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Autore: kiara_star    06/07/2012    3 recensioni
"La stanza era illuminata solo dal chiarore della luna piena che filtrava dall’oblò, però bastava per farlo dannare, per non fargli prendere sonno. Quei fievoli raggi, che un romantico poeta avrebbe dipinto come fili d’argento, per lui erano poco più di una nefasta luce fioca che però delineava fin troppo perfettamente il corpo addormentato del suo capitano.
Docile, indifeso, come solo quando dormiva si poteva ammirare. "

Sanji/Rufy
[uso di linguaggio colorito]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Sanji
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La mia dannazione La mia dannazione

"Intesi ch'a così fatto tormento

enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento"
 
(Divina Commedia, Inferno, I, 37-39)






Se ne stava seduto immobile su quella sedia sgangherata. Il mento poggiato nella mano e la sigaretta stretta fra l’indice ed il medio. Il fumo gli annebbiava la vista altalenante, ed andava bene così. Quell’intervallo grigio gli permetteva di rifugiarsi, benché fosse solo per pochi microsecondi, nel suo meraviglioso mondo fantastico. Un mondo con nuvole prosperose a forma di culi a mandolino e colline di tette rosa. Peccato poi che la tossica foschia si diradava permettendo a quell’immagine di conficcarsi negli occhi e far sì che tutte le sue buone intenzioni, andassero a farsi fottere.
Prese una boccata passandosi poi quasi stancamente la punta della lingua sull’interno del labbro inferiore.
La stanza era illuminata solo dal chiarore della luna piena che filtrava dall’oblò, però bastava per farlo dannare, per non fargli prendere sonno. Quei fievoli raggi, che un romantico poeta avrebbe dipinto come fili d’argento, per lui erano poco più di una nefasta luce fioca che però delineava fin troppo perfettamente il corpo addormentato del suo capitano.
Docile, indifeso, come solo quando dormiva si poteva ammirare.
Le braccia strette attorno al cuscino come un cucciolo di koala, i capelli neri scomposti sulla fronte umidiccia e la bocca semiaperta che respirava regolare. Il lenzuolo aggrovigliato fra le gambe e tutto ciò che era meglio non fosse visto (la schiena liscia e quel piccolo fondoschiena in primis), messa in bella mostra da quella sfrontata luna pallida.


Eh sì che Sanji aveva sempre creduto fosse un tipo scaltro. Poco umilmente aveva affidato molte scelte, alle volte anche cruciali, a quella convinzione, a quella fiducia nella sua furbizia. Perfino la bella Robin-chan un giorno gli aveva fatto i complimenti definendolo “un cuoco con mille risorse”. E allora, come era finito a letto con quello stupido di gomma? Come aveva potuto farsi trascinare in camera e non aver protestato quando se l’era trovato avvinghiato a lui mentre armeggiava pericolosamente con la sua cerniera lampo? Per quale recondito motivo le sue mani avevano trovato così appagante scivolare sulla sua pelle sudata e stringere quelle natiche con foga? Quale diavolo aveva guidato la sua voce lasciando che gli sfuggissero gemiti di piacere come mai prima d’allora quando quella piccola mano inesperta gli si era piantata fra le gambe? E soprattutto, perché adesso che lo vedeva addormentato invece di approfittarne per soffocarlo nel sonno e cancellare così tutta quella follia, non desiderava altro di potersi dannare ancora?
Perché era quello che aveva fatto. Si era dannato. Aveva venduto la sua anima al più bastardo dei demoni quando aveva ceduto a quell’istinto malato. Aveva preso la sua sanità mentale, i suoi principi e tutte le belle teorie su quanto fossero speciali e preziose le donne e li aveva buttati nel cesso, e con in colpo di tacco aveva tirato lo sciacquone. Ed ora che il suo amor proprio stava galleggiando fra le fogne, Sanji faticava a darsi pace.
Spense la cicca nel posacene malamente poggiato su una botte e subito ne accese un'altra. La fiamma dell’accendino per pochi istanti aveva accentuato l’espressione quasi perversa sul volto del cuoco, ma poi il fumo era tornato a celarla.
Fece pochi passi, lentamente, fino a coprire la misera distanza che lo separava dalla branda.
Quello strambo capitano sapeva essere tremendamente adorabile quando non apriva bocca e non faceva cazzate.
In un gesto meccanico, ormai guidato solo dalla sua pazzia (così si convinse), prese a scivolare con il dorso dell’indice su tutta la lunghezza di quella bianca schiena partendo dal sottile collo. Inghiottì quando arrivò a sfiorare quelle piccole rotondità e quasi si maledì ancora. Ma ormai l’inferno era prenotato. Spostò la sigaretta dalle labbra per posarci un morso, testando l'elasticità di quella gomma e non si stupì di sentirlo grugnire contrariato. Tornò a respirare nicotina e tabacco raccogliendo da terra la camicia azzurra e guardò quel corpo addormentato ancora una volta mentre si infilava stancamente le maniche. Non badò di allacciarla quando si sedette nuovamente sulla sedia.
Conosceva abbastanza bene Rufy, per sapere che il giorno seguente non avrebbe cambiato atteggiamento e nessuno si sarebbe mai accorto di quella notte folle. Sarebbe stato naturale come sempre e la cosa lo tranquillizzava e irritava contemporaneamente. Era la sua stupidità a farlo comportare così, oppure la verità stava nel fatto, seppur assurdo, che era più maturo di quello che voleva far credere agli altri? In fondo quello che se ne stava alzato alle due di notte a rimpinzarsi la testa di cazzate su una blanda sveltina era lui, non certo Rufy.
Aspirò un’ ultima volta e gettata la cicca si lasciò cadere sul lenzuolo. Lo vide aprire le palpebre
per qualche secondo e sorridere pago prima di ritornare a dormine bellamente. Chiuse anche lui gli occhi conscio forse che ormai la frittata era fatta. E per un cuoco qual era, la cosa poteva anche suonare cinicamente comica.
Eppure, nonostante quella follia stava via via assumendo una forma meno spaventosa, c’era una domanda che ancora lo inquietava e la cui risposta, pareva paralizzarlo: l’indomani mattina quando avrebbe allungato a Nami-san la sua tazza fumante di caffè macchiato, lei si sarebbe accorta che aveva addosso l’odore del suo capitano?
























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Note 
Sì, lo so, ho sempre detto che questa coppia era fluff e solo fluff, che non poteva esserci sesso vero con il capitano e che loro due sono solo bacini e carezze, ed è quello che penso ancora, solo che per una volta mi è piaciuto guardarla anche da un altro punto di vista. Diciamo che è un semi-esperimento  ^_^
Spero di non aver sconvolto nessuno u//u
Ho usato il rating arancio perchè a parte qualche parolaccia e le sottili allusioni, non c'è descritta alcuna lemon. Comunque mi rimetto al vostro giudizio e qualora crediate sia  meglio usare il raiting rosso provederò ad aggiustarlo.
Per quanto riguarda l’ultima parte, il riferimento a Nami mi è venuto naturale, vedetelo come volete: come SaNami, come RuNami o come “ti conosco troppo bene per sapere che stai nascondendo qualcosa, caro Sanji-kun”. A voi la scelta ^__^
Ora basta però, odio quando le note autore sono più lunghe del capitolo stesso, perciò mi dileguo.
Vorrei solo chiedere a chi legge se gli va di lasciare un commentino. Basta anche solo un breve giudizio, perché vedo che nonostante la coppia non sia ultra nota ci sono parecchie letture e quindi mi piacerebbe conoscere e confrontarmi con altri che li apprezzano.
Ok ora basta per davvero XDD sparisco!
Kiss kiss Chiara
  
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