18. SORRIDERE INSIEME
- Più in alto le braccia
–
esclamò con forza e mi diede un colpetto sul retro del
gomito mentre lo diceva.
Non sembrava mai riuscire a
essere soddisfatto.
- Ma sono esattamente come
un secondo fa! – esclamai stizzita.
Estrasse la spada. - Anche
la più piccola differenza può essere determinante
– mi si posizionò di fronte.
– Adesso para!
Strinsi con forza le mani
intorno all’elsa della katana (ormai non usavo più
il bokken) in attesa del
colpo. Fece un repentino movimento con una mano sola calando la spada
su di me
obliquamente da sinistra. Mossi un passo indietro e parai, persi quasi
l’equilibrio ma all’ultimo riuscii a mantenermi in
piedi.
- No. No. No – disse
esasperato. Era la sesta volta che ripetevamo l’esercizio.
Infilzò la spada al
suolo e mi venne incontro. Mi corresse la posizione delle braccia e mi
si
posizionò alle spalle. - Le gambe devono stare
più divaricate, non stai
pescando. Inoltre devi piegare le ginocchia, abbassare il baricentro,
altrimenti rischi di finire per terra ogni volta che ti muovi.
Mentre parlava mi mise le
mani sui fianchi per tenermi ferma e mi spostò le gambe
dandomi dei colpetti
con i piedi.
Si chinò in avanti,
poggiandomi per un secondo le labbra sul lobo dell’orecchio.
- Pensi di
riuscire a ricordarti questa posizione? – mi
sussurrò. Fece scivolare la mano
destra dal fianco al mio stomaco e la lasciò appoggiata
lì. Sentii tutto il
sangue defluirmi alla faccia, dovevo essere diventata rossa come un
pomodoro.
- Concentrati – mi disse
sottovoce. Le sue labbra mi baciavano il collo. Le sentii incresparsi e
capii
che stava sorridendo.
In quel momento non avevo
nessun controllo sulla mia voce, quindi mugolai in assenso.
- Bene – disse. Con una mano
mi fece girare la testa verso di sé e mi baciò
sulla bocca prima di lasciarmi
subito andare.
- Su – esclamò
sorridendo.
Aveva una voce bellissima. L’ho già detto che
aveva una voce bellissima?
Profonda, baritonale. Non potevo fare a meno di squagliarmi ogni volta
che
apriva bocca. – Fammi vedere come ti difendi.
Afferrò la spada e
balzò in
avanti. Scartai di lato, come mi aveva insegnato a fare, e tornai in
posizione
di difesa ma lui era di nuovo davanti a me. Fece un affondo che mi
sfiorò la
guancia. Non mi ferì: aveva usato il dorso della spada.
Voleva solo che fossi
consapevole che altrimenti starei sanguinando.
- Ferita – mi fece notare
mentre colpiva di nuovo. Questa volta parai il colpo e feci un salto
indietro,
di nuovo pronta a riceverlo.
Guardarlo era bellissimo.
Non sembrava nemmeno che stesse combattendo…non che io fossi
in nessun modo un
avversario per lui, ma sembrava non sentisse nemmeno la forza di
gravità. Come
i rami di un albero: per un attimo mossi dal vento e poi di nuovo
immobili. E
sorrideva.
Il suo colpo successivo mi
sorprese, arrivò dal basso. Riuscii a pararlo
all’ultimo momento ma scivolai,
persi l’equilibrio e infine caddi per terra di schiena.
Avrei dovuto rotolare su un
fianco e tornare in piedi. Ma ero lenta. Chiusi gli occhi e mi
strofinai la
testa. Quanto li riaprii Safer incombeva su di me puntandomi contro la
punta
della spada.
- Sei morta – disse. Come un
lampo si chinò su di me fino a baciarmi la punta del naso,
quando si rialzò in
piedi mi trascinò su con sé. Gli brillavano gli
occhi.
- Facciamo una pausa – mi
prese per mano e ci andammo a sedere insieme a cavalcioni di un tronco
caduto.
La mia schiena contro il suo petto.
- Come sono andata? – gli
domandai.
Mi accarezzò i capelli.
–
Bene – mi assicurò.
Roteai gli occhi. – Quello
non mi sembrava proprio “bene”.
- Bene per uno standard
normale – si corresse.
- E questo cosa vorrebbe
significare? – mi girai parzialmente verso di lui, in modo
che riuscissimo a
guardarci in viso.
Fece una pausa, guardandomi.
Alzò una mano e mi carezzò il lato del viso.
- Sai cos’è il
mako, vero?
- Certo.
- Ormai non si usa più come
una volta – cominciò, giocherellando con una
ciocca dei miei capelli. – Quando
ero giovane si usava iniettare l’energia mako in alcuni
soggetti selezionati in
modo fa farli diventare superguerrieri. Lo sapevi questo?
Annuii. Ne avevo sentito
parlare, una volta. Ma credevo che fosse storia molto più
vecchia.
- Quei soldati erano
potenti. Quei soldati acquisivano una forza che era difficile ottenere
altrimenti. Quei soldati barattavano la loro umanità per il
potere.
Lo fissai, pensierosa. Con
la mente tornai a ciò che ci eravamo detti solo poche ore
prima.
- Ma questi soldati non
erano caratterizzati dal bagliore mako?
- Sì –
confermò. Non mi
staccava gli occhi di dosso. Sapeva che tipo di ragionamento stavo
facendo.
- I tuoi occhi non hanno il
bagliore mako, però. Hanno solo una strana pupilla.
– Ormai mi ci ero così
abituata che non ci facevo quasi più caso, ma la sua pupilla
era affusolata,
quasi come quello di un gatto, o di un serpente, e si stringeva ancora
di più
quando era in preda all’ira. Non mi spaventava più
ormai, però era così.
- Una volta lo facevano – mi
spiegò, lentamente. Si umettò le labbra.
– Stare con te mi cambia, molto più di
quanto potrai mai comprendere.
Sbattei le palpebre,
confusa. Non riuscivo a capire cosa volesse dire.
- Inoltre – aggiunse
– il
mako per me è stato solo un di più.
Ciò che mi costituisce è molto diverso, in
realtà mi puoi a malapena definire umano.
Gli tappai la bocca con le
mani. Istintivamente, prima ancora di riuscire a realizzare cosa stavo
facendo.
Mi guardò, confuso.
- Smettila – gli comandai.
–
Smettila subito – mi aveva spaventata. Qualcosa nei suoi
occhi mi aveva
spaventata, il modo in cui guardavano lontano. Indietro. Forse il
passato, ma
non me. Non noi. Non il presente e sapevo che non andava bene
– Non voglio
sentirti fare discorsi del genere.
Mi scostò gentilmente le
mani e le trattenne tra le sue. Si portò la mia mano
sinistra alle labbra e la
baciò. – Pensavo volessi saperlo.
- Voglio saperlo – lo
assicurai. – Ma voglio che resti con me mentre lo fai.
Mi guardò. Capì
di cosa
stavo parlando. Mi girò la mano e me ne baciò il
palmo, facendomi il solletico.
- Va bene.
- Vuoi continuare? – gli
chiesi, cauta.
- Non c’è molto
altro da
dire. Esperimenti sui neonati. Cellule non umane impiantate in un feto
in via
di sviluppo – non so come facesse a mantenere un tono
colloquiale. – Davvero
una storia triste, non credo tu voglia sentirla.
Distolse lo sguardo e lo
lasciò vagare davanti a sé. Non mi
lasciò le mani.
Riflettei. Sembrava qualcosa
di familiare.
-
Come Sephiroth? – gli chiesi dopo qualche
secondo.
Sentii il respiro
mozzarglisi in gola, come un rantolo. Voltò la testa.
Lentamente, molto
lentamente. Mi fissò. Dritta negli occhi per un tempo che mi
sembrò infinito.
Le labbra strette, ridotte a una linea sottile. Le pupille leggermente
dilatate.
- Una specie – disse infine.
La voce gli uscì stridula, come se gli si fosse bloccata in
gola.
Fui io a restare in silenzio
allora. Cosa puoi dire a una persona che ti confida una cosa del
genere? “Mi
dispiace”? Niente sembra adeguato, così lo
abbracciai. Mi strinsi a lui,
affondando il viso nel suo petto.
Safer mi lasciò le mani e
mi
abbracciò a sua volta, con una mano intorno alla schiena e
una sulla nuca per
accarezzarmi i capelli.
Restammo così, in silenzio,
per diversi minuti.
- Devi andare a casa – mi
ricordò dopo un po’.
- Non voglio andare a casa.
Rise piano. –
Sarò ancora
qui – sciolse l’abbraccio per guardarmi in viso.
– Domani. Dopodomani. Il
giorno dopodomani.
Sorrisi. – Va bene.
Ci baciammo ancora una
volta, poi mi avviai verso casa. Dopo pochi passi mi voltai verso di
lui. Mi
stava guardando andar via.
- Safer? – lo chiamai.
- Mm?
- Lo sai che ti amo, vero?
Sorrise. – Lo so.
Sorridemmo insieme.
Sorridevamo tanto in quei giorni. Ancora per poco, anche se non lo
sapevamo, ma
in quei giorni semplicemente sorridevamo amandoci a vicenda. Ed era
abbastanza.
Siamo tornati su binari più tranquilli
qui…eheh. Un po’ di allenamento
che non guasta mai…mi dimentico sempre di ricordare che
Sephiroth e Yuri non si
limitano a guardarsi nelle palle degli occhi ma si allenano anche! :)
Poi…CHIACCHIERE. Sinceramente non avevo
idea di ciò che sarebbe saltato
fuori in questo capitolo…ovviamente sapevo che sarebbe
cominciato con
l’addestramento di Yuri…il resto è
stato assolutamente spontaneo. Soprattutto
quel discorso serioso… O.o hanno fatto tutto loro.
Com’è? Ci siete rimasti male
a vedervi una discussione su un ipotetico Sephiroth-terza-persona?
Eheh…ma
poi…perché continuo a dare del voi al maschile in
generale se tanto so che
siete tutte ragazze?? Mistero xD
E poi parole :) perché le parole sono
importanti…Yuri che più che
dichiararsi, rincara la dose! Ahah e poi cattivi
presentimenti…che come avrete
notato adoro.
Ci vediamo nel prossimo capitolo (sì
tranquille l’ho già scritto…tra un
poco lo pubblico xD magari vedrò di stabilire un giorno
della settimana così
potrete sapere che se non esce – metti caso – di
mercoledì allora bisogna
aspettare settimana prossima…oppure anche no. Potrei
semplicemente farvi
dannare *risata sadica*
Que sera sera
Aya