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Autore: HildaGreen    07/07/2012    7 recensioni
"Ginocchia alte, petto in fuori, sguardo che punta sempre in alto… si, era perfetta!
Si fermò in cima alle scale, guardò la Shibusen, sicura che l’avrebbe fatta cadere ai suoi piedi, dopotutto, cos’era impossibile per lei?
Respirò a fondo, poi si avviò verso l’entrata a passo sicuro, facendo ondeggiare i lunghissimi capelli azzurri, dei ciuffi legati in una piccola treccia accanto al viso, adornato da un fiorellino rosso.
Inoltre, i capelli non erano la sola cosa a muoversi… Ai ragazzi l’occhio cadeva sempre lì, sui suoi grandi seni, sempre in vista, dopotutto, perché nascondere una simile bellezza?
Sembrava una ragazza come tante… finché non le parlavi."
Ecco a voi l'arma più potente e bella (ed egocentrica...) di tutta la Shibusen!
Avete indovinato chi è?
Ovviamente l'adorata figlia di Black Star!
Si chiama Sora e, come i suoi amati genitori, dovrà fare i conti con kishin, bulli e streghe, ma la sfida più grande per lei, sarà l'amore!
Intanto la Shibusen, tredici anni dopo la sconfitta del primo Kishin, si prepara a combattere una nuova guerra.
Come andrà a finire?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Death the Kid, Liz Thompson | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Stelle non sono niente senza Cielo!'
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Il guerriero oscuro

 
«Non capisco, se Stein riesce a percepire le anime meglio di te, perché non lo cerca lui questo sistema!» Borbottò scontrosa Sora che camminava avanti.
«Sora» tentò di chiamarla il suo meister.
«Ma dove cazzo si trova?» Lei non lo ascoltava minimamente, continuava a guardarsi intorno con impazienza.
«Sora!»
«Uccidiamo direttamente quelle dannate streghe.»
questa volta lui le prese le spalle, costringendola a guardarlo. «Non fare nulla di avventato, so che l’unica cosa che interessa a te è vendicare tuo padre, ma noi non avremmo alcuna possibilità di sconfiggere le streghe.»
Lei si liberò dalla sua presa e fece qualche passo indietro. «Perché?! Siamo diventati molto forti ora, io sono pronta.»
«È meglio essere prudenti, ti sei già dimenticata quello che ti ha detto Kid?!»
«Se hai così paura puoi anche non venire!» 
Non ebbero il tempo di dire una parola che si sentirono schiacciati al suolo, come se la gravità fosse aumentata di colpo.
Eis fece uno sforzo inumano per riuscire a sollevare la testa e capire cosa stesse succedendo. Qualcuno si stava avvicinando a loro, un uomo alto con il viso coperto da una lunga sciarpa bianca che lasciava scoperti solo due puntini verde smeraldo.
Il resto del corpo era vestito da abiti neri ed attillati, persino la pelle scoperta era nere e delle  fiamme dello stesso colore la rivestivano.
Anche in quella barriera, Eis riusciva a percepire la sua immensa anima, così potente da schiacciarli e da far sembrare le loro delle formiche. Che fosse lui il kishin?
E Stein dov’era finito? Era impossibile che non sentisse quell’anima.
«È lui quel sistema?»
Eis deglutì, stringendo i denti la paura che sentiva era paragonabile solo a quella che aveva da piccolo di suo padre. Ancora una volta gli sembrava di tornare indietro, quando non era riuscito a salvare sua madre e suo fratello ed ora si sentiva responsabile della vita di Sora.
L’uomo si fermò distante da loro e, come se gli fosse uscita dalla pelle, in mano gli comparve una lama anch’essa coperta da fiamme nere e sembrava parte stessa del suo corpo.
Gli occhi di Eis si spalancarono dal terrore ed anche Sora non era rimasta indifferente.
Sora sentì una violenta ventata alla sua destra e vide dei ciuffi di capelli passarle davanti agli occhi.
Per poco non aveva perso l’equilibrio tant’era travolgente l’anima dell’avversario ed era così veloce che era appena riuscita a intravedere un’ombra nera.
Per terra vi erano alcune ciocche dei suoi lunghi capelli e, guardandole, deglutì e le sue gambe avevano iniziato a tremare.
Eis sentì un tintinnio di catene e guardò Sora pronta per combattere. «È troppo pericoloso affrontarlo!»
«Allora che dovrei fare? Star ferma ad aspettare che mi faccia fuori?! I codardi come te non li sopporto proprio...»
Detto questo, partì all’attacco, il nemico era rimasto fermo, come se stesse proprio aspettando quella mossa.
Nell’istante preciso in cui era sicura di averlo colpito, si trovò davanti il muro della Shibusen.
«Allontanati da lì!» L’ammonì Eis ma l’uomo l’aveva già colpita alla schiena con l’elsa della spada nera.
Al fragore del colpo sulla schiena della ragazza, il meister si lanciò contro l’avversario ma ancora una volta questo si era come dissolto.
Sora tentò di ad alzarsi, ma improvvisamente tossì, sputando sangue ed Eis si abbassò accanto a lei, mettendole una mano sulle spalle, ma senza perdere di vista il nemico che se ne stava a guardare. Sembrava non volesse ucciderli, altrimenti lo avrebbe già fatto.
Sora strinse le dita sulla sua maglietta per riuscire a alzarsi ma dalle labbra le colava ancora un rivolo di sangue.
«Mi dispiace per prima...»
Subito dopo si era trasformata in kusarigama ed Eis si preparò al combattimento sperando, in qualche modo di riuscire a cavarsela.
Senza preavviso, l’uomo si trovava già davanti a lui, costretto a difendersi con la catena dell’arma, ma era una sfida di forza che non avrebbe mai vinto.
Velocemente, lanciò una falcetta e spiccò un balzo all’indietro ma il suo avversario non si era lasciato colpire e continuava a fendere colpi in aria.
Eis riuscì ad allontanarsi abbastanza dal suo avversario, ma non era stato facile.
-Sora.
-Ci sono...
Eis si allontanò ancora di più dal nemico per attendere il momento giusto, un’occasione persa e un tempismo sbagliato sarebbero stati fatali.
-Muoviti!- Gli ordinò l’arma.
-E come pensi che possa fare?!
-Lo capisci che lui non ti darà mai tempo sufficiente, dobbiamo riuscirci in poco tempo.
-Ma con una risonanza debole non riusciremo a fare niente e consumeremo troppe energie.
-Fallo!
Nella distrazione, l’uomo si era avvicinato ma prima che lo tagliasse con la sua lama, Eis lo colpì nel plesso solare con la parte inferiore della falcetta e lo colpì in viso con l’altra estremità dell’arma, facendolo volare via.
Era la prima volta che riusciva a colpirlo e gli sembrava di aver colpito dell’acciaio.
-Adesso! Non perdiamo tempo!- Insisté Sora.
Iniziarono la risonanza dell’anima mentre il nemico si stava già rialzando, era una questione di secondi prima che li raggiungesse ma, prima che avvenisse, si ritrovò in mezzo alla stella formata dalla catena di Sora.
Entrambi rimasero sbigottiti, quel mostro riusciva a muoversi nonostante gli dovesse essere impossibile. Neanche Stein riuscirebbe a sconfiggere un nemico così.
L’attacco che seguì, era così rapido che Eis non riuscì a fare nulla, la lama era affondata nella sua spalla.
La catena di Sora riuscì a bloccare l’attacco prima che il suo meister finisse completamente squarciato.
La ragazza respinse l’uomo con un calcio nel ventre.
Avrebbe voluto soccorre il suo meister, aveva una ferita molto profonda e stava perdendo molto sangue ma prima doveva riuscire a liberarsi di quel tizio.
Lo attaccava a distanza con le sue catene ma lui riusciva a schivare tutti i colpi ad una velocità sorprendente, se si fosse avvicinato, lei non sarebbe riuscita a schivarlo, la caviglia con cui lo aveva colpito precedentemente le faceva malissimo. Ma di cosa era fatto?
Quando fu troppo vicino, lo evitò aggrappandosi con la catena a uno degli spuntoni della shibusen e scendendo, colpì il nemico alla schiena con il peso che aveva all’estremità della catena.
Atterrò male sulla caviglia e schivò la raffica di attacchi con delle acrobazie in cui usava solamente le mani.
Si ritrovò a terra in ginocchio e, avvolgendo la catena attorno alle gambe del nemico, lo fece sbilanciare e cadere. Questa era l’opportunità per terminare il duello.
Si lanciò contro il nemico, trasformando il peso della catena in una falcetta con cui puntava al petto ma l’altro la fece volare via colpendola con la spada, fu così veloce che lei non sentì dolore neanche finendo contro il muro.
Quando riacquistò la sensibilità, avvertì un dolore lancinante, che la paralizzava, non riusciva più a muoversi ma, non stava perdendo  sangue, quel bastardo l’aveva colpita con il dorso della lama.
Eis intanto cercava di rialzarsi ma si sentiva completamente prosciugato nel corpo e nell’anima, a terra c’era un’enorme pozza di sangue, che ancora continuava ad uscire dalla ferita.
Prima che perdesse completamente i sensi, l’uomo impedì a Sora di cadere a terra afferrandole il collo con la mano.
Con le energie rimaste, la ragazza tentò in ogni modo di liberarsi e l’altro rispose schiacciandola contro il muro, così forte da farla gridare.
Le si dilatarono gli occhi notando qualcosa sulla spalla del nemico, tra le fiamme nere, sembrava un simbolo e, quando lui aprì la mano per colpirla, non ebbe più dubbi.
Le braccia le ricaddero lungo i fianchi e delle lacrime le rigarono le guance mentre stava per essere colpita dall’onda dell’anima di suo padre.


Che capitolo schifoso, non sono riuscita a fare di meglio. Non penso di essere brava nel descrivere i combattimenti, ditemi che ne percate della mia telecronaca, è importate per me dato che scrivo storie quasi tutte di questo genere.
Mi scuso del ritardo, poichè sto lavorando ad altre centinaia di storie, una di queste la scrivo con "Lealia" e "Reliance", le mie due migliori amiche che mi hanno ispirato anche i personaggi di Tamashi. Mi scuso anche essere stata così sadica, mi piace finire il capitolo sul più bello e farvi rimanere in attesa.
Ah e per quelli che mi hanno detto di non fare Black Star kishin, tranquilli, non lo è, ma non vi anticipo nulla.
Il disegno del bacio, mi sembra una schifezza ed ero tentata di buttarlo, ma mi sforzerò di finirlo, mi manca Eis, ci sto mettendo tanto perchè sto usando dei colori ad acqua ed è solo la seconda volta che li uso.
ho finito di annoiarvi
Al prossimo capitolo
Tsutsu
  
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