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Autore: Little Dreaming Writer    06/07/2012    5 recensioni
| Rean x Heat | Romantico / Triste / Slice of Life |
| Missing Moments / Trinagolo | Accenni: HeatClar, BurnMaki, SagiClar, AiMido, PanDi |
Prima long sulla mia OTP.
Una storia senza troppre pretese, ispirata a una serie di canzoni di Taylor Swift.
Due ragazzi con una vita difficile, uniti fin dall’infanzia da un filo invisibile, che farà intrecciare i loro destini più di una volta.
E poi complicazioni, amici, litigi, qualche lacrima forse. Questa è la loro storia.
[Cit. dal Primo capitolo: E mentre un brivido percorreva la schiena della bambina, il piccolo trovò il coraggio di farsi avanti e chiedere “Qualcosa non va?”
Lei scosse la testa “No… è tutto a posto.” Disse alzandosi in piedi e facendo per andarsene. Ma prima che si allontanasse troppo il biondo le era andato dietro e l’aveva presa per un braccio.
“Allora perché piangi se è tutto a posto?” le chiese insistente, porgendole la sua bandana per asciugarsi gl’occhi e tornando a guardarla negl’occhi.
An sentì un altro brivido.
]
- Reby~♥ ©
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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The Story of Us
- Today Was a Fairytale

Today was a fairytale
You were the prince
I used to be a damsel in distress
You took me by the hand and you picked me up at six
Today was a fairytale

[ Taylor Swift - Today Was a Fairytail ]

 
 
Piangeva. Piangeva senza sosta. Continuava a piangere disperata, seduta a terra nel mezzo del cortile del Sun Garden.
“Perché Rean piange in quel modo?” chiese la piccola Reina, guardandola preoccupata, mentre An strillava sempre più forte, con le mani sul volto a coprirle gl’occhi.
Maki agitò la testa con disapprovazione “Non lo so!” gridò la bambina portandosi le mani sulle orecchie “Ma se non la smette non riuscirò più a sentire niente!”
La turchina le tirò uno schiaffo sul braccio “Certo che quando ti ci metti hai la stessa sensibilità di Burn.” Sentenziò stizzita.
Sentendo il commento la Sumeragi cominciò a guardarsi intorno con sguardo sospetto. “A proposito di testa-di-tulipano, che fine ha fatto?” chiese all’amica, ora intenta a pettinare una bambola.
Reina alzò le spalle, cominciando a scrutare attentamente il giardino intorno.
 
Ma intanto la piccola An continuava piangere disperata, i corti capelli arancioni le nascondevano il volto completamente inondato di lacrime, mentre con le mani ora si stringeva le ginocchia.
Smise di gridare quando una mano le si poggio dolcemente su una spalla. “Che ti è successo Rean?” le chiese Ai, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Che c’è che non va?”
An tentò di asciugarsi gl’occhi azzurri dalle lacrime, balbettando “L-la mia b-bambola… L’ha p-persa Nepper.” Per poi scoppiare nuovamente a piangere al pensiero di cosa il bambino avrebbe potuto fare alla sua adorata bambola dai lunghi capelli arancioni e gl’occhi azzurri, ultimo ricordo che la bambina aveva della madre che aveva tanto amato.
Ai l’abbracciò forte per consolarla “Non fare così, sono certa che non le farà niente.”
“Lui f-forse no, ma Burn s-sìì!” strillo singhiozzando disperata Rean, mentre altri goccioloni le scivolavano incontrollabili lungo le guance.
Quello che davvero spaventava la piccola Hasuike non era il fatto che la sua amata bambola fosse finita nelle mani di Natsuiko, ma bensì che il bambino fosse uno dei ‘subordinati’ di Nagumo, e ancora di più il fatto che Haruya fosse un piccolo piromane con un profondo odio per le bambole.
Per questo An era così disperata e non riusciva a smettere di piangere
Ai si fermò un attimo a pensare “Ehm… potresti andare da lui e chiedergli di ridartela.”
A quella proposta An alzò gl’occhi verso l’amica “C-credi che funzionerà?” chiese incerta, per poi tornare a sorridere vedendo l’amica annuire convinta. “Va bene… allora ci provo.” Concluse alzandosi in piedi e allontanandosi a grandi passi, mentre con le maniche si asciugava gl’occhi.
 
“E così” disse il piccolo rosso, seduto comodamente in cima allo scivolo come su un trono, un cappello da pirata in testa e un righello legato in vita a mo’di spada –aveva deciso di fare il re dei pirati- “E così vuoi la tua bambola indietro.”
An gonfiò il petto “Esatto.” Disse fermamente prima di tendere avanti la mano “Ora posso riaverla?”
Burn la guardò con un ghigno beffardo, poi spostò lo sguardo con aria sadica sulla bambola che il suo compagno, teneva tra le mani “E perché dovrei dartela?” chiese con tono di sfida.
“Perchè” cominciò An con le lacrime agl’occhi “Perché è importante per me.” Disse abbassando lo sguardo “Io le voglio bene…” sussurrò infine.
Il rosso scoppiò in una risata divertita “Scordatelo Rean. Ora questa stupida bambola è mia, e ne faccio quello che voglio.” Dichiarò alzandosi in piedi in una posa orgogliosa, poi osservò nuovamente la bambina, ora sull’orlo di una crisi isterica, “E io ordino che sia bruciata!” e rise di nuovo, in coro col castano ai piedi dello scivolo.
“Nooo!” strillò la piccola scoppiando di nuovo a piangere e buttandosi in ginocchio “No, non farlo Burn! Non farle del male! Ti prego!”
Ma le lacrime della bambina non fecero alcuno differenza per i due bambini. “Ormai è deciso.” aggiunse Nepper tra le risate, “Sì, troviamo Heat e procediamo.” Concluse il rosso scendendo giù dallo scivolo e correndo via seguito dall’amico, lasciando la piccola An a  piangere, nuovamente disperata per le sorti della sua bambola.
 
Poco lontano, nascosto in mezzo hai cespugli, un piccolo biondo con una bandana legata intorno alla testa osservava attento un insettino verde, lo stesso stupido insetto che poco prima gli si era saltato davanti e lo aveva fatto strillare di paura come una femminuccia davanti a Hiroto e Midorikawa.
E allora si era messo ad inseguirlo, perché quello stupido insetto meritava di essere schiacciato.
Il bambino continuava a saltellare dietro al esserino come un matto, tentando ogni volta di finirci sopra.
Inutile dire che ancora non ci fosse riuscito. Possibile che uno stupido insetto fosse più veloce di lui. No, la cosa non poteva essere. Ecco un altro motivo per cui il piccolo doveva uccidere quello stupido insetto.
Quindi continuava a seguirlo, sembrava che niente potesse distrarlo dal suo intento.
Tutto tranne… dei singhiozzi?
Il biondo si voltò a guardare verso gli lo scivolo del giardino, e scorse la piccola An piangere disperata.
Si avvicinò cautamente, poi si fermò di fronte alla bambina in lacrime, che nascondeva il volto contro le ginocchia.
Quando quella alzò il volto si ritrovo quello del bambino a due dita dal suo e cacciò un gridolino, mentre l’altro faceva un salto indietro. Nessuno dei due però lasciò la vista degl’occhi dell’altro, entrambi continuarono a guardarsi fissi in quelle pozze azzurre che entrambi avevano.
E mentre un brivido percorreva la schiena della bambina, il piccolo trovò il coraggio di farsi avanti e chiedere “Qualcosa non va?”
Lei scosse la testa “No… è tutto a posto.” Disse alzandosi in piedi e facendo per andarsene. Ma prima che si allontanasse troppo il biondo le era andato dietro e l’aveva presa per un braccio.
“Allora perché piangi se è tutto a posto?” le chiese insistente, porgendole la sua bandana per asciugarsi gl’occhi e tornando a guardarla negl’occhi.
An sentì un altro brivido. Allungò tentennante una mano e afferrò il pezzo di stoffa scura che l’altro le porgeva, “B-Burn ha preso la mia bambola…” sussurrò tristemente asciugandosi gl’occhi “E a-adesso… la v-vuole b-bruc-ciare!” finì per strillare tra i singhiozzi, nascondendo il viso con le mani, sotto lo sguardo vuoto dell’albino “Io non v-voglio che le f-f-faccia del ma-le!” poi istintivamente appoggiò il la testa alla spalla del bambino.
Il biondo spostò lo sguardo imbarazzato, ma poi, mosso a compassione dalle lacrime della bambina l’abbracciò. “Andiamo, non fare così.” Disse poi “Infondo era solo una bambola…”
Solo una bambola.
Solo una bambola?
Quelle tre parole fecero definitivamente perdere la ragione alla piccola, “Non è solo una bambola!” strillò alzandosi “E’ l’ultimo ricordo che ho della mia mamma! Ecco cos’è!”. Poi corse via ricominciando a piangere più di prima, lasciandosi alle spalle quel povero bambino, spiazzato da una reazione del genere.
“Fa come vuoi…” sussurrò tra sé il bambino, scuotendo la testa. Che senso aveva fare una scenata del genere per una bambola? Non riusciva a spiegarselo.
Si alzò anche lui, e s’incamminò per il giardino alla ricerca dei suoi compagni di giochi.
La cosa non lo riguardava infondo, se lei aveva voglia di piangere per un giocattolo non era colpa sua. Eppure le parole di quella piccola isterica lo avevano colpito, non riusciva a farle uscire dalla sua testa.
“E’ l’ultimo ricordo che ho della mia mamma!”
Un ricordo della sua mamma…?
Lui avrebbe dato qualunque cosa per avere un ricordo dei suoi genitori, una foto – no, forse quello era chiedere troppo -, un peluche, un sonaglio... qualunque cosa sarebbe andato bene pur di avere qualcosa da stringere ripensando alle persone che lo avevano messo al mondo.
Però non aveva niente…
Lei sì invece.
E mentre ci pensava sentì una strana sensazione prenderlo al cuore. Non era invidia, ma tristezza.
Forse non era giusto che quella bambina perdesse una cosa importante perché Burn doveva sfogare i suoi istinti da bambino piromane. Forse tocca proprio a lui sistemare le cose…
“Hey Heat!” sentì una voce chiamarlo e si voltò.
“Nepper…” sussurrò guardando l’amico avvicinarsi di corsa “Che vuoi?”
“Il capitano è riuscito a prendere un accendino” disse entusiasta il castano “E’ ora di distruggere il nostro ostaggio.”
Il biondo sbuffò. “Non lo so Nepper,” disse all’amico spostando lo sguardo “Forse non dovremmo bruciare la bambola di quella bambina…”
Il castano si aggiustò la bandana “E perché no?” chiese sorpreso.
Heat sbuffò di nuovo “Non so. Forse non sarebbe…” ma si bloccò a fissare Maki e Reina, che si dondolavano allegramente sull’altalena; poi spostò lo sguardo verso la panchina lì vicino, dove stavano comodamente sedute due bambole, una perfettamente pettinata con un’elegante fiocco azzurro, l’altra coi capelli dipinti di mille colori.
Erano le bambole delle due amiche che ora chiacchieravano sulle altalene.
“Ho avuto un’idea.” disse al compagno, poi gli si accostò all’orecchio e gli sussurrò il suo piano.
Nepper abbozzò un sorriso divertito. “Ci sto.” Disse poi battendo il cinque al biondo “Burn sarà orgoglioso di noi.”
 
Il piccolo Naguno osservò incuriosito i due amici. “E quindi” disse alzando un sopracciglio “dovremmo distruggere le bambole di Maquia e Ulvida invece che quella di Rean?”
“Certo!” Esclamò Heat porgendogli la bambola della Sumeragi “Due sono meglio di una, non credi?”
Burn si grattò la testa, poi osservò le tre bambole. Distruggere due bambole sarebbe stato più divertente, più pericoloso forse, infondo si trattava delle bambole della piccola Yagami e della sua amichetta coi capelli a ventilatore, e le due non si sarebbero certo messe a piangere, anzi lo avrebbero inseguito per picchiarlo; ma l’idea era allettante. E in più, era un modo efficace per farla pagare a Maquia per avergli tirato un calcio.
Il rosso abbozzò un sorriso sadico, estremamente divertito ed orgoglioso del suo nuovo piano, “E sia!” gridò poi, lanciando la bambola di Rean al biondo “riporta quella stupida bambola a quell’isterica di Rean. Io e Nepper intanto cominciamo.”
L’istante dopo il piccolo Heat stava correndo in mezzo al giardino, alla ricerca della padrona della bambola che stringeva con cura tra le mani.
 
An se ne stava ancora accovacciata in un angolo con le ginocchia strette al petto, grandi lacrimoni continuavano a percorrerle le guance, quando vide un’ombra fermarlesi di fianco.
Sussultò quando alzando lo sguardo incrociò la figura del piccolo biondo di prima, che la osservava serio, con le mani dietro la schiena.
“C-che ci fai qui?” singhiozzò asciugandosi gl’occhi.
L’altro le sorrise dolcemente, “Ho una sorpresa per te” sussurrò, poi portando la mano in cui teneva la bambola davanti alla faccia della bambina le chiese “E’ per questa che stai piangendo?”
Bastò un secondo perché la bambina realizzasse che quella che il biondo le stava sventolando davanti al naso era la sua amata bambola.
Un altro secondo perché il suo viso si illuminasse in un sorriso sollevato ed entusiasta.
Un altro ancora perché saltasse al collo del bambino ridendo e strillando di felicità, “La mia bambola! La mia bambola!”
Il biondo sorrise sereno, stringendo la bambina in un abbraccio amichevole e di conforto. “Sei felice ora?” domandò alla bambina tornando a guardarla negl’occhi.
An annuì vigorosamente stringendo la bambola al petto, “Non potrei essere più contenta.” Disse ridendo.
“Bene” sussurrò il piccolo prima di voltarsi e riprendere a camminare per il giardino.
“Aspetta!” lo richiamò la bambina. Quando l’altro si fu voltato gli disse “Io mi chiamo An. Tu?”
Il biondo sorrise, “Shigeto…” rispose “Ma tutti mi chiamano Heat.”
“Shigeto” sussurrò la bambina “Mi piace.” ed abbozzò un sorriso.
“Quindi, ora siamo amici?” domando poi Heat allungando una mano verso di lei.
An annuì di nuovo, sorridendo entusiasta “Sì, mi piace come idea.” E prese la mano del bambino, arrossendo leggermente.
 
E alla fine di un pomeriggio così movimentato aveva inizio la loro storia.
Qualcosa che andava oltre la semplice amicizia, già da quel momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.
E forse questo Rean lo sentiva. Infondo, già quel pomeriggio, Heat era stato il suo principe azzurro, corso in suo soccorso…
Bhe, forse più che il principe azzurro, era stato il suo corsaro personale.
 
 
 
“BUUUUURN!!!!” il grido isterico di due bambine distrusse improvvisamente la calma che si era creata nel giardino del Sun Garden.
E in quel momento il piccolo rosso e il suo compare avevano cominciato a sudare freddo.
La situazione divenne ancora più terrorizzante per i due bambini quando si trovarono faccia  faccia con la piccola Yagami, rossa di rabbia, e l’amichetta dai capelli a ventilatore. “Burn! Che cosa hai fatto alle nostre bambole?!” strillò la turchina, puntando furiosa un dito verso i due bambini.
“Che vorresti insinuare Ulvida?” le chiese incrociando le braccia al petto, fingendo un minimo di indifferenza.
“Non ci provare testa-di-tulipano!” ringhiò Maquia “Ce lo ha detto Gazel che le hai prese tu!”
Burn sbuffò “da quand’è che ti fidi di quello stupido ghiacciolo?” ed incrociò le braccia  al petto “E poi noi non sappiamo niente delle vostre stupide bambole…”
“Bugiardo!” strillò Maki lanciandosi verso il rosso e cominciando a prenderlo a pugni “Dammi la mia bambola!”
Inutile dire che i due cominciarono a picchiarsi come due matti, mentre Reina saltellava poco distante, facendo il tifo per Maki.
Quel pomeriggio Nepper imparò una cosa:  mai prendere le cose di Reina e Maki senza permesso.
 
 
 
 
 
| Angolo di Reby | :
 
Hi guys! Quanto tempo che non scrivevo più per Inazuma! Mi siete mancati tantissimo tutti quanti! ^^
*qualcuno le lancia un dizionario di latino (?)*
*Lo schiva* Ok, credo di non essere mancata a nessuno ^^”
Bhe, comunque sia, scusatemi per la mia assenza, ma tra la mancanza d’ispirazione, Hetalia e le due Shot che sono riuscita a scrivere, e tutte le altre cose che sto organizzando (?) sono stata un po’ distratta e ho trascurato molto EFP…
Vabbhe, ora sono qui, è questo che conta, no? ^^
*qualcuno le tira una padella*
*schiva pure questa* Ok, non sono mancata a nessuno, e non importa a nessuno se sono qui, il concetto è chiaro u.u”
Comunque, che altro dire? Questa è una long ReanHeat (don’t you say), e direi che già comincia male… cioè, li ho massacrati tutti questi poveri personaggi. Mi odieranno çç
IE cast: sì! Ti odiamo! è_é
Lo sapevo… çç
Ma Vheee [cit.], che ci si può fare? Niente, a scrivere sono io, quindi ^^
Mondo: -.-“””
Eheheh ^^
Bhe, adeso devo salutarci, la mia amica dietro di me sta sbraitando perché sono sempre in ritardo e perdo tempo al computer… non può capire U^U
A presto.
Vi voglio bene, gente. Taaanto bene. ^3^
Byeee

Peace, Love and lots of Fluff  [cit.]
Reby

   
 
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