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Autore: _Sparkle_    07/07/2012    0 recensioni
Faceva caldo lì dentro. Ma era un calore diverso da quello del sole che ti bruciava la pelle nella valle di Strageath durante il solstizio d’estate. Era il caldo della birra scura nello stomaco, quello dell’eccitazione degli uomini alla vista delle forme burrose della figlia del gutuater, quello delle note focose delle clàrsach e del sudore dei ballerini.
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Itaio eti adsoro*

Faceva caldo lì dentro. Ma era un calore diverso da quello del sole che ti bruciava la pelle nella valle di Strageath durante il solstizio d’estate. Era il caldo della birra scura nello stomaco, quello dell’eccitazione degli uomini alla vista delle forme burrose della figlia del gutuater, quello delle note focose delle clàrsach e del sudore dei ballerini. Il caldo della luce soffusa e dei tavoli di legno scuro. Il mio piede teneva il tempo sulle travi del pavimento mentre le mani giocavano con il laccio del mantello lungo il collo. Il biniou e il bodhrán si unirono alla melodia e i ragazzi seduti al tavolo vicino al mio si diressero verso i ballerini. Eilish si mosse irrequieta sulla panca e si voltò verso di me, gli occhi scintillanti: “ Andiamo anche noi, ti prego.” Il movimento delle dita sotto il mio collo si fece più deciso e lasciai scivolare il mantello sulla panca. Eilish mi prese per mano e mi trascinò a passo spedito verso il centro della stanza. Mi fermai accanto a Mael e lasciai che le gambe seguissero la musica.
Uno,due,tre,quattro,sinistra,sinistra,destra,giro.
Era una danza bella e indiavolata.
Il pavimento tremava quando i nostri piedi ricadevano leggeri, le corde delle
clàrsach erano incandescenti, sentivo la potenza e la passione nella voce di Dreide, la cantante, e con la coda dell’occhio potevo vedere Orfin lo Zoppo battere le mani come gli altri ancora seduti. Eilish al mio fianco rise ma non si distrasse quando Garen si voltò indietro a farle l’occhiolino con un ghigno malizioso. Tutti conoscevano i passi alla perfezione, non un’incertezza, non un errore a turbare la coreografia.
 La musica si fece gradualmente più veloce: ciocche rosse mi schiaffeggiavano le guance, le note si intrecciavano rapide, il petto di Deidre sussultava faticosamente mentre una ruga sulla fronte ne tradiva la concentrazione. I nostri piedi toccavano terra sempre più raramente. E poi, quando ormai sembrava impossibile, la velocità crebbe ancora. Volavamo.                                           
Eravamo un solo corpo composto di infinite membra palpitanti che vorticavano come quelle di una menade impazzita. Era
maeve, come il mio nome, inebriante. Gli occhi divennero ciechi senza che avessi abbassato le palpebre, l’oscurità ingoiò i tavoli, il camino e le persone sedute; c’erano solo i ballerini e, in quella massa frenetica, c’ero io.
Ispirai e trattenni l’aria. L’odore virile di sudore, dei cavalli e della pipa si fondeva con quello di fiori e bacche delle ragazze ai miei lati.
Uno, due, tre, quattro. Guardai i ragazzi davanti a me: la stoffa ruvida delle camice rivelava il guizzo dei muscoli della schiena forgiata dal lavoro manuale.
Sinistra, sinistra, destra, giro. I volti erano accaldati, le guance in fiamme, gli occhi splendenti, i capelli che ricadevano selvaggi ad ogni passò.
Vidi Gwen e suo fratello minore che però la superava di un palmo in altezza, Lorcan Earikson e Lorcan Fosterson che cercavano di scorgere le gambe pallide di Kassie quando la gonna si sollevava, e ancora Aoden, il figlio del druido e le due gemelle con le loro trecce bionde.

 
Improvvisamente la musica cambiò e con questo non intendo dire che divenne più lenta o più cadenzata ma fu radicalmente stravolta. La voce di Dreide fu sostituita da una voce maschile con un timbro roco e violento, le note acquisirono un eco metallico pur mantenendo il loro carattere selvaggio. Le camicie dei ragazzi si dissolsero per lasciare il posto a maglie più colorate, le decorazioni floreali sul mio vestito si trasformarono in piccoli teschi azzurri, le gonne delle ragazze si accorciarono vertiginosamente di alcuni…centimetri..sopra il ginocchio, le trecce delle gemelle si disfecero e i capelli andarono a formare ciocche dure e intricate che ricordai si chiamassero dreadlocks. I movimenti si modificarono secondo la nuova musica ma io mi fermai per guardarmi intorno ed osservare le luci bluastre che rischiaravano ad intermittenza giovani corpi accaldati che si dimenavano e ridevano o, seduti a piccoli tavoli d’acciaio, bevevano da grossi bicchieri trasparenti.
La ragazza al mio fianco vedendomi immobile si fermò  anche lei  e mi chiese: “Allora come è?  È roba buona?” Annuii confusa. Un ragazzo vicino a noi disse: “ Che ti avevo detto Eliza? È roba che spacca”. Infilò una mano in tasca e ne trasse fuori una bustina di plastica. Pescò una pasticca bianca con una piccola croce celtica incisa sopra e gliela porse insieme al suo bicchiere di vodka alla menta. Lei la ingoiò rapida e rise davanti all’occhiolino e al ghigno malizioso del ragazzo. Certe cose non cambiavano mai.

 

*’Andare e tornare’ in celtico.

  
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