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Autore: Natalja_Aljona    06/07/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Trecentodiciassette



Trecentodiciassette
Sometimes I wish that I could freeze the picture...

I'm glad whenever I can share her laughter, that funny little girl

 

Krasnojarsk, 21 Febbraio 1843

 

-Tua moglie è stupenda. L'ho pensato fin dal primo momento in cui l'ho vista, è sempre stata meravigliosa.

Fino a qualche anno fa non ce l'avrei mai fatta, senza di lei, non avrei mai saputo vivere...ma adesso sto imparando. Tu sei fortunato. Non so che cos'hai di speciale, ma sei fortunato. So che l'hai fatta soffrire e che lo farai ancora, ma anche lei non scherza, su queste cose.

So quanto una sua risata a qualcosa che per te è maledettamente importante possa essere una stilettata al cuore, e so com'è avere paura di perderla, perché non ho mai conosciuto una ragazza più bella e sfuggente di Lys-

Feri Desztor aveva ventitré anni e un sorriso ch'era come la luce di un fiammifero, tenue e tenace allo stesso tempo.

Feri Desztor aveva quattro numeri sul polso e due occhi grigiazzurri nel cuore.

Feri Desztor, il 21 Febbraio 1843, incontrando George sul marciapiede dirimpetto a casa sua, aveva deciso di spiegargli cos'era Natal'ja per lui.

Ed era tutto ciò per cui aveva sempre combattuto e avrebbe continuato a combattere.

-Mi sento proprio come l'antagonista di quel feuilleton... La protagonista era poverissima e innamorata di un principe, e la promessa sposa del principe non faceva altro che ostentare il loro fidanzamento, per farla soffrire...

Io sono come lei, te lo sbatterei in faccia mille e mille volte, che Lys è mia, mia per sempre... Ma non è giusto.

Al momento ci sono due cose di cui sono abbastanza sicuro: sono l'antagonista del tuo feuilleton, e dovrei smettere di leggere feuilletons-

La risposta di Gee lasciò un attimino perplesso il Capitano.

-I feuilletons... Quelli che legge Helga? Quelle storie d'amore assurde con protagonisti idioti che sarebbero da massacrare in massa? Sul serio li leggi? Alja mi ha detto che avevi ventun anni...-

-Tra sei giorni ne compio ventidue- precisò Gee, fissandosi le punte degli stivali.

Dio, perché doveva sempre fare la figura del cretino?

Di fronte a Feri Desztor, che lo sovrastava esattamente di diciassette centimetri, pur avendo solo due anni in più di lui, a confessare che leggeva feuilletons, come Hell, la migliore amica di Lys...

Beh, non era il massimo, no.

In Grecia lo guardavano tutti come se fosse stato un Dio sceso in terra, in Russia come se avesse potuto benissimo restarsene sull'Olimpo.

Ma lui aveva Lys, l'amore di Lys...

Ed era questo, solo questo, a farlo sentire davvero invincibile.

-Io ne compio ventiquattro a Marzo...- replicò Feri, per toglierlo dall’imbarazzo.

-Tra un mese, quindi- rifletté Gee.

-Bravo...-

Feri, si vedeva, si stava trattenendo dal ridergli in faccia.

-Lo so che dovrei odiarti a morte, e l'ho fatto per anni, credimi... Ma mi fai morire dal ridere, Georgij.

Solo una cosa, Gee... T’immaginavo più alto-

Ed eccola, la ventitreesima pugnalata.

-Troppo buono...- mormorò, tra i denti.

Poi, sbuffando, si mise le mani in tasca, gli voltò le spalle e, con lo sguardo al cielo, fece per allontanarsi.

Neanche un sazhen', e già uno schianto lo distrasse dalla sua teatrale “battuta in ritirata”.

-Gee, il muro!- gli gridò dietro Feri, e questa volta Gee perse definitivamente la pazienza.

-Ma vuoi farti i fatti tuoi?!-
Furioso, tentò di proseguire, ma...

Un altro passo, un altro schianto.

E, dietro di lui, quel demonio d'un Desztor che rideva fino alle lacrime.

Gee guardò attentamente il muro rossiccio che gli si parava davanti, proprio a mezzo centimetro dal suo naso dolorante.

Ecco qual era l'ostacolo.

Ecco cos'aveva sbagliato.

La direzione.

Se fosse andato dritto avrebbe continuato a camminare tranquillamente per la Perspektíva Szabadság, ma girando a destra, con l'intenzione di “fare scena”, era andato a sbattere contro l'imponente facciata di casa di Feri, irriverente almeno quanto il ragazzo che vi abitava.

Se avesse girato a sinistra, gli sarebbe successo lo stesso con la casa di Alja.

Effettivamente, di direzione possibile ce n'era una sola.

E la sua miopia, alla soglia dei suoi ventidue anni, stava peggiorando.

-Beh, gli Dei mi hanno applicato lo stesso trattamento di Demodoco. Un dono straordinario e una mancanza altrettanto straordinaria.

Lui era cieco ma era un aédo favoloso, io sono l'erede di Achille pur vedendo il campo di battaglia sfocato.

Praticamente le mie diottrie si sono uccise a vicenda. Hanno il mio stesso carattere-

-Gee, parli da solo?-

Ma perché non c'era andato Feri, contro quel maledetto muro?

In fondo era casa sua!
George si voltò indispettito, con gli occhi fiammeggianti -e il fuoco, si sa, brucia le diottrie. Era un circolo vizioso-.

-Sì!-

-Ah, d'accordo...-

-Sai una cosa, Feri Desztor? In questo momento sei tu, l'antagonista del feuilleton! E non ridere!-

Fu allora che alla finestra del numero 9 della Prospettiva si affacciò la sua ragione di vita, quella Raperonzolo slava dai capelli più biondi e più lunghi del mondo, che, però, quando si metteva in quella bella testolina di fare l'irriverente, era meno meravigliosa che da zitta.

Vedendola in quel momento e in quella posizione a qualcuno sarebbe forse venuto in mente di recitarle: “è Giulietta, l'Oriente, il sole!”, ma, in quell'esatto contesto, a Krasnojarsk, nel cuore della Siberia Centrale -valeva a dire che prima del confine con il Kazakistan o con la Finlandia c'erano verste e verste di gelo infernale e di neve prima del cielo-, più che altro veniva da dire: “è Natal'ja, l'Artide!”.

Del resto era quasi a due passi, l'Artide.

O qualcosa del genere.

Gee non ne aveva mai capito niente, di geografia, ma qualcosa -lo strato di ghiaccio che gli si stava creando sulle dita dei piedi, per esempio- gli diceva che quella volta aveva proprio indovinato.

Si poteva amare una ragazza al punto di congelare per lei?

Si poteva amare così tanto, sì?

Allora era bell'e fregato, Brian George Gibson.

-Ehi, Feri, hai visto il nano?-

L'Ungherese scoppiò a ridere.

Ma non aveva riso abbastanza, quel giorno?

Gee aveva i crampi allo stomaco per lui!

-Chi, il tuo Gee? Ha appena cercato di buttar giù a testate il muro di casa mia. Credeva di poterlo spostare, forse...

Ora io capisco che, essendo un uomo determinato, preferisce eliminare gli ostacoli piuttosto che limitarsi ad aggirarli, e fa bene, ma casa mia è un ostacolo bello grosso, e in questo caso non sarebbe una questione d'onore, ma di spazio...-

-Io ho una teoria, sai... Gli occhi di Gee sono stupendi, nerissimi e straordinariamente luminosi, e forse è proprio questo, la luce che hanno dentro, a bruciare le diottrie...-

-Io vi odio!- strillò Gee e, chissà perché, l'ilarità dell'Ungherese e della biondina aumentò.

-Dove sono Alcesti, Niko e Aiace? Dove sono i miei tesori, gli unici che mi vogliono bene?-

Céline aveva quattro anni, Nikolaj tre, e Aiace quasi sette.

Erano fantastici, quei tre, ma anche loro, purtroppo per Gee, adoravano prendere in giro il loro bellissimo e coraggiosissimo papà.

Line, poi, era la cocca indiscussa di Jànos, e l'influenza del diciannovenne contrabbandiere di cavallette era piuttosto pericolosa per Gee.

Alla fine, però, George lo sapeva bene, la sua pestifera Alcesti, ribelle, sfrontata e biondissima proprio come la madre, correva sempre tra le sue braccia, perché solo con lui si sentiva davvero la regina del mondo.

Era adorabile la scherzosa rivalità che si creava in quei momenti tra Céline e Natal'ja per essere la "primadonna" di Gee.

Vincevano sempre entrambe, inevitabilmente.

Quanto a Niko e Aiace, erano i Castore e Polluce dell'Ottocento.

Se non fosse stato che Nikolaj aveva gli occhi azzurrissimi e la pelle lievemente più chiara del fratello, e sorvolando anche sulla differenza di quattro anni, sembravano davvero gemelli.

Il più giovane era il ritratto nordico di Gee, considerata la madre russa e i natali austriaci, il primogenito era greco e Spartano come e quanto il padre.

Erano, insieme a Malintzin Natal'ja, coetanea di Niko e ritratto di Hajnalka, pur essendo figlia di suo fratello ed Helga, e Kolnay George, che avrebbe compiuto un anno il giorno di Alja e Gee, gli eredi di Forradalom.

Quel pomeriggio, infatti, quando Gee entrò in casa, fu quasi travolto da una copia dell'Odissea che Niko aveva appena scagliato contro Aiace, e più o meno simultaneamente Line gli saltò in braccio.

Quei due idioti continuano a litigare e a tirarsi poemi epici, e la mamma, quella vanitosa, si pettina davanti allo specchio da ore.

Jàn è uscito a fumare e ormai sarà alla ventesima sigaretta, ma con la sua dipendenza ne avrà ancora a lungo...

Almeno è stato carino a non farmele respirare tutte e venti come avresti fatto tu, no?

Per fortuna che sei arrivato, pa'!-

Gee le rivolse un sorriso raggiante, era così bella e dolce, la sua piccolina!

-Sono qui, streghetta mia...- le sussurrò, baciandole i capelli.

-Sei il mio piccolo capolavoro, tu... Sei così identica a Natal'ja, e io davvero non avrei mai potuto desiderare una bambina più meravigliosa-

-Sai- gli confidò Céline -Malin dice che è lei ad avere il papà più bello, ed io non posso tanto contraddirla, perché anche Jàn è fantastico e stupendo, io gli voglio tantissimo bene e lui ne vuole a me, vi adoro tutti e due...

Poi Malin è la mia migliore amica, e non voglio litigare, perché ci sono già Aiace e Niko, per questo...-

-Beh, Line, vedila così: Malin è la figlia dei più belli del quartiere, Jànos ed Helga, tu sei la figlia di Alja e Gee.

-Ed è meglio o peggio?-

-Molto peggio, ovviamente!-

-Quando, a Sparta, dicevo di essere la figlia di Natal'ja e George, qualcuno mi diceva “beata te” e qualcuno “e sei ancora viva?”. Penso che dopotutto, sia una cosa di cui andare fiera-

-Ah, l'hai capito...-

-Certo. Io sono nata quando la mamma aveva tredici anni e tu diciassette, e stavate giorno e notte chiusi in camera. Me l'ha detto Theo. Che cattivi ragazzi! Ci credo che sono nata io... Vivevate a letto, vivevate d'amore, voi due-

-Alcesti! Oh, ma è mai possibile che i nostri figli siano tutti così perspicaci?-

-Sei così carino quando ti arrabbi, pa'... Sei proprio bello, anche più di Jàn.

Devo dirlo a Malin!-

-Questa piccolina è diabolica...-

-Ti dispiace? E poi non sono più tanto piccola, ho già quattro anni e quasi un mese, pa'!-

Céline gli diede un bacio sulla guancia ruvida della ricrescita della barba, e Gee la mise giù dolcemente.

-Vado a cercare la mamma, eh... Non la vedo da quasi un'ora, e mi manca terribilmente-

-Va bene... Però non so se tu le manchi così tanto, si sta arricciando i capelli con i ferri da stamattina...

Sai, non sopporta il fatto che io sia riccia naturale-

Gee sospirò.

Era questo che succedeva a una madre, a una madre come Lys, quando non poteva insegnare a una figlia a fare l'uncinetto o il punto croce, perché non l'aveva mai imparato neanche lei...

Si mettevano a litigare perché Line aveva i capelli ricci e Lys solo molto ondulati...

Per fortuna ch'erano bionde uguali e con gli occhi della stessa identica tonalità di grigiazzurro.

Il problema di Alja era che Céline era assolutamente identica a lei, oltre che fisicamente, anche nel carattere.

Era l'occasione perfetta per la Natal'ja "originale" per rendersi conto di quanto a volte fosse veramente insopportabile.

Ma Gee le adorava entrambe alla follia, e Jàn l'aveva soprannominato "il povero disgraziato" proprio per questo motivo.

 

Ti lascerò andare, ma indifesa come sei
Farei di tutto per poterti trattenere
Perché dovrai scontrarti con i sogni che si fanno
Quando si vive intensamente la tua età
Ti lascerò provare a dipingere i tuoi giorni
Con i colori accesi dei tuoi anni
Ti aiuterò a sconfiggere i dolori che verranno
Perché saranno anche più grandi degli amori che ti avranno

E lascerò ai tuoi occhi tutta una vita da guardare...

Ma è la tua vita, non trattarla male


E lascerò ai tuoi sorrisi la voglia di scoppiare
Ed il tuo orgoglio lo lascerò sfogare

(Ti lascerò, Fausto Leali e Anna Oxa)

 

Natal'ja si stava guardando con aria critica allo specchio, ma non c'era assolutamente niente da criticare, pensò Gee, dal momento che era bellissima, anche più del solito, con quel vestito color mare, il corsetto sbottonato e i nastri sciolti...

-Ora non mi va di allacciarlo, non respiro...- spiegò Lys, e Gee annuì, rapito.

I suoi capelli, poi, erano acconciati solo in parte, con alcune ciocche centrali raccolte in una treccia che ricadeva dolcemente sulla favolosa massa dorata di cui Lys era sempre andata tanto fiera.

Gee la contemplava stordito, così lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo.

-Eri con lei, vero?-

L'aveva detto come se Gee, prima di entrare nella sua camera, fosse stato con la sua amante.

Solo che lui non ce l'aveva, un'amante, visto quanto amava sua moglie, e Alja lo sapeva bene.

Era ovvio che si riferisse a Céline.

-Sai che è assurdo essere gelosa di tua figlia, vero?-

-Fatti miei! La adoro, ma non sopporto che faccia la civetta con te...-

-La civetta? Ma è nostra figlia! E ha solo quattro anni, nel caso tu l'abbia dimenticato-

-Io lo so, come vanno queste cose... Ho già diciassette anni, quasi diciotto, e la bellezza sfiorisce, con l'età...

E quando io sarò un fiordaliso appassito, lei sarà ancora bella e splendida come una dea!-

-Hai mai pensato che, quando tu sarai un fiordaliso appassito, io sarò un oplita decrepito?

Ho quattro anni in più di te, tesoro...-

-Ma tu non sei un uomo!- strillò Lys, più ostinata che mai.

-Beh, avresti potuto dirmelo con un po' di tatto...- mormorò Gee, confuso.

-Sei un dio, tu, non sei mai stato un uomo!-

-Ah, quando è così... Ma stai tranquilla, Lys, non siamo in uno di quei miti greci in cui la madre va con il figlio, il padre con la figlia e il fratello con la sorella... Edipo e Giocasta, Elettra e Agamennone, Zeus ed Era... Non è il nostro caso.

Non ho mai avuto figli da mia sorella, figurati se succederà con Alcesti!-

-Noi abbiamo sempre vissuto in un mito greco, Gee. E Alcesti è Elettra sputata, per l’ammirazione che ha per te...-

-No, scusa, Alcesti non è Elettra. L’Alcesti è di Euripide, e l’Elettra è di Sofocle. Per favore, non ripetere mai più una cosa del genere!-

-Lo sai che non mi riferivo alle tragedie...-

-Non alle tragedie dei miei antichi miti, ma alle tragedie che fai tu.

Io adoro Céline perché è fantastica, perché è identica a te e perché è nostra figlia.

Siamo sposati da quattro anni, e sono sempre stato io, quello geloso... Quello che avrebbe spaccato la faccia a chiunque ti si avvicinasse... E lo farei ancora-

Lys gli sorrise, e, avvicinandosi, gli sfiorò le labbra con un bacio.

-Grazie...-

Gee socchiuse gli occhi, stringendola a sé.

Esattamente come le sue diottrie, anche i neuroni di Lys si autodistruggevano con una velocità impressionante...

Ma purtroppo quella decerebrata bionda era l’amore della sua vita.

 

In Via dei Ciclamini
L'amore si fermò,
Mi disse "Ciao bambina,
Un giorno tornerò"

La guerra era finita
Ma però ricordo che
Mi disse "Ciao bambina,
Ho amato solo te"

(Via dei Ciclamini, Orietta Berti)

 

Theodorakis camminava per le strette e tortuose stradine di Forradalom, bruciando con la curiosità del suo sguardo ogni singolo centimetro d’asfalto.

“Più periferia di così!”, si ritrovò a pensare, in un moto di simpatia per quella Natal’ja che da Sparta l’aveva portato nella steppa siberiana più inoltrata, raccontandogli meraviglie di quel quartiere poverissimo, quel quartiere che per lei era uno squarcio di cielo, quell’angolo di cielo che le stelle avevano dedicato a lei.

Era lei, ch’era bellissima, e Forradalom brillava dei sogni dei suoi ragazzi.

Sorrise, a quel pensiero.

Quell’Eden di malinconia e ideali e la biondina che abitava al numero 9 della P.S. -come i Forradalmi chiamavano “in codice” la loro Prospettiva- erano, a modo loro, straordinari.

Lui, da greco incallito qual era, l’avrebbe ammesso a fatica, ma davvero non poteva negare che l’atmosfera soffusa, in sospeso tra una speranza che definirla cieca era poco e la realtà più dolorosa, che si respirava lì gli aveva strappato un sorriso.

E in quel momento, con quelle considerazioni fin troppo benevole per essere nate nella mente di Theodorakis Dounas, che ormai non riusciva più a levarsi dalla testa, incontrò una ragazza che gli lasciò dentro una confusione difficile da spiegare.

Seguì con i suoi occhi smeraldini la lunghissima treccia color liquirizia che ondeggiava lungo un fianco della giovinetta, ne contemplò per un attimo il candore niveo del viso, e infine, con un nodo in gola, posò lo sguardo sui suoi splendenti occhioni blu, belli da far male.

La sua immagine si sovrappose per un attimo a quella ormai consumata da un ardore platonico di Dejanira Zemekis.

Per la seconda volta nella sua vita, a Theodorakis Dounas mancò il fiato, e non per una ferita di guerra.

-Tu sei...- sussurrò, certo che si trattasse di un’amica di Alja.

Non si ricordava il nome, però...

Helga era bionda, e aveva sposato Jànos...

Lei doveva essere la sorella di Feri, quella col nome fin troppo originale, ma del resto era ungherese...

-Hajnalka Desztor- si presentò timidamente lei.

-Eh?!-

Non era una risposta particolarmente gentile, e fino a prova contraria lui non si chiamava “Eh?!”, ma...

Cos'era saltato in mente ai genitori di quella ragazzina di chiamarla Hajnalka?

-No, è che ti chiami come una città della Laconia, sai, la regione della Grecia dove viviamo io e Gee...

La più importante è Sparta, ovviamente, ma poco lontano c'è Hajnalka, che... È una bella città, dicono.

Io non ci sono mai andato, ma possiamo sempre rimediare in viaggio di nozze, dopo che l'avrò fondata...

Io sono Geórgos, comunque-

-Geórgos... Il marito di Lys?-

-No! No, no, cosa sto dicendo... L'altro Geórgos, cioè Theodorakis Dounas, il suo amico biondo.

Quando eravamo piccoli facevamo sempre questo gioco, un gioco cretino, ma noi ci divertivamo tantissimo, di scambiarci i ruoli, i nomi... Così io dicevo di essere Geórgos e lui diceva di essere Theodorakis.

E... Qualche volta mi confondo ancora, ecco.

Io ho ventisette anni, tu...-

-Diciassette. Come Lys-

-Oh. Pochi. Peccato-

-Tra un mese ne compio diciotto- sorrise Hajnal.

-Perfetto! Anch'io!-

Lei lo guardò un po' perplessa.

-Da ventisette a diciotto?-

-Oh, no! Volevo dire ventotto, ne compio ventotto, tra un mese... Siamo al punto di prima, temo-

Theo era a dir poco scioccato.

Stava parlando a vanvera come Gee, anzi, peggio di Gee.

Non per niente si era perfino presentato come Geórgos...

Per una volta, avrebbe voluto fare alle ragazze lo stesso effetto che faceva Gee.

Farle tremare dall’emozione e non dalla paura.

 

 

 

 

Note

 

 

Sometimes I wish that I could freeze the picture: A volte vorrei poter congelare quest'immagine. Slipping Through My Fingers, Abba.
I'm glad whenever I can share her laughter, that funny little girl: Sono lieto quando posso condividere le risate di quella buffa ragazzina.
Slipping Through My Fingers, Abba.


Ed eccoci tornati al 1843, quando Theo va in Russia con Alja e Gee...

Sulla scena iniziale non dico niente, la lascio commentare a voi ;)

Insomma, Gee è tendenzialmente un cretino, e Feri se non fa lo strafottente non è contento ;)

Poi, Gee e i suoi pargoli, e Lys con la sua “gelosia” per Céline, che secondo lei fa la civetta con il padre... Si può essere più paranoiche?

Ma in questo -e non solo-  si somigliano fin troppo, Alja e Gee ;)

E alla fine... Theo e Hajnal.

Hajnal che, fisicamente, è proprio come Jani, la ragazza -ragazza per modo di dire, dato che ha dieci anni in più di Theo, e nel ’43 ha trentasette anni, quasi trentotto- di cui Theo crede di essere innamorato, nonché primogenita di Leonida e zia di Gee, ma è molto più ingenua e innocente...anche tra le ragazze di Forradalom, lei è sempre stata la più ingenua e innocente, la più bambina, quasi.

E il nostro bel Theodorakis stavolta perde davvero la testa... Al punto di cominciare a farneticare come e peggio di Gee. ;)

A scrivere le sue battute mi sono divertita tantissimo... L’influenza di Gee fa male, eh? ;)

Pensa già al viaggio di nozze, lui, e alla città da fondare...

Beh, vedremo cosa succederà ;)

Anche perché, come sappiamo, Hajnal ha sempre avuto una bella cotta per Harold Morrison, ed essendo l’unica femmina dei fratelli Desztor -e su questo argomento c’è ancora molto da dire, le cose sono più complicate di quanto sembrino ;)-, sono tutti troppo protettivi con lei...almeno mille volte di più dei fratelli normali con le sorelle normali, ma stiamo parlando dei Desztor, e loro non sono normali ;)

Se ricordate, all’inizio della storia abbiamo conosciuto lo slovacco Ferenc Novakovič, il migliore amico di Péter Bolkonskij - Boka, ch’era un po’ innamorato di Hajnal...

Nel Capitolo 149, in cui Hajnal ha ventinove anni e mezzo, poi, ho scritto che lei aveva “rifiutato la corte dello slovacco”, ma dobbiamo ovviamente indagare sui motivi, che non riguardano solo lei e Ferenc...

E se volete sapere chi altro riguarda, nel Capitolo 232 abbiamo scoperto che a Budapest Hajnal dormiva in camera con Pál e Csák, mentre Feri stava con Jàn...

Questo perché Hajnal è sempre stata particolarmente affezionata a Pál e Csák, ed è soprattutto uno dei suoi quattro fratelli maggiori ad infiammarsi se qualcuno sfiora la sua sorellina...

Non è che siano proprio degli schiavisti, ma è a causa loro se molti dei pretendenti di Hajnal se sono vista brutta ;)

Ho fatto questo riepilogo perché mi rendo conto che è praticamente impossibile tenere a mente tutti i particolari - tranne che per me, in quanto autrice di quest’epopea...se perdessi qualcosa per strada sarebbe la fine! ;)- e moltissimi degli elementi nominati anche solo di sfuggita nei capitoli scorsi e all’inizio della storia devono ancora prendere forma...grazie al cielo esistono le note! ;)

Dunque, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, e scappo a fare un po’ di compiti delle vacanze ;)

 

A presto!

Marty

 

  
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