Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: SamanthaMcQueen    06/07/2012    8 recensioni
La mia prima storia Larry.
Spero vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 6.

And I've seen you cry, way too many times.

 

Uscii il più in fretta possibile da quella casa, non volevo restarci un minuto di più. Mi sentivo preso in giro, raggirato, e in parte anche tradito.
Beh, ma lui non mi aveva tradito in fondo, non c’era mai stato niente tra di noi, oltre che un’enorme bugia.
Stavo morendo dentro, non riuscivo a sopportare quella sensazione di malessere, quella fitta al cuore che sembrava volerlo stritolare per poi farlo in un milione di pezzi.
Sapevo che non dovevo cercarlo, che dovevo smettere di provare quelle forti emozioni per lui, che era sbagliato, era malato. E così il destino mi aveva punito.
Salii in macchina più sconvolto di prima, se possibile, prendendo sempre più atto della situazione. Non volevo crederci, non potevo crederci, ma nonostante questo le lacrime non smettevano di sgorgare inflessibili dai miei poveri occhi.
Misi in moto con non poca fatica, non riuscivo a vedere il foro per inserire le chiavi, così mi fermai un attimo, asciugai le lacrime per quanto possibile, almeno quel poco da poter vedere di nuovo chiaramente, e poi feci un respiro profondo, partendo per le strade affollate di Londra.
Dovevo stare calmo e concentrarmi sulla guida. Solo sulla guida.
Non potevo fare un incidente per uno stupido, ignorante, menefreghista da quattro soldi che sapeva solo usare le persone e buttarle via come fossero salviette per pulirsi il fondo schiena.
Il tragitto per tornare a casa, seppur breve, mi sembrò più faticoso del solito, non riuscivo a vedere bene la strada, non riuscivo a concentrarmi e pensare.
Non so come arrivai tutto intatto a casa, e il mio cellulare cominciò a squillare ripetutamente.
Lo presi e notai cinque chiamate perse da Gemma, più un messaggio.
Lo aprii e mi scese di nuovo qualche lacrima, leggendolo. ’Heyscemo, perché sei andato via piangendo? Che è successo? Lou si è chiuso in camera, sembrava una furia, tirava ogni cosa che si ritrovava in mano. Sono preoccupata per favore richiamami.’’
Richiusi il telefono mettendomelo in tasca, senza risponderle. Non sapevo cosa potevo scrivere, sinceramente non mi andava nemmeno di mentire. Non mi andava di fare niente, volevo solo sparire. Sparire per sempre da questo schifoso mondo, che mi aveva riservato uno scherzo tanto tremendo.
Ignorai totalmente mia madre che mi stava venendo in colpo preoccupata, vedendomi probabilmente con gli occhi un po’ gonfi dal pianto che mi ero fatto, e nonostante mi urlasse di tornare al piano di sotto per parlare con lei, mi chiusi in camera, e mi buttai sul letto.
Non ho nemmeno idea di quante ore vi rimasi, avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio, non ero nemmeno più certo di essere in camera mia.
Non pensavo a niente, non sentivo niente, un sensazione di totale vuoto mi avvolse, e mi sentii meglio.
Stavo meglio non provando nulla, sicuramente. Almeno per il momento, perché presto sarei dovuto tornare alla realtà, alla mia solita vita, e continuare a vederlo, giorno dopo giorno con il cuore a pezzi, mentre lui tranquillo sogghignava alle mie spalle. Squallido.
Sentii di scatto bussare alla porta, ma continuai ad ignorare i colpi che si facevano man mano sempre più insistenti.
Ad un certo punto una voce familiare giunse alle mie orecchie, così voltai appena il capo per guardare la porta.
-Harry! Hey Harry, brutto idiota cerebroleso, vedi di aprire questa dannata porta se non vuoi che la butti giù a suon di pugni!-
Grugnii appena svogliato, non trovavo la forza di alzarmi dal letto.
-Harry, tua madre è andata a prendere Gemma, l’hai lasciata a casa di Louis da sola. Ma che è successo? Mi ha chiamata preoccupata per chiedermi se ti avevo visto, vuoi spiegarmi?-
Ancora silenzio, non riuscivo a professare alcuna parola, mi sentivo un guscio vuoto.
-E apri questa maledetta porta, cristo!-
Quando il moro diede un calcio alla porta, sentii le assi del pavimento vibrare, e le viti che la tenevano ferma oscillare un po’ troppo forte.
Mi trovai costretto ad alzarmi dal mio morbido letto, arrivando stancamente fino alla porta, e non appena girai la chiave nella serratura, la porta si spalancò di colpo, facendomi quasi cadere a terra, se due forti braccia non mi avessero afferrato prima che andassi ad abbracciare il pavimento.
Non riuscivo a guardarlo in faccia. Insomma, lui mi aveva detto di non andare, ma non pensavo sarebbe successa una cosa simile, non pensavo sarei stato devastato dalla situazione.
In fondo non lo conoscevo da molto, avevo appena iniziato a scoprire qualcosa di lui, qualcosa che forse non avrei voluto sapere, tra l’altro, e mi era bastato. Mi era bastato per rendermi conto che non era ciò che mi serviva, ciò di cui avevo bisogno per essere felice.
Allora perché quel dolore, quella tristezza che sembrava non avere una fine? Perché?!
Zayn mi scosse violentemente le spalle, supposi per avere una mia qualche reazione, ma ancora non riuscivo ad alzare lo sguardo, perché sapevo che avrebbe capito come stavo solo guardandomi negli occhi.
Mi passai una mano sui capelli arruffati, cercando inutilmente di coprirmi il volto.
Il moro invece mi alzò il mento con due dita, finalmente immergendo i suoi occhi castani nei miei. Vidi la sua espressione cambiare lentamente, dalla rabbia che vi leggevo prima, ad un leggero stupore, alla rassegnazione e la tristezza.
Lo sapevo. Solo guardandomi sapeva in che condizioni stavo.
Rimanemmo a guardarci negli occhi per un periodo forse un po’ più lungo del normale, fino a quando involontariamente arrossii. E come non avrei potuto? Mi stava guardando con quel suo strano sguardo intenso che poche volte avevo visto riflesso nel suo viso, nella sua espressione.
Cominciò ad avanzare deciso, e trovandomi davanti a lui non potei fare a meno che arretrare, fino ad arrivare al letto, su cui cademmo sopra. O almeno, io ci caddi sopra.
Lui si limitò a guardarmi (ancora), per poi sedersi lentamente accanto a me, e poi sdraiarmi, abbracciandomi.
Era il gesto più dolce che gli avessi mai visto fare, al che non ce la feci più. Scoppiai il lacrime come un bambino, e lui, dolcemente, asciugava ogni mia lacrima e mi consolava, accarezzandomi dolcemente il capo. Probabilmente non mi meritavo un migliore amico così buono con me. Non sapevo come avrei mai potuto ringraziarlo.
Rimanemmo in quella posizione per un po’, anche quando finii di frignare. Mi piaceva sentirlo così vicino, mi sembrava così sicuro, il contrario di ciò che ero io.
Mi sentivo protetto, in un certo senso.
Ad un certo punto lui si mise a sedere, si colpo, e io lo guardai un po’ smarrito. Mi bastò un suo sguardo per capire, così cominciai a guardare la parete davanti a me, ed iniziai a raccontargli cos’era successo.
Non che ci fosse poi così tanto da raccontare, alla fine.
-Che figlio di..- provò a dire Zayn, ma io lo fermai.
-Calmo, calmo. Adesso sto meglio, giuro. Grazie a te.- Io abbassai lo sguardo imbarazzato dicendo quelle parole. Non eravamo mai stati tanto intimi, per cui era comprensibile.
Lui sorrise compiaciuto, non capii se lo era per le mie parole o perché ero arrossito come un idiota.
In ogni caso lasciai stare, perché sentii aprirsi la porta al piano di sotto.
Ed eccole tornate.
-Zayn, non mi va di vedere Gemma…- bofonchiai io. Certo che ero un vero bambino, mi lamentavo sempre.
Lui mi guardò un attimo inarcando un sopracciglio, poi scoppiò a ridere.
-E non ridere, scemo!- Gli dissi io, cominciando a ridere a mia volta contagiato dalla sua risata.
Lui si alzò con disinvoltura dal letto e iniziò a prendere i dei miei vestiti puliti dall’armadio.
-Che fai?- chiesi accigliandomi.
Non mi rispondeva. Viva l’educazione, eh.
In un attimo Gemma e mia madre si precipitarono al piano di sopra, probabilmente vedendo a vedere come stavo, o qualcosa di simile.
Dovevo avere una faccia spaventosa, perché sgranarono gli occhi quasi avessero visto un mostro.
Io feci finta di niente, altrimenti le avrei mandato entrambe a quel paese e non mi sembrava molto carino da parte mia.
-Signora Styles, mi scuso per non averla avvertita prima, ma Harry dormirà da me sta notte.- Disse lui sicuro di sé. In effetti tutto quello che chiedeva a mia madre gli veniva sempre acconsentito. Era lui il cocco di mamma, mica io.
Lei ci sorrise e si limitò a fare un cenno col capo. Ecco.
Lui mi prese per mano soddisfatto, e mi trascinò fuori di casa, ignorando totalmente Gemma che continuava a farci domande.
Una volta arrivati a casa sua mi sentii meglio. Almeno non dovevo affrontare ancora quel problema parlandone a mia sorella, anche se in realtà non credo le avrei detto la verità, mi vergognavo a morte a dire una cosa del genere.
Nel salotto di casa Malik mi trovai Liam, seduto sul divano, che guardava e commentava uno show televisivo con la nonna di Zayn. Sembravano parecchio presi.
Io scoppiai a ridere, così da far voltare i due. Liam si alzò in piedi quasi saltando, felice e corse ad abbracciarmi.
-Come stai? Diamine se sei abbronzato!-
Lui sorrise un po’ imbarazzato. –Ho fatto surf tutti i giorni sotto il sole, come volevi che diventassi?- e mi diede una pacca sulla spalla.
-Nonna, noi andiamo di sopra.- Disse Zayn, e cominciò a salire le scale. Noi lo seguimmo a ruota, chiacchierando della sua vacanza, di quello che era successo, se aveva conosciuto qualche ragazza.. insomma, di tutto. Eravamo talmente elettrizzati.
Quella serata la passammo così, ridendo e scherzando. Mi sentivo meglio, stare con i miei amici mi aiutava a non pensare a quello che era successo, a quello che era successo al mio cuore, poche ore prima.
Tra chiacchiere e videogiochi, la serata passò in fretta, e Liam ad una certa ora si sentì costretto ad andarsene, altrimenti la mattina dopo non si sarebbe svegliato, e ciao scuola.
Lo accompagnammo alla porta, per poi salutarlo e tornare in camera, a pulire tutti i pop corn che avevamo buttato per terra, e carte di brioches varie.
-Sarebbe ora che andassimo a dormire.- Mi disse Zayn, tranquillamente.
In effetti iniziavo ad avere un certo sonno.. –Mhm, hai ragione, meglio se andiamo a letto.
In un attimo Zayn si era svestito, infilandosi una maglia senza maniche un po’ troppo larga per lui, da usare come pigiama. Io invece, d’altro canto, iniziai a svestirmi e basta.
La mia brutta abitudine di dormire senza niente addosso ce l’avevo fin da piccolo, non lo potevo evitare.
Mi tolsi velocemente i pantaloni e la t-shirt, restando solamente in boxer, e quando stavo per togliermi anche quelli Zayn mi afferrò la mano con tutta la forza che aveva.
Mi voltai e lo trovai a fissarmi allucinato.
-Che c’è? Lo sai che dormo senza vestiti, quando eravamo piccoli mi hai visto senza niente addosso milioni di volte!- Borbottai io ridendo della sua faccia.
-Sì, ma non abbiamo più cinque anni, Harry.- Continuò serio lui.
Lo guardai stranito, poi mi arresi.
-V-va bene, non pensavo che il signor Zayn Malik fosse così vergognoso.- lo sfottei, ma stranamente non mi rispondeva.
Sospirai e mi infilai nel mio letto, accanto al suo. Così fece anche lui, e poi spense la luce.
Mi faceva un po’ strano dormire lì, erano anni d’altronde che non lo facevo, Zayn era sempre così riservato che non mi aveva più invitato a dormire con lui, e sinceramente non ne avevo mai capito il motivo. In fondo siamo migliori amici, lo siamo sempre stati, eppure quello non me l’aveva più permesso.
Chiusi gli occhi, cercando di prendere sonno con scarsi risultati. Non riuscivo a dormire, chiudere gli occhi mi faceva solo tornare alla mente quei pochi minuti di qualche ora prima, non potevo farne a meno, e la cosa mi faceva stare male.
Ero uno sciocco, un povero stupido. Come potevo essermi innamorato tanto in così poco tempo di qualcuno che non conoscevo? Ridicolo.
-Non riesci a dormire, eh?- Due braccia leggermente tremolanti mi cinsero i fianchi, e sentii un corpo caldo entrare nelle lenzuola e premere contro il mio.
Ringraziai il cielo che la luce fosse spenta e che quindi non si vedesse nulla, perché la mia faccia iniziò a prendere fuoco. Insomma, ero in boxer e lui aveva solo una maglietta addosso (e i boxer pure lui, ovviamente.). E poi c’era anche da considerare il fatto che negli ultimi tempi ero attratto più dai ragazzi che dalle ragazze, la cosa era alquanto imbarazzate.
-N-n-n-on tant-t-to.-Balbettai io come un cretino. Lui rise.
L’avrei fatto anche io fossero state le parti invertite, probabilmente.
-Stai tranquillo, passerà. Lentamente ma passerà.-
-Cosa?- Chiesi leggermente confuso.
-Il dolore al petto, quel dolore intenso che nonostante ti sforzi sembra non voler scomparire mai. Ci vuole un po’, ma alla fine ti senti meglio, più forte anche.-
Iniziai a capire lentamente di cosa stesse parlando, e ritrovai le stesse sensazioni che stavo provando in ciò che lui mi stava descrivendo.
-Hai avuto anche tu un amore non corrisposto?- Chiesi senza pensarci, dando libero sfogo ai miei pensieri.
Lui strinse leggermente la presa sui miei fianchi, ma non disse nulla. Mi bastò quello per capire.
-Mi dispiace.. devi esserti sentito solo, non parlandone con nessuno. Potevi dirlo a me, però, lo sai che ci sono sempre per te.-
-Quanto sei ingenuo, piccolo Styles.-
A quelle parole non seppi cosa rispondere. A cosa si stava riferendo? Forse lo capivo meno di quanto pensassi, quel ragazzo.
-Su forza, adesso chiudi gli occhi e dormi.- Iniziò a coccolarmi, come faceva quando eravamo bambini, quando piangevo. Mi lasciava piccoli baci sulla spalla, e mi accarezzava i capelli. Amavo quando lo faceva, glielo chiedevo sempre, però erano anni che aveva smesso di coccolarmi così, era cambiato, era diventato più chiuso, in un certo senso.
Invece quella sera, quella notte, sembrava il vecchio Zayn, quello che amavo tanto.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare come un bimbo tra le sue braccia, addormentandomi in pochi minuti.
 
 
Restai da Zayn per tutto il fine settimana, e per mia fortuna non ci furono più momenti imbarazzanti come quello.
Lunedì mattina, quando mi svegliai, Zayn stava nel suo letto a ronfare come suo solito.
Mi ci volle un po’ per svegliarlo, nemmeno le cannonate funzionavano con lui, mi chiedevo come facesse sua madre a buttarlo giù dal letto la mattina.
Alla fine, scocciato, presi la sua amata trombetta da stadio e gliela suonai in un orecchio. Fece un salto olimpionico, oserei dire, scattando in piedi.
Forse ora non l’avrebbe più amata così tanto.
Scoppiai a ridere, con Zayn che mi guardava furioso imprecandomi dietro, per poi scappare a vestirmi e prepararmi nel suo bagno.
Era tutto perfettamente pulito e lucidato, il contrario del mio. Sospirai e cominciai a lavarmi e vestirmi,  per poi passare ai capelli, che quella mattina sembrava non volessero uscirmi qualcosa di decente.
-Allora, ti vuoi muovere? Serve anche a me il bagno!- Borbottò Zayn fuori dalla porta, bussando insistentemente.
Io uscii di scatto, sbuffandogli in faccia. –Prego, sua maestà.-
E lui entrò in bagno tutto felice, per restarci dentro per una quantità di tempo che mi parve non finire più. Ma quanto era lento? Peggio di una donna, altro che io, che pensavo già di essere esagerato.
Dopo circa quaranta minuti (sì, quaranta.) uscì da quel benedetto bagno tutto profumato e ingellato come suo solito, con una cresta alta almeno quattro centimetri.
Io avevo già fatto colazione, nel frattempo che lui passava le ore a specchiarsi, mentre lui prese solamente una fetta biscottata e uscì di fretta di casa.
In auto non parlammo per niente, ero troppo occupato a concentrarmi.
Dovevo solo essere forte. Non gli avrei più permesso di manipolarmi e usarmi in quel modo, mai più. Per me Louis Tomlinson era morto. Il suo divertimento poteva definirsi concluso.
-Allora, pronto?- Mi disse Zayn, facendomi accorgere che eravamo ed aveva parcheggiato.
-Sicuro- Gli sorrisi e scendemmo dall’auto, belli e perfetti come nostro solito.
Arrivati verso l’entrata della scuola notai qualcosa di piccolo e giallo che saltellava, attirando la mia attenzione. Mettendo meglio a fuoco, chiudendo appena gli occhi mi accorsi che era Lottie.
Gli rivolsi un sorriso gentile e feci per alzare la mano per ricambiare il saluto, quando notai che qualcuno accanto a lei sogghignava contento. Il mio sorriso si spense. Mi voltai e tornai da Zayn, che nel frattempo si era già acceso una sigaretta e stava chiacchierando con Liam, arrivato da pochi minuti.
Che nervi che mi venivano, che nervi! Quel sorrisetto impertinente mi faceva saltare la pazienza. Eppure dovevo ricordarmi di ignorarlo e non pensarci, ma era più forte di me.
Avrei tanto voluto tirargli un cartone in piena faccia con tutta la forza che avevo, ma allo stesso tempo avrei voluto fare ben altro.
Scossi la testa, confuso. –Forse non sono così pronto.- dissi tra me e me senza pensarci, e i due ragazzi mi guardarono. Zayn mi capì al volo, Liam invece continuava a fissarmi curioso, ma non dissi altro.
Al suono della campanella ci limitammo ad entrare, correndo agli armadietti per prendere i libri per la prima ora di letteratura. Mi piaceva letteratura, quindi come prima ora non era per niente pesante, per mia fortuna.
Appena entrai in classe però l’insegnante mi diede un biglietto.
-Ti ha convocato il preside, vuole parlarti. Per la mia ora sei assolto.- Senza darmi nemmeno il tempo per chiedere cosa volesse da me il preside, si voltò e cominciò a compilare il registro, al che io senza degnarla più di uno sguardo mi avviai ad uscire dall’aula, facendo gesti a Zayn, volendogli dire ‘ti spiego dopo’. Lui capì e sbuffò.
Io lo guardai e sorrisi, per poi uscire, attraversando il lungo corridoio fino all’ufficio del preside. Ammetto si essere stato un po’ preoccupato, visto che le poche volte che ci finivo non era mai per cose belle. Come per ogni studente, d’altro canto.
Bussai un paio di volte, quando la segretaria mi disse di muovermi e di entrare, così non aspettai un secondo di più e varcai la porta.
Rimasi un attimo sbigottito da chi mi trovai davanti.
-Oh, Styles finalmente.-
Il destino era veramente tremendo, ce l’aveva proprio con me, cosa mai gli avevo fatto di tanto cattivo per farmi odiare tanto?
Il preside e Louis mi guardavano sorridenti, facendomi cenno di andarmi a sedere. Avrei voluto sputargli in faccia. A tutti e due.
Mi accomodai nella poltrona in pelle davanti alla scrivania del preside, che come mi sedetti iniziò a parlare.
-Bene, Styles l’ho fatta chiamare perché vorrei aiutasse il signor Tomlinson. Mi spiego.. il signor Tomlinson proviene da una rinomata famiglia inglese, e ha mandato qua i suoi figli appunto per avere un’istruzione più adeguata al loro livello e stile di vita. Come sa la nostra è un’ottima scuola, prepara gli studenti a college impegnativi come Harvard e Oxford, quindi le chiederei un suo aiuto.
Ho già parlato con sua sorella minore, che si è impegnata ad aiutare la piccola Lottie nella sua integrazione ai nuovi orari e il nuovo ambiente.
Pur troppo non c’è nessuno che conosca il signorino Louis a parte lei, a quanto lui mi ha detto, quindi anche se non siete della stessa classe e dello stesso anno, vorrei che per qualche settimana lei si impegnasse ad aiutarlo ad abituarsi alla nuova scuola. E’ tutto chiaro?-
Fissai il preside con una faccia da pesce lesso. Cioè, ma lo stava facendo apposta?
Ovviamente avevo già capito tutto. Gli studenti non aiutavamo mai i nuovi arrivati ad integrarsi, mai. Ma ovviamente credo che per chi proviene da una famiglia talmente ricca da far uscire soldi pure quando si va in bagno, credo che il modo in cui venivano trattati fosse leggermente diverso.
Sospirai, sapendo di non potermela cavare proprio in quella situazione, non avrebbe accettato un rifiuto, e Louis aveva fatto apposta a fare il mio nome, per farmi scoppiare.
Ma non avrei ceduto, assolutamente.
Feci un sorriso beffardo, sorprendendo il preside, ma specialmente Louis, perché fece una faccia strana, leggermente delusa, e forse anche un po’ irritata. Dovevo essere forte, dovevo resistere e ripagarlo con la sua stessa moneta.
-Ovviamente, mi farebbe piacere signor preside. Nessuno di noi vorrebbe che si sentissero a disagio tanto da doversene andare dalla scuola.-
Al che il preside sorrise soddisfatto. Tanto non avrei potuto rispondere altrimenti, per cui.
-Bene, potete andare. Styles, so che sarà impegnativo, ma passerai metà delle lezioni con Louis. So che è un anno avanti a te perché è più grande, ma in cambio ti sarà concesso un aiuto nello studio da Louis stesso, che essendo molto preparato si è offerto personalmente di aiutarti con le materie in cui ti troverai indietro. Sei un ragazzo brillante, hai i tuoi alti e bassi ma credo che non avrai problemi e non resterai indietro, specialmente con lui in tuo aiuto.- ed indicò il ragazzo, che sorrideva gentile.
Uscimmo dalla sala del preside, e mi sentii molto più pesante di prima.
Sbuffai, leggermente scocciato, quando mi sentii soffiare sul collo. Mi venne la pelle d’oca ed arretrai.
-Dovresti smetterla di fare l’idiota, non sono più un giocattolino. Non lo sono mai stato.- puntualizzai, con aria di sfida. Mi sentivo stranamente sicuro di me, la rabbia mi aiutava a tenere lo sguardo fermo, sicuro di me stesso.
Lui mi guardò appena inclinando il capo, e mi si avvicinò pericolosamente. Io di conseguenza arretrai, non sopportavo di sentirlo troppo vicino, la sua presenza mi infastidiva.
Dovetti fermarmi quando dietro di me trovai il muro, che non mi permise di continuare la mia camminata da gambero.
Lui si fermò a pochi centimetri dal mio viso, e sorrise compiaciuto, vedendo che la maschera che con tanta fatica stavo tentando di costruirmi stava crollando lentamente, stava facendo emergere le mie vere emozioni, la mia paura.
-Quanto sei ingenuo, piccolo Styles.- Le stesse parole di Zayn. Si erano forse messi d’accordo, quei due? Eppure non ero così ingenuo come loro credevano.
Prima che potessi controbattere, le sue labbra si avventarono feroci sulle mie. Mi sentii pressare al muro con tutta la forza che aveva, le sue labbra si muovevano piano sulla mie, cominciando a leccarle lentamente, forzandomi quasi a schiuderle. Quando le nostre lingue si incrociarono non potei più controllarmi, e mi lasciai andare. Desideravo assaggiare le sue labbra così tanto che non resistetti, e infilai con forza una mano tra i suoi capelli, ricambiando il bacio con tutta la passione che avevo in corpo. Le nostre lingue si sfioravano, si scontravano, si intrecciavano ripetutamente, fino a che non dovetti staccarmi in totale mancanza di ossigeno.
Il moro mi guardò e sorrise compiaciuto, facendo un passo indietro e voltandosi, tornando nella sua classe. –Mi raccomando, fatti dare il programma delle mie lezioni. Ci vediamo domattina.-
Diamine, c’ero cascato ancora.
 
 
 
________________________________________________________________________________________
  
Halohaaaaaa.(?) Premettendo che ho scritto più del solito in questo capitolo e che probabilmente è di una noia mortale, ZAN ZAN ZAN ecco che fra i due succede qualcosa.
Sakhfdifhdifhsda solo un bacio CWC. E dire che volevo aspettare di più, ma mi sentivo cattiva sia nei vostri confronti a non regalarvi un momento Larry come si deve, sia con Harry che poverino è innamorato perso.
Anyway, spero vi sia piacuto, perché giuro non avevo fantasia, c’ho messo delle ore a scriverlo, stavo sempre ad un punto morto e non sapevo che metterci e come finirlo, per questo è tanto lungo D:
Recensite in tante mi raccomando, non fatemi sentire sola, o mi demoralizzo del tutto T_T.
Al prosssimo capitolo (che non ho idea di quando sarà lalalalalala :’’’D)!!

 
Ricordo sempre i miei soliti e noiosi link. 
 I l mio twitter:  https://twitter.com/#!/SynysterHoran_
La mia pagina face book LARRY: http://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-is-the-way/287801831290301
 
°Sam.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: SamanthaMcQueen