a tenere i musoli tesi, inconapevole di cosa volesse, quando inaspettatamente la donna prese posto proprio sulla sedia che gli era accanto.
"Io ti ho sempre visto come un demone.. Come un nemico. Come un essere spregevole di cui non potevamo fidarci... ed ora... leggo qualcosa di diverso nel tuo sguardo. Forse Gohan ci aveva visto giusto..."
Erano riflessioni ad alta voce, ma molto convinte, che lasciavano il namecciano a bocca aperta.
"Tu sei matta." Disse infine senza però alzare il tono della voce. "Io sono quello che sono, un namecciano nato sulla Terra solo per vendicare mio padre. E adesso smettila di fantasticare sulla mia bontà interiore!" La ammonì, ancora però imbarazzato dallo sguardo della ragazza.
Perchè quegli occhi celesti non smettevano di fissarlo? E perchè non riusciva neanche a lui a distogliere le nere iridi da quelle di lei?
"Rispondi a questa domanda..." Ricominciò a parlare Bulma con voce suadente, quasi sussurrata.
"Se mi trovassi in pericolo, in grave pericolo, mi verresti a slavare?" Il suo viso si era lentamente avvicinato a quello del ragazzo, che iniziò ad avvertire uno strano formicolio allo stomaco ed alla gambe. Era assurdo quanto il profumo della donna avesse iniziato a solleticargli le narici, provocandogli una strana sensazione di piacere.
"Probabilmete..." si limitò a rispondere leggermente confuso da tutte quelle sensazioni.
Anche Bulma sentì crescere l'eccitazione dentro di lei. Ricominciò a parlare, sussurrando quasi sulle sue labbra.
"E rispondi a questo adesso... Credi che ti piacerebbe se io provassi a baciarti?"
Era indeciso, indeciso su cosa rispondere, probabilmente non stava nemmeno pensando di dover parlare quando le labba della donna avevano appena sfiorato le sue facendogli avvertire quel dolce calore della pelle umana sulla sua.
Sobbalzò a quel contatto alzandosi velocemente in piedi.
"Stammi lontana Bulma." La initmò con sguardo crucciato ma molto convinto, girandosi ed uscendo da quella stanza. Aveva scandito bene il nome della donna, ed aveva parlato in modo calmo ma deciso, lasciandola seduta da sola in cucina in preda alla voglia di condividere la notte con lui.