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Autore: itakescourage    06/07/2012    2 recensioni
April Woods è una teenager come tante altre, carina, simpatica e con due fantastici migliori amici. Ma qualcosa sta per cambiare nella sua vita, non tutto sarà sempre rose e fiori per April. Qualcosa stravolgerà il suo mondo dopo il ritorno in città di un vecchio amico...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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not giving up
Not giving up.
prologo.


Dio, erano anni che non metteva piede in quella città. Era tornato dopo 7 anni, aveva lasciato lì tutto il suo passato, i suoi amici, aveva lasciato la parte migliore di sé in quella città così particolare, così perfetta. Ora era di nuovo lì, sullo stesso asfalto sul quale aveva giocato a calcio tutti i pomeriggi della sua infanzia con il suo migliore amico Peter Woods, ed era proprio da lui che stava andando. La casa del suo migliore amico sarebbe stata la sua nuova dimora. Era una bella cosa, se non si conta la circostanza... I suoi genitori erano morti meno di un mese prima in un orribile incidente stradale, avendo 22 anni non aveva bisogno di un tutore, ma aveva bisogno di un posto in cui stare e non voleva restare da solo a Londra, quella città pur essendo meravigliosa gli metteva angoscia. Così, aveva prenotato il primo volo libero e dopo più di 20 ore in aereo, era arrivato a Sydney.
Per sfortuna i genitori di Peter erano a lavoro, per cui aveva dovuto prendere un taxi per arrivare a destinazione, la casa era una villetta bianca stile telefilm, con un giardino verdissimo pieno di fiori, una piscina enorme e come se non bastasse, affacciava sul mare da una piccola terrazza sul retro. Era confuso, aveva un miscuglio di sentimenti dentro di sé che quasi non riusciva a riconoscere, angoscia, tristezza, solitudine, eppure gioia, speranza, attesa. Non vedeva l'ora di riabbracciare il suo migliore amico, di rivedere quella famiglia a cui era così legato, quasi come se fosse la sua seconda casa, e adesso lo era davvero. Arrivò nel vialetto tranquillo e silenzioso, scese dal taxi e con l'aiuto dell'autista prese le sue valigie, gli lasciò 50 dollari più la mancia e si voltò verso la casa con le borse ai piedi e il tassista che andava via. Scosse la testa e con un grande sospiro si trascinò le sue cose verso la porta principale. Bussò un paio di volte guardandosi intorno e ricordando quante volte lui e Peter avevano scorrazzato per quel quel giardino seguiti dalle loro madri che urlavano bestemmie, sua madre, pensò, quanto gli mancava il suo abbraccio caldo e il suo sorriso incoraggiante. I suoi ricordi furono interrotti da uno sguardo d'attesa. Si voltò e si trovò davanti una biondina con gli occhi azzurri, le labbra a cuoricino di un rosa fragola, le gote leggermente rosate, i capelli erano raccolti in un chignon e indossava un jeans attillato e una maglia bianca a fascia. Quasi non la riconosceva, e infatti non l'avrebbe riconosciuta se non fosse stato per la collana che indossava con inciso il suo nome in oro, «April», le sorrise dolce e si abbassò per abbracciarla. La ragazza restò impalata per 10 secondi prima di collegare tutto, a quel punto gli buttò le braccia al collo ridendo. «Keeg!!!», lo strinse talmente forte che quasi lo uccideva, si staccarono sorridenti, Keegan Miles era tornato finalmente a casa. «Come stai? Dio, sei cresciuta tantissimo, non ti vedo da quando eri alta così!» mise la mano all'altezza dei suoi fianchi facendola ridere, April era la sorella minore del suo migliore amico e le voleva davvero un gran bene, ritrovarla dopo tanto tempo era strano, era cresciuta ed era diventata bellissima, ormai era un'adolescente, non giocava più con le bambole. April sorrise prendendo una delle borse «Benissimo!» si voltò verso di lui indicandogli di seguirlo sulle scale, «Tu come stai?» gli chiese calando di tono, come se avesse paura di chiederglielo aspettandosi una crisi isterica da parte del ragazzo. Keegan sbuffò roteando gli occhi, sapeva benissimo che non era facile parlare con lui in una situazione del genere, per cui decise di rendere le cose più semplici per tutti, ridacchiò e si affrettò a rispondere con «Meglio di quanto immaginassi, ora posso anche tornare a prenderti in giro!» rise scompigliandole i capelli, ricevendo un'occhiata storta dalla biondina. Arrivati alla camera, l'ultima del corridoio di destra, Keegan restò sulla porta a guardare quella stanza, c'era un letto ad una piazza e mezzo al lato della parete di destra, a sinistra c'era una porta di legno chiaro che portava al bagno, proprio di fronte alla porta d'entrata c'era una porta scorrevole trasparente che dava sulla terrazza, le tendine bianche svolazzavano mostrando che quella giornata c'era un pò di vento, il parquet era lucidato alla perfezione, la camera era dotata di scrivania, proprio accanto alla porta scorrevole, e di un armadio dello stesso colore della porta del bagno personale, dal lato del letto. April entrò mettendo la valigia accanto al letto e si voltò verso l'amico di suo fratello, gli sorrise dolcemente e allargando le braccia gli disse «Benvenuto a casa Keegan Miles!» rise e lo raggiunse per baciargli una guancia, volò via saltellando prima di ricevere risposta. Ormai rimasto solo, si sedette sul grande letto con le spalle accovacciate, sospirò pesantemente e si guardò intorno, aveva detto bene April, quella era casa sua, almeno fino a quando non sarebbe andato al college, si era preso un anno sabbatico, dopo la morte dei genitori non era proprio dell'umore di dare esami. Aveva deciso che si sarebbe trasferito definitivamente a Sydney, quindi aveva chiesto il trasferimento alla Sydney University, e doveva soprattutto decidere se restare lì o dormire nel campus, scelta difficile, pensò. I suoi pensieri vennero ancora interrotti da April che spuntò sull'uscio della porta intenta ad infilarsi una giacca di pelle nera, «Hey Keeg, io esco, mio fratello sarà qui tra un'oretta, ci vediamo a cena, ciao!!» e si precipitò giù dalle scale scappando come una pazza fuori casa. Sorrise tra sé, era proprio cresciuta, si lasciò andare all'indietro e decise che era proprio ora di fare un bel riposino...


April Woods passeggiava distrattamente per il centro di Sydney con le cuffie rosa sopra le orecchie, si guardava intorno e vedeva tutte quelle coppiette felici prendersi per mano e sbaciucchiarsi, le famiglie allegre a prendere un gelato, era una giornata tranquilla per loro, ma non per lei. Era tesa, al limite della sopportazione e non sapeva perché, sapeva solo che non aveva voglia di vedere nessuno, e proprio in quel momento arrivò qualcuno. «Woods!» si voltò di scatto ridendo nel vedere il suo migliore amico sulla bici, diretto verso di lei manco fosse un chiosco di Hot Dog dopo un mese di digiuno. Abbassò le cuffie sul collo e gli sorrise «Ty! Perché devi sempre assalirmi in questo modo?!» rise vedendolo scendere dalla bici come uno psicopatico, l'abbracciò di slancio e la sollevò nonostante le sue urla, la rimise giù ridendo di gusto «Andiamo! So benissimo che mi ami... » la guardò seducente facendo su e giù con le dita sul suo braccio, lei alzò un sopracciglio e lo ignorò guardando oltre le sue spalle, alzò la mano e la agitò sorridendo a 32 denti, Ty Ventura si voltò e sorrise all'ultima arrivata, «Non dovevi mettere la felpa blu?» le chiese imbronciato, Ella Blood spostò i capelli rossicci dalla spalla e prese un agenda nera dalla borsa di jeans quasi più grande di lei, sfogliò il libricino e lo piantò sul viso dell'amico per poi voltarsi verso April e sorriderle stanca «Allora? E' arrivato Keegan?», la bionda fece un mezzo sorriso e alzò le spalle, si avvicinò ai due e tirandoli per le maglie li portò ad un tavolino del loro locale preferito, il Green House, si sedettero con Ty che si portava dietro la sua bici come se fosse un cane, ancora con il viso schiacciato contro l'agenda. April lo indicò con lo sguardo «Che sta leggendo?», Ella rise e lo guardò di sottecchi, si sporse sul tavolo prendendo un paio di noccioline, le lanciò in alto e le prese con la bocca, tornò a guardare la migliore amica divertita «Le ragioni per cui non ho messo la felpa blu...» April scosse la testa stranita, per quella volta decise di lasciar perdere, ormai ci aveva preso l'abitudine, quei due non erano affatto normali, questo era stato appurato tempo prima.
Tossì leggermente per il fumo prodotto dalla sigaretta di un passante «Dio che nervoso» batté la mano sul tavolino in mogano, continuava ad essere tesa pur non avendone motivo e odiava essere nervosa, lo odiava a morte. L'amica corrucciò lo sguardo abbassando il menù, dopo un minuto lo posò sul tavolo e picchiettò sulla sua agendina richiamando Ty all'ordine, il brunetto alzò lo sguardo prima su Ella e poi su April, chiuse il libro e lo porse alla rossa. «Allora, che c'è?» si rivolse alla sua leggendaria migliore amica. April sbuffò sonoramente e decise di sfogarsi, non aveva nulla da perdere. «E' solo che non so più che fare! Quella deficiente della Martin continua a dire che la mia relazione su quell'accidenti di base nucleare non va bene, mia madre non mi guarda neanche per sbaglio, Chris potrebbe vincere il premio nobel per la cazzonaggine ed è anche tornato Keegan-sono-figo-Miles!!» prese un profondo respiro e lasciò andare la testa contro il tavolo provocando un grande tonfo. «Aiuto» mugugnò, gli altri due scambiarono un'occhiata confusa e poi scoppiarono a ridere. Ty le mise una mano sulla spalla e si avvicinò a lei «Non sei così rovinata, sai?» rise, la ragazza alzò lo sguardo incitandolo a parlare così fu costretto a confessare. «Sono nella merda fino al collo, non ho studiato un accidenti tutto l'anno e ora ho tutti i professori che mi stressano per le verifiche, i miei litigano di continuo e inoltre ho i capelli che vanno per fatti loro!» esclamò toccandosi il ciuffo sconvolto facendo ridere le due amiche, Ella alzò le mani roteando gli occhi, sua abitudine, e sorrise «Lo ammetto, anche io ho qualche problemino... Per quanto riguarda la scuola sono fottuta con matematica, ma questo si sa ormai. Riguardo la vita personale sono praticamente in quel periodo adolescenziale chiamato "crisi esistenziale"» mimò le virgolette con le dita facendo ridere April, scosse la testa esasperata «Non so che accidenti voglio fare e neanche chi sono, bella cacca» sospirò. Ty guardò di sottecchi la rossa, si schiarì la voce e stiracchiandosi disse «Non preoccuparti, è ovvio che tu sia in crisi con te stessa proprio adesso, con tutte le scelte che devi prendere... » le sorrise incoraggiante, Ella batté le ciglia perplessa ma finse di aver capito cosa intendeva e rispose con un sorrisino di circostanza e un pollice in sù. Dopo qualche minuto arrivò il cameriere per prendere le ordinazioni, presero il solito: April un double cheeseburger, Ty un panino a tre strati con hamburger, peperoni, insalata, maionese e cetrioli, ed Ella una semplice fetta di pizza margherita con patatine fritte. Ci aggiunsero tre enormi bicchieri di coca-cola e come ogni giorno pranzarono insieme prendendosi in giro e sparlando delle tipe popolari a scuola.


Peter Woods tornò a casa con il borsone di lacrosse, era stanco morto e non riusciva neanche a stare in piedi, aveva seriamente bisogno di una vacanza; tra esami e allenamenti era sfinito. Infilò le chiavi nella serratura sapendo che April era a pranzo fuori, la serratura scattò e spinse leggermente la porta prendendo il borsone nero e bianco che aveva poggiato per terra tra i piedi. Una volta in casa fu avvolto in un abbraccio dal profumino che proveniva dalla cucina, conosceva bene quell'odore, era il suo piatto preferito: ravioli al vapore. Corse velocemente in camera sua, gettò il borsone sul letto dalle lenzuola verde chiaro e si precipitò giù per le scale antiche quasi volando fino alla cucina. Quando entrò, il sorriso che aveva a causa del profumino si allargò di più, se possibile, per la presenza del suo migliore amico che armeggiava con piatti e bicchieri. «KEEGAN MILES, DEFICIENTE SEI QUI!!» corse verso il ragazzo e gli si lanciò letteralmente in braccio facendolo scoppiare a ridere. Gli era mancato così tanto, e anche se in una situazione così spiacevole, era davvero felice di rivederlo. Si abbracciarono a lungo, in quei 7 anni avevano comunicato solo tramite cellulare, skype e così via, ma il contatto fisico tra migliori amici è fondamentale. «Cos'hai combinato ai capelli? Sei ancora più figo così!» rise scompigliandogli i capelli castani, l'altro alzò le spalle con aria altezzosa «Io sono sempre figo, Pet», risero ancora e Keegan gli diede una pacca sulla spalla tornando ai fornelli. Prese un coltello e cominciò a tagliare le verdure sotto lo sguardo divertito del padrone di casa che gli chiese cosa accidenti stesse combinando.
«Hanno chiamato i tuoi dicendo che sarebbero tornati più tardi, per cui ho deciso di preparare un bel pranzetto per noi due, come quando a 12 anni fingevamo di essere in un programma culinario e preparavamo schifezze assurde che dopo neanche 5 secondi andavamo a vomitare con le imprecazioni di tua madre dietro», scoppiarono a ridere e Peter ricordando i vecchi tempi annuì sorridendo malinconico, alzò un sopracciglio verso l'amico «Non cucini ancora come a quei tempi, vero?» rise, l'altro lo guardò eloquente e gli alzò il medio, molto gentilmente.
Quei due si consideravano fratelli, erano cresciuti insieme, avevano vissuto insieme fino a 7 anni prima, in simbiosi. Ogni singolo secondo della giornata lo condividevano, qualsiasi cosa accadesse l'altro doveva saperlo. Sembrava fossero innamorati, era un amore morboso. Inseparabili. Anche lontani, erano vicini.
In quel momento, nonostante tutto il dolore, il lutto, nonostante fosse al limite della disperazione, Keegan era felice. Era con il suo migliore amico, nella sua vecchia città, con i suoi vecchi amici. Poteva ricominciare da capo. Quella tragedia gli aveva fornito una seconda possibilità, per essere finalmente felice.
Sorrise all'amico mescolando gli ingredienti nella pentola lentamente, l'altro poggiò i gomiti sull'isola e lo guardò fisso alzando le sopracciglia. Si guardarono per quasi due minuti interi, poi Peter rise divertito «Allora?» gli chiese, Keegan inclinò il capo confuso, dopo due secondi capì dove il suo carissimo migliore amico voleva andare a parare. «Keeg, non c'è nessuna...», l'altro sbuffò sonoramente lasciando la testa cadere sul marmo bianco. Alzò lo sguardo disperato su di lui «Nessuna proprio? Andiamo, è impossibile!» allargò le braccia fissandolo in attesa di un cedimento. Keegan Allen non era un tipo che cedeva facilmente al flirt, non era uscito con molte ragazze e soprattutto non voleva. Stava semplicemente aspettando quella giusta, ma conosceva perfettamente il parere dell'amico, Peter lo stava torturando da anni, ma lui non voleva proprio saperne di appuntamenti e fidanzate. «Peter, perfavore, non ricominciare con questo discorso. Quando conoscerò una ragazza che mi piace ci uscirò, perché la devi fare così tragica?» scosse il capo lentamente, si sedette sul tavolo di legno e con aria di disapprovazione gli disse «Non avrai esperienza quando la incontrerai, potresti anche non riuscire a chiederglielo» lo guardò eloquente, Keegan sospirò e si poggiò con le mani all'isola, alzò lo sguardo sul suo migliore amico «Vorrà dire che sarà lei a chiedermelo».



to be continued...




















 
   
 
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