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Autore: PrincessOfSpades    07/07/2012    2 recensioni
"Mi coprii la testa con le mani aspettandomi la caduta di qualcos’altro dall’alto, paradossalmente meno piacevole di un Bruno caduto dal cielo. Come la caduta di insopportabili, oltre che pesanti, Graveler.
Beh, stranamente non successe niente e mi ritrovai gli occhi puntati addosso dei miei compagni,non voluti, di avventura.
-Ma che fai, Blue? – mi chiese quasi preoccupato Green.
- …- “Bella domanda; chiedilo al mio istinto sopravvalutato”
- … Niente – risposi fingendo di aver fatto una cosa del tutto abituale. Mi fu riservato uno sguardo eloquente che la diceva lunga sulla mia considerazione da parte del gruppo, e non era affatto lusinghiera.
- Qualunque cosa tu stessi facendo, possiamo andare? – ci reguardì Bruno.
Oak non se lo fece ripetere due volte e io sbuffai, cercando con gli occhi conforto nel soffitto.
Tornammo così alla biforcazione, chiudevo la fila con soddisfazione dal momento che se fosse successo qualcosa i primi ad avvertirmi, con tanto di urla agghiaccianti, sarebbero stati proprio i due mentecatti".
[Estratto dal Capitolo 4]
Una strana coppia formata da una squinternata campionessa e un insopportabile rivale, equivoci improbabili e tante, tante disavventure!
*Storia ispirata liberamente ai personaggi di Pokemon VerdeFoglia
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Green, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il tuo sapore

Non adirarti Bunny, le slot-machine del destino non sono truccate (o forse per te troppo…)

-Ma allora … è tutto vero- si portò una mano alla bocca, sconvolta.
-Erika!- la ripresi gettandomi sul letto, scura in volto.
-E’ da tutta la mattina che non parlano d’altro che quello-
-Non …. Ti prego, non mi ci fare pensare ….- mugolai con la gola e le gote in fiamme. Se Erika l’aveva saputo, sicuramente la voce si era sparsa nel giro di poche ore, e sicuramente tutta la televisione non stava facendo altro che trasmettere quel ba … ba … bastardo! “Questa me la paga cara”. Affondai ancor più il viso nel lenzuolo profumato di bucato. Avrei voluto seppellirmi sottoterra; in un angolo remoto della Zona Safari, e rimanerci per sempre. Per ora mi accontentavo delle pieghe che stavo increspando rotolandomi, col cuscino stretto petto, madida di sudore e rancore.
La capo palestra scoppiò a ridere, e io mi fermai a pancia sotto per non vederla. “Che situazione imbarazzante”.
-Peccato non ci fossi ieri sera-. Accese la piccola TV che aveva in camera. Ringraziai mentalmente il suo tradizionalismo; almeno non avrei visto la mia faccia da ebete e quell’altra da schiaffi in alta risoluzione. Erika infatti era una ragazza molto particolare; indossava spesso kimono colorati e nelle occasione formali kimono pregiati di seta. Amava i fiori e le piante, e la sua camera, in confronto al giardino che circondava la casa, era piccola come un francobollo. Contrariamente a ciò che potreste pensare, questa era priva di decorazione floreali o vegetali; ma questo perché, come un giorno mi spiegò, le piante la notte sottraevano ossigeno all’ambiente, rilasciando anidride carbonica.
Il suo fiore preferito era il Crisantemo e aveva studiato l’arte dell’Ikebana; ossia l’arte di comporre mazzi di fiori e composizioni di questo tipo, o almeno era questo quello che avevo capito. La chiamavano la “Principessa amante dei fiori”: non credo ci sia molto da aggiungere; il soprannome dice tutto. Ah,sì, aveva la fissazione di catturare Pokemon “Carini”, e nonostante ciò, la sua collezione consisteva in un orripilante Tangela e un disgustoso Victreebell, più il suo disgustoso precedente, ovviamente. Il suo senso del “Carino” non andava di pari passo col mio.
-E adesso, passiamo alla news che ha scosso mezza Kanto; pare che alla festa tanto attesa che riuniva i personaggi più illustri di tutta la regione, tenutasi all’Altopiano Blu -. Piagnucolai con disperazione mentre sentivo persino le orecchie, andare in combustione direttamente. –Bunny Blue abbia, con una scarpa, colpito con foga Green Oak, e sebbene … - . Sgranai gli occhi allucinata, Erika scoppiò in una risata argentina.
-Oh, Bunny; avrei davvero voluto assistere alla scena!-
Non ci potevo credere. Mi avevano appena immortalato come la campionessa-schizzata di Kanto. E io e Erika ci stavamo riferendo a episodi completamente diversi.
“Assurdo”. Assurdo che non avessero fatto commenti su quel bacio a tradimento.
- … Vai con la linea, Jeffrey!-
- Sì … eccoci qua, in diretta con Agatha, membro più anziano dei Superquattro. Lei era presente quella sera, ci può raccontare riguardo l’accaduto? Umpf, ma guarda se devo essere pagata per farmi insultare e dare della vecchia …. Ehm, Agatha, siamo in onda!-
Vecchia megera, si era venduta per testimoniare contro di me!
-Uh? Oh sì, sapete …. La vecchiaia!- “Che ipocrita!” –Volevamo sapere cosa è successo di preciso quella sera- “Manco avessi ucciso Green Oak, magari …”
-All’improvviso eravamo tutti al buffet per l’aperitivo, le porte si aprono; e sulla soglia, vedo Bunny Blue e Green Oak che stanno parlando fra di loro; poi Bunny viene colta da una rabbia cieca; forse perché Oak le aveva fatto gentilmente notare che fosse in condizioni indecenti. Quindi lei gli tira la scarpa, a quel povero e dolce ragazzo è stato subito portato del ghiaccio … - .
Mi avvicinai al televisorino con gli occhi fuori dalle orbite. Non era affatto vero, vecchiaccia!
-Un comportamento davvero deplorevole- -Ha infangato la reputazione secolare della Lega!- strillò con un’innaturale potenza. Sentii come un colpo al cuore. D’accordo; forse non era il caso di prendersela così tanto ma io … a me era venuto in mente solo quello; gli avrei dato uno schiaffo, se non fosse che mi sentivo tutte le mani sudaticce e tremanti.
-Eh, io l’ho sempre pensato; i rivali non potranno mai essere amici perché son sempre vittima di un’illusoria competizione: come me e Oak, il professor Oak! Lo odiavo ma non mi permisi mai di tirargli qualcosa! Che ragazzaccia, ha deluso tutti noi-. “Vecchia, ipocrita, e frustata. Se era inacidita perché Oak aveva preferito sposare la sua moglie che lei (“E non posso dargli torto, poverino!”), come poteva permettersi di dire certe cose, come che l’amicizia non potesse esserci fra due persone con lo stesso scopo? “Addirittura mi aveva baciata, alla faccia dell’odio!”
-Una vera e propria delusione, grazie Agatha, per il suo saggio intervento. E mentre ci aspettiamo le scuse pubbliche di Bunny …-
-E il bacio?- puntai l’indice contro lo schermo –E il bacio dove l’avete messo,eh?- -Poi la gente si chiede perché l’abbia preso a scarpate!- aggiunsi arrabbiata più che mai, accusando minacciosamente la TV.
-Bacio?- mi chiese Erika arrossendo di colpo –Vi siete baciati?-
-Quel … “Bastardo, quel grandissimo figlio di Raticate! Grrr” quello mi ha baciata davanti a tutti, in Kantovisione, e l’ha fatto apposta!- spiegai con molta poca calma.
- …- “Beh, Erika? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Strano; perché tu hai solo stupidi Tangela!”
Erika si piazzò davanti a me e spense la televisione con noncurante apatia. Mi prese i polsi e disse: - Lo sapevo che eravate fatti l’uno per l’altra!- mi abbracciò con gli occhi che le brillavano. Ma l’aveva capita la situazione? Non mi pare!
-Che cosa romantica!- sospirò commossa.
-Non è stato per niente romantico- replicai buia.
-E come è stato?-
“Ma che domande mi fai?! Comunque credo fosse … caldo … delicato … non mi è dispiac … ma cosa mi prende?! Avevo i capelli arruffati, il vestito mezzo bruciacchiato e mi ha colto alla sprovvista. E soprattutto, l’ha fatto per ripicca”. Era un bacio per vendetta.
-E’ stato sbagliato- sentenziai, ferita nel mio orgoglio. Così Green si era preso gioco dei miei sentimenti …
-E perché?- “Devi per forza capire come ragiona il mio cervello?”
-Non importa Erika, ma apprezzo il tuo sforzo- evacuai la domanda accarezzandoli la testa come avrei fatto con Eevee … “Eevee; più ci penso … che rabbia!”
 
Uscita dalla casa e dal giardino-giungla di Erika, passai accanto al laghetto di casa di Mr. Fuji, vicino al casinò; dove un tempo avevo sbaragliato il Team Rocket.
Fu più forte di me.
Ci entrai e mi sedetti indolente su uno degli sgabellini vuoti di una slot-machine. Inserii i gettoni che avevo accumulato quando giocavo soltanto per completare il Pokedex, ma allora ero solo una bambina.
Punta, punta, punta. Stop. Stop,stop! Avevo vinto qualcosa! Meglio.
Punta, punta. Punta. Stop, stop, stop! “Uffa, ma io voglio fare un tris di sette!”
Punta. Punta. Punta. Stop. Stop. Stop. “Ancora queste stupide ciliegie … hihi, ma sono pokeball-ciliegie!”
Tirai giù quella manopola rossa non so quante altre volte, fino che un Clefairy (“Hih, ma non potevano sceglierne uno migliore?”) cominciò a infestare lo schermo. Con la stessa vitalità di un Magikarp boccheggiante, sempre con indifferenza, girai la testa dall’altra parte. Nello stesso momento, la borsa mi vibrò; o meglio, qualcosa mi vibrò all’interno della borsa. Realizzando che qualcuno mi stesse chiamando, reclamai tutti i miei gettoni, dopo che ebbe fine la danza macabra di Clefairy.
-Pronto?- chiesi con un filo di voce mentre uscivo dal casinò.
-Bunny?-
-Che vuoi!- replicai scocciata, avendo interrotto colui che mi parlava, la mia partita.
-Che voce … ma stai bene?-
Non potevo dirgli che avevo affogato i miei dispiaceri giocando d’azzardo. Mi fidavo di Lance ma se gli fosse scappato di bocca … altro che delusione di tutta Kanto.
-E’ che … ho perso un po’ di voce-
-Strillando come una matta davanti alla televisione, immagino-. Aggrottai le sopracciglia e rimasi in timoroso silenzio.
-Touchet?- domandò pusillanime.
-Va bene! Ho pianto, non ho strillato come una pazza, contento?- sbottai sempre turbata. Ovviamente mi stavo inventando tutto.
-Magari se andassi da Green a farti consolare, staresti meglio- me lo immaginai ghignare col suo sorriso sornione.
-Già, magari potrei mettere fine a tutto gettandomi dalla pista ciclabile direttamente-
Seguì una risata che non mi coinvolse per niente.
-Piccioncina, indovina un po’ …- mi disse stuzzicandomi.
-Eh- ribattei al limite della sopportazione.
-Hai vinto il Jackpot-
-No, veramente se tu non mi avessi chiamato, a quest’ora l’avrei vinto sul serio …- borbottai inacidita. “Acida come un Grimer rivoltante. Bleah!”
-Eh?-
-Niente … dicevi? Perché avrei vinto il Jackpot?-
-Visto ciò che hai combinato, e dato che la Lega è molto adirata con te … Ha deciso che tu debba in qualche modo rimediare … dovrai andare in missione; che ti piaccia, o meno-
-Fantastico, non aspettavo altro!- esclamai al culmine della gioia. Era da anni che aspettavo una nuova missione; dopo aver viaggiato per tutta Kanto e catturato orde di Pokemon e stanato tutti quelli leggendari, la mia avventura si era conclusa, in un monotono susseguirsi di giornate ordinarie, e di conseguenza, l’entusiasmo affievolito.
-Dovrai viaggiare con Green Oak. E vi riappacificherete, chiaro?- “E ti pareva che non ci fosse l’ intoppo: c’è sempre la fregatura …”
-E se Green o io ci rifiutassimo?-
-Tu verrai deposta dal tuo ruolo di campionessa regionale; mentre Green non avrebbe tutti i torti … gli hai tirato una scarpa, sciagurata!-
-Lance!- piagnucolai ferita – Ma tu non sei dalla mia parte?-
-Non cercare compromessi, Bunny. Tanto ti conosco. Dunque, stavo dicendo … ah sì: devi recarti alle Rovine Florabeto-
-Rovine Florabeto? Ci sono già stata; ci sono solo Unown-
-Eppure gira la voce a Settimisola che un allenatore sia scomparso in una delle sue sale …-
-Sarà affogato, o un Tentacool l’avrà avvelenato e trascinato sul fondo del mare a banchettare coi pesci- conclusi scettica. Quelle inutili rovine erano così inutili che da 1500 anni e passa, nessuno, oltre questo sfigato e me, si avventurava nei suoi inutili meandri.
Era più credibile l’ipotesi di Tentacool; “L’assassino del Settipelago”.
-No,Bunny. Il suo ultimo spostamento è stato registrato all’interno della Sala D-Dafne-
-Come mai sorvegliavate l’allenatore?- chiesi assottigliando lo sguardo.
-Non stavamo sorvegliando nessuno; e comunque l’abbiamo scoperto dalla sua tessera allenatore magnetizzata. Infatti, grazie a questo; con un radar ultra-tecnologico abbiamo potuto ….- -Ho capito, ho capito-
-Ti assicuro che non è una missione da poco; e sono piuttosto riluttante nel non mandare con te e Oak almeno un esperto di Unown, ma sai com’è la Lega … Ho una brutto presentimento, Bunny: stai attenta-
-Devo stare attenta alla sala o a Green?- puntualizzai atona.
- … -
- A tutt’e due- Alzai un sopracciglio e buttai gli occhi al cielo; proprio non volevo far da tata a Green, ma sicuramente ne avrebbe combinata una delle sue e avrei rischiato le penne.
-Dimenticavo; verrà con voi anche Bruno. Dopo la scarpata è vero che dovreste riappacificarvi; avete fatto calare a picco la nostra reputazione … Ma vorremmo evitare spargimenti di sangue. Bruno è bello grosso; ci andrà pesante, se necessario-
“Hih! E questo ti sembra moralmente etico?! Vi prendete la briga di organizzare un’assurda missione per una scarpa ( una ballerina; non un tacco a spillo di quindici centimetri!), e poi vi premurate nell’assicurare la riappacificazione con un colosso alto un metro e novanta campione di arti marziali?!” Allibii a questo pensiero.
-Ah- fu tutto quello che riuscii a dire, nonostante il mio cervello stesse elaborando pensieri alla velocità del chiacchiericcio di Daisy; vale a dire della luce.
“Potevano almeno mandare Lorelei al posto di Bruno. Sembra più sveglia …”
-Bunny!-
-Sì?-
-Tutto chiaro?-
-Ehm … stavo pensando- mi giustificai con candore … mi ero persa qualcosa?
Un altro sospiro dall’altra parte di Kanto.
-Devi partire immediatamente, l’appuntamento è fra un’ora-
Amavo le cose fuori programma; ma non quelle dette all’ultimo secondo. Purtroppo avrei dovuto accettare tutto senza fiatare.
-Hai avvertito Bruno e Green?- chiesi massaggiandomi la tempia. Come per attenuare lo sforzo mentale che compievo per contenere il risentimento e l’agitazione che cercavano di traboccare fuori.
-Certamente, e adesso, se vuoi scusarmi, butto giù. Ricorda: fra un’ora alla Sala D-Dafne-. La conversazione ebbe fine lì.
-Fra un’ora alla Sala D-Dafne, fra un’ora alla Sala D-Dafne- memorizzai.
“Ok, andiamo! Però prima … ho il tempo contato, ma ce la farò a cambiarmi”. Mai partire per un’avventura con un vestito estivo … l’avrei subito sciupato.
 
Finii di allacciarmi la salopette e scesi le scale di fretta. Mamma era ancora in salotto a farmi la predica.
-Bunny: proprio da te non me lo sarei mai aspettato, che vergogna! Che delusione, in campo educativo! Sono davvero mortificata; come farò adesso a guardare il Professor Oak e la mamma di suo nipote senza sprofondare nel terreno; oh, cielo!-
-Mamma. L’ho tirata io la scarpa, non tu. Sarei io nel caso, e non me ne pento comunque, a dovermene vergognare- le ripetei per la centesima volta, sistemandomi la tracolla.
-No, invece non è così, purtroppo! Dovresti pentirtene eccome, signorinella; Green è poi un così bravo ragazzo …- Spalancai gli occhi; come se avesse appena detto che abitassimo in un mondo senza Pokemon. Impensabile.
-Non lo conosci- le dissi con convinzione. Solo perché giocavamo da bambini insieme non significava che fossimo in buoni rapporti. E poi a Pallet Town di bambini eravamo solo io e lui; con chi altro avrei dovuto giocare? Ora, anzi; da sei anni eravamo nemici giurati, “Ma com’è che lei queste cose non le sa?”
-Oh sì, invece!- replicò con altrettanta convinzione.
Mi girai verso la porta e quando fui di spalle buttai gli occhi al cielo. –Scusami mamma, ma adesso devo proprio andare- dissi tirando giù la maniglia.
-Dove vai?- mi chiese allarmata.
Non mi aveva ascoltata, allora. –Te l’ho già detto; in missione per conto della Lega nel Settipelago, nelle Rovine Florabeto- -Una punizione!- m’interruppe soddisfatta mia madre. –Sì ..- bofonchiai esasperata.
-Hanno fatto più che bene; così impari a mettere la testa a posto, sciagurata! La prossima volta ci penserai due volte prima di prendere a scarpate i bravi ragazzi …-
-Ciao- salutai lapidaria per poi lasciarla alle sue lamentele, come l’avevo trovata quando avevo avuto la bella idea di cambiarmi e quando mi aveva chiamata infuriata mentre tornavo a Pallet Town, reclamando la sua priorità di farmi la predica in quanto madre di una certa e povera Bunny Blue.
Ovviamente era all’oscuro di tutto: dall’uovo, del Jolteon, alla moto, e al bacio. Ma come potevo spiegarle che il suo adorato “Bambino adottivo” mi avesse procurato un sacco di problemi; non erano cose che la riguardavano. E comunque, se lo avesse saputo, avrebbe fatto una bella risata e battutine provocanti. Ma se fosse stata al posto mio, sono sicura che l’avrebbe infilzato con una forchetta del servizio d’argento del matrimonio, e altro che scarpa! “Anche se in realtà sarebbe impossibile perché se fosse me non sarebbe sposata con papà … Oh, al diavolo i dettagli!”. Quasi con cattiveria tirai fuori dalla borsa la pokeball di Charizard, e quando questo uscì, balzai in volo verso “La mia punizione provvidenziale”.

Il Settipelago, come suggerisce il nome, era un arcipelago nel sud della regione, formato da sette isole.
Settimisola, era la mia meta. Atterrai nella città omonima, e dopo aver camminato ed essere arrivata alla costa più meridionale dell’isola attraverso il Canyon Seption, presi il largo a cavallo del mio fedele Lapras.
-Lapras, dobbiamo andare verso la Sala D-Dafne-. Lui chinò il capo in segno di approvazione e io gli accarezzai il collo con affetto. Nei momenti di difficoltà e di maggior sconforto, mi ero sempre confidata con lui. Lapras infatti, capiva il linguaggio degli umani, ed era molto intelligente.
Osservavo l’orizzonte senza un interesse particolare, presa com’ero dai miei pensieri; non avevo paura della missione in sé per sé … ma mi chiedevo come avrei gestito il mio imbarazzo di fronte a Green.
Avevo ancora il suo sapore sulle labbra. Un sapore fresco e prezioso.
Mi portai la mano sinistra al volto e ne disegnai il contorno. Chissà se a lui … forse nemmeno a lui era dispiaciuto. Tutto sommato ero carina e credevo in fondo ci tenesse, almeno un pochino, a me … Nella palestra mi aveva protetta dal terremoto, e quando era salito sul mio Charizard, mi aveva portata con sé. “Ho impressa ancora nella mente la sua faccia in preda allo sforzo”. Alla fine, c’era sempre stato; nel bene e nel male.
Abbracciai Lapras e sospirai. –So che tu puoi capirmi- esordii sorridendo enigmaticamente. –Sono un po’ agitata. Per la prima volta; alle porte di una nuova avventura. Credo di essere stata truffata- confessai chiudendo gli occhi. Respirai a fondo l’odore del mare e di salsedine. Ero stata truffata dal destino. Rimasta totalmente fregata. Sentivo di aver assunto la consistenza di un Ditto dopo quell’accaduto, da quel bacio inaspettato, totalmente fuori programma. Non amavo forse, questo genere di imprevisti? Non ne ero più certa; non se venivo raggirata e imbrogliata.
Socchiusi gli occhi e mi cullai al suono delle onde che si infrangevano, mentre scorrevano veloci sotto il corpo del mio Pokemon. I riflessi e raggi del sole sull’acqua mi rapirono nei loro giochi di luce fugaci. “Se potessi rimanere così … per sempre”.
Cominciai a tracciare i contorni del carapace di Lapras. Così freddo e forse non proprio accomodante a vedersi, ma lucente a sprazzi, e sicuro. Ridacchiai al pensiero di aver paragonata mentalmente Green alla descrizione di un carapace, e forse proprio per questo lo lasciai stare, concentrandomi sui battiti del fondo marino, ancora abbracciata a Lapras, che nuotava, silenziosamente.
 
Lapras si fermò sulla battigia di un isolotto di sabbia. Alzai lo sguardo e capii di esser nel posto giusto: i due allenatori che mi avrebbero affiancato nella missione erano già lì sulla spiaggia; prede di una timida brezza mattutina. Non si accorsero del mio arrivo, fino che il rumore dei miei piedi che si appoggiarono sul fondale dopo un piccolo slancio da Lapras, non fece loro girare. Avanzai fra le onde, togliendomi dal viso i ciuffi di capelli che il vento portava con sé. Grazie alla salopette l’unica cosa che si bagnò fu la mia pelle. O almeno, finché non urtai uno scoglietto; e la risacca di un’onda bagnò la base dei pantaloncini di jeans. Green soffocò una risata.
-Ciao, Bunny!- mi salutò Bruno, che quando le fui abbastanza vicina, mi strinse la mano con trasporto.
-Salve, Bruno- replicai un poco a disagio. Davanti alla sua prorompente presenza, sembrava che la sua massa muscolare rispecchiasse la quantità della sua forza d’animo. Ancora non capivo come avessi fatto a batterlo quel giorno alla Lega.
“Ma che penserà della mia goffaggine?” pensai, accartocciando con le mani il jeans della salopette. Incontrai poi lo sguardo di Green. Avvampai rossa di sentimenti contrastanti, e passandogli accanto biascicai un “Ciao” atrofico.
“Come pensavo … non ce la faccio a guardarlo negli occhi…”; più ci provavo, più cresceva una rabbia incommensurabile e un imbarazzo indisponente. E la cosa che mi irritava, è che mi fissava con il solito sguardo insistente, ghignando divertito. Ma non la percepiva la mia vergogna, il senso di colpa e la confusione che mi aveva creato nel cervello il suo comportamento? A lui sembrava invece che non gli avesse procurato nessun effetto. Se l’era forse presa per la mia reazione? Non lo era, ma doveva. Non sembrava minimamente toccato; e questo mi indispettiva parecchio. Avremmo fatto la stessa fine di Agatha e Oak, e io sarei stata quella, nuovamente per ironia, fregata. Acida, zitella e con tanto rancore.
“Mai e poi mai!”
-Aspetta Bunny! Vuoi andare già dentro ad esplorare?- mi chiese un po’ titubante Bruno. Solo allora mi accorsi che fossi vicina all’entrata della rovina. –Non sappiamo ancora cosa ci aspetta, è meglio organizzarci prima-. Annuii velocemente, e tornai indietro.
Vidi Lapras arrancare goffamente sulla sabbia per seguirmi. Mi diressi da lui e dopo un’altra carezza, lo richiamai nella pokeball.
In seguito ci disponemmo in una sorta di cerchio e Bruno prese la parola: -Dunque. La faccenda è seria; propongo di esplorare tutti insieme-.
Annuii con vigore. Mai, e sottilineo mai, avrei più voluto restar da sola con Green, che in quel momento non rispose se non con un’altra domanda.
-Cosa dobbiamo cercare?-
-Non so. Una trappola, un passaggio segreto, un codice … non lo so, toccherà a noi scoprirlo-
-Dobbiamo cercare un allenatore- aggiunsi in risposta io, rivolta però a Bruno.
-Già, allora mettiamoci al lavoro, tutti insieme!-.
Entrammo così nella Sala D-Dafne e dicemmo addio alla luce del giorno, per salutare quella fioca dell’interno.

Come ricordavo, era una sala spoglia, una sala che sarebbe passata molto inosservata.
-Io ci sono già stata qui, anni fa- sussurrai. La grotta produceva uno strano e rumoroso eco; per questo avevo parlato a bassa voce. E intanto, il rumore dei nostri passi, riempiva i corridoi delimitati da muri polverosi.
-Ah, ci sei già stata Bunny?- mi chiese Bruno affiancandosi a me, che avevo preceduto il gruppo nell’esplorazione.
Annuii mentre con un dito solcavo la parete esterna della sala, scoprendola friabile. Non avevo molto da dire, soprattutto in quella situazione. E senza accorgermene accelerai il passo.
Svoltai casualmente a sinistra, feci qualche altro passo per poi fermarmi ed aspettare il resto della compagnia. Mi voltai, e all’angolo dove avevo appena svoltato, trovai Green.
Rimasi ferma al mio posto; credevo ci fosse Bruno dietro di me …
-Bruno- chiamò subito lui, non degnandomi di uno sguardo.
Sentii i passi di Bruno farsi più vicini.
-Oh, l’ho persa di vista; credevo fosse andata avanti- si giustificò quest’ultimo quando ci raggiunse. –Perdonami campionessa, ma farsi notare non è proprio il tuo forte; col fisichino mingherlino che ti ritrovi …- spalancò gli occhi colto da un pensiero fulmineo. –O forse sì- aggiunse ridacchiando.
“Ancora l’episodio della scarpa, si riferisce a quello!”. Aggrottai,  in disappunto, le sopracciglia, e Bruno, notando la mia espressione, mi scompigliò i capelli in modo inaspettatamente paterno.
-Non avresti dovuto tirargli una scarpa- mi riprese serio, in modo che solo io potessi sentire.
“Lo so!”, non c’era mica bisogno che me lo dicesse anche lui! Strinsi le labbra e sbuffai dal naso, scrutando il terreno minuziosamente.
Forse avrei potuto lanciare l’altra  ballerina a lui …
-C’è qualcosa per terra?- chiese poi seguendo il mio sguardo.
“Che sensibilità, campione di lotta!”. Non che non ci fosse qualcosa! “Mai sentito parlare di stanchezza repressa per essere continuamente ripresa, da chiunque, per una cosa passata, trecento volte in una giornata; sentirsi di essere un fallimento in tutti i sensi?”.
-Le piace il terreno-
Bruno a quella constatazione mi osservò stupito.
“Se stai per chiedermi –Davvero-, me ne vado, e al diavolo la missione!”
-Ovvio che non le piace- disse Green con una smorfia.
-Mi sembrava strano …- ammise Bruno.
Fui certa che sebbene non l’avesse detto, l’avesse pensato. Eccome.
-Sei arrabbiata, Bunny?- mi chiese Green con palese, finto, interesse.
Non risposi ma i miei occhi parlarono da soli.
-Sei arrabbiata?- ripeté sommessamente il membro dei Superquattro.
-Scommetto che è arrabbiata con me- continuò il mio rivale, non dando spazio a possibili repliche; come se stesse mettendo in scena un monologo di teatro.
-Perché dovrebbe essere arrabbiata con te? Forse il contrario- commentò confuso Bruno.
Silenziosamente gli rifilai un calcio alla scarpa, che sembrò non percepire. “Ah. Giusto”. Bruno era uno che ci sapeva fare con i muscoli e le botte; per lui dovevo essere pari a un neonato Kangaskhan, in quanto a forza.
Green non si fermò neanche questa volta, ma sorrise. Sorrise subdolamente.
-Povera Bunny; tutti a girare il coltello nella piaga … pare che non abbiano visto però, ciò che l’ha causata …-
Gli riservai uno sguardo di fuoco che avrebbe abbrustolito anche un Wartole in mezzo a un fiume. Però sì, era vero.
-E cosa sarebbe?- chiese Bruno allarmato.
“Bruno! Girati dall’altra parte e non ascoltare mai più le conversazioni, piuttosto monologhi, altrui!” . Lo avrebbe rivelato, Green? Stavo cominciando a sudare freddo.
-Dici che forse dovremmo ripetere la cosa per mostrargliela?-.
Avvampai nel giro di mezzo secondo.
-Idiota!- sbottai inviperita. –Ti piacerebbe- aggiunsi facendogli la linguaccia.
Allo sguardo confuso di Bruno, Green scoppiò a ridere, dopo aver tentato, inutilmente, di trattenere le risate con una mano, tappando la bocca.
-Haha, tranquilla! Non l’avrei mai fatto comunque; e poi non voglio che tu diventi troppo famosa. Sai che scalpore … siamo ancora rivali, no? Perciò mettiti l’animo in pace; sarò io a completare la missione-
-Tu?- gli sbeffeggiai scettica, riprendendo vigore.
-Sappi che al tuo affossamento equivale la mia ascesa-
“Allora dovresti essere sotto terra! Che competitivo, adesso sì che lo riconosco!”.
-Lo so perfettamente- replicai decisa. Era proprio vero; questa era la nostra legge.
-Bene!-
-Benissimo!-
-Ci becchiamo, Blue!- Green sparì nei meandri della sala.
“Alla tua sconfitta, Oak!”
Con altrettanta strafottenza, mi avviai dalla parte opposta, concentrandomi sul mio nuovo obiettivo.
-Ehi, dove state andando!-  esclamò un agitato Bruno, che si era trovato in mezzo a noi del tutto spaesato; come un agnellino in mezzo a due leoni; in una disputa sul cibo da cacciare.
-A cercare questo fantomatico allenatore- replicai senza fermarmi finché non svoltai; ed anche io sparii, nei cunicoli della rovina.
 
Avrei dovuto ricordare che la sala fosse molto piccola.
Incontrai svariate volte Bruno, che scuro in volto, cercava ogni volta di acchiapparmi; e io fuggivo, sperando che il mio Rhydon mi seguisse senza problemi. Aveva una forza sovraumana, ma in quanto velocità si raschiava i rimasugli di un barile. Capitò una volta che questi, pur di seguirmi, distruggesse mezzo muro, aprendolo letteralmente col suo corno indistruttibile, che come una protuberanza naturale svettava sul suo capo. Provocò un fracasso terribile, ed ebbi paura che il soffitto, che dico; tutta la costruzione, cedesse a un’altra botta, e si disintegrasse.
Doveva essersi spaventato anche Bruno, perché da quel momento agiva con molta più cautela nei miei confronti, e sentivo l’eco dei suoi passi cercare di soffocare la sua presenza, senza risultato.
Comunque, era una grande confusione, e mi fu impossibile concentrarmi; così rimasi a brancolare alla cieca; cercando aperture sospette sulle pareti e possibili botole.
Arrivai a pensare che l’allenatore  in questione fosse stato teletrasportato da un Unown, o a un probabile Abra della sua squadra.
Altre volte, vedevo un Pidgeotto zampettare silenziosamente in lontananza, e capivo che nei paraggi ci fosse Green.
Green si muoveva con discrezione, e i suoi passi stranamente, non risuonavano all’interno della sala. Quasi sicuramente lui aveva una pista, ed ebbi il desiderio ardente di rubargli qualche informazione.
La mia ricerca era un continuo distrarsi e niente di concreto.
Appoggiai la testa a una parete e chiusi gli occhi.
“Che stanchezza …”
Dove poteva essersi cacciato, quell’allenatore sprovveduto? Se l’avessi chiamato non mi avrebbe risposto, anche perché all’inizio dell’esplorazione, con un’eco tremendo, avevamo pure bisticciato; e la nostra voce, in tal caso, gli sarebbe arrivata. In che modo sarebbe potuta arrivare, allora? “Le pareti sono  parecchio spesse e isolano l’ambiente …” Stavo arrivando a qualcosa? “ Questo vuol dire che potrebbero essere in un cunicolo nascosto …” Forza! Un altro piccolo sforzo …
Sussultai all’improvviso. Un Unown  mi ronzò intorno alla testa.
Mi girai irritata e sussultai ulteriormente: puntualizzo; uno sciame di Unown. Ma la cosa che più mi sorprese, era che fossero tutte lettere differenti, mentre per come ricordavo io, nella Sala D-Dafne vi erano solo alcuni tipi; all’incirca due o tre. Era insolito, e nell’esplorazione, questo vuole dire pista giusta.
Mi avvicinai al gruppo più numeroso di Unown. Con grande zelo si ammassarono al mio arrivo, creando un mucchio addosso la parte; come per proteggere qualcosa.
“Bingo”. Mi feci largo e sparpagliai con una mano gli Unown. Al massimo dell’esaltazione, scoprii un messaggio, scritto con altri Pokemon della specie che infestavano le sale e che ronzavano come insetti, incastonati nella roccia.
“Ho scoperto il segreto di questa sala Blue per cortesia non distruggere niente”.
Con l’amaro in bocca mi allontanai da quella scritta telegrafica.
Stava insinuando che fossi un pericolo pubblico? Ma la cosa che più mi crucciava, era il fatto che lui avesse scoperto il segreto della sala. Prima di me. 
Frustrata e arrabbiata, strappai gli Unown dalla loro postazione, e quando questi cercarono di svignarsela rasentando i muri, gli riacciuffai e formai la scritta:
“Vai a Jotho, Oak”.
Mi soffermai nello scrutarlo; mancava qualcosa …
-Rhydon, incidi questo per me- ordinai al mio Pokemon, tracciando delle linee accanto alla frase.
“Vai a Jotho, Oak :D” Fu quello che lessi, quando Rhydon smise di puntellare col corno la parete, come un trapano.
-Bunny!-
Mi voltai bruscamente e scorsi Bruno con due Onix serpeggiare alle sue spalle, e un Hitmonlee e un Hitmonchan schierarsi davanti a mo’ di guardia personale, che mi scrutavano minacciosi, con le braccia conserte. Indietreggiai; i suoi occhi saettavano di brutale soddisfazione.
-Adesso basta nasconderti, vieni qua!- mi ordinò imperioso. Scossi la testa abbastanza da costringerlo a fulminarmi con lo sguardo torvo. –Voi vi riappacificherete; costi quel che costi. Perciò, se non vuoi venire …- Una domanda velata? A queste parole scossi nuovamente la testa. –Bene, sarò costretto ad acchiapparvi con la forza, mocciosi!- Che parole dure! Eppure mi era sembrato così cordiale e amichevole … aveva per caso una doppia personalità? Era così ligio al dovere che la missione aveva la priorità su tutto, anche sulla propria persona?
-E non credere che non mi sia accorto della tua pedata!-
Ops! Mi feci piccola piccola di fronte a quell’accusa, sfortunatamente, fin troppo fondata.
-Tiri scarpe, tiri calci e compi atti di vandalismo!- mi fece notare indicando severamente la scritta.
“No! Hai frainteso! Cioè … Green aveva scritto prima di me di non fare pasticci, ma io volevo solo … perché devo subirle io le conseguenze?” conclusi tappandomi la vista per qualche istante.
-Mi hai sorpreso; e negativamente, purtroppo- Ecco; l’ennesima persona che mi propinava questo discorso nell’arco di nemmeno una giornata.
-Hitmonlee, Hitmonchan: prendetela-
Fremetti dalla rabbia. In fin dei conti, ero io la Campionessa, come si permetteva di trattarmi in questo modo? Il disonore che sarebbe costata la ritirata, sarebbe stato tale da non poter guardare su una superficie riflettente senza procurarmi onta alla sola vista della mia faccia. Rimasi ferma e mentre i due Pokemon scattavano in avanti, ordinai a Rhydon di bloccarli. Come previsto, grazie alla sua mole, sbarrò loro la strada e bloccò i loro colpi a mezz’aria.
Mai oltraggiare una campionessa. Mai.
Bruno, accortosi dell’inefficacia dei suoi due Pokemon, mandò all’attacco anche i due Onix. “Bene … vuole la lotta; e lotta sarà”. L’avevo battuto una volta: cosa mi avrebbe impedito di batterlo una seconda?
Chiamai dalla pokeball Lapras. Non avrei faticato oltre, purtroppo per lui avrei tirato le fila di questo giochetto.
La squadra di Bruno contro me e la mia, schierati a triangolo.
“Tris vincente, finalmente!”
-Rhydon: Abisso. Lapras: Idropompa-
“E con questo si chiude il sipario”.

Note finali
Ammettetelo che non ve lo aspettavate della scarpata!;P
Ehi, siete contenti che l’abbia continuata?
Come avrete ben notato Blue è stato tramutato in Green e Bunny Red in Bunny Blue, poiché mi è stato segnalato che nel manga è così. In realtà, essendo contesto video game, non era necessario, ma l’ho fatto solo per voi, affinché leggendo possiate collegare correttamente i personaggi a quelli del manga, senza distruggere la lettura per questa pecca; mentre per gli altri che non lo hanno letto (Compresa me), spero non me ne vogliate ç^ç Comunque sia, c
he fine avrà fatto Green? 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto; ringrazio infinitamente chi ha recensito, chi ha messo questa storiella nelle seguite, e chi l’ha messa (Addirittura!*^*) nelle preferite, un bacio e abbraccio dalla vostra Konny :** Vi dico subito che non so se sarò in grado questo mese di postare un altro capitolo, ma farò il possibile; ad ogni modo, a presto!!!
  
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