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Autore: MorgueHanami    06/07/2012    2 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 this War? No, this isn't. This is Love.
A chi avrebbe il coraggio di dare la propria vita
per la Musica.



Capitolo 12 - ut got back up again.


Tirò su le coperte, baciandomi. Per qualche attimo mi sentì al sicuro là, sotto la matassa di lenzuola e piumone pesante, sotto il suo corpo. Ma poi, pensandoci, capì che quella sicurezza in realtà era solo paura di uscire allo scoperto, di alzare la testa oltre quelle lenzuola e guardare i tanti post it appesi alla parete e non sapere quale scegliere. Abbracciai quel corpo caldo che ansimava, di poco, mentre le sue labbra secche percorrevano il collo in tanti morbidi baci; le mie gambe strinsero i suoi fianchi e lui spostò le ciocche dei miei capelli dal viso sudato. Mi sorrise, per un breve istante ci guardammo negli occhi, fermandoci. Mi baciò e lo fece intensamente, come se stesse rispondendo a tutte le domande esistenziali  che il mio cervello si stava ponendo. Mi rassicurò, cancellò ogni mia preoccupazione con quel bacio, mentre le mie mani si confusero tra la cresta ammaccata sul volto. Mi sfiorò con il suo naso all'insù e le labbra sfiorarono le mie, prima di ritornare a scendere sul petto. Disse qualcosa ma non lo capì. Dopo poco i battiti contro il mio bacino cessarono e ci fermammo, di nuovo. Non c'erano più spinte, adesso, le coperte del letto si riposavano e asciugavano i nostri corpi sudati. Il letto aveva cessato di muoversi e la sua mano non si teneva più ferma alla ringhiera del letto: era scesa a stringere la mia in una morsa d'amore che non avevo accettato. Non ti amo più - dicevano gli occhi di Jared Leto - è inutile che continui a mentirti. Mi piace solo scoparti, ormai. Quelle parole non mi avevano ferita, sapevo che Jared non mi amava da un po',ormai. Pensava a tutt'altro che a me e questo mi manda in bestia, lo ammetto... ma la sua sincerità degli occhi che va in contrasto con i suoi modi di fare da bastardo egoista mi piacciono. Mi piace, Jared. Ma non lo amo nemmeno io. Eppure quando lo guardo negli occhi, c'è un barlume che mi acceca, qualcosa simile ad una piccola luce.. piccola ma estremamente intesa. Passionale. Lui è innamorato. Non di me.
Addio, Jared. - dissi quando pian piano le coperte si alzarono e fummo accecati dal sole che sbatteva contro le finestre. - scusami per ieri sera.. ma quel vestito.. credevo.. -
- Non importa, Ashley. Davvero... non era per te, era evidente.. la taglia era troppo piccola. - sospirò, cupo. - Mi spiace averti detto.. quelle parole. Ma è la verità... -
- Jared, l'avevo capito da un po' che ti eri.. boh, sviato, ecco. Quindi, davvero.. non preoccuparti per me, sopravviverò. - Ovviamente, la mia non era la verità: sarei sprofondata, morta, avrei chiuso la mia bara. Avevo perso la persona più bella del mondo. Jared.


Il sole batteva sulle palpebre e il rumore delle tende che s'aprivano sul loro binario mi diede un buongiorno malinconico; che giorno era? Non volevo saperlo, per la prima volta il numero diciotto non ricordava nulla di bello. Presi il piumone che in parte scendeva dal letto e mi coprì il viso, mugugnando e chiudendomi in posizione fetale, sfregando il capo contro il cuscino: sentì il profumo di Alessandro invadermi e sorridendo malinconicamente rifeci quel gesto ancora una volta.
- Donia, andiamo. Alzati, c'è una cosa per te. - bisbigliò mio padre che stranamente calmo, mi accarezzò la spalla e mi rimboccava le coperte. - Andiamo, sennò faremo tardi. - Tardi per che cosa? Ah, sì, la colazione. Gli hotel non mi sono mai piaciuti per questo. Ognuno ha le proprie abitudini e i propri orari, come può un Hotel permettersi di stabilire lui pranzo, colazione e cena? Capisco che c'è bisogno di organizzazione, ma colazione alle otto di mattina è,cavolo, un suicidio! - Alessandro ti aspetta nell'altra stanza. Io, Gabriele e Mamma cominciamo a scendere.. ok? -
- Hmm. - annuì lentamente strusciando il capo contro il cuscino. Ovviamente, non m'alzai. Aprì gli occhi una decina di minuti dopo, quando ero sicura che il Sole non avrebbe infastidito la mia vista. Quando calarono le coperte, mi osservai in intimo e provai per qualche istante freddo. Allora sgattaiolai  via dalle coperte e, cercando di non scendere dal letto, m'allungai verso la poltrona, afferrando il giubbino di Jared. Dopo svariate e strane acrobazie, riuscì ad afferrarlo e perdendo anche l'equilibrio - ho rischiato di sbattere con il mento sull'orlo del letto - mi sono riposizionata tra quelle onde di coperte, accarezzando la pelle lucida. Osservai lungo l'orlo delle maniche lo sgretolarsi dolce della pelle, andava via piano, segno che Jared spesso aveva usato quella giacca. E successivamente le dita scesero lungo le borchie sulle spalle. Sorrisi portandola al viso e ispirando ancora quel profumo. Sì, lo ammetto, forse un po' mi eccita. Chiusi gli occhi e mi lasciai cadere con la schiena sul materasso. In quel momento Alessandro aprì la porta.
- andiamo, dormigliona, mai possibile che debba venirti a chiamare? Ho fame, andiamo a fare colazione! - sbuffò, sedendosi sulla poltrona della camera osservandomi. Sbuffai anche io e mi rintrufolai sotto le coperte. Non parlavo molto con Ax da quando mi 'costrinse' a fare quello che abbiamo fatto. Certo, non mi ha proprio costretto: se avessi rifiutato ancora una volta, lui mi avrebbe lasciata andare. Ma non l'ho fatto e mi sto chiedendo perché. Forse perché sono una bastarda egoista, come il personaggio di 'Was it a dream?' che pur di non restare solo fa del male agli altri. Io ho paura di restare sola, è vero. Ed ho paura che non vedendo più i Mars, resterei sola e anche depressa. Meglio restare solo depressa ma non sola. E fare l'amore con Alessandro, è stato un po' come.. consolarsi? E' una cosa brutta da dire e infatti non voglio più pensarci.
- E poi.. devi provarti questo.. vestito. - lentamente alzai una mano e il dito medio in bella vista; scoppiò a ridere. Eppure sapeva di aver mosso la mia curiosità, soprattutto quando cominciò a toccare qualche busta e il rumore attirò la mia attenzione: il vestito. Ma quale vestito? in questi giorni avevo fatto di tutto, e dico di tutto , per non andare a compare nessun vestito per il  Gala. Non avevo intenzione di ritrovarmi con uno strascico chilometrico, una montagna di trucco e dei trampoli al piede. Decisamente NO. Eppure quel rumore di buste che si stropicciavano tra le mani di Ax mi fece alzare la testa dal cuscino, osservando la stanza. Sbadigliai, portai la mano davanti alla bocca e successivamente mi accarezzai i capelli. Aprì gli occhi ma stavolta non 'tonfai' sulle lenzuola. La mia bocca restò aperta. I miei occhi si sgranarono. E la mia mente cercava di capire da dove avessero pescato quel vestito. Era.. bellissimo.
- Non è possibile. - borbottai, mentre velocemente, inciampando nelle lenzuola, m'alzai dal letto e mi scaraventai di fronte all'anta dell'armadio, dove il vestito ancora appeso alla sua cruccia, riposava tranquillo e imbustato. Era nero, ornato di fiori bianchi in organza, credo si dica così. Non riesco a descriverlo in verità, non so farlo.
Era lungo e blu notte, non nero in raltà. Il tessuto di base era il raso, che scendeva sul busto e lo delineava, assottigliando le forme. L'organza invece copriva le spalle e faceva da maniche, in un gioco di fiori che sembravano stampati sulla pelle, nel caso avessi indossato quel vestito. I fiori si diramavano, piccoli e semplici, dalle maniche al corpetto, lasciando che il tessuto si infrangesse anche con l'oranza e creasse un gioco di 'vedo e non vedo' della pelle. I fiori erano piccoli, di un colore nerato che sembrava volesse avvicinarsi al blu oltremare e le paiettes che li coloravano, davano lucentezza alla seta. Il retro vedeva la schiena fintamente scoperta: l'organza, infatti, copriva in realtà la pelle di chi lo indossava, lasciando che i soliti fiori perdessero petali anche su quella zona del vestito. I petali erano poggiati anche sulle maniche del vestito, ma assumevano a quel punto un blu più vivace e spensierato. Il vestito aveva uno spacco: quello spacco era delineato dal fiore più grande e da sotto di esso si vedeva la gonna bianca del vestito, che richiamava il colore delle paiettes, tutta in seta. Guardandolo, mi stupivo di quello che i miei occhi riuscissero a vere. chissà se a Jared, tomo e Shannon piacerebbe, pensai.
- Dai, sbrigati. Vestiti, facciamo colazione.. così poi quando risaliamo, lo misuri. - sbrigativo il tono di voce di Ax, che poco dopo sparì dalla stanza.
- Porco cazzo. - mi lasciai sfuggire, ancora guardando quel capolavoro con gli occhi increduli. - Menomale che avevo detto ' non esagerate' - sbuffai, immaginandomi con quell'abito addosso. - Andiamo, a chi voglio far ridere? Mi starà uno schifo. - arricciai il naso e vestitami osservai l'orologio: 18 Novembre duemilaundici, ore dodici e trenta.
- Ma come faccio a fare colazione a mezzogiorno?! - mi vestì di una maglia nera, un pantalone nero e le scarpe rosse. Indossai la triade, sciarpa rossa e cappello rosso. Non misi il giubbino di Jared, indossando un cappotto rosso e nero. Mi truccai con un leggero filo di matita e il lucidalabbra. Cercai di sorridere guardandomi allo specchio : il cappello rosso alla Picasso scendeva verso sinistra e il mio nasino all'insù mi dava tanto l'aria da francesina. Sospirai e chiusa la porta della stanza, m'avviai verso la Hole, dove Alessandro mi aspettava sbuffando.

Sentivo le guardie fare indietro quella marmaglia di Echelon impazzite. Sorrido, ascoltandole e pensando che abbiano speso davvero troppo per un Golden ticket. Quei soldi, magari, saranno stati i loro risparmi di serate e serate passate a digiunare mentre gli amici si ingozzavano al Mc Donald's e tutte quelle serate di digiuno, per arrivare oggi e guardarmi per mezzo secondo, fare una foto buffa e ricevere un mio graffio sul foglio. Shannon continuava a battere le mani sul tavolino in legno giovane della stanza, mentre Tomo parlava per telefono a sua moglie, cercando di tranquillizzarla. Le occhiate nascoste di Shannon in realtà le vedevo e capivo che lui sentiva la mia ansia: già una volta provai ansia nell'incontrare i Fan del golden ticket. Ma, ovviamente, la mia ansia era dovuta ad un incontro in particolare. Un incontro che già la volta precedente non era accaduto, o meglio, non come io avevo progettato accadesse. Avevo incontrato le sue amiche, mi avevano raccontato la storia del biglietto andato a farsi fottere, del fatto che sarebbe arrivata fino alle transenne senza un biglietto. Avevo amato le parole di.. Lex, in quel momento, quando mi disse che la loro Donia non si sarebbe mai arresa tanto facilmente. Ed io aiutavo lei a non farla vacillare; spero vivamente che Ax gli abbia dato quel maledetto Golden Ticket.
- Jared, tra poco dobbiamo uscire da qui. - disse Tomo, sorridendomi, dopo aver attaccato.
- Come sta Milo? - chiesi, cambiando discorso.
- Bene. - sospirò. - Probabilmente non ci sarà, lo sai vero? -
- Se non ci sarà, due sono le opzioni: A) Quell'ax è una puttana di merda e non gli ha detto niente. B) lei ha scelto di non venire.. sappiamo che doveva fare la scelta tra noi e il Gala e sappiamo che non ci sorprenderemo più di tanto se avrà deciso il Gala a noi. Accetterò la sua scelta, qualunque sia, anche se.. beh, se non sceglierà noi, non so se potrò ancora chiamarla Echelon. -
- Jared, non fare il bambino. E' una scelta difficile e compromette il suo futuro. Magari ci resterà male a vita, se decidesse di venire da noi e non al gala. Oppure viceversa. Deve vedere ciò che è giusto per il suo futuro, non deve pensare ai tuoi capricci. E tu, che di anni ormai ne hai quasi quaranta.. beh, dovresti capire! - Shannon a quel punto s'alzò, dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi. - Forza, Bro, questa strana.. digressione e fissa sulla ragazzina ti passerà presto! - disse, mentre aprendo la porta, mi fece cenno di andare. LE urla delle fan si facevano insistenti. Erano miste di stanchezza ed euforia. Non erano le grida degli Echelon con il golden Ticket: era il canto dell'ammasso di echelon li fuori, ammucchiate davanti ai cancelli.
- Posso farcela, sono Jared Leto. - sentenziai, mentre velocemente, uscì dalla stanza seguendo Tomo e Shannon. - Avete deciso che pose fare quando faremo le foto con gli echelon? -
- Uhm. No, ne inventerò alcune al momento! - rise Tomo. - tu cerca di non far spaventare i bambini, con il tuo sguardo da psicopatico!! - fece una pausa - e tu! - indicando Shannon - non fare troppo il cascamorto! Sembrate due.. boh, non saprei! - scoppiò a ridere, mentre quelli della security si posizionarono avanti, di lato e indietro a noi tre. Sospirai. Mentre scendevo le scale che mi avrebbero portato nella piazzetta, osservai la folla. Sospirai ancora.
- Me lo sento, non c'è. - bisbigliai e Shannon mi posò ancora una volta la mano sulla spalla. - Jared, mai dire mai. - e si zittì, mentre i flash cominciavano a scoppiare sulla retina dei miei occhi azzurri.


Strusciai i piedi sull'asfalto della piazzetta, arrivando al tavolino prenotato da Alessandro. Lenta, mi sedetti sullo sgabello e addentai il cornetto - o meglio, la briosc - all'amarena. Una smorfia.
- è all'amarena eccheccazz. - lo poggiai con il tovagliolo accanto al cappuccino fumante. Alessandro arricciò il naso. - vedi, allora è questo quella alla crema. - scambiammo i cornetti. Lo addentai. - no, è all'amarena pur chist! - sbuffai. Alessandro rise.
- eppure credevo di essermi espressa bene in inglese. CREMA, mannaggj. - nonostante tutto, scazzata, mangiai quel cornetto e bevvi d'un sorso il cappuccino.
- Donia. - disse Ale - smettila di essere così ombrosa e triste.
- non sei tu quello costretto a fare una scelta. -
- Non c'entra. Tu non devi pensare che sei un echelon. I gusti musicali cambiano nel corso del tempo. Magari domani ti svegli, conosci un nuovo gruppo musicale e dimenticherai che sei un echelon! Allora capirai che non è valsa la pena andare li ancora una volta, oggi, perché è qualcosa di momentaneo.. che passa. -
- Ale, ma per favore! chiudi quella bocca! - sbuffando mi ripulì le labbra e con un balzo scesi dallo sgabello. Guardai il cielo, di un grigio acceso grazie al sole che si nascondeva tra le nuvole. - oggi io sarei dovuta stare là.. con i Mars. E invece sono qua, con un vestito che non sono sicura di voler indossare per un gala a cui non ho mai voluto partecipare. Stupendo! - ringhiai e Alessandro fu costretto a prendermi per il braccio.
- fai poco la bambina! La scelta è semplice: Un futuro sicuro con il Gala e la premiazione o una vita demmerda, passata a rincorrere tre deficienti che magari da un giorno all'altro si dimenticheranno di te! - strillò e la gente si voltò ma lui che, rosso di rabbia, mi osservava da capo a piedi. - Donia, questa è una scelta seria. Io rispetterò qualcunque cosa deciderai di fare.. ma sappi che un passo falso non può essere cancellato. La tua vita non è un foglio bianco, non è come i disegni che puoi cancellare se non ti piacciono. Puoi scegliere solo una volta, dopodichè devi accettare le conseguenze.. belle o brutte. - mi lasciò mentre mi aprì la porta del Taxi. - vuoi andare dai Mars? Fai pure. Vacci. Vuoi un futuro di merda, però. Vuoi andare al Gala? Vacci. Ma sappi che dopo i Mars non ti daranno un'altra chance. Sappi, però, che il Gala è l'opportunità che aspetti da tempo. Tutti vedranno i tuoi disegni, quanto sei brava.. sapranno chi è l'artista che li ha tanto coinvolti quando hanno visto i colori spiaccicarsi sulla tela. La scelta è tua, Morgue. Devi solo capire che cazzo di vita vuoi fare! - mi chiuse la portiera in faccia, senza chiedermi di rispondere. Si siedette di fianco a me mentre al tassista disse che strada imboccare. - ti porto a vedere la Torre Effeil, visto che quando sono andati i tuoi  hai preferito restare rinchiusa nella camera dell'albergo. E non voglio sentire obiezioni: stai zitta, non voglio sentirti parlare. - concluse, voltandomi la faccia. Quello che partì poco dopo fu uno schiaffo, da parte mia. - Zitta lo dici a tua sorella, uno. Io so cosa voglio dalla vita, infatti stasera andremo al Gala, due. Tre, prova di nuovo a zittirmi quando sto scazzata e giuro, Alessandro, che non vedrai la luce del sole. Intesi? - mi guardò con aria nervosa ma allo stesso tempo felice. Reagisco ancora, piangendo, ma reagisco.
Quando arrivammo osservai quella gigantesca torre sovrastare i cieli. Annuii al - Bellissima, vero? - di Alessandro, ma niente di più: la mia attenzione si focalizzò su una ragazza che passò. Occhiali da sole anche se il sole non c'era, pantalone in pelle come il giubbino, maglia rigata bianca e nera e una triade come collana. Un echelon. Quando mi passò di fianco sussurrai ' Proveito in altum' e lei si voltò di scatto. Mi rispose mostrandomi la triade e io feci altrettanto. Poi proseguì per conto suo, mentre io mi voltai verso Alessandro. - Beata lei che vive qua. Sai quante volte li avrà visti? - sospirai. Ax si strinse nelle spalle, abbracciandomi successivamente. - Io... - si bloccò. Arricciai il naso. - Tu? - lo guardai. - No.. niente. Volevo chiederti se eri sicura di aver scelto il Gala.. ecco.. -
- Ax, non ho biglietti per entrare al concerto. La security ormai mi conosce. Non posso rinunciare a qualcosa di sicuro come il Gala per una corsa sfrenata. E comunque.. credo che se anche avessi un biglietto.. non ci andrei comunque. -
- Perché?- mi osservò sgranando gli occhi.
- Perché deluderei mamma e papà. Non posso afrlo di nuovo. - scossi il capo. - Jared capirà. - sospirai. - Saliamo sulla torre? -
- Se vuoi... - disse sorridendomi appena. - Ma dimmi.. se avessi due Golden Ticket, quindi, non ci andresti? -
- difficile da dirsi. Credo di no.. - sospirai con le lacrime agli occhi. Soffocai la voglia di piangere ingoiandola. - Andiamo.. è meglio. -

Sfregavo i denti in assoluto silenzio. Shannon mi osservava sospirando, Tomo non c'era. Mi accarezzavo la cresta ammaccata, la barba rasa e mi stropicciavo gli occhi di continuo. Sospiravo e poi ricominciavo. Cercavo di calmarmi e non ci riuscivo. Infine, sferrando un pugno sul tavolo in legno m'alzai di scatto. - non ci credo. - sussurrai. - non c'era. Non c'era. Non ci credo. - cominciai a ciondolare per la stanza come un'anima in pena. Shannon non faceva una parola, mentre osservava una foto sulla tavola. - E' stato lui! Quella puttana! Non gli ha detto dei biglietti, ne sono sicuro! - mi fermai di scatto, preso da un illuminazione. Shannon alzò lo sguardo, quasi fosse terrorizzato. - ho deciso, Shan. Andiamo a trovarla al suo albergo. So dov'è, gliel'ho pagato io. - Shannon sospirò. - Jared, abbiamo promesso ai suoi genitori che non ci saremmo intromessi. Basta con questa storia. -  disse, mentre con lo sguardo castano inchiodò la porta. -  che succede? - sentivo le parole sbriciolate dai singhiozzi di un accento dalle "e" aperte, squillanti. Shannon s'alzò ed aprì la porta, nello stesso istante in cui un Echelon fece per fare a pugni con la stessa. Ovviamente, colpì mio fratello.
- Ma che dannazione succede qua? - domandò, osservando una ragazza alta, dai capelli neri e gli occhi truccati con un filo di matita che li rendevano sorridenti, quasi a mandorla. Le labbra rosee e sottili erano lievemente aperte, in una smorfia di sorpresa. - Merda. - sussurrò la ragazza, quando osservò Shannon rimasto immobile. - Shannon. - Si raddrizzò di colpo, portando le mani dietro la schiena. Shannon fissò per qualche momento i fianchi lievemente larghi della figura; apparentemente avrebbe avuto non più i vent'anni.. Ne osservò i lineamenti dolci e sconvolti, il corpo liscio e snello. Sorrise. - Che succede qua? - ma l'echelon non rispose, portando gli occhi su di me. - Jared. - concluse, sgranandoli maggiormente. La Security  riuscì ad acciuffarla poco dopo. - Eccola qua!Mi spiace sei in ritardo, non puoi vederli! - L'Echelon tornò a dimenarsi  - andiamo, per un quarto d'ora di ritardo! - urlò, in italiano credo. Shannon scoppiò a ridere ed indicò alla security di lasciarla andare. Gli orsoni obbedirono e la ragazza s'aggiustò la maglietta con una triade incisa sopra; sorrise entrando, sfacciata, con gli occhi fissi sul batterista. - Il tuo nome? - domandai, in inglese e lei prontamente mi rispose. - Gemma. - annuì e preso un foglio le feci l'autografo. Lo stesso però non fece Shannon che la invitò a sedersi. - Perdona Jared. E' nervoso oggi. - disse strizzandole l'occhio. Alzai gli occhi al cielo sospirando e ridacchiando. - Ho il ciclo. - bluffai - Lo so - rispose lui, ritornando su Gemma. - Tomo non c'è, mi spiace.. questo è il prezzo da pagare per quando si fa tardi! - disse ridendo, fingendo aria di rimprovero. L'echelon sorrise e timidamente si sedette a tavolino con noi, rossa in viso. - Grazie.. - solamente rispose, quando le porgemmo il foglio. - Hm, una foto? - domandò Shannon e cominciarono a farsi le più svariate e buffe fotografie. Stranamente non partecipai, ritornando a pensare a Donia. Continuavo ad accarezzare le lettere del suo bracciale, quando Gemma si bloccò di colpo. - Donia? - domandò, leggendo sul bracciale. Preso alla sprovvista, lo riposi in tasca, ricomponendomi - Eh? Sì.. ehm. Me lo hanno lanciato sul palco, sì.. - Gemma sorrise. - Quella Donia pazzoide che è arrivata in transenna senza biglietto? Un mito, la mia amica. Sapevo ci sarebbe riuscita. - sgranai gli occhi. - Come fai a sapere di lei? - m'alzai di scatto, credo tremassi. Respiravo a fondo, forse sudavo e tremavo, perché lo sguardo di quell'echelon si fece inquietante. - Dimmi dov'è. Dimmelo! - urlai, avvicinandomi a lei. - E'.. è qua.. non.. non lo so.. -  rispose Gemma, mordendosi il labbro e restando di pietra ad una reazione strana,insolita. Shannon bloccò la sceneggiata.
 - jared. stop. E' la prima volta in quarant'anni che ti comporti così.. - scoppiò in una finta risata, mentre invitava l'echelon ad alzarsi. - l'ho detto che ha il ciclo! Vieni.. facciamo un giro mentre lui.. si calma. - disse mentre s'alzarono e scomparirono dietro la porta. Rimasi in quella postura da persona autoritaria, con gli occhi sgranati e la rabbia che mi ribolliva dentro. - HOLY SHIT! - bestemmiai, sedendomi sulla sedia.


- Donia, stà ferma o non riesco a chiuderti il vestito! - le dita gelide di mia madre erano ferme sulla pelle nel losco tentativo di chiudere il vestito. Mantenevo il corpetto, io, per non farlo scivolare via dal seno quasi assente. - Avete preso la taglia troppo grande.. - sbuffai, mentre mia madre s'allontanò. - La taglia è perfetta, Donia. E' la cerniera che faceva la difficile. - rise per qualche secondo, guardandomi. - Che figlia stupenda che ho. - sussurrò avvicinandosi e regalandomi un bacio sulla fronte. - Stai facendo la scelta giusta, figlia mia. So quanto ti costa questa scelta.. ma finalmente vedo che hai capito. Sono fiera di te. - sorrise, mentre gettando il mozzicone di sigaretta nel water, s'avviò verso l'uscita della mia stanza e poi scomparve. La osservai nel suo camminare a mo' di T - rex: a mia madre non sono mai piaciute le scarpe alte, ma non essendo alta nemmeno lei ha dovuto abituarsi all'idea di conviverci.. almeno ai gala. Rimasi impalata davanti allo specchio per una buona mezz'ora, immersa tra i ghirigori di quel vestito che, lo ammetto, sembrava a tratti disegnato per il mio fisico asciutto. Sospirai e con la mano sfiorai la Triade che portavo al collo. Sentì quella maledetta lacrima scendere dall'occhio, rigare la guancia e poi nascondersi ai margini del volto, restando immobile; Ax entrò guardandomi, senza parole. Lo osservai in silenzio, lasciando che le lacrime continuassero a scendere. - Sei bellissima. anche quando piangi.. però con questo vestito, scommetto che sei più bella quando sorridi. - un sorriso di incoraggiamento il suo, mentre prendendomi per i fianchi avvicinò le sue labbra al mio orecchio, spostando una ciocca di capelli dietro la cartillagine - Dio, questo vestito ti sta da favola.. sembra fatto appositamente per.. - si bloccò mentre sentì la sua mano scendere lungo lo spacco alla gamba ed intrufolarsi ad accarezzarla. Scese fino al ginocchio e poi si bloccò, osservandomi ancora piangere. Mi diede un bacio tra i capelli, per poi allontanarsi. - Donia, non piangere più. Ormai è fatta. - annuii in silenzio, asciugandomi le lacrime con il palmo della mano. Successivamente presi la triade e la indossai. Respirai, profondamente. - .. Donia. Devo dirti una cosa. - Ax mi interruppe ed io lo incastrai con lo sguardo. Lo osservai dallo specchio per troppo tempo, mentre le mani si stringevano all'orlo del mobile che mi affiancava. Osservavo i suoi occhi e leggevo il tormento. - Non voglio sapere cosa sia. Ho già capito. - un singhiozzo. - Riguarda i Mars, vero? - continuai, mentre lasciando lo specchio mi avvicinai al letto, prendendo un sacchetto. - .. avete pensato proprio a tutto! Pure i cosmetici.. perfino lo smalto della Dior! - ridacchiai, fintamente. n altro singhiozzo, al che Ax mi bloccò mentre continuavo le mie stupide riflessioni sul mascara. - Sì. Riguarda i Mars. -
- Allora non voglio saperlo. - risposi, secca, con un sorriso di circostanza. - Meglio non sapere cosa hai da dirmi. In questo momento ho un istinto omicida non indifferente. - conclusi, quindi, mentre la mano stese lentamente il fondotinta pallido quasi, come il colore della mia pelle. - Morgue, io.. devo dirtelo, per favore. Ho questo peso sullo stomaco da.. -
- .. da quando hai incontrato Jared? - domandai con gli occhi lucidi, mentre mordendomi le labbra, la matitia delineava la forma dell'occhio. Blu come il cielo e brillantinata come le sue stelle; lasciai che l'ombretto bianco cadesse sull'orlo delle palpebre, all'esterno; poi il mascara allungò le ciglia. - .. Donia.. sì. - rispose Ax e io lo guardai solamente, mentre il rossetto colorava delle labbra spente. Lasciai che si unissero e che il colore si uniformasse, poi mi voltai verso Ax. - Come sto? - domandai infine, sospirando. - Sei bellissima, come sempre. - fece una pausa - però.. - indicò la triade. - quella non c'entra molto con il resto.. il vestito, dico. Forse è meglio se la togli solo per stasera, no? - il mio sguardo divenne illegibile, come quello di un cristiano che sente la bestemmia più dura al suo dio. Fredda, la risposta. - Non c'entrerà un cazzo con il vestito, è vero.. ma sta benissimo abbianta alla mia persona. Rappresenta quello che sono. Li ho rinnegati abbastanza. Non farò anche questo errore. Per quanto possa sembrare stupido.. lasciare la triade qua è come decidere di abbandonare il culto a cui sono più affezionata. Mi avete chiesto già troppo stasera, concedetemi di odiarmi in silenzio e di tenere almeno qualcosa di loro, che mi ricordi di amarli ancora nonostante la scelta che ho fatto! - conclusi, mentre indsossate le scarpe, la mia voce si volse a mamma. - Dov'è la piastra? - urlai, mentre mi dirigevo nella sua stanza, lasciando Ax con le mani nelle tasche, che stringeva qualcosa.


- Dove sono i CB7? Digli che si preparino, che dopo è il loro turno come gruppo spalla. - erano voci lontane, ovattate dal camerino chiuso rigorosamente a chiave. Il mio silenzio era assordante, le mie dita impazzite. Continuavano, insolenti, ad accarezzare quel bracciale e il mio respiro irregolare si confondeva con i pensieri cupi, angosciosi.
- Jared? Vestiti. - fu la voce di Shannon, che interruppe i miei pensieri.
- No. - replicai, con la voce capricciosa come quella di un bambino. Quando, come credono, si fa un patto con il demonio, oltre che l'età fisica non cambia nemmeno quella celebrale.. in certi casi.
- Per favore, Jared. Non fare il bambino. - replicò Tomo. - hai quarant'anni, per favore. - si sentì il rumore del mio pugno sul tavolo. - Ne ho ancora trentanove. - puntualizzai. - e.. ritarderemo. Di poco, ma ritarderemo. - continuai, balbettando, mentre i miei occhioni azzurri posarono lo sguardo sull'armadio. - Dio, non so cosa mettere. - mi morsi il labbro come una di quelle donnette che non sa scegliere tra una borsa Gucci o D&G. E poi, alla fine, sceglie Chanel, andando sull'eleganza. Così feci. - Shannon. Dì ai CB7 che intrattengano il pubblico ancora per un.. bel po'. Una mezz'oretta, tipo. Non voglio sentire repliche. - Shannon sbuffò, ma non rispose. Gemma, che gli era ancora accanto, gli posò una mano sulla spalla, forse. - Andiamo, dai. vedrà che si calmertà e... Jared, se può esserti d'aiuto: Donia è una ragazza che non si arrende facilmente. L'ho letto dai suoi disegni, questo. E' tenace. Ha la testa dura... e secondo me, verrà. Ma non voglio darti false speranze e.. so, quanto, forse, è speciale quella ragazza. Lo è per me che sono un echelon e tu, Jared, l'hai capito più di tutti quanto vale. E per quel po' di persona che ho potuto conoscere, quel piccolo pezzo di te che adesso mi appartiene.. beh, sei talmente cocciuto che sai che Donia con te vivrebbe meglio. Mi chiedo solo, come mai la vuoi per te. Non è da tutti i giorni essere presa di mira dal tuo cantante preferito. L'amore è cieco. E non sa fare nemmeno i calcoli. Dico bene? - la voce di Gemma fu sovrastata dal mio ringhio. - Io... io.. io non sono innamorato di lei! E adesso, andate tutti via! Shan, per favore, fai come ti dico.. per favore. - Sentì i  loro passi allontanarsi. Mi tolsi il bracciale. ' Donia'. - non lo dirò mai a nessuno, se non a te prima, che mi sono innamorato di te da quando ti ho sfiorato la mano, quel diciotto giugno. -



Assaporai la spinta del vento che mi scompigliò i capelli, mentre Ax spiegava al taxista dei miei genitori dove dovesse dirigersi. Impresa ardua, pensai, dato che Ax a stento conosce l'inglese. Sospirai, vedendo mia madre stressata e ansiosa, che con gli occhi azzurri e lucidi lentamente osservava il mio volto, forse spento. E' che proprio non volevo andarci a questo Gala, il diciotto novembre, con questo freddo e un ombrello tra le mani in caso di pioggia.
- Bene, tutto risolto. Adesso si parte. - disse Ax ai miei, che subito con mio fratello si intrufolarono in macchina. Quando vidi mio fratello chiudere la porta del taxi un crampo mi arrivò alla gola e un gemito, un singhiozzo strozzato, un pianto ucciso, uscì dalle mie labbra. E Ax lo sentì, Ax sospirò. Sfiorai la triade, costretta a restare sul mio polso a mo' di bracciale, perché anche se si intonava alla mia personalità, non si intonava a quel vestito. Vedendo il taxi dei miei genitori partire, mi sentì male. Ho perso ogni speranza, adesso, sto perdendo la mia ultima opportunità. Un messaggio accese il monitor del mio cellulare, facendo illuminare il mio volto e di conseguenza quella lacrima che lentamente scendeva e rovinava il filo di matita sotto l'occhio. Gemma. Non risposi. Ax mi guardò.
- Guarda che il taxi aspetta noi... - sospirò. - Non piangere più. Ti si sbava tutto. - disse, aprendomi la portiera per farmi salire. - Sì. Ti chiedo.. scusa. - sussurrai. - Smettila di scusarti per qualcosa che nemmeno hai fatto. - rispose lui, chiudendomi la portiera. Aggiustai il vestito, osservando i numeri rossi che comparivano sullo schermo rossastro, sotto lo specchietto retrovisore. - Andate qui. - disse improvvisamente Ax, mostrando due biglietti giallastri, con la scritta in oro. - Non ce la faccio più a vederti così. Ti ho messo alla prova. Nemmeno ci credevo quando mi hai detto che pur avendo i biglietti del golden ticket, non saresti andata. Non sei la Donia che conosco, nonostante sei quella che vorrei... credo che, non sia mai stato innamorato di questa parte che ti appartiene, che ti divora lentamente. Amavo la Donia che mi faceva sentire al sicuro, ma quello era solo un mantello sotto il quale ti nascondevi. Tu sei questo. - disse, indicando un Golden Ticket. Il taxi improvvisamente sterzò, deviando la strada che faceva quello poco più avanti. Io, ero immobile. Io, non respiravo. Io, non avevo preso in mano quel golden ticket. Io, guardavo Ax incredula, con un odio che mi assaliva il cervello e mi impediva di ragionare, di far arrivare l'ossigeno agli organi vitali; piano piano, quell'odio, quella pazzia, quel sentirmi improvvisamente di nuovo viva vedendo quel biglietto, mi fece ritornare a respirare, affannosamente, mentre le lacrime scendevano. - Lo so. Lo so che non mi perdonerai mai. Credo che l'ho fatto per questo. Se ti lasciassi andare.. così, con dolcezza, avrei sempre la speranza di rivederti e di poter passare il resto della mia esistenza con te. - si voltò - allo stesso tempo, però, sono talmente realista da capire che.. che non è così, donia. Che tu non mi ami già, che a letto con me ci vieni perché ti piace immaginare Jared.... - sussultai. - No, tranquilla, non sentirti in colpa. Me lo merito, dopo tutto il male che ti ho fatto. Spero che con questa.. sorpresa, ti sentirai meglio. spero di aver espiato i miei peccati nei tuoi confronti, l'aver riscattato per tutto questo tempo.. in cui ti ho usato per puro egosimo, e tu te ne accorgevi, lo sapevi, ma il tuo amore era anche tanto incondizionato che.. fingevi di non vedere. Ti ringrazio. Questo è l'unico modo che ho per renderti felice. Jared Leto. Shannon Leto. E Tomo Milicevic. - sussurrò, metre spense il telefono. - spegni anche il tuo. Tua madre ci tartasserà. - sussurrò. - Quanto a me, sparirò dalla circolazione appena tu varcherai il cancello. - lo bloccai, singhiozzando. - No, caro. Tu verrai con me. E starai lì, a soffrire, fino alla fine della serata. Perché, ormai, è questo quello che ti meriti. - le mie labbra si strinsero in un sorriso cupo, dolce e malvagio allo stesso tempo. - Perché con te sono stata buona fino ad adesso, sì, mi sono sempre servita del mantello; adesso, ho voglia di uscire fuori. E tu sarai il primo ad assaggiarmi. -

«  Ma se un bel giorno, affacciandomi alla vita,
tutta la tristezza fosse già finita...
io verrei da Te..»

( Tiziano Ferro, La differenza tra Me e Te - L'amore è una Cosa semplice )


I fell apart, But got back up...again.
Lasciai cadere le scarpe fuori dal taxi mentre le mani con poca cortesia presero i lembi del vestito. Ax correva assieme a me, attraversando i cancelli. Mostrai i Golden Ticket. Ma la Security, forse, rimase spaesata dal mio abbigliamento. Dopotutto, chi andrebbe ad un concerto con un vestito del genere? Ma mi lasciarono passare, così, semplicemente. Quando arrivai tra la folla di Echelon, fu la security stessa che spiegò la situazione, facendo da Mosé a quella marmaglia di gente che, come le acque del mar rosso, si dividevano metà a destra e metà a sinistra. Anche i CB7 sul palco si fermarono, smisero di cantare guardando la scena; era che tutto sembrava strano, o semplicemente gli echelon si erano stufati del loro intrattenimento inopportuno? Arrivai così semplicemente sul palco, che quasi mi sentì... delusa. Non avevo fatto sforzi per loro, stavolta. Era stata una cosa così.. semplice, naturale, che quasi mi stupivo. Le mie guance erano rosse per gli occhi della folla che guardavano il mio vestito e invarie e curiose lingue bisbigliavano e si domandavano cosa cavolo ci facessi sopra un palco conciata in quel modo. Ci fecero sedere nell'angolo dove altre ragazze, anche loro con il golden ticket, avevano il loro posto riservato: Ax mi restava accanto e mi dava la mano, che tremava. Mi guardava assorto, mentre io sospiravo. - devo andare da Jared. Adesso. - sussurrai. - Se ti intrufoli così sarai troppo visibile. -  sussurrò Ax - Pazienza. - ammiccai io. E lo scatto, a quel punto, fu rapido: Ax mi prese la mano mentre m'alzai e lo tirai con me, cominciando a correre verso il Backstage. La security scattò, veloce, verso di noi. Aprì velocemente la porta, presi ancora una volta i lembi di quel vestito che - in quel momento - giuro, odiai.
- Hey, voi! FERMI! - sentivo la security parlare tramite le radioline, successivamente, d'improvviso, il vicolo cieco: solo una porta davanti a me. La mano di Ax mi lascia. Lo hanno preso. Non mi volto, scaraventandomi contro la porta. A pugni.
- Apritemi. PER FAVORE! DEVO VEDERE JARED! apritemi! - continuavo ad urlare, nella mia lingua natia, ma poco importava. Le lacrime mi catturavano gli occhi. - Where is Jared? I need he. Ho bisogno di Jared. Shannon. Dov'è Shannon? Tomo! Per favore, fatemi parlare con uno di loro! Per favore apritemi!! - continuavo ad urlare, sentendo Ax che implorava di lasciarlo andare. E poi, velocemente, la porta si aprì. E con quella figura che avevo davanti, il mondo ritornò a sorridere. - Ja.. jared. - sussurrai. E ancora, tutto accadde troppo velocemente: le sue mani mi presero i miei fianchi e mi tirò verso di lui, chiudendo la porta. Il viso di Ax sparì in quella fessura, mentre il profumo che tanto amavo e desideravo mi invase il cuore e l'anima. Sorrisi. - Credevo tu non venissi più. Credevo avessi scelto il gala. Credevo non mi amassi. - sussurrò Jared, veloce, mentre mi sbattè contro la porta chiusa, portando le mani sulle spalle, incastrandomi. - Credevo avessi scelto di dimenticarci. Credevo non ci tenessi a me. Credevo mi lasciassi solo. Io ti amo. - continuavo a guardarlo, con gli occhi spalancati, in silenzio, assorta, ancora sconvolta. - Ja.. Ja- Ja.. Jared. - alla fine riuscì a dire quel nome e i miei occhi ebbero quel barbaro coraggio di staccarsi dai suoi, ipnotizzanti, e osservare le mani che mi tenevano legata a quella porta. - Scusa. - balbettai, sotto voce, ritornando come un ebete, a fissarlo. E il suo sguardo torturava il mio vestito. - Sapevo che ti sarebbe andato benissimo. L'ho fatto disegnare appositamente per te.. - E la mia sorpresa fu maggiore. E ricordai quando pensai che questo vestito sembrava disegnato per me. E ricordai di quando pensai se a lui fosse piaciuto. E ricordai che lui era pià grande con me. Sussultai, ricordando che mi aveva appena finito di dire che... - ti amo anche io jared. Non so se ti amo come tu ami me. Non so come tu mi ami. Non so se ti amo perché sei Jared Leto, il figone. O perché semplicemente mi stai aiutando a vivere.. di nuovo. So solo che non andrò più via. Rapiscimi. Non so. Portami lontano dal mondo in cui sono intrappolata. Io voglio restare... con te. - mi abbracciò, sfiorandomi il vestito. Mi strinse a se. - Benvenuta su Marte. Ben tornata a casa, Groupie. Ben tornata a casa, Donia. - sentì le sue labbra posarsi sulle mie. E allora, sì, mi sentì a casa.


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Doveva essere il capitolo della svolta, lo so.
Ma proprio non ce la faccio. sarà che non ho più fantasia.. sarà che un anno fa, poco più, troppo più, ero sotto un palco ed era LUI, era JARED, che mi osservava con quegli occhioni così vivi.
Mi spiace, avrei voluta pubblicarla il 18 giugno, con tanto di scopata tra donia e jared.
E mi dispiace, sul serio, se proprio.. non ci riesco. Non ci riesco.
Non riuscivo nemmeno più a scrivere... spero possiate capirmi. Non è vivo, fa schifo questo capitolo, come ogni altro. Volevo sbalordirvi, ma non ci sono riuscita e ... i'm sorry. Ma davvero, è troppo difficile per me scrivere su di loro, pensando che dovrò aspettare troppo tempo  prima di sentirmi viva di nuovo. Mi scuso ancora, per il tempo passato, ma la scuola mi ha prosciugato pure la fantasia perversa... scusate, davvero,avevo fatto una promessa a tanti lettori e non l'ho mantenuta.. non ho giustificazioni. Mi mancano. E questa mancanza, stranamente, non mi fa immaginare. Prendere questa storia, scrivere di loro e .. beh, pensarli così vicini mi distrugge. E' una sensazione orrenda, che spero di reprimere per poter continuare. ANche perché tra poco questa storia finirà - già - anche perché ne ho una in testa, i cui protagonisti non sono i Mars (infatti sarà scritta in generale) però vi consolo dicendo che è ispirata a Night of the Hunter e Vampire Knight (spero conoscete). Bene.. adesso.. prima che pià ci pensi e più mi deprima..

vi lascio, echelon. I love u. See u.. soon. quindi, immaginate tra quanto.
Ila / wild :)

  
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