The
Fakationships.
Mercedes
Jones si ritrovò, puntuale come sempre, davanti gli studi
dell’emittente
telesivisa che gli aveva dato il suo primo vero lavoro dei sogni. Bevve
un
sorso del suo caffè mentre notava una bionda trotterellare
verso di lei al
braccio di un ricciolino con un foulard al collo e vestito in perfetto
ordino.
Non un pelo fuori posto.
Scosse la
testa la mora mentre sorrideva e sventolava una mano ai due. Di sicuro
Jesse
St. James era lì per uno scopo ben preciso.
“Mercie!”
La bionda
arrivò ad un palmo di naso dalla signora Tinsley, a cui
schioccava un bacio
sulla guancia.
“Che bello
vederti! Ti spiace se ho invitato il mio migliore amico per il nostro
incontro
con Sanders?”
“Ma
figurati!”
Mercedes strinse
la mano di St. James che le sorrideva per poi scompigliare i capelli
della
bionda. Ancora le sembrava strano che quei due potessero essere
migliori amici,
eppure in quei due anni passati nei quali Jesse si era affermato come
miglior
costumista e scenografo sia nel mondo di Broadway che per il piccolo
schermo in
serie televisive e non, Brittany l’aveva sempre voluto con
sé, il resto tra
loro due era storia. Certo all’inizio lo snobismo del
ricciolino era più forte
di ogni tentativo della dolce Brittany, ma alla fine anche lui aveva
ceduto.
Ed eccoli
lì, tutti e tre, mentre entravano, ridendo e scherzando,
negli Studios per
incontrarsi con Jon Sanders.
“Eddaiiii!
Cosa ti costa? Solo un nome!”
“No, Rachie,
no. Che ti ho detto?”
“Che se mi
spifferi anche solo un nome il reality non si fa
più.”
Rachel
sbuffò come fosse una
bambina
capricciosa a cui il padre diceva di no alla sua ennesima richiesta.
Artie
invece ridacchiava, in realtà moriva dalla voglia di dirgli
che metà dei loro
ex compagni erano lì a contendersi il suo cuore, ma fremeva
più dalla voglia di
vedere la sua reazione in diretta.
Senza
contare che aveva fatto una promessa a Sanders.
“Su,
piuttosto concentrati sul nuovo copione che mi hanno mandato. Gireresti
quattro
giorni a settimana da dicembre a febbraio, in una mini serie di tre
puntate.
Una di quelle in costume.”
La stellina
prese il copione e lo sfogliò pagina per pagina mentre Artie
messaggiava con
Cory Gardner, dando un’occhiata alla sua amica che se solo
avesse saputo cosa
stava organizzando, minimo lo avrebbe preso per le gambe e
gliel’avrebbe
spezzate nuovamente.
Passò
una
mano tra i capelli scuri, nerissimi, mentre si specchiava con quei
occhi di
ghiaccio che facevano cadere tutte ai suoi piedi. Ancora cercando di
capire perché
avesse accettato la proposta dell’amico, andò
all’agenzia delle risorse umane a
fare il provino per far parte di quel reality.
Sapeva bene
che la Berry, non appena l’avesse visto, l’avrebbe
eliminato probabilmente, ma
Artie gli aveva detto che lui avrebbe fatto scena, spettacolo, che il
pubblico
l’avrebbe salvato solo per vederlo in televisione, magari
sacrificando uno
degli idoli delle ragazzine e lui si era detto: perché no?
Cory firmò
tutti i moduli, fece la foto e poi passò al video. Non
dovette aspettare
neanche un giorno per sapere che era nella rosa delle persone che
avrebbero
partecipato al reality.
“E
così hai
deciso di riconquistare la Berry. In un reality.”
Dave
guardava il cognato, Finn Hudson, con scetticismo mentre quello si
passava una
mano sulla nuca, quasi imbarazzato, come se capisse solo allora che non
era
stata la mossa migliore della sua vita.
“Non ha poi
molto da perdere,no? Al massimo lo sbatte fuori nella prima puntata e
lui si
metterà il cuore in pace, vero Finnie?”
Kurt beveva
il suo cappuccino come se nulla fosse, come se tutta quella storia
fosse una
pura normalità, come se un reality era la sua
quotidianità.
Finn per
parte sua invece sembrava pentito di essersi iscritto ma ormai non
poteva
tornare indietro: era stato scelto e aveva in mente di fare di tutto
per
riavere il cuore della sua stella.
Annuì
piano al fratellastro mentre continuava a smangiucchiare un mega
cookie,
osservando Dave che scuoteva il capo, ormai divertito.
“Se
va bene
a te, allora va bene anche a me!”
Jon
stringeva la mano alle due donne di fronte a lui e a St. James mentre
aggiungeva un altro membro allo staff di quel programma che sarebbe
stato la
sua punta di diamante per tutto il palinsesto autunnale.
Aveva la
presentatrice, il costumista e l’inviata nella location a cui
il suo staff
stava dando una forma vera e propria. Avevano dapprima pensato a
trasferire il
tutto su un’isola, ma sarebbe stato poi difficile per Miss
Berry raggiungere i
set o i teatri in cui era impegnata, così alla fine decisero
di rimanere nei
pressi di New York, cercando una di quelle ville in puro stile
Kardashians con
due dependance in cui avrebbe alloggiato lo staff del programma e
l’entourage
della Stella.
I tre
ragazzi davanti a lui sembravano così entusiasti
dall’idea di poter avere una
dependance tutta per loro,visto che lo studio dove Mercedes avrebbe
tenuto il
programma al di fuori della villa, sarebbe stato costruito a pochi
metri, e poi
Artie che avrebbe condiviso l’appartamento era solo un bonus
in più. Brittany
era l’unica che sembrava avere qualche esitazione a quel
bonus però.
“La
Pierce,
eh? Mh.”
Jon Sanders
aveva avvisato Abrams delle nuove aggiunte per il programma e i
relativi
compiti. Il nome della bionda aveva fatto persino passare in secondo
piano i
suoi amici. D’altronde Mercedes, lui e Rachel, la sentivano
il più possibile
lavorando nello stesso ambiente e idem per Jesse quando lavoravano a
teatro.
Artie doveva ammettere di andare molto d’accordo con il
ragazzo, soprattutto
per quanto riguardava le scelte artistiche.
“Ci sono
problemi con Miss Pierce, Artie? Vuoi che trovi qualc-“
“No, no. Me la caverò, cioè.. Nulla,
lascia stare. Voglio il meglio sulla
piazza per il reality su Rachel. Lei lo è. Un giorno ti
spiegherò. Adesso devo
andare, è rientrata Rachel, ok?”
“Certo.
Sì.
Ho capito. Domani alle 11.00 non mancherò.”
Santana
sbuffò chiudendo il telefono mentre tornava in salotto dove
la madre di
Sebastian, il ragazzo e sua madre, erano seduti ad attenderla per
continuare la
cena.
“Ti chiamano
sempre a quest’ora Santana?”
Il classico tono di superiorità della signora Smythe sava ai
nervi dell’avvocato
migliore di New York, ma fortunatamente la mora non si faceva
scoraggiare per
così poco, anzi, a lei piaceva provocare.
“In realtà
mi chiamano anche nel bel mezzo di un orgasmo, ma solitamente in
quell’occasione
non rispondo.”
Un sorriso da stronza le si
dipinse sul volto
mentre sentiva il marito scoppiare a ridere e vedeva la suocera
strozzarsi col
vino rosso mentre la madre scuoteva il capo: sua figlia non sarebbe
cambiata
mai.
“Non
capisco
perché sei così intenzionata a fargli qualsiasi
tipo di dispetto!”
“Mamma, ne
abbiamo parlato mille volte, e comunque cercherò di essere
più gentile visto
che mi ha fatta entrare nel reality, ok?”
Lauren
roteava gli occhi mentre cercava di chiudere al più presto
quella
conversazione. Sì, non solo non sopportava Jon, ma odiava
anche la madre che
sembrava non aspettare altro che la morte del povero padre per potersi
risposare e mettere su famiglio con quello.
“Va bene, ma
mi raccomando, non farti inghiottire da quel mondo!”
“No mamma,
al massimo mi comprerò un po’ di droga in
più! Notte notte.”
Rise mentre
chiudeva la telefonata, sapendo di aver lasciato la madre in una piena
crisi d’isteria
dopo la sua chiamata, ma dopotutto a lei piaceva fare così.
“Perfetto!
Abbiamo finito! Ottimo lavoro ragazzi! Blaine sei stato magnifico come
sempre!”
Mister
Anderson sorrise al regista mentre salitava i membri del cast del suo
nuovo
film e arrivava al parcheggio dove si parò davanti una
vecchia conoscenza.
“Noah! Qual
buon vento, vuoi propormi un nuovo duetto per caso? L’ultimo
è andato a ruba.!
Sapevano
entrambi che il ragazzo con la cresta non era lì per quello,
ed infatti Puck
mise subito le cose in chiaro.
“Perché no?
Pensavo di intotarlo I’ll win
Berry’s
heart!”
“Una canzone
sul cuore delle more. Innovativo.”
Rise Blaine,
mentre il suo sguardo rispondeva a quello di sfida del ragazzo che
aveva di
fronte.
“B, sai che
ti voglio bene, ma non punzecchiarmi. Sono qui per dirti che non
giocherò
pulito per prendermi il cuore della mia piccola principessina
ebreo-americana.”
“Oh beh, io
ho già il suo sesso ogni martedì sera, prima
dello spettacolo che facciamo
assieme, ma forse questo non lo sai, amico.”
Sbam.
“Prova a
spiegare questo alle tv, Anderson.”
Blaine, che
aveva indietreggiato per il pugno ricevuto, guardò quel
ragazzo allontanarsi.
Voleva la guerra? Guerra avrebbe avuto.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
Che
ne dite? È convincente?
Fatemi
sapere che ne pensate. ♥
Al
prossimo capitolo, e scusate se aggiorno con ritardo. ♥