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Autore: marguerite_murcielago    06/07/2012    2 recensioni
Quando Roxanne Mellinger, poco più che una ragazzina inglese, incontra Anthony Hoyt, scostante e volubile, spesso un vero bambino, non c'è dubbio: è un colpo di fulmine. Purtroppo, tutto ciò che faranno dovrà piegare le ginocchia sul fondo di una scialuppa.
«Ti amo» gli disse, pianissimo, come se avesse appena confessato un orribile segreto.
«Ti ho amato anche io» replicò lui, stirando il volto in un sorriso forzato.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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- Questa storia fa parte della serie 'We must be two to tango'
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Mi dispiace… solo allora pensò che non l’avrebbe rivisto mai più.


The tango will go out
{Why does my heart cry? 
Feelings I can't fight
}

 

Anthony sospirò, anche se gli occhi di Roxanne non potevano certo averlo notato.
Sospirò e si allontanò dal parapetto, tuffando una mano in tasca; sul ponte, aggrappato ad una cima, un gentiluomo stava fumando una sigaretta. «Scusi, ne ha una?» e fu tanto cortese da donargliene e accendergliene una.
Esalò una boccata di fumo, la mano tremante.
Oltrepassò i componenti dell’orchestra, sorprendentemente pallidi e sorridenti, schivò scatole e altri oggetti che rotolavano verso di lui: l’inclinazione della barca aveva ormai del disumano e solo facendo leva sulle sporgenze che incontrava lungo il tragitto riuscì a camminare in pendenza. Nearer, my God, to Thee, nearer to Thee! 
Diede un ultimo sguardo indietro, verso la prua della nave: l’acqua nera dell’Atlantico lambiva quasi il ponte. Respirò a fondo e riprese la sua salita, sfidando la folla che scivolava verso il basso. Ah! Il suo cuore non aveva mai battuto così forte!
«Dio, spero che Tu abbia pietà della mia anima…» mormorò, sedendosi contro una cassa, poco dietro il pennone di poppa. Poi, le luci si spensero.
Alla fioca luce delle stelle, estrasse l’orologio dal taschino e lo studiò: le due.
«Oh» sussurrò, senza un filo di voce – fece un sorriso tremante, poi la poppa sembrò tremare e volgersi fino al cielo – e mille e più persone cominciarono a gridare.

 

Roxanne, che fino ad allora aveva voltato le spalle allo spettacolo del Titanic che affondava, ebbe un sussulto e guardò lo scafo della nave che si sollevava, mentre la nausea le si agitava in gola. Si coprì gli occhi con i palmi delle mani.

 

Lo scafo andava inclinandosi pericolosamente sotto i suoi piedi; Anthony cercò di rialzarsi, ma quello si piegò in avanti, facendogli picchiare la testa sul rivestimento del ponte. Doveva raggiungere la ringhiera, era il punto più alto di tutta la nave, l’unico posto in cui avrebbe potuto sopravvivere all’acqua. E non indosso neanche un giubbotto salvagente, maledizione!
Qualcosa di caldo gli scivolò lungo il viso, ma non se ne curò molto.
La sigaretta ancora accesa gli cadde, ma non si curò molto neanche di quello.
Afferrò il parapetto con la mano destra, mentre ascoltava le urla degli altri passeggeri.
«Aiuto! Salvatemi!» una ragazzetta annaspava poco lontano, affondava le unghie per non scivolare giù. Anthony gemette e le tese la mano. Lei lo vide e la afferrò, affondandogli le unghie nel palmo: i suoi occhi erano enormi e lucidi per le lacrime.
«Sta’ assieme a me, per l’amor di Dio!» le persone scivolavano o si gettavano in mare.  
Gettò uno sguardo in direzione delle scialuppe, o almeno così sperava: «Roxanne!» chiamò, più e più volte. Se solo l’avesse sentito… se solo avesse saputo che l’aveva sentito sarebbe anche potuto morire in pace.

 

Roxanne alzò la testa di scatto, come se avesse udito un richiamo.
Impossibile, come potrei sentirlo?
«Anthony!» urlò con voce stridula e si infilò le mani nei capelli.
Uno schianto tremendo e il Titanic…

 

Uno schianto tremendo, che spedì sia Anthony che la ragazzetta contro la ringhiera.
Prim’ancora che potessero riprendere fiato, la poppa ebbe un sussulto nel senso opposto, così che entrambi si ritrovarono a fissare l’acqua scura e gorgogliante sotto i loro piedi: penzolavano nel vuoto.
Il braccio sinistro cominciava a fargli davvero male, e non conosceva un modo per evitare di precipitare sotto il relitto del Titanic – e stava perdendo la presa. Respirando a fondo, guardò in faccia la ragazza: «Arrampicati.» Lei sgranò gli occhi: «Cosa?»
«Passami sopra, non preoccuparti!» le gridò, nel tono più rassicurante che gli riuscì.
Lei gli ficcò un piede nello stomaco, ma riuscì ad issarsi sulla ringhiera, accoccolata come un animale spaventato; lui la seguì, la prese per mano e tentò di raddrizzarsi. Aveva davanti a sé lo scafo della nave, alle sue spalle una folla di disperati.
«Spero che tu voglia fidarti di me» mormorò e si lasciò scivolare in avanti.
Scesero veloci come pioggia, puntando i piedi per non rotolare in altre posizioni; l’acqua schiumava in vortici sotto le eliche, agitava figure con il giubbotto salvagente come pupazzi.

Sì, sì, sì! ce l’abbiamo fatta!, pensò esultante, poi arrivò il pezzo di metallo, la sua testa che batteva contro lo scafo con un rintocco secco.

Seduta in scialuppa, Roxanne volse di nuovo gli occhi alla nave, ma non c’era più una nave, ma una chiazza di spuma e urla terribili, troppo lontane per loro. Qualcuno cominciò a pregare.

 

L’acqua salata era talmente fredda che bruciava, quasi, sulla pelle e in particolare sulla ferita alla fronte. Anthony riemerse quasi subito, sbatacchiato qua e là dai vortici. La ragazzetta era ancora aggrappata al suo braccio e tossiva.
«Signore, sta sanguinando!» gli disse, scostandogli i capelli dalla fronte con le dita bagnate.
«Come potevo immaginare che la nave si sarebbe attorta su se stessa?» si scusò lui, accecato dal sangue che gli copriva gli occhi.
«Io mi chiamo Hilda» disse ad un certo punto la ragazza, e subito osservò: «Non avete un giubbotto salvagente, signore?» sostenendolo per un braccio. Anthony scosse la testa.
«I-Io mi chiamo Anthony.»
Non vedeva nulla, la ferita continuava a sanguinare.
Hilda lo abbracciò, quasi, mentre lui continuava a muovere le gambe intorpidite per restare a galla; le onde che li spostavano come pezzi di legno erano dure e fredde, come se il ghiaccio le avesse trasformate. Inghiottì un sorso d’acqua e lo sputò subito, scuotendo la testa.
«Anthony…» la voce di Hilda tremava, «dovete continuare a muovervi, o annegherete!»
Avrebbe voluto replicare che non era uno stupido, che lo sapeva di doversi muovere, ma quell’acqua era così fredda e pesante, faticava così tanto a rimanere a galla senza giubbotto salvagente, continuava a non vedere nulla, il dolore gli bombardava la testa…
«Ah!» le mani piccole e magre – troppo piccole e troppo magre – di Hilda lo sostennero, ma finì lo stesso con il tuffare la testa sott’acqua. Non voleva annegare!
Alzò di nuovo la testa, inspirando a pieni polmoni, ma era sempre più difficile opporsi al mare.
Hilda gli circondò la testa con un braccio e avvicinò le labbra cadaveriche alla sua guancia.
«Anthony, non tema, la sosterrò io.»
Lui fece un minuscolo sorriso, la testa reclinata all’indietro.
«N-non… si preoccupi, Hilda… torneranno a prenderci.»

   
 
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