Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 2-
Mi sveglio
lentamente e impiego un paio di secondi per
ricordarmi dove sono e come sono finita qui. Chiudo nuovamente gli
occhi, spaventata
dall’aprirli e rendermi conto che non era un sogno. Cerco di
convincermi che
sono ancora a Hogwarts, nel mio letto. Trascorrono lenti pochi istanti
e poi mi
obbligo ad aprire gli
occhi. Un orribile
sensazione di disperazione si abbatte su di me quando capisco che sono
davvero
in una prigione. È la realtà.
Sbattendo le
palpebre un paio di volte, mi accorgo del
professor Piton seduto sulla sedia in un angolo della cella. Getta un
occhiata
verso di me, poi distoglie lo sguardo, non dicendo niente. Sembra in
ordine e
le sue vesti non sono del tutto spiegazzate. Guardo me stessa e mi
accorgo che
sembro spazzatura. E posso solo immaginare a cosa assomiglino i miei
capelli.
“Buongiorno.”
Gli dico, mettendomi seduta.
Mi limita a
guardarmi e infine fa un cenno con la testa
prima di distogliere lo sguardo.
Mi lascio
sfuggire un sospiro. Non so cosa dire o fare.
Odio aspettare. Soprattutto quando non so cosa sto aspettando.
È difficile
stare ferma e lasciare che qualcun altro decida del tuo destino. E
ciò che era
più snervante era il non sapere che cosa vogliono da noi. E
quando posso
aspettarmi che inizi la tortura? Non ci hanno rapito semplicemente per
bloccarci in una prigione e lasciarci là?
“Da
quanto tempo è sveglio,Professore?” Chiedo con
calma, sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. Anche se
è solo una
piccola, insignificante conversazione.
“Non
sono mai andato a dormire.” Risponde.
Apro la bocca
per lo shock, quindi la chiudo,
vergognandomi perché io mi ero
addormentata. Che cosa pensava di me ora il Professor Piton? Sono stata
catturata e gettata in prigione e mi addormento come se niente fosse?
Sono così
arrabbiata con me stessa.
I minuti
passano in silenzio.
Mi sento
così sporca, non
avendo fatto il bagno
in questi due giorni. E ho bisogno di lavarmi i denti e cambiarmi i
vestiti. Queste sono le
cose nella mia testa,
ma non le
dico ad alta voce.
Cosa
penserebbe il
Professor Piton se
scoprisse
che sto perdendo il mio tempo rimuginando
su queste cose
insignificanti? So che dovrei pensare
alla fuga o ai modi per
rimanere in vita, ma non posso farne
a meno. Forse è
una
cosa buona pensare
a queste
piccole cose. Tiene
la mia mente
occupata in modo non
mi torturi con pensieri sul
mio futuro.
ooo
“Non
capisco.” Dico, rompendo il silenzio.
Il Professor
Piton mi guarda e solleva un sopracciglio in
segno di interesse. “Miss So-Tutto-Io ammette di non capire
qualcosa?”
Arrossisco, ma
annuisco: “Si.”
“E
che cosa, di grazia, sarebbe?”
“Voldemort-”
“Non
dire il suo nome, sciocca ragazzina!” Sbotta verso
di me.
Arretro un
po’ al suo tono, ma poi continuo: “Lei-sa-chi
... lui stesso è un mezzosangue.”
Il viso del
Professore si indurisce ma rimane in
silenzio, aspettando che faccia la mia domanda.
“Non
ho mai capito perché qualcuno dovrebbe seguire lui
e le sue idee. Ci sono così tante ideologie contrastanti,
per quanto riguarda
Vold-... la prospettiva di Lei-sa-chi del mondo.”
Vedo che sta
lottando con se stesso come se non sapesse
cosa dire. Ma poi prende un respiro profondo e risponde lentamente:
“Quando le
persone vogliono credere in qualcosa, non fanno domande. E poi, i suoi
seguaci
lo seguono ormai da molti anni. Dopo così tanti anni nessuno
osa ammettere di
aver sbagliato fin dall'inizio.”
Annuisco,
capendo quello che sta dicendo. Ma al tempo
stesso trovo disgustoso che le persone buone muoiano semplicemente
perché
alcuni si vergognano ad ammettere di aver sbagliato e perché
si lasciano
guidare da qualcuno che è in contraddizione con se stesso.
ooo
“Vuoi smetterla, Granger!” Abbaia contro di me il
Professor e mi fermo subito,
guardando verso di lui.
Fa un respiro
profondo con il naso poi parla, questa
volta a bassa voce e con calma: “Il tuo sbattere contro il
pavimento è molto
fastidioso e irritante."
“Mi
scusi.” Mormoro.
Non mi ero
accorta che i miei piedi stavano battendo
contro il pavimento. Ero probabilmente troppo persa nei miei pensieri.
Pensieri
sul nostro salvataggio. Questa è l'unica conclusione
possibile per la nostra
situazione. Non mi permetto nemmeno di pensare ad altre
possibilità.
Finalmente
è il momento della visita al bagno. Un uomo
entra nella prigione, mi indica e vado verso di lui, non resistendo
quando mi
conduce fuori dalla cella.
ooo
Vengo spinta
dentro la prigione, un po’ troppo
rudemente e finisco sul pavimento. Mi alzo subito in piedi e mi
strofino le
ginocchia, notando come quello sinistro sia un po’ graffiato
e sanguinante.
Anche i miei collant neri sono rovinati. Mi lascio sfuggire un sospiro
di
rabbia e mi siedo sul materasso, osservando il ginocchio sanguinante.
“Ora
tu.” L'uomo
indica il Professor Piton e lo conduce fuori dalla cella.
Mi accorgo
della leggera sensazione di panico
nell’essere sola nella prigione.
Improvvisamente sembra essere troppo grande e un
po’ spaventosa.
Avvolgendo le braccia attorno a me stessa, cerco di pensare in modo
positivo.
Non sono sola. Il Professor Piton è con me. So di essere
egoista per essere
grata di questo, ma non so cosa farei se fossi sola. Anche se non
parliamo
molto, è più facile avendo un qualche tipo di
contatto con un altro essere
umano.
ooo
Lui
è finalmente tornato. Alzo gli occhi nella sua direzione e
non posso
fare a meno di sentirmi sollevata nel vederlo di nuovo. Le porte si
chiudono e
siamo di nuovo soli.
Il Professor
Piton si avvicina e si inginocchia accanto a me, osservando il
ginocchio infortunato.
“Sei
inciampata? Chiede, corrugando la fronte.
“No,
lui ... lui mi ha spinto, penso di averlo fatto irritare.”
Rispondo sinceramente.
”Come?”
chiede mentre tira fuori un fazzoletto dalla tasca.
“Ho
fatto un paio di domande, mentre mi stava portando al bagno.”
Ammetto.
Mi guarda negli
occhi e indica il ginocchio infortunato: “Posso dare
un'occhiata?”
“Non
è così brutto, davvero-”
Mi interrompe:
“Lascialo decidere a me.”
Apro la bocca
per protestare ancora una volta, ma poi semplicemente
annuisco e lui tocca con delicatezza il mio ginocchio, pulendo la
ferita con il
fazzoletto. Sussulto al primo contatto, ma poi non sento quasi niente.
Rimango
in silenzio, limitandomi ad osservarlo.
“Il
taglio dovrebbe chiudersi presto, ma temo rimarrà la
cicatrice.” Dice e
si alza.
“Non
mi importa della cicatrice.” Rispondo. “Sarei
orgogliosa se sopravvi-”
Mi fermo a
metà frase, l’orrore scritto sulla mia faccia
mentre mi rendo
conto di quello che stavo per dire. Il Professore lo sa, ma distoglie
lo
sguardo e si siede sulla sedia, rilasciando un respiro profondo.
ooo
“Perché
non ci hanno ancora
interrogati?” Chiedo.
“Sii
grata che non l’abbiano fatto.”
“Ma
io voglio sapere perché.”
Insisto. “Se vogliono
informazioni, perché ci tengono in prigione per due giorni?
Che cosa stanno
aspettando?”
Lui sospira e
poi mi guarda, gli
occhi severi: “È un metodo comune.”
“Che
cosa intende?”
“È
un metodo psicologico di tortura.
Lasciare un prigioniero solo per qualche giorno. Tutto ciò
che una persona
possiede è la propria mente e spesso è quella il
nemico più pericoloso. Pochi
giorni, senza un contatto, senza conoscere i motivi della propria
cattura,
senza sapere nulla ... Rende vulnerabile, più aperto alla
suggestione.”
Sento un
brivido di orrore
attraversarmi alle sue parole. Non sono sicura di volerlo ascoltare
ulteriormente. Deve aver visto la paura nei miei occhi
perché non continua. Il
silenzio riempie la cella di nuovo.
ooo
“Ha
mai
tradito l'Ordine, signore?” Chiedo, non in grado di
sopportare oltre il
silenzio. Anche se non sono sicura di voler sentire la risposta, mi
costringo a
guardarlo. E aspetto.
Non
risponde subito e questo mi spaventa.
Ma
poi alla
fine si volta verso di me: “Tradiresti mai Potter?”
“Certo
che
no!” Ribatto, sentendomi insultata anche solo per il fatto
d’avermelo chiesto.
Lui si limita ad alzare un
sopracciglio e sorride
leggermente. “Grifondoro.”
“Cosa
dovrebbe significare?”
“Agisci
prima di pensare. Dovrebbe essere considerato intelligente,
Granger?”
“Non
devo
pensare a nulla prima di rispondere a una tale domanda. Non tradirei
mai
Harry.”
“Ne
sei
sicura?”
“Si.”
Silenzio.
“E
se
dovessi scegliere tra i tuoi genitori e Potter?”
Mi
irrigidisco alle sue parole.
“I
miei
genitori non fanno parte di tutto questo.” Dico a bassa voce
“Che
sciocchezza.” Dice lui. “Tu fai parte di questo,
quindi anche loro. Prima te ne
rendi conto, meglio
è.”
Il
mio
respiro accelera e mi mordo il labbro inferiore, pensando intensamente
alle sue
parole.
“Lo
chiedo
di nuovo, chi sceglieresti?” Domanda con calma.
“Potter o i tuoi genitori?”
La
mia
gola si chiude e ho la sensazione di aver perso completamente la voce.
Apro la
bocca per parlare, ma non riesco a dire una parola. La mia mente
è un casino.
“Pensaci
un po’, Granger.” Mi dice il Professor e poi
distoglie lo sguardo.
La
conversazione è finita.
ooo
Si
sta
facendo già buio. Tutto è più facile
alla luce del giorno. Quando la notte
arriva, la prigione sembra così piccola, fredda e buia. E sconosciuta.
Ci
viene
dato ancora del cibo e questa volta ci sono due bicchieri d'acqua e non
potrei
essere più grata per questo. Bevo l’intero
bicchiere senza nemmeno respirare,
ma sono ancora assetata.
Il
Professor Piton beve lentamente come se tesse assaporando ogni sorso.
Guardo
altrove, incapace di sopportare la vista dell’acqua. Mi
sdraio sul materasso,
lasciando il mio pezzo di pane per più tardi.
“Non
ha
mai risposto alla mia domanda, signore.” Dico a bassa voce.
Lui
non mi
guarda.
“Ho
risposto alla tua domanda.”
“No,
mi ha
rivoltato contro la domanda.” Insisto.
Questa
volta si volta. “Pensaci meglio, Miss Granger. C'era una
risposta nascosta
nelle mie parole.”
Mi
permetto di ripensare alla nostra conversazione. Aveva risposto alla
mia
domanda con un'altra domanda. Ma forse non era una domanda esattamente.
Forse
era la sua risposta. Dopo pochi istanti penso di aver capito.
“Lei
...” Provo
ancora una volta: “Vuole dire che ... tradirebbe
l'Ordine se ci fosse qualcosa dall’altra parte di cui le
importa veramente?”
È
buio
ormai, ma riesco ancora a vedere il suo sorriso leggero mentre dice:
“Credo tu
abbia appena risposto alla mia domanda, per quanto riguarda la scelta
tra
Potter e i tuoi genitori.”
Apro
la
bocca in stato di shock mentre mi rendo conto che ha ragione. Mi ha
manipolato affinché
rivelassi la mia decisione. La decisione di cui non sono sicura. Aveva
ragione?
Tradirei Harry per salvare i miei genitori? Sono pronta a fare dei
sacrifici? I
sacrifici che sono necessari per vincere la Guerra.
Chiudo
gli
occhi e allontano questi pensieri dalla mia mente. Non voglio pensarci.
Non
adesso.