Trecentodiciassette
Sometimes I wish that I could freeze the picture...
I'm glad whenever I can share her laughter, that funny
little girl
Krasnojarsk, 21 Febbraio 1843
-Tua moglie è stupenda.
L'ho pensato fin dal primo momento in cui l'ho vista, è sempre stata
meravigliosa.
Fino a qualche anno fa non
ce l'avrei mai fatta, senza di lei, non avrei mai saputo vivere...ma adesso sto
imparando. Tu sei fortunato. Non so che cos'hai di speciale, ma sei fortunato.
So che l'hai fatta soffrire e che lo farai ancora, ma anche lei non scherza, su
queste cose.
So quanto una sua risata a
qualcosa che per te è maledettamente importante possa essere una stilettata al
cuore, e so com'è avere paura di perderla, perché non ho mai conosciuto una
ragazza più bella e sfuggente di Lys-
Feri Desztor aveva
ventitré anni e un sorriso ch'era come la luce di un fiammifero, tenue e tenace
allo stesso tempo.
Feri Desztor aveva quattro
numeri sul polso e due occhi grigiazzurri nel cuore.
Feri Desztor, il 21
Febbraio 1843, incontrando George sul marciapiede dirimpetto a casa sua, aveva
deciso di spiegargli cos'era Natal'ja per lui.
Ed era tutto ciò per cui aveva sempre combattuto e
avrebbe continuato a combattere.
-Mi sento proprio come
l'antagonista di quel feuilleton... La protagonista era poverissima e
innamorata di un principe, e la promessa sposa del principe non faceva altro
che ostentare il loro fidanzamento, per farla soffrire...
Io sono come lei, te lo
sbatterei in faccia mille e mille volte, che Lys è mia, mia per sempre... Ma
non è giusto.
Al momento ci sono due
cose di cui sono abbastanza sicuro: sono
l'antagonista del tuo feuilleton, e dovrei smettere di leggere feuilletons-
La risposta di Gee lasciò
un attimino perplesso il Capitano.
-I feuilletons... Quelli che legge Helga? Quelle storie
d'amore assurde con protagonisti idioti che sarebbero da massacrare in massa? Sul serio li leggi? Alja mi ha detto che
avevi ventun anni...-
-Tra sei giorni ne compio
ventidue- precisò Gee, fissandosi le punte degli stivali.
Dio, perché doveva sempre
fare la figura del cretino?
Di fronte a Feri Desztor,
che lo sovrastava esattamente di diciassette
centimetri, pur avendo solo due anni in più di lui, a confessare che leggeva
feuilletons, come Hell, la migliore amica di Lys...
Beh, non era il massimo,
no.
In Grecia lo guardavano
tutti come se fosse stato un Dio sceso in terra, in Russia come se avesse
potuto benissimo restarsene sull'Olimpo.
Ma lui aveva Lys, l'amore
di Lys...
Ed era questo, solo questo, a farlo sentire davvero
invincibile.
-Io ne compio ventiquattro
a Marzo...- replicò Feri, per toglierlo dall’imbarazzo.
-Tra un mese, quindi-
rifletté Gee.
-Bravo...-
Feri, si vedeva, si stava
trattenendo dal ridergli in faccia.
-Lo so che dovrei odiarti a
morte, e l'ho fatto per anni, credimi... Ma
mi fai morire dal ridere, Georgij.
Solo una cosa, Gee... T’immaginavo più alto-
Ed eccola, la ventitreesima pugnalata.
-Troppo buono...- mormorò, tra i denti.
Poi, sbuffando, si mise le
mani in tasca, gli voltò le spalle e, con lo sguardo al cielo, fece per
allontanarsi.
Neanche un sazhen', e già
uno schianto lo distrasse dalla sua teatrale “battuta in ritirata”.
-Gee, il muro!- gli gridò dietro Feri, e questa volta Gee perse
definitivamente la pazienza.
-Ma vuoi farti i fatti
tuoi?!-
Furioso, tentò di proseguire, ma...
Un altro passo, un altro
schianto.
E, dietro di lui, quel demonio d'un Desztor che
rideva fino alle lacrime.
Gee guardò attentamente il
muro rossiccio che gli si parava davanti, proprio a mezzo centimetro dal suo
naso dolorante.
Ecco qual era l'ostacolo.
Ecco cos'aveva sbagliato.
La direzione.
Se fosse andato dritto
avrebbe continuato a camminare tranquillamente per la Perspektíva Szabadság, ma
girando a destra, con l'intenzione di “fare scena”, era andato a sbattere
contro l'imponente facciata di casa di Feri, irriverente almeno quanto il
ragazzo che vi abitava.
Se avesse girato a sinistra,
gli sarebbe successo lo stesso con la casa di Alja.
Effettivamente, di direzione possibile ce n'era una
sola.
E la sua miopia, alla
soglia dei suoi ventidue anni, stava peggiorando.
-Beh, gli Dei mi hanno
applicato lo stesso trattamento di Demodoco. Un dono straordinario e una mancanza altrettanto straordinaria.
Lui era cieco ma era un aédo
favoloso, io sono l'erede di Achille pur vedendo il campo di battaglia sfocato.
Praticamente le mie
diottrie si sono uccise a vicenda. Hanno il mio stesso carattere-
-Gee, parli da solo?-
Ma perché non c'era andato Feri, contro quel
maledetto muro?
In fondo era casa sua!
George si voltò indispettito, con gli occhi fiammeggianti -e il fuoco, si sa,
brucia le diottrie. Era un circolo vizioso-.
-Sì!-
-Ah, d'accordo...-
-Sai una cosa, Feri
Desztor? In questo momento sei tu, l'antagonista del feuilleton! E non ridere!-
Fu allora che alla finestra
del numero 9 della Prospettiva si affacciò la sua ragione di vita, quella
Raperonzolo slava dai capelli più biondi e più lunghi del mondo, che, però,
quando si metteva in quella bella testolina di fare l'irriverente, era meno
meravigliosa che da zitta.
Vedendola in quel momento
e in quella posizione a qualcuno sarebbe forse venuto in mente di recitarle: “è
Giulietta, l'Oriente, il sole!”, ma, in quell'esatto contesto, a Krasnojarsk,
nel cuore della Siberia Centrale -valeva a dire che prima del confine con il
Kazakistan o con la Finlandia c'erano verste e verste di gelo infernale e di
neve prima del cielo-, più che altro veniva da dire: “è Natal'ja, l'Artide!”.
Del resto era quasi a due
passi, l'Artide.
O qualcosa del genere.
Gee non ne aveva mai capito
niente, di geografia, ma qualcosa -lo strato di ghiaccio che gli si stava
creando sulle dita dei piedi, per esempio- gli diceva che quella volta aveva
proprio indovinato.
Si poteva amare una
ragazza al punto di congelare per lei?
Si poteva amare così tanto,
sì?
Allora era bell'e fregato,
Brian George Gibson.
-Ehi, Feri, hai visto il
nano?-
L'Ungherese scoppiò a
ridere.
Ma non aveva riso
abbastanza, quel giorno?
Gee aveva i crampi allo
stomaco per lui!
-Chi, il tuo Gee? Ha
appena cercato di buttar giù a testate il muro di casa mia. Credeva di poterlo
spostare, forse...
Ora io capisco che,
essendo un uomo determinato, preferisce eliminare gli ostacoli piuttosto che
limitarsi ad aggirarli, e fa bene, ma casa mia è un ostacolo bello grosso, e in
questo caso non sarebbe una questione d'onore, ma di spazio...-
-Io ho una teoria, sai...
Gli occhi di Gee sono stupendi, nerissimi e straordinariamente luminosi, e
forse è proprio questo, la luce che hanno dentro, a bruciare le diottrie...-
-Io vi odio!- strillò Gee e, chissà perché, l'ilarità dell'Ungherese e della
biondina aumentò.
-Dove sono Alcesti, Niko e
Aiace? Dove sono i miei tesori, gli unici che mi vogliono bene?-
Céline aveva quattro anni,
Nikolaj tre, e Aiace quasi sette.
Erano fantastici, quei
tre, ma anche loro, purtroppo per Gee, adoravano prendere in giro il loro
bellissimo e coraggiosissimo papà.
Line, poi, era la cocca
indiscussa di Jànos, e l'influenza del diciannovenne contrabbandiere di
cavallette era piuttosto pericolosa per Gee.
Alla fine, però, George lo
sapeva bene, la sua pestifera Alcesti, ribelle, sfrontata e biondissima proprio
come la madre, correva sempre tra le sue braccia, perché solo con lui si
sentiva davvero la regina del mondo.
Era adorabile la scherzosa
rivalità che si creava in quei momenti tra Céline e Natal'ja per essere la
"primadonna" di Gee.
Vincevano sempre entrambe,
inevitabilmente.
Quanto a Niko e Aiace,
erano i Castore e Polluce dell'Ottocento.
Se non fosse stato che
Nikolaj aveva gli occhi azzurrissimi e la pelle lievemente più chiara del
fratello, e sorvolando anche sulla differenza di quattro anni, sembravano
davvero gemelli.
Il più giovane era il
ritratto nordico di Gee, considerata la madre russa e i natali austriaci, il
primogenito era greco e Spartano come e quanto il padre.
Erano, insieme a Malintzin
Natal'ja, coetanea di Niko e ritratto di Hajnalka, pur essendo figlia di suo
fratello ed Helga, e Kolnay George, che avrebbe compiuto un anno il giorno di
Alja e Gee, gli eredi di Forradalom.
Quel pomeriggio, infatti,
quando Gee entrò in casa, fu quasi travolto da una copia dell'Odissea che Niko
aveva appena scagliato contro Aiace, e più o meno simultaneamente Line gli
saltò in braccio.
Quei due idioti continuano
a litigare e a tirarsi poemi epici, e la mamma, quella vanitosa, si pettina
davanti allo specchio da ore.
Jàn è uscito a fumare e
ormai sarà alla ventesima sigaretta, ma con la sua dipendenza ne avrà ancora a
lungo...
Almeno è stato carino a
non farmele respirare tutte e venti come avresti fatto tu, no?
Per fortuna che sei
arrivato, pa'!-
Gee le rivolse un sorriso
raggiante, era così bella e dolce, la sua piccolina!
-Sono qui, streghetta
mia...- le sussurrò, baciandole i capelli.
-Sei il mio piccolo
capolavoro, tu... Sei così identica a Natal'ja, e io davvero non avrei mai
potuto desiderare una bambina più meravigliosa-
-Sai- gli confidò Céline
-Malin dice che è lei ad avere il papà più bello, ed io non posso tanto
contraddirla, perché anche Jàn è fantastico e stupendo, io gli voglio
tantissimo bene e lui ne vuole a me, vi adoro tutti e due...
Poi Malin è la mia
migliore amica, e non voglio litigare, perché ci sono già Aiace e Niko, per
questo...-
-Beh, Line, vedila così:
Malin è la figlia dei più belli del quartiere, Jànos ed Helga, tu sei la figlia
di Alja e Gee.
-Ed è meglio o peggio?-
-Molto peggio,
ovviamente!-
-Quando, a Sparta, dicevo
di essere la figlia di Natal'ja e George, qualcuno mi diceva “beata te” e
qualcuno “e sei ancora viva?”. Penso che dopotutto, sia una cosa di cui andare
fiera-
-Ah, l'hai capito...-
-Certo. Io sono nata
quando la mamma aveva tredici anni e tu diciassette, e stavate giorno e notte
chiusi in camera. Me l'ha detto Theo. Che cattivi ragazzi! Ci credo che sono
nata io... Vivevate a letto, vivevate d'amore, voi due-
-Alcesti! Oh, ma è mai possibile che i nostri figli siano tutti così
perspicaci?-
-Sei così carino quando ti
arrabbi, pa'... Sei proprio bello, anche più di Jàn.
Devo dirlo a Malin!-
-Questa piccolina è
diabolica...-
-Ti dispiace? E poi non
sono più tanto piccola, ho già quattro anni e quasi un mese, pa'!-
Céline gli diede un bacio
sulla guancia ruvida della ricrescita della barba, e Gee la mise giù
dolcemente.
-Vado a cercare la mamma,
eh... Non la vedo da quasi un'ora, e mi manca terribilmente-
-Va bene... Però non so se
tu le manchi così tanto, si sta arricciando i capelli con i ferri da
stamattina...
Sai, non sopporta il fatto
che io sia riccia naturale-
Gee sospirò.
Era questo che succedeva a
una madre, a una madre come Lys, quando non poteva insegnare a una figlia a
fare l'uncinetto o il punto croce, perché non l'aveva mai imparato neanche
lei...
Si mettevano a litigare
perché Line aveva i capelli ricci e Lys solo molto ondulati...
Per fortuna ch'erano
bionde uguali e con gli occhi della stessa identica tonalità di grigiazzurro.
Il problema di Alja era
che Céline era assolutamente identica a lei, oltre che fisicamente, anche nel
carattere.
Era l'occasione perfetta
per la Natal'ja "originale" per rendersi conto di quanto a volte
fosse veramente insopportabile.
Ma Gee le adorava entrambe
alla follia, e Jàn l'aveva soprannominato "il povero disgraziato"
proprio per questo motivo.
Ti lascerò andare, ma indifesa come
sei
Farei di tutto per poterti trattenere
Perché dovrai scontrarti con i sogni che si fanno
Quando si vive intensamente la tua età
Ti lascerò provare a dipingere i tuoi giorni
Con i colori accesi dei tuoi anni
Ti aiuterò a sconfiggere i dolori che verranno
Perché saranno anche più grandi degli amori che ti avranno
E lascerò ai tuoi occhi tutta una
vita da guardare...
Ma è la tua vita, non trattarla male
E lascerò ai tuoi sorrisi la voglia di scoppiare
Ed il tuo orgoglio lo lascerò sfogare
(Ti lascerò, Fausto Leali e Anna Oxa)
Natal'ja si stava
guardando con aria critica allo specchio, ma non c'era assolutamente niente da
criticare, pensò Gee, dal momento che era bellissima, anche più del solito, con
quel vestito color mare, il corsetto sbottonato e i nastri sciolti...
-Ora non mi va di
allacciarlo, non respiro...- spiegò Lys, e Gee annuì, rapito.
I suoi capelli, poi, erano
acconciati solo in parte, con alcune ciocche centrali raccolte in una treccia
che ricadeva dolcemente sulla favolosa massa dorata di cui Lys era sempre
andata tanto fiera.
Gee la contemplava
stordito, così lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo.
-Eri con lei, vero?-
L'aveva detto come se Gee,
prima di entrare nella sua camera, fosse stato con la sua amante.
Solo che lui non ce
l'aveva, un'amante, visto quanto amava sua moglie, e Alja lo sapeva bene.
Era ovvio che si riferisse
a Céline.
-Sai che è assurdo essere
gelosa di tua figlia, vero?-
-Fatti miei! La adoro, ma
non sopporto che faccia la civetta con te...-
-La civetta? Ma è nostra
figlia! E ha solo quattro anni, nel caso tu l'abbia dimenticato-
-Io lo so, come vanno
queste cose... Ho già diciassette anni, quasi diciotto, e la bellezza
sfiorisce, con l'età...
E quando io sarò un
fiordaliso appassito, lei sarà ancora bella e splendida come una dea!-
-Hai mai pensato che,
quando tu sarai un fiordaliso appassito, io sarò un oplita decrepito?
Ho quattro anni in più di
te, tesoro...-
-Ma tu non sei un uomo!- strillò Lys, più ostinata che mai.
-Beh, avresti potuto
dirmelo con un po' di tatto...- mormorò Gee, confuso.
-Sei un dio, tu, non sei
mai stato un uomo!-
-Ah, quando è così... Ma
stai tranquilla, Lys, non siamo in uno di quei miti greci in cui la madre va con
il figlio, il padre con la figlia e il fratello con la sorella... Edipo e
Giocasta, Elettra e Agamennone, Zeus ed Era... Non è il nostro caso.
Non ho mai avuto figli da
mia sorella, figurati se succederà con Alcesti!-
-Noi abbiamo sempre
vissuto in un mito greco, Gee. E Alcesti è Elettra sputata, per l’ammirazione
che ha per te...-
-No, scusa, Alcesti non è Elettra. L’Alcesti è di Euripide, e l’Elettra è di Sofocle. Per favore, non
ripetere mai più una cosa del genere!-
-Lo sai che non mi
riferivo alle tragedie...-
-Non alle tragedie dei
miei antichi miti, ma alle tragedie che fai tu.
Io adoro Céline perché è
fantastica, perché è identica a te e perché è nostra figlia.
Siamo sposati da quattro
anni, e sono sempre stato io, quello geloso... Quello che avrebbe spaccato la
faccia a chiunque ti si avvicinasse... E
lo farei ancora-
Lys gli sorrise, e,
avvicinandosi, gli sfiorò le labbra con un bacio.
-Grazie...-
Gee socchiuse gli occhi,
stringendola a sé.
Esattamente come le sue diottrie, anche i neuroni
di Lys si autodistruggevano con una velocità impressionante...
Ma purtroppo quella decerebrata bionda era l’amore
della sua vita.
In Via dei Ciclamini
L'amore si fermò,
Mi disse "Ciao bambina,
Un giorno tornerò"
La guerra era finita
Ma però ricordo che
Mi disse "Ciao bambina,
Ho amato solo te"
(Via dei Ciclamini, Orietta Berti)
Theodorakis camminava per
le strette e tortuose stradine di Forradalom, bruciando con la curiosità del
suo sguardo ogni singolo centimetro d’asfalto.
“Più periferia di così!”,
si ritrovò a pensare, in un moto di simpatia per quella Natal’ja che da Sparta
l’aveva portato nella steppa siberiana più inoltrata, raccontandogli meraviglie
di quel quartiere poverissimo, quel quartiere che per lei era uno squarcio di cielo,
quell’angolo di cielo che le stelle avevano dedicato a lei.
Era lei, ch’era
bellissima, e Forradalom brillava dei sogni dei suoi ragazzi.
Sorrise, a quel pensiero.
Quell’Eden di malinconia e
ideali e la biondina che abitava al numero 9 della P.S. -come i Forradalmi
chiamavano “in codice” la loro Prospettiva- erano, a modo loro, straordinari.
Lui, da greco incallito
qual era, l’avrebbe ammesso a fatica, ma davvero non poteva negare che l’atmosfera
soffusa, in sospeso tra una speranza che definirla cieca era poco e la realtà
più dolorosa, che si respirava lì gli aveva strappato un sorriso.
E in quel momento, con
quelle considerazioni fin troppo benevole per essere nate nella mente di
Theodorakis Dounas, che ormai non riusciva più a levarsi dalla testa, incontrò
una ragazza che gli lasciò dentro una confusione difficile da spiegare.
Seguì con i suoi occhi
smeraldini la lunghissima treccia color liquirizia che ondeggiava lungo un
fianco della giovinetta, ne contemplò per un attimo il candore niveo del viso,
e infine, con un nodo in gola, posò lo sguardo sui suoi splendenti occhioni
blu, belli da far male.
La sua immagine si
sovrappose per un attimo a quella ormai consumata da un ardore platonico di
Dejanira Zemekis.
Per la seconda volta nella
sua vita, a Theodorakis Dounas mancò il fiato, e non per una ferita di guerra.
-Tu sei...- sussurrò,
certo che si trattasse di un’amica di Alja.
Non si ricordava il nome,
però...
Helga era bionda, e aveva
sposato Jànos...
Lei doveva essere la
sorella di Feri, quella col nome fin troppo originale, ma del resto era
ungherese...
-Hajnalka Desztor- si
presentò timidamente lei.
-Eh?!-
Non era una risposta
particolarmente gentile, e fino a prova contraria lui non si chiamava “Eh?!”,
ma...
Cos'era saltato in mente ai genitori di quella
ragazzina di chiamarla Hajnalka?
-No, è che ti chiami come
una città della Laconia, sai, la regione della Grecia dove viviamo io e Gee...
La più importante è
Sparta, ovviamente, ma poco lontano c'è Hajnalka, che... È una bella città,
dicono.
Io non ci sono mai andato,
ma possiamo sempre rimediare in viaggio di nozze, dopo che l'avrò fondata...
Io sono Geórgos, comunque-
-Geórgos... Il marito di Lys?-
-No! No, no, cosa sto dicendo... L'altro Geórgos, cioè Theodorakis
Dounas, il suo amico biondo.
Quando eravamo piccoli
facevamo sempre questo gioco, un gioco cretino, ma noi ci divertivamo
tantissimo, di scambiarci i ruoli, i nomi... Così io dicevo di essere Geórgos e
lui diceva di essere Theodorakis.
E... Qualche volta mi confondo ancora, ecco.
Io ho ventisette anni,
tu...-
-Diciassette. Come Lys-
-Oh. Pochi. Peccato-
-Tra un mese ne compio
diciotto- sorrise Hajnal.
-Perfetto! Anch'io!-
Lei lo guardò un po'
perplessa.
-Da ventisette a diciotto?-
-Oh, no! Volevo dire
ventotto, ne compio ventotto, tra un mese... Siamo al punto di prima, temo-
Theo era a dir poco
scioccato.
Stava parlando a vanvera
come Gee, anzi, peggio di Gee.
Non per niente si era
perfino presentato come Geórgos...
Per una volta, avrebbe voluto fare alle ragazze lo
stesso effetto che faceva Gee.
Farle tremare dall’emozione e non dalla paura.
Note
Sometimes I wish
that I could freeze the picture: A volte vorrei poter congelare quest'immagine.
Slipping Through My Fingers, Abba.
I'm glad whenever I can share her laughter, that funny little girl: Sono lieto
quando posso condividere le risate di quella buffa ragazzina. Slipping Through My Fingers, Abba.
Ed eccoci tornati al 1843,
quando Theo va in Russia con Alja e Gee...
Sulla scena iniziale non
dico niente, la lascio commentare a voi ;)
Insomma, Gee è
tendenzialmente un cretino, e Feri se non fa lo strafottente non è contento ;)
Poi, Gee e i suoi pargoli,
e Lys con la sua “gelosia” per Céline, che secondo lei fa la civetta con il padre... Si può essere più paranoiche?
Ma in questo -e non
solo- si somigliano fin troppo, Alja e
Gee ;)
E alla fine... Theo e
Hajnal.
Hajnal che, fisicamente, è
proprio come Jani, la ragazza -ragazza per modo di dire, dato che ha dieci anni
in più di Theo, e nel ’43 ha trentasette anni, quasi trentotto- di cui Theo
crede di essere innamorato, nonché primogenita di Leonida e zia di Gee, ma è molto più ingenua e innocente...anche tra le
ragazze di Forradalom, lei è sempre stata la più ingenua e innocente, la più bambina, quasi.
E il nostro bel
Theodorakis stavolta perde davvero la testa... Al punto di cominciare a farneticare
come e peggio di Gee. ;)
A scrivere le sue battute
mi sono divertita tantissimo... L’influenza di Gee fa male, eh? ;)
Pensa già al viaggio di
nozze, lui, e alla città da fondare...
Beh, vedremo cosa
succederà ;)
Anche perché, come
sappiamo, Hajnal ha sempre avuto una bella cotta per Harold Morrison, ed
essendo l’unica femmina dei fratelli Desztor -e su questo argomento c’è ancora
molto da dire, le cose sono più complicate di quanto sembrino ;)-, sono tutti
troppo protettivi con lei...almeno mille volte di più dei fratelli normali con
le sorelle normali, ma stiamo parlando dei Desztor, e loro non sono normali ;)
Se ricordate, all’inizio
della storia abbiamo conosciuto lo slovacco Ferenc Novakovič, il migliore
amico di Péter Bolkonskij - Boka, ch’era un po’ innamorato di Hajnal...
Nel Capitolo 149, in cui
Hajnal ha ventinove anni e mezzo, poi, ho scritto che lei aveva “rifiutato la
corte dello slovacco”, ma dobbiamo ovviamente indagare sui motivi, che non
riguardano solo lei e Ferenc...
E se volete sapere chi
altro riguarda, nel Capitolo 232 abbiamo scoperto che a Budapest Hajnal dormiva
in camera con Pál e Csák, mentre Feri stava con Jàn...
Questo perché Hajnal è
sempre stata particolarmente affezionata a Pál e Csák, ed è soprattutto uno dei
suoi quattro fratelli maggiori ad infiammarsi se qualcuno sfiora la sua
sorellina...
Non è che siano proprio
degli schiavisti, ma è a causa loro se molti dei pretendenti di Hajnal se sono
vista brutta ;)
Ho fatto questo riepilogo
perché mi rendo conto che è praticamente impossibile tenere a mente tutti i
particolari - tranne che per me, in quanto autrice di quest’epopea...se
perdessi qualcosa per strada sarebbe la fine! ;)- e moltissimi degli elementi nominati
anche solo di sfuggita nei capitoli scorsi e all’inizio della storia devono
ancora prendere forma...grazie al cielo esistono le note! ;)
Dunque, spero davvero che
il capitolo vi sia piaciuto, e scappo a fare un po’ di compiti delle vacanze ;)
A presto!
Marty