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Autore: mari9    06/07/2012    1 recensioni
Più di mille anni fa, due persone si amavano profondamente, ma il mondo non poteva accettare la loro unione. Erano troppo potenti. Immortali.
Lui era il re di tutti gli elementari e possedeva tutti e quattro gli elementi, compresa la magia bianca.
Lei la regina di tutte le streghe e possedeva la magia bianca, nera, gialla e un tipo di magia che possedeva SOLO lei: la magia rossa.
Nessuno voleva che loro stavano insieme e furono separati da una barriera.
Durante una guerra lui mori, trafitto da una spada.
Lei non poteva morire. Qualsiasi ferita le veniva inferta guariva. Se voleva morire doveva suicidarsi.
Appena vide il suo amore a terra si trafisse anche lei con una spada, ma prima di morire dichiarò che sarebbero tornati più potenti di prima. Si sarebbero reincarnati nel corpo di una ragazza e di un ragazzo e finalmente sarebbero potuti stare inseme; avrebbero avuto anche la loro vendetta.
Questa storia è ricordata, scritta in molti libri. Alcuni credono che veramente ritorneranno, altri no...
Il loro era un amore impossibile, pazzo, sbagliato... ma Adele lo considera bellissimo.
Adele oggi compie diciotto anni. I suoi genitori sono due stregoni potenti, ma lei no.
Ma lei è una parte importante in questa storia. Perchè?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  CAPITOLO 1
 
 
Una donna piange. Si dispera.
Non capisco dove mi trovo… intorno a me c’è solo bianco.
Una goccia rossa, poi un’altra e un’altra ancora cadono nel bianco.
Il terreno si macchia…
“resta con me! RESTA!” la donna urla. Non riesco a vederla.
“non lasciarmi! Come faccio a vivere senza di te!”
Il pavimento bianco in un attimo diventa rosso.
 
Mi alzo come una furia dal letto. Sono tutta sudata e accaldata.
Guardo l’orologio e sono solamente le due e mezza di notte.
È ormai una settimana che faccio lo stesso brutto sogno.
Sempre la stessa donna. Sempre le stesse urla. Sempre le stesse parole. Sempre gli stessi risvegli.
Oggi dovrebbe essere un bel giorno. È il mio compleanno. Sono nata il 14 novembre a mezzogiorno. E proprio oggi compio diciotto anni.
Guarda un po’ te che cosa devo sopportare.
Mi corico di nuovo sul letto e prego che almeno per le poche ore che mi rimangono di sonno, riesca a dormire.
 
Un botto mi fa aprire gli occhi. Probabilmente mi sarà caduto, di nuovo, il telefono dal letto. Di solito, me lo metto accanto al cuscino e poi quando mi agito nel sonno, cade a terra.
Guardo a sveglia e vedo che tra cinque minuti suona. Stacco la sveglia e vado in bagno.
Lo spettacolo che vedo allo specchio è lo stesso che vedo da una settimana a questa parte: occhi gonfi e occhiaie blu da far paura perfino a un morto.
Mi lavo e mi passo il correttore sulle occhiaie. Per fortuna riesco a fare qualcosa per non far notare niente.
Ritorno nella mia stanza e guardo per terra, alla ricerca del cellulare.
Tutto mi aspettavo, ma non questo. Il cellulare è vicino al cuscino, nel letto. A terra, invece, c’è una spada.
Che cavolo?
Ha il fodero nero con una scritta da entrambi i lati: Inuanger.
Estraggo la spada e rimango meravigliata… è bellissima. Non ho mai visto una spada più bella, in confronto quelle dei miei genitori non sono niente. È rossa, ma di un rosso vivido e luccicante. Nell’impugnatura c’è incastonato un rubino.
Si. Va bene, ma cosa ci fa una spada in camera mia?
Decido di metterla sotto il letto, in modo che nessuno la trovi. Esco dalla mia stanza e chiudo a chiave che nascondo nella tasca dei miei pantaloni a jeans.
Scendo in cucina e trovo mio padre a leggere il suo solito giornale, mentre mia madre prepara la colazione.
In casa regna la quiete. C’è qualcosa che non va! Di solito, quando è il mio compleanno sono i primi a urlare quanto sono fortunati ad avermi come figlia.
Oggi invece niente. Uhm… ok! Dove sono i miei genitori?
Mio padre appoggia il giornale, perfettamente ripiegato sul tavolo, e mi saluta. Mia madre, in cucina, fischietta.
Mi siedo sul tavolo e guardo mia madre in cucina.
Qui c’è seriamente qualcosa che non va!
“Ciao mamma!”
Si gira e mi sa luta pure lei. Tutto qua.
I miei genitori sono delle persone importanti in tutto il mondo: sono degli stregoni neri molto potenti. Io invece non ho ereditato nessuna magia, ma loro non hanno mai avuto problemi con questo.
Al mondo esistono solo due razze: gli umani e le streghe nere.
Anche se molti anni fa c’erano anche elementari per ogni elemento della natura e streghe gialle, nere e bianche.
Bè l’unica eccezione è Luigi… uno stregone bianco di diciannove anni. Antipatico e sbruffone. Si crede chissà chi solo perché è un principe.
“Mamma che succede?”
Ho il presentimento che sia accaduto qualcosa. Però è qualcosa di bello, visto che la mamma canta.
“Ma come non ti ricordi tesoro? Stanotte sono arrivati i tuoi zii. Tra poco dovrebbero venire a trovarci.”
Oh… è vero! Gli zii sono qui.
Sospiro rassegnata. In città ci sarà un bel po’ di casino.
I miei zii sono anche loro delle persone importanti. Un po’ più dei miei genitori. Loro sono immortali e molto potenti.
“Mamma, io vado a scuola.”
La vedo uscire dalla cucina mentre si asciuga le mani con un panno.
“Perché tesoro? Non vuoi conoscerli? È ancora presto per andare a scuola.”
Prendo lo zaino e me lo metto sulle spalle.
“Li conoscerò più tardi.”
“Non vuoi fare nemmeno colazione?”
Sbuffo di nuovo. Vuole per forza tenermi qui. Non capisce che li posso conoscere anche più tardi? Evidentemente no!
“Andrò in un bar. È ancora presto.” Dico guardando l’orologio.
“Va bene.”
Apro la porta e mi scontro contro un petto muscoloso. Alzo gli occhi e mi trovo davanti un uomo sulla cinquantina che non si fa la barba da qualche giorno. Accanto a lui una donna che assomiglia in modo spettacolare a mia madre. Solo un po’ più vecchia.
Capisco subito chi ho davanti. Zia Anastasia e zio Camillo.
Camillo! Che nome è poi Camillo?
“Mamma sono arrivati!” urlo.
Li guardo furiosa.
“Ciao. Tu dovresti essere Adele,vero?”
La voce di mia zia è calma e rilassata.
“Si. E tu dovresti essere la zia.” Affermo sicura. “Piacere di conoscerti. Devo andare.”
La supero, ma sento i suoi penetranti occhi neri seguirmi fino a che non svolto l’angolo.
Entro nel solito bar e trovo la simpatica Mary, la proprietaria del bar, dietro il bancone.
“Ciao, Mary. Come va?”
Alza lo sguardo e mi sorride. “Bene. Cosa vuoi?”
“un cornetto al cioccolato e un cappuccino.”
Mi siedo su un tavolino e poco dopo arriva con la mia ordinazione.
Prendo il cornetto e lo guardo. Lo giro prima da un lato poi dall’altro.
Uno strano pensiero si forma nella mia mente:
non mangiare niente, potrebbe essere avvelenato. Mangia solo ciò che TU cucini.
Che diamine? Perché dovrei farlo?
Non so perché ma qualcosa mi dice di ascoltarlo e poso di nuovo il cornetto sul piattino, insieme al mio cappuccino.
Vado alla cassa e pago, ma proprio mentre sto per uscire la voce di Mary mi ferma.
“Adele, perché non hai mangiato?”
Mi giro e la trovo con in mano la mia ordinazione intera in mano.
“Non ho fame.”
“E perché sei venuta allora?”
Scrollo le spalle. “Non lo so.”
Uscita dal bar vado verso la scuola, anche se è ancora presto.
Passo accanto alla grande quercia al centro della piazza e vedo una bambina bionda con un vestitino bianco muoversi elegantemente. Sta ballando. Si muoveva avanti indietro e passa di traverso a una persona.
Un attimo! Cosa? Passa di traverso a una persona?
E si! Perfetto!
La bambina si ferma e mi guarda, poi un sorriso spunta dalle sue labbra e mi saluta.
Mi si avvicina sorridente, ma poi si ferma e guarda di fianco a lei.
Spalanca gli occhi e fa una faccia spaventata.
La bambina si gira, solo che non era più una bambina… è una ragazza. Ma non c’è dubbio! È lei, solo più grande.
Mi guarda triste; i suoi lunghi biondi capelli e il suo vestito bianco vengono smossi dal vento. Con la mano si scosta i capelli dal viso e piange lacrime rosse. Sangue.
Si china per terra e allunga una mano verso di me. Urla.
“resta con me! RESTA!”
“non lasciarmi! Come faccio a vivere senza di te!”
Quelle parole. Riconosco subito a chi appartengono. La donna del mio sogno; quella che non ho mai visto.
Mi pietrifico. La guardo e non so che fare, che pensare.
Poi scompare.
Tiro un sospiro di sollievo e proprio quando faccio un passo per muovermi, una voce alle mie spalle mi fa girare di scatto.
Adele.”
Non è possibile. Apro la bocca per rispondergli, ma poi ci ripenso e sto zitta. Non posso parlare con lei in pubblico. Insomma, non la vede nessun’altro oltre a me. Le persone presenti in questa piazza mi prenderebbero per pazza.
Mi incammino verso un vicolo dove di solito non c’è nessuno e con la coda dell’occhio la vedo seguirmi.
“Chi sei tu?”
“Non è importante chi sono, l’importante è chi sei tu.”
Oddio! Mai mi sarei aspettata nella mia vita di ritrovarmi appartata in un vicolo a parlare con un fantasma.
“Mi stai prendendo in giro?”
“No. Sono qui per dirti qualcosa di importante strega.”
A quelle parole la fermo. Si! Mi sta prendendo in giro. Io non sono una strega.
“Io. Non. Sono. Una. Strega.”
certo che lo sei. Hai trovato la spada?”
Allora ce l’ha messa lei!
“Si. Ce l’hai messa tu?”
Mi sorride. Certo che no. Hai sicuramente sentito parlare delle streghe gialle, delle ‘guerriere’. Bene, tu sei una di quelle.”
“Che stai dicendo?”
Sono letteralmente sconvolta. Io una strega gialla? Non scherziamo.
“Ascoltami. Oggi compi diciotto anni e le streghe gialle a differenza di tutte le altre acquistano i loro poteri allo scoccare dell’ora del loro diciottesimo compleanno. Tu sei nata oggi, è il tuo diciottesimo compleanno e tra cinque ore e mezza sarà mezzogiorno. Tu sei nata a mezzogiorno e li acquisterai i tuoi poteri. Per quanto riguarda la spada, lei arriva il giorno del compleanno della strega gialla.”
Tutto quello che diceva combaciava con tutto quello che ho sentito dire e letto sulle streghe gialle. Ma non posso crederci lo stesso.
Avanti!
“Perché mi stai dicendo questo?”
Il suo volto diventa scuro e guarda l’orizzonte.
“è arrivato il momento della resa dei conti.”
“Cosa stai dicendo?”
Si gira e mi fissa.
Tu fai parte di una storia molto antica. Tu sei la svolta, la speranza, la morte e la vita. Tutto è nelle tue mani. Molti cercheranno di farti fuori, altri di salvarti, ma non deve andare come andò più di mille anni orsono. Tu puoi cambiare la storia e dar la pace ad alcune persone.”
“Io non…”
Protende la sua mano verso di me, facendomi il segno di stare zitta.
“Non devi capire adesso. Non è il momento.”
Sul suo volto ritorna il sorriso e mi dice: “ Dovresti andare a scuola, sta per suonare la campana.”
Guardo il mio orologio da polso e corro verso la scuola. Sono le otto meno dieci. Il fantasma dietro di me mi segue e sento le parole che in quel momento sussurra: “ Potremmo di nuovo stare insieme amore mio. Tutto sta cambiando. Loro saranno più forti”
 
 
ANGOLO AUTRICE.
 Ciao a tutti. ecco una mia nuova storia.
Mi piacerebbe sentire i vostri pareri perché non so se continuarla o no…
 
 
 
  
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