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Autore: Shark Attack    06/07/2012    5 recensioni
Prendete una classica storia fantasy e buttatela via: il protagonista cade dalle nuvole e si ritrova a dover salvare il mondo come dice una profezia sbucata da chissà dove, giusto? No, non qui.
Lei è Savannah, lui è Nehroi: sono fratelli senza fissa dimora, senza passato, senza futuro ma con un presente che vogliono vivere a cavallo tra il loro mondo e il nostro seguendo solamente quattro regole: non ci si abbandona, si restituiscono i favori, non si prendono ordini e non si dimentica.
Sfidano antiche leggende, rubano amuleti e armi magiche di ogni genere per il solo fine di diventare più forti e usano i poteri per vivere da nababbi a NewYork. Il resto non conta. (... o almeno, così credono!)
[Grazie anticipate a chiunque vorrà essere così gentile da leggere e lasciare due parole di commento! ^-^]
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Portale per Bastreth



«Riesci a crederci, Annah? Siamo arrivati fino a qui... noi due, soli, senza poteri o amici a sostenerci...»
Attorno a loro, le persone in coda al confine estremo alzavano gli occhi al cielo e si allontanavano da loro, come se fosse troppo nauseante ascoltare le loro chiacchiere. Nehroi non aveva udito il bisbiglio della sorella di abbassare la voce e aveva proseguito imperterrito. «Abbiamo attraversato le Lande di Feinreth, camminando senza tregua giorno dopo giorno, senza altra famiglia se non noi...»
«Sì, ehm...»
Alcuni bambini li additavano alle loro madri ed erano stati prontamente distratti perché non li osservassero troppo. Ogni parola che usciva dalle labbra di Nehroi era come un biglietto da visita, agli occhi di tutti, ma lui non se ne era mai curato e aveva sempre parlato di tutto liberamente.
«Siamo stati grandi, lo capisci? Contando unicamente sulle nostre forze ora siamo qui, ai confini di Ataklur, e fra poco scenderemo sulla Terra, tra gli umani! Magari lì troveremo una nuova casa e... sarà bellissimo, vedrai!»

Savannah ricordava quel giorno, quel sole che cuoceva le loro teste stanche dopo aver percorso a piedi o su mezzi di fortuna un percorso desertico che non poteva che sembrare infinito e doloroso per due ragazzini di dieci anni o giù di lì. Ricordava le guance sporche di terra di Nehroi mentre impallidivano e i suoi occhi sgranarsi per lo stupore, l'incredulità, la delusione.
Jiin e brehmisth, chi possiede le doti magiche e chi no, le parole che dividevano due realtà. Era un concetto che nessuno aveva mai messo in discussione, eppure quel giorno aveva stravolto tutto.
Non avevano vissuto a lungo con i loro genitori e l'unico familiare che li aveva cresciuti almeno un po' era stato nonno Ughrei, padre di loro padre, e di lui si potevano dire tante cose -che fosse un visionario, spesso ubriaco, musone e scostante in tutto- ma non che non avesse due capisaldi fissi: la pistola terrestre nella cinta dei pantaloni che custodiva orgogliosamente con due soli proiettili in canna e la convinzione che nella loro famiglia il dono passasse di padre in figlio, e che Nehroi l'avrebbe ereditato, diventando jiin; per Savannah non c'era altro da fare che accettare di essere una brehmisth e sostenere il fratello nell'apprendimento delle leggi magiche.
Ughrei non era un tipo di molte parole e dei ragazzi non gli era mai importato nulla, tanto da lasciarli crescere come cagnolini nel campo di erbacce che era la loro casa, ma quando lucidava la sua arma i ricordi di un tempo e di uno spazio lontanissimo riaffioravano così prepotentemente in lui che gli finivano subito sulle labbra e i due fratellini non se le erano mai lasciate sfuggire.
All'epoca Savannah e Nehroi erano solamente due bambini a cui erano stati tolti gli affetti ancor prima che potessero conoscerli e chiamarli tali. Potevano contare solamente su di loro e sulle loro forze, crescendo assieme come solo due orfani di strada con una missione avrebbero saputo fare. Nehroi si era sempre preso cura di Savannah e lei di lui, facendosi da genitori a vicenda, dal momento che nessuno -nemmeno Ughrei, che se li era ritrovati sul groppo all'improvviso- sapesse dire chi fosse il maggiore tra i due. Effettivamente, non sapevano con precisione nemmeno quanti anni avessero.
La parete rocciosa si ergeva di fronte a lei, come sempre.
Savannah sapeva perché le stessero ritornando in mente quel sole e quelle guance sporche mentre guardava un viso rasato e la pioggia le bagnava i capelli: il confine era di fronte a loro e lei stava per aprire il portale, esattamente come quella volta di una decina di anni prima.

«Mettersi in posizione», aveva mugugnato atono l'uomo gigantesco che controllava e gestiva il flusso di migranti ,seppur svogliatamente. La sua stazza era tale da far sentire minuscolo anche il lottatore di montagna alle spalle di Nehroi, che era sul punto di credere di esser stato rimpicciolito tra un passo e l'altro un attimo prima.
Il bambino aveva annuito con fierezza, non lasciandosi intimorire troppo, e aveva fatto un passo in avanti tendendo orgogliosamente il viso verso il guardiano. Il gigante aveva riso di gusto. «Non credo proprio, brehmisth!»
Nehroi, disorientato all'improvviso, si era sentito gelare il cervello e la gola si era fatta più arida del deserto che avevano attraversato per giorni. Aveva aperto la bocca per balbettare qualcosa -che c'era sicuramente un errore e che lui non era un brehmisth ma un jiin- ma il guardiano aveva indicato Savannah con una smorfia. «Non hai un briciolo di magia, bimbo, cosa speri di combinare? Lei, forse...»
La bambina aveva deglutito rumorosamente, sorpresa e stupita come poche volte in vita sua. Aveva sgranato gli occhi e guardato Nehroi in cerca di una spiegazione, ma non aveva trovato altro che un volto ferito e deluso.
Si era impegnata molto per rendere la sua voce il più ferma e tranquilla possibile, per fronteggiare la situazione. «Non l'ho mai fatto prima, non so se...»
Il guardiano aveva sbuffato, visibilmente seccato. «Hai qualche nozione di base, almeno?»
Aveva annuito, sicura di sé. «Chi esce deve rientrare entro sei mesi per non perdere i poteri e non si riattraversa il portale se non si è lo stesso gruppo alla partenza.»
«Intendevo nozione pratica, mocciosetta, e comunque non sono più sei mesi ma due. La Terra è sempre più avida.»
Savannah era arrossita violentemente, imbarazzata per la figuraccia e la sua ignoranza. Aveva scosso la testa, lentamente, come se non volesse mostrare troppo vistosamente la sua ammissione. In fondo, aveva appena scoperto di non essere una brehmisth...
«Mai studiato, eh?», ridacchiò l'omaccione facendosi di lato. Aveva afferrato un vetro rotondo e opaco che teneva incastrato su un bracciale alla spalla sinistra e lo aveva posto di fronte agli occhi di Nehroi, come se stesse controllando se ci si vedesse attraverso, e non ci fu alcun cambiamento nel vetro; poi lo aveva posto di fronte a Savanna e, da trasparente che era, il rilevatore si era riempito di un fumo giallo pallido, fluttuando dal punto corrispondente alle sue pupille, e il guardiano aveva riso.
«Neanche tu puoi aprirlo, ti ammazzeresti. Torna quando sarai più forte.»


Nehroi si accorse della sua aria corrucciata e si intromise prepotentemente nel campo visivo della sorella, facendo inquietanti rumori con le scarpe nel fango. «Cos'hai?», domandò quasi con impertinenza.
Savannah lo guardò storto. «Le persone normalmente dotate hanno dei pensieri, a volte», sibilò seccata sotto lo scroscio d'acqua, «E nessuna legge mi impone di dirteli.»
Il ragazzo scacciò la sua pungente ironia con la mano. «Secondo me sei sovrappensiero per via del portale, non ricordi più come si evoca», la provocò.
Savannah rise all'improvviso, irruente come lo scoppio di un palloncino. «Non ricordo come si evoca! Buona questa!», la sua voce trillava come un campanello tra i tuoni del cielo. «Non sono così tonta da scordare cose tanto importanti da un mese all'altro.»
«E allora perché siamo sotto l'acquazzone a non far niente? A cosa pensi?»
«Alla...» sorrise. «Alla prima volta», confessò infine. In fondo non sapeva arrabbiarsi troppo a lungo con Nehroi.

«Con questo livello di magia, è già tanto se riesci a passare tu da sola.»
La voce del gigante aveva tuonato minacciosa e derisoria nelle orecchie di Savannah e in quelle di tutti gli altri presenti che iniziavano a ridacchiare di nascosto. Nehroi aveva afferrato prontamente il braccio della sorella e l'aveva trascinata fuori da quella dogana crudele prima che la sua psiche potesse risentirne troppo, sgomitando senza sosta tra gli altri in coda, che li additavano e mormoravano tra loro.
Però quando la luce del sole era tornata a colpire i loro visi, le lacrime della bambina avevano già bagnato completamente le guance rosee, gli occhi erano ormai arrossati e il singhiozzo inevitabile.
Nehroi aveva abbassato violentemente lo sguardo, solo per nascondere i suoi occhi altrettano lucidi, e l'aveva abbracciata, anche se senza passione. Il nonno si era sbagliato e lui non aveva alcun potere. Tra la loro gente, “brehmisth” non era sinonimo di debolezza, no: era direttamente il modo per descriverla. Un brehmisth non è molto diverso da un umano, li differenziava solo la conoscenza della magia e dei suoi meccanismi.
«Neh...», lo aveva chiamato piano, in un sussurro spezzato.
Il bambino aveva sciolto l'abbraccio e si era ritrovato di fronte il volto più distrutto che avesse mai visto . «Neh, adesso cosa facciamo?»

Nehroi sospirò e si sistemò meglio sulla fronte il cappuccio della felpa, ormai completamente zuppo e inutile sotto quella pioggia battente. «A volte torna in mente anche a me...», disse in un sospiro.
Iniziò a pensare che se e quando sarebbero riusciti a tornare a casa, avrebbero passato mesi a letto con la febbre o con una polmonite.
Savannah invece sembrava non accorgersi minimamente del tempo. «Per tutta la vita avevamo pensato che tu avessi ereditato i poteri... e invece ce li avevo io.»
«Ce li hai tu», precisò il fratello, con un pizzico di nervosismo. «E che ne dici di usarli?»
La sorella gli fece la linguaccia e si voltò verso la parete rocciosa. Cercò due punti in cui una scia violacea di minerali era più visibile, segno della rottura della materia tra le dimensioni, e vi ci posò le mani. Chiuse gli occhi e le dita iniziarono a tremarle.
Nehroi si avvicinò alla roccia, abbastanza da entrare nel raggio di trasporto ma non troppo perché venisse bruciato dall'incantesimo. Qualche secondo dopo, la concentrazione di Savannah aveva raggiunto livelli tali da farle da far diventare incandescente la scia violacea, che si allargò sempre di più fino a disegnare uno squarcio nella montagna. Savannah tolse le mani e se le pulì sui pantaloni, mentre un sorriso soddisfatto le si disegnava sul volto.

«È evidente che devi prendere tu i compendi e i libri del nonno», aveva detto Nehroi mentre tirava su con il naso, intento a non mancare di rispetto alla sorella che lo aveva sostenuto tanto quando le parti erano invertite. «Per fortuna ti ho sempre detto tutto ciò che mi insegnava, quindi adesso puoi iniziare ad esercitarti...»
Aveva alzato gli occhi al cielo, come se stesse cercando la forza di andare avanti, poi li aveva abbassati sulla sorella, incrociando uno sguardo impaurito e sconvolto. «Avremmo dovuto accorgercene prima che non sapevo spostare neanche una piuma se non soffiando...», la sua voce era amara e spezzata.
«Il nonno ha sempre detto che non è male essere un brehmisth...»
«Lo diceva per consolarti, Annah!», aveva sbottato Nehroi nervoso, prima di accorgersi di ciò che aveva realmente detto. Adesso che il brehmisth era lui, capiva quanto era stato cattivo e ingiusto a credere di essere superiore alla sorellina, la sua nuova unica ancora di salvezza per tutta la vita.
«Per prima cosa, esercitati sull'apertura del portale», aveva cercato di riprendersi trovando risolutezza nella sua coscienza. «Al resto penseremo dopo, tra gli umani.»
Il tempo sembrava non scorrere mai. Avevano passato giorni e giorni studiando le tecniche magiche ed appurando che effettivamente Savannah era un jiin, e neanche troppo debole. Ogni mattina, puntualmente, si presentavano di fronte al guardiano, chiedendo di controllare se il suo livello di magia fosse sufficiente per lasciarsi alle spalle quel mondo che non portava alcun futuro per due orfanelli come loro, e il gigante si era stupito per primo vedendo un pallido fumo arancione scivolare nel vetro dopo una sola settimana. «La gente normale ci mette almeno un anno a passare di grado, lo sai bimba?», le aveva detto soddisfatto. «Esercitati ancora un po', però... meglio non correre rischi con una novellina. Mica vuoi che il tuo fratellino arrivi squarciato a destinazione, no?»
I ragazzi erano impalliditi a quella battuta, non riuscendo minimamente a ridere di gusto come il gigante.
Tanti soli erano sorti e tramontati sulle loro piccole teste, mentre decine di altri migranti erano andati e tornati attraverso il portale, lamentandosi dello stato della natura e dei malcostumi degli umani. «Non c'è niente per voi, là sotto», aveva detto loro una vecchia dalla faccia arcigna.
«Non c'è niente per noi nemmeno qui», aveva ribattuto Savannah aggrottando la fronte.
La vecchia era sembrata sorpresa, ma solo per un attimo. «Beh, c'è sempre il piano di sopra! Ah!»
La mattina successiva Savannah e Nehroi si erano presentati ancora di fronte al guardiano, molto più fiduciosi della prima volta che lo avevano visto in faccia, ormai tre settimane prima.
Il gigante aveva già il rilevatore in mano, come se quello fosse diventato un vero e proprio rituale, e aveva indicato a Savannah il punto in cui i jiin aprono il portale. Con il vetro posto di fronte agli occhi, la bambina aveva osservato un fumo arancione molto intenso e scuro, che per poco non era rosso, e ne era rimasta soddisfatta.
«Ottimo progresso», aveva detto il guardiano riponendo il rilevatore al suo posto. «Ottimo davvero... ora puoi attraversare il confine tra i mondi.»
Savannah si era voltata soddisfatta e felice verso il fratello, ma non era riuscita ad incrociare il suo sguardo: stava sistemando con insistenza qualcosa dentro lo zaino, a capo chino.
Il guardiano aveva presole mani di Savannah e la sua attenzione si era focalizzata su ciò che aveva imparato dai libri, dai consigli del gigante e dall'osservazione delle altre persone che erano già transitate nei giorni precedenti. «Rilassati», le aveva detto, guidando le sue mani su un'incrinatura colorata della roccia.
Savannah aveva annuito, raccogliendo il coraggio e la forza di volontà con ogni fibra del suo corpo, e aveva chiuso gli occhi, cercando di concentrarsi solo sulle scie verdastre, sulla loro consistenza, sull'affondare le dita in quelle increspature della montagna fino a toccare la parete corrispondente nell'altro mondo, in chissà quale montagna di chissà quale paese umano. Quando il calore della roccia era svanito, Savannah aveva capito di essere arrivata dall'altra parte e aveva immaginato di aprire il portale, esattamente come se fosse una finestra o una porta.
Aperti gli occhi, si era ritrovata di fronte un velo liquido e, in lontananza, un paesaggio totalmente nuovo, molto più verde e rigoglioso del deserto alle sue spalle.
Si era voltata verso Nehroi, bloccato con una mano a metà nello zaino e la bocca semiaperta per lo stupore. Negli occhi, qualcosa di insolito, forse timore per ciò che li stava per attendere.

«Muoviti, fifone», disse al fratello un attimo prima di attraversare il velo liquido che nascondeva le alture di Bastreth, ricordando quella prima volta.


*-*-*-*



E siamo al secondo capitolo, incredibile! XD Ho avuto vari problemi nel realizzarlo perché mi ero accorta che stavo correndo troppo facendo accadere troppe cose... così mi sono limitata ad introdurre una questione importante, la distinzione tra chi ha il dono magico (i jiin) e chi no( i brehmisth) e come si relaziona la gente rispetto a queste categorie. Certo, niente al mondo è o bianco o nero, ma questa è una cosa che vedremo nel prossimo capitolo... Spero di non aver fatto pastrocchi ^^ nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa in più sulla missione dei ragazzi, magari con meno ricordi, e ci sarà un bel po' di azione, si entra nel vivo della storia! :D

Ringrazio le mie tre donzelle -le tre marie, ahah- che seguono con un certo masochismo le mie fic da... beh, da un sacco direi :P Grazie!
E coloro che leggono “tacitamente”... fatevi avanti e lasciate due righe, non siate timorosi! ^^

Alla prossima, people!
Ciao!
Shark
   
 
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