Mi
dispiace… solo allora
pensò che non
l’avrebbe rivisto mai più.
The tango will go out
{Why does my heart cry?
Feelings I can't fight}
Anthony
sospirò, anche se gli occhi di Roxanne non potevano certo
averlo notato.
Sospirò e
si allontanò dal parapetto, tuffando una mano in tasca; sul
ponte, aggrappato
ad una cima, un gentiluomo stava fumando una sigaretta.
«Scusi, ne ha una?» e
fu tanto cortese da donargliene e accendergliene una.
Esalò una
boccata di fumo, la mano tremante.
Oltrepassò
i componenti dell’orchestra, sorprendentemente pallidi e
sorridenti, schivò
scatole e altri oggetti che rotolavano verso di lui:
l’inclinazione della barca
aveva ormai del disumano e solo facendo leva sulle sporgenze che
incontrava
lungo il tragitto riuscì a camminare in pendenza. Nearer, my God, to Thee, nearer to Thee!
Diede un
ultimo sguardo indietro, verso la prua della nave: l’acqua
nera dell’Atlantico
lambiva quasi il ponte. Respirò a fondo e riprese la sua
salita, sfidando la
folla che scivolava verso il basso. Ah! Il suo cuore non aveva mai
battuto così
forte!
«Dio,
spero che Tu abbia pietà della mia
anima…» mormorò, sedendosi contro una
cassa,
poco dietro il pennone di poppa. Poi, le luci si spensero.
Alla
fioca luce delle stelle, estrasse l’orologio dal taschino e
lo studiò: le due.
«Oh»
sussurrò, senza un filo di voce – fece un sorriso
tremante, poi la poppa sembrò
tremare e volgersi fino al cielo – e mille e più
persone cominciarono a
gridare.
Roxanne, che
fino ad allora aveva
voltato le spalle allo spettacolo del Titanic che affondava, ebbe un
sussulto e
guardò lo scafo della nave che si sollevava, mentre la
nausea le si agitava in
gola. Si coprì gli occhi con i palmi delle mani.
Lo scafo
andava inclinandosi pericolosamente sotto i suoi piedi; Anthony
cercò di
rialzarsi, ma quello si piegò in avanti, facendogli
picchiare la testa sul
rivestimento del ponte. Doveva raggiungere la ringhiera, era il punto
più alto
di tutta la nave, l’unico posto in cui avrebbe potuto
sopravvivere all’acqua. E non
indosso neanche un giubbotto
salvagente, maledizione!
Qualcosa
di caldo gli scivolò lungo il viso, ma non se ne
curò molto.
La
sigaretta ancora accesa gli cadde, ma non si curò molto
neanche di quello.
Afferrò
il parapetto con la mano destra, mentre ascoltava le urla degli altri
passeggeri.
«Aiuto!
Salvatemi!» una ragazzetta annaspava poco lontano, affondava
le unghie per non
scivolare giù. Anthony gemette e le tese la mano. Lei lo
vide e la afferrò,
affondandogli le unghie nel palmo: i suoi occhi erano enormi e lucidi
per le
lacrime.
«Sta’
assieme a me, per l’amor di Dio!» le persone
scivolavano o si gettavano in
mare.
Gettò uno
sguardo in direzione delle scialuppe, o almeno così sperava:
«Roxanne!» chiamò,
più e più volte. Se solo l’avesse
sentito… se solo avesse saputo che l’aveva
sentito sarebbe anche potuto morire in pace.
Roxanne
alzò la testa di scatto,
come se avesse udito un richiamo.
Impossibile,
come potrei sentirlo?
«Anthony!»
urlò con voce stridula
e si infilò le mani nei capelli.
Uno schianto tremendo e il
Titanic…
Uno
schianto tremendo, che spedì sia Anthony che la ragazzetta
contro la ringhiera.
Prim’ancora
che potessero riprendere fiato, la poppa ebbe un sussulto nel senso
opposto,
così che entrambi si ritrovarono a fissare l’acqua
scura e gorgogliante sotto i
loro piedi: penzolavano nel vuoto.
Il
braccio sinistro cominciava a fargli davvero male, e non conosceva un
modo per
evitare di precipitare sotto il relitto del Titanic – e stava
perdendo la
presa. Respirando a fondo, guardò in faccia la ragazza:
«Arrampicati.» Lei
sgranò gli occhi: «Cosa?»
«Passami
sopra, non preoccuparti!» le gridò, nel tono
più rassicurante che gli riuscì.
Lei gli ficcò
un piede nello stomaco, ma riuscì ad issarsi sulla
ringhiera, accoccolata come
un animale spaventato; lui la seguì, la prese per mano e
tentò di raddrizzarsi.
Aveva davanti a sé lo scafo della nave, alle sue spalle una
folla di disperati.
«Spero
che tu voglia fidarti di me» mormorò e si
lasciò scivolare in avanti.
Scesero
veloci come pioggia, puntando i piedi per non rotolare in altre
posizioni;
l’acqua schiumava in vortici sotto le eliche, agitava figure
con il giubbotto
salvagente come pupazzi.
Sì,
sì, sì! ce l’abbiamo fatta!,
pensò esultante, poi arrivò il pezzo di
metallo, la sua testa che batteva contro lo scafo con un rintocco secco.
L’acqua
salata era talmente fredda che bruciava, quasi, sulla pelle e in
particolare
sulla ferita alla fronte. Anthony riemerse quasi subito, sbatacchiato
qua e là
dai vortici. La ragazzetta era ancora aggrappata al suo braccio e
tossiva.
«Signore,
sta sanguinando!» gli disse, scostandogli i capelli dalla
fronte con le dita
bagnate.
«Come
potevo immaginare che la nave si sarebbe attorta su se
stessa?» si scusò lui,
accecato dal sangue che gli copriva gli occhi.
«Io mi
chiamo Hilda» disse ad un certo punto la ragazza, e subito
osservò: «Non avete
un giubbotto salvagente, signore?» sostenendolo per un
braccio. Anthony scosse
la testa.
«I-Io mi
chiamo Anthony.»
Non
vedeva nulla, la ferita continuava a sanguinare.
Hilda lo
abbracciò, quasi, mentre lui continuava a muovere le gambe
intorpidite per
restare a galla; le onde che li spostavano come pezzi di legno erano
dure e
fredde, come se il ghiaccio le avesse trasformate. Inghiottì
un sorso d’acqua e
lo sputò subito, scuotendo la testa.
«Anthony…»
la voce di Hilda tremava, «dovete continuare a muovervi, o
annegherete!»
Avrebbe
voluto replicare che non era uno stupido, che lo sapeva di doversi
muovere, ma
quell’acqua era così fredda e pesante, faticava
così tanto a rimanere a galla
senza giubbotto salvagente, continuava a non vedere nulla, il dolore
gli
bombardava la testa…
«Ah!» le
mani piccole e magre – troppo piccole e troppo magre
– di Hilda lo sostennero,
ma finì lo stesso con il tuffare la testa
sott’acqua. Non voleva annegare!
Alzò di
nuovo la testa, inspirando a pieni polmoni, ma era sempre
più difficile opporsi
al mare.
Hilda gli
circondò la testa con un braccio e avvicinò le
labbra cadaveriche alla sua
guancia.
«Anthony,
non tema, la sosterrò io.»
Lui fece un minuscolo sorriso, la testa reclinata
all’indietro.
«N-non… si preoccupi, Hilda… torneranno a prenderci.»