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Autore: GiulyHermi96    06/07/2012    11 recensioni
Harry, durante la terza gravidanza della moglie, va con Albus e James al parco e sta pensando a quanto bella la sua vita stia diventando, grazie a Ginny e ai figli, quando non vede più né il primogenito di tre anni, né il secondogenito di uno. Li ritroverà poi dietro un cespuglio in compagnia di...
Dalla ff:
“James, aspetta tuo fratello!” disse l'uomo al figlio grande.
“Ma papà...è lento!” disse il bambino con espressione sconsolata.
Harry avrebbe voluto dire qualche cosa, ma in quel momento, come a confermare la teoria di James, Al cadde a carponi sulla neve, si rialzò ridendo e facendo leva sulle manine guantate ricominciando a trotterellare, cadendo qualche metro dopo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Noi andiamo Ginny, sei sicura di non voler venire?” chiese l'uomo alla moglie.

La donna si girò verso il marito e sorrise ripiegando la Gazzetta del profeta: “Non ti preoccupare Harry, credo che sia meglio riposarmi oggi...” disse accarezzandosi il pancione con la mano destra.

Tu porta fuori Jamie e Al...gli farà solo bene...” disse.

Harry rimase impalato davanti alla moglie.

Lasciarla sola a casa non gli andava molto a genio, anche Ginny lo sapeva. In particolare per la gravidanza ormai terminata in cui era la donna.

E se si fosse sentita male mentre lui era fuori? O avesse avuto bisogno di aiuto mentre lui era assente? No, quell'idea non gli piaceva affatto, anche se quella era la terza gravidanza che Ginny stava affrontando e, Harry lo sapeva bene, era abbastanza forte da andare incontro a qualsiasi cosa.

Eppure, come aveva fatto anche le due volte precedenti, era preoccupato che la sua consorte si ferisse durante la sua assenza, che fosse per lavoro o per stare con i figli o, di quando in quando, con gli amici.

Ginny, vedendo l'insicurezza negli occhi smeraldini del marito, alzò gli occhi al cielo e, facendo leva con le braccia sulla poltrona, si alzò in piedi andandogli in contro.

Senti, Potter...” gli sussurrò all'orecchio sorridendo: “Non sono malata terminale e non ho tre anni, a differenza di uno dei tuoi figli...saprò cavarmela benissimo, e questo lo sai. Vai fuori con loro! È inverno, c'è la neve...vi divertirete. Al adora la neve...è il suo primo inverno...dai! Giuro che farò meno cose pericolose possibili.” disse la donna sorridendo.

Harry alzò gli occhi al cielo, ma Ginny continuò: “E poi, sono io quella che dovrebbe essere preoccupata...dovrai cavartela da solo, in giro, tra la neve con due piccole pesti...una delle quali corre. Dimmi se non dovrei essere nel panico.” disse ridacchiando con una mano dietro la schiena per reggere il peso dell'ingombrante ventre.

L'uomo scosse la testa ma ridacchiò anche lui: “Va bene...va bene...ma staremo fuori solo per qualche ora, non di più.”

Ginny sorrise nuovamente e gli fece segno di uscire: “Vai, o inizieranno a sudare qui in casa...e dopo chi li dovrà curare?” chiese lei

Ehm...aiuterei...” disse lui gentilmente sorridendo.

Lei gli diede un leggero bacio sulle labbra: “Non smettere mai di sognare caro...”

Eww...papà, mamma...smettetela!” disse James arrivando in quel momento con per mano Al.

Harry sorrise e si avvolse la sciarpa intorno al collo: “Va bene, andiamo...lasciamo mamma un po' con se stessa e con i biscotti che faremo finta di non aver toccato...” e più veloci della luce se ne filarono via, Al in braccio al padre e Jamie per mano, lasciandosi dietro le risate di Ginny.

Allora, James...” disse Harry al suo primogenito: “Di ad Al dove andiamo...”

Il piccolo sorrise: “In un posto bellissimo...Al, noi andiamo al parco...è il più bellissimo dei posti!” disse il bambino, e lo fece con un così grande entusiasmo, che Harry non se la sentì di correggerlo, e sorrise camminando con i suoi due bambini verso il parco vicino a casa.

Appena furono là, James cominciò a correre avanti e indietro e Al, che voleva seguire il fratello grande, cominciò a scalciare in braccio al padre.

Harry rise e lasciò per terra il piccolo che trotterellò, in alcuni momenti un po' incerto, dietro a James.

James, aspetta tuo fratello!” disse l'uomo al figlio grande.

Ma papà...è lento!” disse il bambino con espressione sconsolata.

Harry avrebbe voluto dire qualche cosa, ma in quel momento, come a confermare la teoria di James, Al cadde a carponi sulla neve, si rialzò ridendo e facendo leva sulle manine guantate ricominciando a trotterellare, cadendo qualche metro dopo.

Jamie guardò il padre come a dire: “Visto?” e si coprì il viso con le manine nelle manopole rosso fuoco.

Harry scosse la testa divertito e si avvicino ad Al, prendendolo per mano e raggiungendo con lui James: “Dai, Jamie...lui non sa cosa deve fare qui...ha bisogno che un ragazzo grande glielo spieghi...” disse l'uomo giocando la carta del ragazzo grande.

A James brillarono gli occhi e, con fare orgoglioso, disse: “Vieni Al...andiamo a giocare!”

Così Harry si sedette su una panchina né troppo vicina né troppo lontana e li guardò correre.

Avere dei figli per lui era...la prova inconfutabile che fosse riuscito a sopravvivere.

Certo, per tutte le morti che aveva visto, di tutte le persone che aveva conosciuto, ma in particolare di quelle che non aveva potuto incontrare, non si sarebbe mai dato pace, ma il non avere prospettive di un futuro felice, o comunque diverso da Voldemort, a diciassette anni, non lo avevano preparato all'idea di avere dei figli.

Così, quando tre anni prima Ginny gli aveva detto di essere in dolce attesa, lui ci aveva messo un po' a capirlo.

Ciao Ginny!” salutò Harry entrando in casa e chiudendo la porta.

La ragazza si voltò dalla poltrona sulla quale era rannicchiata. Era inverno inoltrato...e negli ultimi tempi, Ginny aveva sempre freddo, cosa non da lei. Perciò Harry, quella mattina, le aveva quasi ordinato di restare a casa dagli allenamenti e di riposarsi.

Dopo aver appeso il cappotto, lui si diresse verso Ginny, che sorrideva incerta.

Come stai?” chiese lui abbassandosi sulla moglie per darle un bacio.

Si erano sposati rispettivamente a 20 e 19 anni...Harry aveva deciso che sarebbe stato meglio fare calmare le acque dopo la fine della guerra, ma soprattutto, di aspettare che Ginny si diplomasse e iniziasse una carriera, in modo da non essere un ostacolo ai suoi sogni.

Mai si sarebbe immaginato che avrebbe iniziato a giocare con le Holidays Harpies...non che non fosse brava, anzi, lui aveva sempre sostenuto che fosse tra le migliori della squadra, ma non avrebbe potuto sperare in un futuro più roseo per lei...perciò aveva aspettato che si affermasse come giocatrice.

In realtà, avrebbe anche aspettato di più, ma un giorno, di circa 4 anni prima,lui era rientrato dal lavoro - era diventato Auror da circa un anno dopo l'accademia e gli orari erano quelli che erano, per un novellino come lui – e vide Ginny seduta nell'ingresso sulle scale pensierosa.

Perplesso le si era avvicinato chiedendole che cosa ci fosse di così importante da rimanere seduta sulle scale fino alle quattro di mattina per aspettarlo.

Lei si era alzata in piedi e si era appoggiata con la schiena alla balaustra della scala, guardandolo, o per meglio dire: squadrandolo, dall'alto in basso per un po', poi aveva preso un sospiro, lo aveva guardato negli occhi e, con tono calmo e pacato, gli aveva chiesto di punto in bianco: “Quando hai intenzione di chiedermi di sposarti?”

Harry era rimasto sorpreso dalla calma con cui glielo aveva chiesto, perciò aveva risposto quasi in trance: “Come?”

Lei aveva scosso la testa e alzato gli occhi al cielo sorridendo ed arrossendo solo un pochino sugli zigomi: “No, solo per sapere...buonanotte!” aveva poi detto e, ridacchiando era salita su per le scale.

Quella sera, Harry aveva poi riaperto il cassetto in cui aveva riposto l'anello che le aveva comprato anni prima e che aveva tenuto chiuso lì dentro in attesa del momento giusto, chiedendole, alle quattro e mezza del mattino col cielo di un violetto intenso di sposarlo.

Ad ogni modo, lo sguardo che quella mattina della proposta aveva Ginny in viso, era identico a quello che Harry stava guardando quella sera, dove l'aveva appena trovata sulla poltrona.

Per prepararsi, perciò, si sedette sul tavolino vicino al centro della stanza vicino a lei e le accarezzò il viso sorridendo: “Se mi devi buttare una notizia flesh in questo momento, è meglio che mi sieda...” disse.

Lei lo guardò negli occhi sorpresa: “Come...?”

Lui sorrise di nuovo e le disse semplicemente che aveva uno sguardo familiare.

Ginny, non avendo idea di che cosa Harry stesse parlando, lasciò cadere l'argomento e disse: “Harry...e se...e se prendessimo un nuovo membro nella nostra famiglia?” chiese lei cauta rannicchiandosi ancora di più sulla poltrona, come impaurita.

Lui la guardò confuso: “Se intendi un cane...non sono sicuro di riuscire a gestirlo bene...” disse lui.

Ginny scoppiò a ridere: “No...non un cane! Nemmeno per tutte le scope da corsa del mondo ne prenderei uno! Non che non mi piacciano...è che...in questo momento...non credo sia adatto...non ora che...”
Harry la guardò più confuso di prima, perciò Ginny, dopo averla presa di fianco a se, gli allungò una lettera che recava la data di quel giorno e il nome di Ginny Potter come destinataria.

Cosa ci devo fare?” chiese lui.

Ginny alzò gli occhi al cielo: “Mangiarla...secondo te? Devi leggerla Harry!”

Harry sorrise e girò la busta riconoscendo come mittente il San Mungo.

Cercando di non andare nel panico, inforcò meglio gli occhiali e tirò fuori il foglio della lettera.

Dicembre 13 2004

Gentile signora Potter,

in merito agli esami che ha fatto qualche giorno fa qui all'ospedale magico San Mungo, le possiamo dire che è risultata positiva e che, perciò, è in dolce attesa.

Le facciamo le nostre congratulazioni e la aspettiamo i seguenti giorni per ulteriori controlli.

 

20/12/04

27/12/04

15/1/05

(Le altre date verranno stabilite

con Lei qui all'ospedale)

 

Distinti saluti,

 

L'ospedale magico San Mungo

 

 

Harry dovette leggere parecchie volte la lettera e non fu esattamente sicuro di aver afferrato.

Guardandola bene, però, iniziò a capire e, un po' tremante, spostò gli occhi su di lei che lo guardava calma.

Tu...tu...intendi dire che...” cercò di chiedere.

Ginny, perciò, sorrise e annuì: “Sì, Harry. Esattamente quello.” disse gentilmente poi.

E non ci fu bisogno di dire altro.

Harry non ebbe bisogno di sentirsi dire che lei fosse in cinta, perché il modo in cui aveva sorriso, il modo in cui glielo aveva fatto sapere, era bastato.

Poco meno di nove mesi dopo, era nato il loro primogenito: James Sirius Potter...un anno dopo, era venuto alla luce Albus Severus Potter, e tra qualche mese Harry sarebbe stato padre per la terza volta. Avrebbe voluto una femmina. Anche Ginny, in realtà, e lo sapeva, ma nessuno dei due era troppo fiducioso sulla cosa, visto che lei veniva da una famiglia composta quasi completamente da maschi.

Comunque, non sarebbe stato importante. Per Harry, e ovviamente anche per Ginny, avere dei figli era una delle cose più belle al mondo, e che fossero maschi, femmine, magici o no, li avrebbe amati sempre e comunque.

Certo è che se solo James e Al, insieme, riuscivano a fare il pandemonio a soli tre e un anno...non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo con un terzo bimbo...

Ah quei due...” pensò ad alta voce l'uomo sorridendo.

In quel momento, però, si rese conto di non riuscirli più a vedere.

Il panico lo prese per un momento, fino a che non vide la sciarpa dorata di Albus spuntare da dietro un cespuglio.

Tirando un sospiro di sollievo, si avvicinò pensando che volessero fargli uno scherzo, come al solito, ma si sorprese di vederli concentrati a guardare qualche cosa.

Bambini...cosa state facendo?” chiese.

Albus si girò e sorrise, con i soli due denti che gli erano spuntati poi alzò le braccia facendo segno al padre di prenderlo in braccio. Harry lo sollevò e Al disse indicando James: “Bau!”

Harry si avvicinò al figlio più grande e vide che guardava un qualche cosa di peloso, piccolo, nero e tremante sotto la siepe

Papà...ha freddo e le foglie non le mangia...” disse indicando delle foglie strappate dal cespuglio piene di neve.

L'uomo rise di cuore: “No, James...i cani non mangiano foglie...”

James guardò il cucciolo dispiaciuto e allungò le braccia per cercare di prenderlo.

Il cagnolino gli si allontanò di un pochino impaurito.

Aspetta, Jamie...ha paura...sono tutti più grandi di lui...devi farlo lentamente...” se Hagrid gli aveva insegnato qualche cosa durante Cura delle creature magiche, era che gli animali vanno sempre presi con calma.

Perciò, si accovacciò con Albus ancora in braccio e disse al figlio grande: “Tendi le mani e aspetta che si avvicini...non fare altro, stai fermo, va bene?”

James annuì e allungò le braccia corte verso il cucciolo.

Questo lo guardò spaventato, ma incuriosito.

Iniziò ad annusare la terra avvicinandosi sempre di più.

Quando il naso de cagnolino toccò le dita di James, che si era tolto i guanti, questo non poté fare a meno di sussultare, facendo allontanare di un pochino l'animale.

Harry sorrise: “Calmo James...i nasi dei cani sono bagnati...è normale.”
Jamie annuì e non si mosse, fece riavvicinare il cane che annusò le manine del bambino e, infine, ci si tuffò sopra.

Tra le risate di James, le urla gioiose di Al e i guaiti di gioia del cagnolino, Harry si ritrovò a sorridere per il traguardo che aveva raggiunto suo figlio.

Bravo Jamie...” gli disse e lasciò andare Al che cominciò ad accarezzare a sua volta il cane.

Papà, lo possiamo tenere? Ti preeeeeeeeegoooooooo!” lo supplicò James seguito da Al che sapeva dire solo la fine delle parole: “eeeeegoooo!”

Harry guardò i due bimbi che gli assomigliavano così tanto: “Magari è di qualcuno...” disse, ma James smontò subito la sua teoria dicendo: “Non ce l'ha il collale...ehm...il collare! Ecco!”

Harry scosse la testa, era furbo come sua madre: “Bé...possiamo provare a portarlo a casa...ma non credo che la mamma ne sarà felice...”

James lo guardò con viso supplicante e Al lo imitò, così Harry non poté fare a meno che accettare: “Va bene...va bene...lo portiamo a casa, ma mi aiuterete a provare a rintracciar e il proprietario...” disse.

Albus continuava a sorridere, visto che non capiva che cosa stesse succedendo esattamente, James, invece, sospirò e annuì dicendo subito dopo: “Se non lo troviamo, però, lo tengo io, vero?” chiese al padre fiducioso.

Harry non voleva dargli false speranze...sapeva che Ginny non era esattamente felice di avere animali in casa....eppure...l'avrebbe convinta...le avrebbe comprato anche tutte le scope da corsa del mondo se necessario.

Perciò sospirò e annuì al figlio grande prendendo Al in braccio: “Ci possiamo pensare...dai andiamo a casa...” disse tendendo la mano al bimbo.

Questo scosse la testa e disse: “Non posso tenerti la mano, devo prendere lui...” Harry sorrise e annuì dicendo: “Dovrai anche scegliere un nome, no?”

Il bimbo ci pensò, sorrise e tese di nuovo le braccia al cucciolo che lo guardò curioso come a dire: “Posso, posso davvero?”

James, allora, gli mise le braccia intorno al corpo e lo sollevò dicendo, mentre il cucciolo lo leccava su tutto il viso: “Ciao Felpato!”

Harry, nel sentire quel nome, si girò del tutto verso il figlio e guardò il piccolo di nome James e il cucciolo appena battezzato come Felpato giocare insieme sulla neve.

Al ricominciò a scalciare per andare dal fratello che si divertiva col nuovo amico a quattro zampe senza di lui, perciò Harry lo lasciò andare.

Chissà dove aveva imparato quel nome suo figlio.

Magari l'aveva sentito pronunciare da lui qualche volta...

Ti piace come nome papà?” chiese il bambino ridendo.

Lui annuì sorridendo con gli occhi lucidi immaginandosi di vedere una sorta di mini versione di suo padre e di Sirius davanti a lui, anche se il secondo non era ancora un animagus a quell'età.

Sai che ti dico James?” disse al bambino avvicinandoglisi e passandosi una manica velocemente sotto gli occhiali e sugli occhi: “Mi piace molto come nome...convincerò io la mamma a tenere il cucciolo...”

Il bambino sorrise e abbracciò il cane prendendolo bene in braccio.

Harry riprese Al e disse al più grande dei suoi figli di fare strada verso casa.

James sorrise fiero di una tale responsabilità e, a volte con un po' di fatica, si incamminò felice, con in braccio Felpato, che si guardava intorno felice e gioioso come il suo nuovo piccolo padrone.




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Ehm...ciao a tutti! Lo so, lo so che dovrei dedicarmi alla mia long fic "Lily e i Malandrini", ma ultimamente non mi andava di scrivere e ho un pò di casini...ma era da molto che volevo scrivere questa ff, quindi...non so, spero vi sia piaciuta :) Un saluto, giuro che cercherò di postare il capitolo della old generation presto,
Giuly

   
 
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