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Autore: Carlos Olivera    06/07/2012    1 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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23

 

 

Kaoru si ritrovò a galleggiare in uno strano oceano, tetro e scuro come la notte, ma dove qui e là risplendevano confusamente come dei piccoli globi di luce, e all’interno di ognuno di questi globi gli pareva di scorgere delle immagini, dei brevi corti di un film più grande.

Erano forse i ricordi della sua vita?

Quella vita della quale ora non riusciva ad avere memoria?

Cercò di afferrarne alcuni, per poterli vedere, ma erano evanescenti e intangibili proprio come bolle d’aria in un mare sconfinato.

Poi, sentì una voce che lo chiamava.

«Chi sei?» domandò con il pensiero, visto che quella voce sembrava risuonargli direttamente nella testa

«Devi proteggerla, figlio mio. Continua a proteggere Louise. Non è ancora il tuo momento».

Era una voce femminile molto dolce, ma allo stesso tempo determinata, che risvegliava in Kaoru qualcosa di famigliare.

«Ti prego. Il nostro futuro dipende da questo!».

Poi, tutto divenne nero, e Kaoru si sentì come risucchiare all’indietro, dentro quel corpo che ora giaceva in un letto nell’infermeria del castello.

«Kaoru!» disse Siesta vedendo che si svegliava.

Aveva le lacrime agli occhi, e a giudicare dalle ombre nere non aveva dormito per tutta la notte. Fece per abbracciarlo, ma come strinse un po’ Kaoru mugolò per il dolore.

«Scusa.» disse lasciandolo, poi si rivolse ad un’infermiera «Presto, avvisa Saito e Louise! Digli che Kaoru si è svegliato!».

Saito e Louise arrivarono quasi subito, e solo allora a Kaoru venne in mente di guardare in che condizioni fosse ridotto. Il segno lasciatogli dalla lama di Maschera di Ferro era nascosto da una grossa benda, ma dal dolore che sentiva poteva capire che non era stata una cosa da poco.

«Quanto tempo è passato?»

«Giusto poche ore.» rispose Louise «Hai davvero una resistenza d’acciaio. Altri sarebbero rimasti svenuti giorni interi.»

«E Maschera di Ferro?»

«È scappato. Mi dispiace.»

«Per fortuna l’affondo non ha trafitto lo stomaco.» disse Saito «A dispetto di come poteva sembrare, te la sei cavata con poco. Il medico ha pulito la ferita e applicato dei punti».

Kaoru cercò di alzarsi, ma il dolore provocato dalla ferita era qualcosa di insopportabile, e dovette mettersi nuovamente disteso.

«Non strafare.» gli disse Louise «Se ti muovi troppo, rischi di strapparti i punti.»

«Ma dobbiamo salpare. La flotta d’invasione…»

«Non preoccuparti. Verrà Kilyan con me. Mi sta già aspettando a bordo dell’ammiraglia. Tu ora pensa a riprenderti.»

«Però…»

«Finiscila di protestare.» disse Louise alzando la voce «Sei già fortunato ad essere sopravvissuto. Ora restatene a letto, o dovrai preoccuparti più delle mie punizioni che della tua ferita».

Detto questo Louise se ne andò, seguita da Saito.

«Accidenti, che sfuriata.» commentò Derf

«Sicuramente la signorina Louise è in pensiero per Saito.» disse Siesta «Avrebbe voluto andare con lui, ma lui alla fine l’ha convinta a rinunciare».

Kaoru stette in silenzio un altro po’, poi batté con rabbia il pugno sul letto.

«Kaoru…» disse Siesta

«Dannazione! E dire che stavolta credevo di esserci riuscito. E invece, ancora una volta, quel maledetto mi è scappato.»

«Meno male che sei ancora vivo. Sarebbe potuta andarti molto peggio».

Kaoru alzò allora il braccio verso l’alto, guardandosi la mano.

«Nell’istante in cui l’ho toccato… per un attimo, ho avuto come l’impressione di poter vedere dentro la sua mente. Vedere tutti i suoi pensieri.»

«E che cosa hai visto?»

«Fuoco. Un oceano di fuoco senza fine.»

«Fuoco…».

Ad un certo punto, preda di un’emozione che non riusciva a controllare, Siesta abbracciò nuovamente Kaoru, un abbraccio dolce e gentile, mentre alcune lacrime comparivano nei suoi occhi chiusi.

«Non farmi mai più prendere uno spavento come quello di stanotte, hai capito?»

«Siesta…» disse il ragazzo confuso ed incredulo.

 

Al molo, intanto, tutto era pronto per la partenza.

Dodici navi da guerra, dalle corvette rapidi e veloci ai galeoni di linea  con trenta cannoni per lato, erano in procinto di salpare alla volta di Floubert.

In cielo, in mare aperto, si intravedeva la flotta di aeronavi di Lucas, già schierata e pronta alla partenza.

Louise venne a salutare Saito dinnanzi all’ammiraglia, il Seaborn Legend, e anche per cercare per l’ultima volta di convincerlo a portarla con sé.

Lui però, come era prevedibile, diede la stessa risposta del giorno prima, e sorridendo le carezzò la testa.

«Non volermene male, Louise. Ma potrebbe essere molto pericolo. Quindi, è meglio se resti qui.

Non temere, ci sarà Kilyan ad assistermi.»

«Allora, sarà meglio se fai attenzione.» mormorò lei a sguardo basso «Perché altrimenti, ti picchierò.»

«D’accordo.» rispose Saito sorridendo.

A quel punto, a malincuore, dovettero separarsi, e mentre la nave ed il resto della flotta spiegavano le vele tra i saluti e le esclamazioni della folla radunatasi al porto, Saito, affacciato dal ponte di poppa, continuava a guardare Louise, salutandola a piene braccia e continuandole a promettere che presto si sarebbero rivisti. C’era anche sua sorella Cattleya, che come lei salutava e pregava per il ritorno del proprio marito.

Anche Kaoru, dalla finestra della sua stanza, poté vedere le navi prendere il largo, e tanto lui come Siesta, nonostante tutta l’imponenza delle due flotte di Grasse e Marcin, non riuscivano a togliersi dalla testa uno strano presentimento, come un senso di pericolo incombente.

Ben presto, la flotta fu in mare aperto, diretta verso Floubert, e quando la terraferma era ormai lontano Lucas, a bordo di una piccola scialuppa alata, scese dalla sua nave ammiraglia fino sulla Seaborn Legend, per incontrarsi con Saito e definire gli ultimi dettagli.

«Le isole sono protette da un buon sistema di fortificazioni marine.» disse Lucas guardando una mappa dell’arcipelago «Hanno anche dei punti di osservazione mimetizzati sotto la superficie per avvistare eventuali nemici.»

«Non c’è modo di localizzarli?»

«Purtroppo no. È per questo che aspetteremo la notte per dare inizio all’avvicinamento vero e proprio. Comunque sia, non diamo per scontato che non sapranno del nostro arrivo.

Il problema principale sono i cannoni. Ce ne sono lungo tutto il perimetro di Gerion, l’isola principale, dove si trova la capitale, nelle isole circostanti e anche negli atolli che ci stanno intorno. Se ci avvicineremo troppo, finiremo nel fuoco incrociato, e allora quel posto si trasformerà in un inferno.»

«Che cosa suggerisci?»

«La mia flotta aprirà la strada. Bombarderemo simultaneamente tutti i fortini perimetrali e le postazioni più piccole.

Nel frattempo, tu e la sua flotta dovrete procedere a vele spiegate attraverso lo sbarramento. Portatevi a distanza di tiro dalle fortificazioni di Gerion, e prendete a sputargli addosso tutto quello che avete. I loro cannoni da difesa costiera hanno un calibro superiore ai nostri, ma non sono particolarmente precisi. Se riuscirete a buttarne giù anche solo cinque o sei, sarà fatta.»

«Sembra anche troppo facile.»

 «Del resto, Ty-Kern non è stata fortificata per resistere ad un attacco combinato da mare e da aria di questa portata.

Tra la tua flotta e la mia, si parla di almeno trentacinque-quaranta navi.»

«Speriamo vada tutto per il meglio. Ma ricordati il nostro patto.»

«Tranquillo, me lo ricordo. Niente attacchi su civili o nemici arresi. Se alzeranno bandiera bianca o chiederanno un cessate il fuoco per negoziare, li accontenteremo.

Anche io voglio limitare al massimo le perdite».

A quel punto, e dopo un pasto frugale, mentre il sole cominciava ormai a calare sotto l’orizzonte, Lucas fece ritorno alla propria ammiraglia, la Exellion.

Dopo poco, scese la notte, e da quel momento la flotta si fece silenziosa ed invisibile come un esercito di navi-fantasma.

 

L’ultimo patriarca della famiglia Floubert, Solomon, avrebbe disgustato i suoi stessi antenati.

Ricco, opulento, viziato, cresciuto nella bambagia e dominato dai suoi vizi, era il prototipo del regnante dal pugno di ferro.

Nelle sue isole, la gente a fatica tirava al domani, mentre lui viveva in un palazzo degno della regina che dall’alto di una collina dominava tutta Gerion e le isole vicine.

La città di Gerion, capitale del ducato e dell’isola omonima, era tutta raccolta e disposta lungo la principale insenatura dell’isola, che protendendosi verso l’esterno fungeva da foce al fiume Loto, principale corso d’acqua di Floubert.

Era davvero una bella cittadina, che trasudava secoli di storia e tradizione marinara, ma che negli anni, soprattutto per la minaccia costituita da Albion, era stata rinchiusa all’interno di un imponente sistema difensivo di mura marine e torri perimetrali che ne preservava i porti e le darsene, e che svettava come un gigante addormentato sull’intero arcipelago.

Durante l’ultima guerra tra Tristain ed Albion, data la vicinanza dell’isola volante ed il timore che vi potessero essere delle spie, era entrata in vigore la legge marziale, che tuttavia non era mai stata revocata; soldati armati giravano per le strade, autorizzati ad esercitare giustizia sommaria al primo accenno di problemi.

Tutti vivevano nel terrore di lord Floubert e dei suoi eccessi.

Di quando in quando, appena cominciava a stufarsi delle solite cameriere, servitrici ed accompagnatrici, spediva i suoi dignitari in giro per le isole a cercare nuove sostitute, e quelle che venivano scelte potevano decidere se obbedire o vedere sterminate le proprie famiglie.

La cosa che gli piaceva più di tutto era farsi pettinare.

In testa aveva una specie di nido di merli alto due spanne, e tutte le sere le sue servitrici avevano l’ingrato compito di metterlo a posto, riempiendolo di pomate e intrugli maleodoranti inventati dai suoi parrucchieri che gli impedivano di deformarsi durante la notte.

Quella sera, come al solito, era intento a far compiere alle sue donne questo insano rituale, quando una donna dai lunghi capelli verdi, occhialuta e senza una mano si presentò al suo cospetto.

«Oh, madame Fouquet. Benvenuta.»

«Mi sembrate anche troppo tranquillo, lord Floubert, per uno che sta per subire un attacco?»

«Un attacco?» replicò lui con la più assoluta noncuranza «E da parte di chi?»

«Di un’alleanza composta dai sovrani di Grasse e Marcin, proprio come vi avevamo predetto.»

«Non sarà un problema. Grazie alle nuove armi che Reconquista mi ha così gentilmente fornito, non sarà un problema schiacciare quella massa di insetti.

E quando avrò fatto a pezzi le loro flotte, e di riflesso completato la mia, rimpiangeranno il giorno in cui non mi si sono buttati ai piedi implorando la mia benevolenza.»

«Fareste meglio a non essere così sicuro de vostri mezzi, lord.

Prima di tutto, commettete un grave errore nel sottovalutare Saito e Lucas. Potrebbero sorprendervi.»

«Ne dubito».

Constatando la totale noncuranza e superficialità di quell’uomo, dopo poco Fouquet girò i tacchi seccata e se ne andò ringhiando tutte le ingiurie che conosceva.

Il fallito assassinio di Saito e il fiasco nella faida tra i Gramont e i Montmorency avevano seriamente ridimensionato la sua posizione all’interno dell’organizzazione, incrinatasi già all’epoca dell’incidente del Bastone della Distruzione, e ora più che mai il suo destino era appeso ad un filo.

Se qualcosa fosse andato storto un’altra volta poteva essere davvero la fine, e di rimettersi nelle mani di quel panzone presuntuoso non ne aveva nessuna voglia.

Purtroppo, però, gli ordini andavano rispettati.

Ma dopotutto, si trattava solo di pazientare.

L’attacco, bene o male, sarebbe stato respinto, e in poco più di una settimana l’asso nella manica di Floubert messo a disposizione del duca da Reconquista e in ultima fase di allestimento sarebbe stato pronto a stroncare le resistenze di Grasse e Marcin, di sicuro i principali ostacoli al controllo della zona occidentale del Paese e di tutte le sue coste.

Così, non la stupì più di tanto la notizia che una guardia venne a recapitarle poco dopo mezzanotte.

«Due flotte, una navale e una aerea, si stanno avvicinando alle nostre coste. Hanno già attaccato alcune postazioni periferiche, e ora stanno avanzando rapidamente verso Gerion

«Approntate le difese costiere. Avranno una bella sorpresa.»

«Sissignore».

 

Tutto stava procedendo come previsto.

Lucas e le sue aeronavi si erano avventati sulle postazioni più periferiche, neutralizzandole una ad una, e nel frattempo la flotta di Saito aveva potuto procedere indisturbata, mentre tutto attorno a loro la notte si accendeva con i vari fortini e torri di guardia trasformati in tanti falò.

Saito era molto turbato, e sperava che almeno per ora fosse morta quanta meno gente possibile.

Kilyan era al suo fianco, lo sguardo rivolto all’orizzonte dal ponte di comando.

Ormai le luci di Gerion erano ben visibili, e tra non molto sarebbero arrivati a distanza di sparo.

«Preparate i cannoni! Pronti a fare fuoco al mio ordine!».

I marinai e i soldati di marina corsero ognuno al proprio posto, e in pochi secondi tutte le navi erano pronte a sparare.

«Siamo pronti, signore.» disse Kilyan «Ancora poche centinaia di metri, e saremo a portata».

Sui bastioni, intanto, i soldati di Floubert, passata l’iniziale agitazione, si erano immediatamente organizzati; eppure, per quanto incredibile potesse essere, non si vedeva traccia alcuna di armamenti né batterie di difesa costiera, come ci si sarebbe aspettato.

Lucas, che osservava la situazione dall’alto, se ne era accorto, ed osservava preoccupato le mura marine con il cannocchiale.

«Questa storia non mi piace per niente».

Poi, accadde qualcosa.

Come mossi da corrente elettrica, sui bastioni si aprirono come dei grossi portelli, dai quali presero ad uscire quelli che sembravano quasi dei cannoni da nave; non erano molto grandi, anzi erano decisamente minuti, e collegati a torrette capaci di girare rapidamente su sé stesse.

All’interno di queste torrette vi era in realtà una sorta di cabina di fuoco, all’interno della quale trovavano posto tre uomini; uno maneggiava il cannone, servendosi di una coppia di manopole che regolavano altezza e direzione, un altro direzionava i colpi usando un innovativo mirino di grande precisione, un terzo azionava materialmente l’arma, che oltretutto sembrava possedere una sorta di caricatore sotto la culatta per sparare più colpi in rapida successione.

«E quelli cosa diavolo sono?» disse Saito guardando a sua volta col cannocchiale.

Quando vide Fouquet palesarsi sulle mura, salutata rispettosamente dai soldati, poi, la sua inquietudine si tramutò in paura.

Fu un attimo.

Ad un cenno della donna, uno dei cannoni sparò tre colpi in rapida successione, come neanche l’arma più veloce sarebbe stata capace di fare, e un secondo dopo la nave che stava proprio accanto alla Seaborn Legend saltò in aria sventrata dall’esplosione della sua santabarbara.

Saito assistette alla scena attonito e impotente.

«Ma cosa…».

Lui e Alexander non fecero neanche a comandare un cambio di ordini, che tutti i cannoni sulle mura marine spararono quasi all’unisono, polverizzando o danneggiando seriamente almeno una decina tra navi ed aeronavi.

Anche la loro rapidità nei movimenti era spaventosa; le torrette potevano ruotare su sé stesse o ricalibrare l’altezza nello spazio di pochi secondi, tenendo le navi nemiche sempre sotto un fuoco costante.

La trappola di Fouquet aveva funzionato.

Le correnti marine ed i forti venti che imperversavano tutto attorno alle isole, uniti alla sorpresa per un attacco talmente devastante ed improvviso, gettarono entrambe le flotte nel panico più totale, rendendole incapaci di muoversi agilmente o coordinare i movimenti intralciandosi a vicenda.

«Virare a sinistra!» continuava a ripetere Kylian «A sinistra! Rispondere al fuoco!».

In aria le cose non stavano andando meglio.

Anzi, erano proprio le aeronavi il bersaglio preferito delle batterie costiere, e una dopo l’altra stavano cadendo come mosche, precipitando in fiamme sulla flotta sottostante e aggiungendo caos al caos.

«Comandante, non resisteremo ancora a lungo!» disse il primo ufficiale di Lucas

«Non possiamo ritirarci così! Non dopo averci provato con tutte le nostre forze!».

Sia la flotta di Lucas che quella di Saito tentarono un’ultima avanzata, giusto per potersi portare a tiro dei propri cannoni e cercare di rispondere, sfruttando il fatto che dopo cinque o sei colpi i cannoni dovevano essere ricaricati, un’operazione che garantiva secondi preziosi.

Ma era perfettamente inutile.

A stroncare le poche speranze di riscossa rimaste ci pensò una seconda batteria di cannoni, meno potenti ma pur sempre terribilmente precisi e pericolosi, sbucati all’improvviso da feritoie nelle mura, che come le navi si avvicinarono ripresero a sputare bordate su di loro mentre in cima gli altri soldati ricaricavano in tutta calma.

L’attacco si trasformò in una carneficina.

I vascelli di mare e di terra cadevano uno dopo l’altro, e dopo meno di dieci minuti le due flotte erano già più che dimezzate.

«Maledizione!» ringhiò Lucas vedendo le sue navi cadere in successione «Dove si sono procurati armi così devastanti?»

«Comandante!» si sentì urlare all’improvviso «Attenzione!».

In quella, Saito era tutto preso a cercare di salvare quello che restava della sua flotta, quando una luce a dir poco accecante illuminò la notte a giorno, accompagnata da un boato che spaccava i timpani; il ragazzo alzò gli occhi, osservando attonito e paralizzato l’Excellion che precipitava in mare divorato dalle fiamme.

«Lucas!» urlò sporgendosi dal parapetto.

Kilyan dovette trattenerlo, perché sembrava proprio che volesse buttarsi in mare per nuotare incontro al relitto.

«Mio signore, è troppo tardi! Non possiamo fare niente!».

Saito si sentiva male come non ricordava di essere mai stato, oltre che inerme ed impotente.

Ma Kilyan, purtroppo, aveva ragione.

L’Exellion, o quello che ne restava, era ormai ridotta ad una massa contorta di legno infuocato, vele strappate e corpi senza vita.

Nessuno sembrava essere sopravvissuto; probabilmente quel colpo aveva centrato in pieno la santabarbara nella stiva, e ciò spiegava anche come mai da un momento all’altro la nave si fosse trasformata in un gigantesco fuoco d’artificio dopo aver subito un solo attacco.

Una dopo l’altra, anche le altre aeronavi precipitarono, e a quel punto le poche rimaste si diedero rapidamente alla fuga per tentare di salvarsi.

«Signore!» disse Kilyan rivolto a Saito, che continuava a guardare l’Excellion che bruciava «Se restiamo qui finiamo tutti arrostiti!».

A quel punto, non c’era proprio più niente da fare.

L’unica cosa che si poteva fare era salvare quante più vite possibili da quell’impresa insensata che mai avrebbe dovuto essere stata tentata.

«Tutta la barra a sinistra!» gridò «Andiamocene da qui!».

Fortunatamente le navi, avvisate dalle bandiere, obbedirono, e quasi all’unisono, e senza rompere la formazione, la flotta fece dietrofront dirigendosi verso il mare aperto, sotto gli occhi e le urla di vittoria dei soldati di Floubert, che non avevano neppure avuto bisogno di sfoderare le armi ed avevano concluso quella breve battaglia a zero perdite.

Al sorgere del sole, Solomon salì personalmente sulle mura accompagnato da Fouquet, ghignando soddisfatto nel vedere quanto restava della forza di invasione scagliata contro di lui, e che non era riuscita ad arrivare neanche ad un miglio dalle sue coste.

«Davvero magnifico.»

«E questo è solo l’inizio.» disse Fouquet

«Si pentiranno di avermi sfidato. Ora sapranno cosa significa avere paura.»

«Mio signore.» disse un soldato «Abbiamo ripescato dei sopravvissuti. Cosa ne facciamo di loro?»

«Uccideteli. E dateli in pasto agli squali.»

«Signore!?» disse il giovane sgomento

«Mi hai sentito, no?» gridò allora il sovrano «I nemici non si risparmiano, si uccidono! Sarà di lezione per tutti!»

«S… sì, signore».

Rimasti soli, Solomon e Fouquet rivolsero i loro sguardi verso l’isola di Roanoke, la seconda più grande dopo Gerion, da dove si innalzavano strani ed inquietanti fumaioli, quasi come se l’isola fosse stata un’unica, gigantesca fornace.

«I preparativi sono quasi ultimati.» disse Solomon «Molto presto, il mio potere si estenderà su tutta Tristain».

 

Kaoru era ancora nell’infermeria, convalescente per lo scontro con Maschera di Ferro.

Per ingannare il tempo leggeva, e quando poteva, o meglio, quando Siesta non lo guardava, cercava di riabituarsi a camminare, anche se per riuscirci era costretto ad usare il bastone.

Il medico gli aveva detto che la sua deambulazione non sarebbe stata compromessa, ma che a causa della recisione dei muscoli sarebbero dovuti passare alcuni giorni prima che fosse stato nuovamente in grado di camminare sul serio.

Ogni tanto volgeva l’occhio verso la finestra, verso il mare, sperando che tutto stesse andando bene, e che non succedesse qualche imprevisto.

Poi, quando qualcuno portò la notizia che la flotta stava rientrando, non ci voleva credere.

Come era possibile, dopo soli due giorni dalla partenza?

La spedizione sarebbe dovuta durare almeno una settimana.

Senza preoccuparsi del fatto che Siesta fosse lì con lui, gettò via le coperte ed afferrò il bastone per cercare di rimettersi in piedi.

«Aspetta, Kaoru! Non puoi ancora muoverti!»

«Ho un brutto presentimento.» replicò lui stringendo i denti «Devo andare».

La flotta rientrò direttamente nel bacino di carenaggio sotto al palazzo, il che non lasciava ben sperare.

Ma quando Kaoru, accompagnato da Siesta e Louise, vi discese, quello che vide andava al di là dell’immaginabile.

Solo sette navi avevano fatto rientro, e di queste sei erano in condizioni tra l’incredibile ed il pietoso, e a malapena si mantenevano a galla.

Della flotta di Lucas, poi, nessuna traccia.

«Saito!» gridò Louise vedendolo scendere a capo chino dalla passerella e correndo ad abbracciarlo.

Il suo sguardo cupo, però, era una ulteriore ombra che andava addensandosi su di una impresa che definire fallimentare era un eufemismo.

Mestamente, e trattenendo a stento le lacrime, Saito raccontò quello che era successo.

Cattleya era lì, e sentendo le parole del genero la colse un mancamento, tanto che dovette essere sorretta da Siesta per non svenire; quando poi realizzò a pieno quello che era accaduto, si lasciò andare ad un pianto senza fine, consolata timidamente dalla sorella.

Zoppicando, Kaoru si avvicinò a Saito, guardandolo tra il severamente ed il mestamente.

«Non avremmo mai dovuto farlo.» disse il giovane Hiraga

«Non potevi prevedere quello che sarebbe successo.»

«E ora Lucas è morto».

E invece, non era così.

D’improvviso, quando tutti stavano ancora cercando di capacitarsi di quello che era accaduto, un soldato portò la notizia che anche la flotta di Marcin stava rientrando, e che su una delle navi sventolava una versione grezza ed artigianale del gonfalone nobiliare.

Saito e gli altri non volevano crederci, e correndo più velocemente che potevano risalirono la lunga rampa di scale che dal bacino arrivava fino nei cortili del castello.

Quando uscirono di nuovo alla luce, le quattro navi sopravvissute alla battaglia stavano ormeggiando nella darsena dietro al palazzo.

I ragazzi corsero verso quella con il gonfalone, e tutti furono più che stupiti nel vedere Lucas palesarsi ai piedi della passerella, un po’ bruciacchiato e bendato ma incredibilmente vivo.

«Sono a casa.» disse sorridendo.

Cattleya era pazza di gioia, e gli corse incontro con il cuore che scoppiava di felicità

«Caro! Sei vivo!»

«Sono felice di rivederti, tesoro.»

«Credevo… credevo che fossi morto!»

«Come è possibile?» domandò Saito «Ho visto l’Exellion esplodere.»

«È stata una questione di secondi. Un attimo prima che la nave saltasse in aria, l’onda d’urto mi ha buttato in mare. Ero semisvenuto e ferito, ma sono riuscito ad aggrapparmi ad un detrito. La corrente mi ha trasportato sull’isola di Roanoke, e lì sono stato trovato da una squadra di salvataggio che cercava superstiti.»

«Questo è un miracolo.» disse Siesta «Un vero miracolo.»

«Sono felice che tu ce l’abbia fatta».

Lucas e Kaoru si guardarono per caso, e per un istante Kaoru avvertì come una sensazione, una specie di formicolio, portandosi istintivamente una mano sulla ferita.

«Che ti prende?» chiese Siesta

«Niente.» dissimulò lui «Niente».

Purtroppo, alla iniziale gioia fece seguito nello sguardo di Lucas una nuvola minacciosa, come un presagio di sventura.

Saito e gli altri lo notarono.

«Che succede?» chiese Kaoru

«Quando ero a Roanoke, ho visto delle cose.

L’isola è una specie di enorme cantiere.»

«Un cantiere?» ripeté Joanne

«Stanno costruendo navi. Aeronavi che non avevo mai visto. Qualcosa di neanche lontanamente paragonabile a quello che conosciamo.»

«Se sono stati capaci di creare quei cannoni, mi domando fin dove possano arrivare i mezzi di cui dispongono.»

«Mi sembra chiaro che c’è Reconquista dietro a tutta questa faccenda.» disse Kaoru «Altrimenti non si spiegherebbe una cosa del genere.»

«Già, e questo è niente.»

«Che vuoi dire?» chiese Cattleya

«Quelle navi sembravano ormai quasi pronte. Temo non ci vorrà molto perché possano prendere il largo».

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Finalmente ce l’ho fatta! Finalmente gli esami, almeno per ora, sono finiti, e quindi potrò dedicarmi a pieno titolo alla fanfic e a tutti gli altri progetti lasciati in sospeso.

Non posso promettere un cap ogni due giorni, ma cercherò sicuramente di tenere una media di aggiornamento il più alta possibile, anche perché ora si sta entrando nel vivo della storia, e presto inizieranno ad arrivare le prime risposte

Nel prossimo cap, vi anticipo subito, in arrivo una bella sorpresina, che farà piacere agli appassionati di storia.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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