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Autore: Sere86    22/01/2007    6 recensioni
-Signorina, può passare.-
-G-grazie. Kate.-
La ragazzina prende la sedia vicino alla finestra e l’adagia verso il letto. Si siede abbandonandosi alla gravità ed al peso che si sente sulle spalle.
“Non mi piacciono gli ospedali. Quel bianco e blu ovunque, li ho trovati sempre dei colori deprimenti. Il verde... beh il verde non é poi così male, é il colore della speranza no?
Sequel possibile di "E se puoi... Salva anche me". Leggera Draco/Hermione
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Signorina, può passare.-

 

-G-grazie. Kate.-

 

La ragazzina prende la sedia vicino alla finestra e l’adagia verso il letto. Si siede abbandonandosi alla gravità ed al peso che si sente sulle spalle.

 

Quel peso e quella malsana colpevolezza di stare fin troppo bene in mezzo a tanta tragedia.

 

Respira profondamente.

 

“Non mi piacciono gli ospedali. Quel bianco e blu ovunque, li ho trovati sempre dei colori deprimenti. Il verde... beh il verde non é poi così male, é il colore della speranza no?

 

Infondo di speranza ne ho tanto bisogno. Ed anche tu ne hai bisogno.

 

Non capisco ancora perché Zio ti lasci qui. Io non so se avrei voglia di svegliarmi tra tutta questa gente. Non che voglia scoraggiarti però ti capisco, sai?

 

Probabilmente ti sveglierai mentre sei da sola, stando alle statistiche o alla propabilità. Non riuscirai a parlare; le corde vocali non te lo permetterebbero dopo tanto tempo, e non riuscirai nemmeno a muoverti. Sai, i tuoi muscoli sono un po’ atrofizzati; niente di che, non preoccuparti! Qualche pozione e via, in una settimana saresti come nuova.

 

Ti ritroverai quindi ad aspettare una qualsiasi infermiera che si accorga del tuo risveglio. Potresti passarci ore così, ignorante del mondo esterno. Allora si! Forse posso capire la tua reticenza a svegliarti.”

 

Avvicina la sedia con un suono stridulo.

Si alza.

 

Le si avvicina lentamente.

La osserva.

 

Respira profondamente, più volte.

Si porta una mano ai capelli; con delicatezza castiga l’ennesimo riccio biondo dietro l’orecchio.

 

Si piega verso di lei.

Arriccia il naso

 

“Guarda come ti hanno conciato. Mi sentirà Zio stasera; vediamo come se la cava Kate poi...”

 

Le sistema meglio il cuscino.

Le accarezza la fronte.

 

“Anche te riccioli ribelli eh?”

 

Sorride amara.

 

“Però cerca di non perdere più tempo a svegliarti. Ho tante cose da dirti. Tante cose da chiederti.

 

Guarda come ti hanno conciato...

Spettinata, le tende della finestra chiuse, i fiori mezzi morti.

 

Basta che io non venga per una settimana che ti lasciano andare. Oh ma se mi sentirà Zio!

 

Cambio l’acqua ai fiori. Ecco! Magari si riprendono, comunque ti ho portato il tuo solito mazzolino di malva. Certo che oggi non te ne mancheranno di fiori; vedrai tra poco quanti mazzi ti arriveranno! E quanti regalini!”

 

Gira ancora un po’ per la stanza.

Si risiede.

Le prende la mano.

La stringe.

 

“Sai oggi é il Giorno della Rimembranza, é per quello che Zio non c’é. È stato costretto dal ministero a fare non so che discorso pubblico. Lo compatisco. Anche Zia e Ronny sono con lui. Se mi sentisse chiamarlo così Ron come minimo mi darebbe uno coppetto sulla nuca dicendomi “Ti sento un’altra volta e non sarò così magnanimo!”. Certo che sono quindici anni che rimanda  ‘l’altra volta’. Vabbé quattordici senza contare il primo anno. E poi le abitudini sono difficili da perdere”

 

Sorride di nuovo. Con leggerezza.

 

“Domani inizio il mio quinto anno. Ho già letto i libri che c’erano sulla lista. Interessanti.

Ho anche scartato i tuoi appunti, gli ho ritrovati tutti in perfetto stato; ne avevo un po’ dubitato sapendo che ad inscatolarli era stato Ronny.

 

Lo sai che Zio dice che sono uguale a te. Non riesco al trattenermi dal conoscere le cose prima del dovuto, dall’approfondirle. Certo che come prendevi gli appunti te non gli ha presi nessuno. È impossibile non finire di leggerli. Filano liscio come un romanzetto rosa.

 

Si, si. Sono preparata. So benissimo che quest’anno ci sono i G.U.F.O.; però, ecco, io non sono molto sicura di cio che vorrò fare in futuro. Mi piacerebbe riuscire a fare parte della Wizengamot, o comunque qualcosa che abbia relazione col difendere i diritti altrui. Solo che qui non esiste la figura complementare all’avvocato babbano.

 

Zio dice che non é mai tardi per cambiare le cose e che ho la giusta dose di sfacciattaggine per riuscire a fare di testa mia.”

 

Si alza.

Le da le spalle.

Guarda dalla finestra.

 

Un rumore corto.

Un click. Un’altro.

Lei guarda sempre fuori.

Malinconica.

 

“Svegliati mamma. Ti prego... lo sai che non mi piace farmi pregare, quindi svegliati.”

 

Stringe le labbra l’una contro l’altra.

 

“Voglio che tu sia prensente quando uscirò da Hogwarts. Quando riceverò la lettera con i risultati.

 

Voglio che tu veda di nuovo Halloween e Natale.

 

Voglio sentire la tua voce, mamma. Io non lo mai sentita. Nemmeno i tuoi abbracci.

 

Voglio che tu mi veda arrossire quando ti parlerò di un ragazzo o quando semplicemente non l’avrò fatta franca con una semplice bugia.”

 

Sbuffa.

Si piega verso il davanzale.

Appoggia le mani.

 

“Gli zii dicono che non devo illudermi. Zia e Ron credo che abbiano perso la speranza. Da anni ormai. Zio invece sai che non si da mai per vinto; ma anche lui é un po’ stanco di aspettare.

 

Mamma...

 

Non hai voglia di vedermi? Eri già in coma quando sono nata...

Non hai voglia di stringermi e raccontarmi quanto mi vuoi bene?

 

Lo sai che io non mi stancherò mai di credere nel tuo risveglio. Ti sveglierai, questo lo so. Ma fa presto mamma. Mi manchi da troppo tempo ormai.”

 

La gola stretta.

Le mani sudate.

Il viso bagnato.

 

“Avvolte mi sento così sola. Certo Zio e Zia mi vogliono bene come ad una figlia; per loro sono come la prima figlia; ma c’é sempre qualcosa che manca dentro. Un vuoto di dubbi e ignoranze che mi fa male.

 

Come faccio a sapere se davvero sono come te che non ti ho mai conosciuta?

 

Davvero arricci il naso?

 

E quando sei concentrata ti mordi il labbro?

 

Davvero se ti provocano passi alle mani? Io l’hanno scorso ho passato una settimana in punizione per il mio temperamento. Tanto avevo ragione, mi avevano cercato loro no? Mi hanno trovata. Lo so... non lo farò più, forse.

 

Qual’é il tuo colore preferito?

Il tuo fiore preferito? Il mio é la malva.

 

Ti piace portare gioielli?

 

La mattina con che fai colazione?

 

Quante volte al giorno ti lavavi i denti?

 

Quando hai avuto per la prima volta le mestruazioni?

 

Come ridevi quando Ronny faceva cose buffe?

 

Qual’é la tua posizione preferita per dormire?

 

Chi é mio padre?”

 

Stringe il davanzale fino a farsi male.

Inspira con forza.

 

Porta la testa all’indietro.

Le lacrime continuano.

 

Torna verso la sedia.

Di nuovo vince la gravità e si siede.

 

La mano.

La stringe.

 

Un sussurro.

 

“Chi é mio padre?”

 

L’impotenza dell’ignoranza.

Prende qualcosa dal taschino

 

“Lo so che avevo promesso a Zio che non mi sarei più tormentata per questo però io...

Ho-ho trovato questo tra i tuoi appunti del settimo anno. Si ho già letto anche quelli.

È una lettera, te la leggo:

 

Hermione,

Padre sa di noi. È inutile, nessuno capirebbe.

Non mi odiare ti prego.

Domani sarà la cerimonia iniziale e non potrò più tornare indietro.

L’unica cosa che posso offrirti é una vita di incertezze e menzogne.

So che non accetteresti mai ed io non tornerò, quindi ti dico addio.

Addio.

Non cercarmi, non aspettarmi.

Ciò che é stato non potrà mai più essere.

D.

 

È datata del febbraio del ’98. Se io sono nata nel settembre del 1998, in teoria chi ha scritto questa lettera, questo certo “D” potrebbe essere mio padre.

 

Vedrò cosa posso scoprire, in fondo sono tua figlia no? Chi meglio di noi può fare ricerche?”

 

Si asciuga le lacrime.

Piega la lettera.

La ripone nel taschino.

 

“Svegliati mamma, svegliati che é tardi.”

 

-Signorina Granger! L’ora delle visite é finita da venti minuti! Cosa ci fa ancora qui? L’infermiera Hudson non é passata ad avvertirla?-

 

-Scusi, io...

 

- Lasciamo stare, ora vada!-

 

Si alza.

Mette a posto la sedia.

Le si avvicina.

Le bacia la guancia.

 

“Ciao mamma, ci vediamo tra una settimana, se la McGranitt mi dà il permesso.”

 

Le scosta una ciocca di capelli.

Lentamente.

 

Indietreggia.

 

La porta.

La maniglia.

 

Apre.

 

Un ultimo sguardo.

 

Un ghigno. Sincero. Di chi sa che le cose andranno a modo suo.

 

Ecco cos’era quel click...Kate. Vabbé per oggi posso dimenticarmi della ramanzina a Zio, forse.

 

 

 

A/n: Questa One-Shot puo essere vista come consequenziale ai fatti di “E se puoi... salva anche me”

Io di fatto l’ho concepita come tale, ma mi sembra che questa storiella possa reggere abbastanza bene da sola.

Ciò comunque é a discrezione di ogni lettore.

Ricordate che una recensione al giorno toglie il medico di torno!!

Positiva o negativa che sia.

Bacioni

 

Serena

 

 

 

  
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