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Autore: RoSyBlAcK    22/01/2007    0 recensioni
rieccomi con una nuova ff..! vi sono mancata vero? hihi.. questa volta su (rullo di tamburi xD) lily e james! la nascita del loro proverbiale amore in una specie di one-shot in tre piccoli capitoli... spero che vi piaccia!
dedicata con affetto alla mia gemellina..!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oggi: Dicembre

Oggi: Dicembre.

Anno: 6°.

Luogo: Hogwarts.

 

 

 

Lily.

Nella vita di tutti c’è un momento, e può essere un secondo, un’ora, un giorno, un mese, un anno, in cui tutto cambia. Nella vita di tutti, succede che prima eri qualcuno, e dopo quel dato momento sei una persona diversa. Ti senti irrequieto, stanco, stufo, sei insofferente a ciò che ti circonda, alle persone, la tua vita ti annoia. Sei anche un po’ triste. Ti chiedi il perché delle cose, il chi il come il quando e soprattutto il perché di tutto quello che fa parte delle tue giornate e della tua vita. Tutto quello che hai sempre dato per scontato, cambia.

E non puoi definire quando questo dato momento sia iniziato, ma stai pur certa che quando sarà finito te ne accorgerai. Perché il periodo che segue, il secondo, l’ora, il giorno, il mese, l’anno seguenti, saranno come un rodaggio. Un inizio sconvolgente e pieno di sofferenza, per alcuni, di gioia per altri. Ma di certo, d’insicurezza. Perché per un po’, incolpi il destino, la vita, le scelte, incolpi i tuoi amici e le tue amiche, incolpi la scuola… Incolpi tutto questo di essere cambiato. Vedi tutto in modo diverso. Ma non è così. L’unica cosa ad essere diversa sei tu.

E in questo ragionamento contorto, ecco esattamente quello che, non so bene quando, è successo a me. E le chiacchiere di Marleen mi annoiano immensamente. Strano. Avevo sempre trovato in lei un tiepido e sicuro supporto, un appiglio nella noia e nella tristezza. Un rifugio incondizionato nella vita di tutti i giorni. Ma oggi le sue chiacchiere mi annoiano. Sfuggirle è impossibile, e me ne rendo conto. Ma non so cosa darei per correre via e lasciarla qui, sola a chiacchierare di cose che non mi interessano. Perché non lo faccio? Si chiama protocollo credo. “C’è un protocollo per tutto nella vita”. Questa è una delle poche cose che mia nonna mi abbia mai insegnato.

Tutta la vita è un protocollo.

La gente si aspetta sempre qualcosa da te.

Accontentala e farai tutti felici.

Mia nonna, infatti, era una persona scontenta.

 

 

 

James.

Fischiettare mi piace da morire.

Ci sono poche cose che mi piacciono veramente nella vita.

Fischiettare.

I Malandrini.

Il Quidditch.

Hogwarts.

Le ragazze.

E una in particolare.

E in questo momento, ho tutto ciò. Cammino per un soleggiato e gelido corridoio del castello, circondato da gente rumorosa (i miei amici, e tante tante ragazze), diretto al campo da Quidditch.

E fischietto.

È un ritornello dannatamente babbano, scontato e irritante.

Remus si mette una mano nei capelli per la ventesima volta, sospirando ancora esasperato. Lo sto esasperando. Ma non importa.

Io amo fischiettare.

E adoro esasperare Remus.

-Ehi James! Allora oggi vinciamo!

-Ehi James! Tempo perfetto oggi!

-James!- un battito sulla mia spalla.

-James, ragazzi!- sorrido glorioso, mentre la folla quasi si divide al nostro passaggio.

Camminiamo tronfi, io e Sirius davanti, io fischietto e lui sorride, seguiti da un Remus che rasenta la crisi di nervi e un Peter che cinguetta eccitato. Non si abituerà mai all’attenzione. Il resto della squadra è già in campo. Ci gettiamo nella luce accecante del giorno, lungo i prati che si stendono nella sottile e grigia brina del mattino.

-Quando ti deciderai ad essere puntuale Ramoso?- Mi sussurra gelido all’orecchio Remus. So che dopo un po’ il mio fare… arrogante? Lo innervosisce. Sorrido, fiero di me.

-Calma, Lunastorta. È tutto… perfetto.- E infatti, proprio davanti a noi, il passo spedito e determinato, anche un’altra giocatrice oggi, sembra in ritardo…

 

 

 

Lily.

Detesto essere in ritardo quasi quanto amo il Quidditch. E non è per la vittoria, non è per gli applausi, non è nemmeno per il gioco che lo amo. E non è nemmeno qualcosa in cui sono particolarmente brava. Sono okay, credo. Oh, no. Non è questo che amo del Quidditch. Io amo volare. Rimbalzare con i piedi sull’erba ghiacciata, sentire quel rapido vuoto allo stomaco che, quando sparisce, lascia dietro di se tutte le ansie della giornata, della settimana, della tua vita. E poi non c’è nient’altro. Solo tu, la tua scopa, e una palla rossa che devi buttare in un cerchio dorato. E tutto è perfetto, semplice e competitivo nel Quidditch. La tua squadra è dietro di te, i tuoi nemici ti sono davanti, e le urla possono esserci o non esserci, i punti possono anche sparire. Ma per tutta la durata della partita, per me esisterà solo quella palla rossa. Tutto il resto non importa. Sorrido, e aumento il passo.

-Lily, Lily, dietro di noi c’è Jaaames!- pigola Marleen.

Sospiro.

-Dio, Leen. Piantala, ti prego.

-Ma perché? Come sto? Come sto?!- Mi volto verso di lei.

E che le devo dire? A me sembra esattamente come il solito.

Con i capelli castano scuro legati in una coda sopra la testa, il naso spruzzato di inutile fard, gli occhi struccati, castani e grandi, le labbra piccole e sorridenti, alta, con la divisa smessa della sorella maggiore che le è leggermente grande sul seno e sui fianchi un po’ abbondanti. Carina nel complesso. Normale.

-Stai bene.- Faccio, annoiata.

-Non sei sincera. Lily! Dimmi come sto! Sinceramente.

-Sinceramente stai come una che sta andando a vedere una partita di Quidditch.

-Cioè?

-Cioè come tutte le altre ragazze normali della scuola, Leen.

-Posso piacergli?

-Non essere patetica, per favore.- Sbuffo. –Odio sentirti parlare di Potter.

-Perché? Non capisco che cosa non ti piaccia in lui. È così… Perfetto.

-Perfetto?- Rido.

-A me piace.

Alzo gli occhi al cielo.

Potter. Avete in mente quel ragazzo che piace a tutte le ragazze, incondizionatamente da come siano e da come sia lui? Quel ragazzo fisicamente attraente ma mentalmente scarso, dalle battute prevedibili che spesso rasentano la volgarità, dall’ego tanto smisurato da soffocare quello dei suoi scagnozzi, dal sorriso totalmente privo di emozioni ma tanto tanto pieno di sicurezza? Avete in mente quel ragazzo che tutte osservano nei corridoi, da cui tutte vorrebbero essere corteggiate, quel ragazzo per cui squallide ragazze come Leen pagherebbero per ricevere un saluto? Se avete in mente un prototipo di questo ragazzo, allora avete in mente il nostro caro Potter.

-Evans!- Mi sento chiamare e mi giro.

-Parli del diavolo e gli spuntano le corna.- Sospiro.

-Parlavi di me, Evans?

-Oh Potter.- Faccio, con tutta l’acidità che può scaturire dalla mia voce. –Chi non parla di te? Lo spettacolo che stai mettendo su è patetico, ma si fa notare.

-è per te, Evans.

-Oh, sono commossa.- Mi butto i capelli dietro la spalla.

Marleen è in coma. Siamo arrivate agli spogliatoi.

-Ci vediamo quando è finita la partita, okay?- Le dico, sorridendole.

Lei annuisce, paonazza e senza parole.

Vorrei picchiarla, ma evito. E seguo Potter nello spogliatoio.

 

 

 

James.

Avete in mente quella ragazza che piace a tutti, ma che non lo sa? Quella ragazza che durante le lezioni sembra sempre soprappensiero, ma che se viene interpellata sa sempre la risposta? Avete in mente quella ragazza che gira per i corridoi con un’amica priva di alcuna personalità, ma alla quale lei sembra seriamente affezionata, che difende i suoi ideali anche se sono tremendamente scontati e stupiti, ma che visto che sono i suoi attraggono tutti? Avete in mente quella ragazza che si nasconde sotto l’ala senza accorgersi che la sua ala è quella più appariscente e splendida della scuola? Avete in mente quella ragazza che piace a tutti, ma soprattutto piace a te, a cui nessuno si dichiara per paura di un rifiuto? Quella che tu sogni ma che non ti guarda? Quella che di tutti i ragazzi che le ronzano intorno tu sei certo di essere l’unico a cui piace davvero, l’unico però che lei sembra detestare?

Bene. Se avete in mente una così, allora avete in mente la mia Lily Evans.

Ognuno ha una Lily Evans, credo. L’unica che vuoi e, ovviamente, l’unica che non vuole te. Non fa una grinza. Ma oltretutto, è anche l’unica che sembra proprio odiarti.

-Ehi, Evie…

-Non chiamarmi Evie.

Eppure io adoro quando si arrabbia con me. Quelle labbra gonfie e rosse (chissà che sapore hanno…) spruzzano acidità, amarezza, quei grandi occhi verdi (vellutati, brillanti, fiammeggianti) mi abbagliano, si getta dietro alla spalla i capelli (rossi, luminosi, fluenti) e per un secondo sento il loro pizzicante aroma. Cos’è? Cocco? Vaniglia?

-Oggi vinciamo?

-Magari. Vedi di prendere il Boccino, e vinceremo.

Si siede su una panca e si sfila le scarpe.

-è il mio giorno fortunato, Evie?

-Non so, Potty. Tu che dici?

-Che se ti cambi davanti a me, te ne prendo dieci di Boccini.

-Io invece dico che se non ti togli te ne tiro 20 in testa. Ma di Bolidi.

Fa un sorriso ironico, arrabbiato. Oserei aggiungere divertito. Ma non voglio azzardarmi troppo.

-Sai quanto mi piaci quando fai la cattiva?

Si lecca le labbra, piano. Non so se è per calmarsi, o se, come una leonessa, si prepara a sbranarmi la giugulare. Trattengo una risata.

-Potter.

-Potty.

Trattiene una risata? Forse evita solo di urlare.

In ogni caso, indietreggio.

Ci tengo al mio collo, io.

-Potty. Sono un po’… nervosa, oggi. Potresti, gentilmente, toglierti dal mio spazio vitale?- Il tono forzatamente gentile rende la sua frase attraentemente crudele. Mi crogiolo in un momentaneo piacere.

Sono in uno spogliatoio vuoto, con Lily Evans. Questo pensiero, non posso nasconderlo, mi intriga.

-Ma certo, Madame Evie. Ci vediamo in campo.

-Ricordati lo spazio vitale.

-Lo ricorderò.- Le faccio l’occhiolino.

Mi fulmina con lo sguardo.

Dio come amo quello sguardo.

 

 

 

Lily.

Vorrei ignorarlo, ma non posso. Non ci riesco. È più forte di me. Ogni volta che sfiora la mia visuale, il disprezzo mi assale e mi distrae dalla partita.

Che ci fai li? Togliti.

Prendo la Pluffa e la scaglio con quanta forza ho in corpo nell’anello in centro. Con un suono attutito cade al suolo. La folla urla. Siamo in vantaggio. Non sorrido. La gloria non mi interessa. L’unica cosa che mi interessa, in questo momento, è che James Potter smetta di ammiccare in mia direzione. Che smetta di passare e farmi strani versetti. Che smetta di sfiorarmi accidentalmente la spalla. E che smetta di farlo sotto gli occhi dannatamente pettegoli di tutta la scuola, diamine!

Non ne posso più.

Faccio un altro goal.

 

 

 

James.

Fa un altro goal. I capelli le svolazzano intorno e le guance le arrossiscono. Mi odia proprio… Le faccio l’occhiolino. Sbuffa. Trattiene una risata, lo so. Si volta, per non guardarmi. Cerco il Boccino. Nell’aria lucida e gelata, il riverbero del sole e degli scatti di qualche macchina fotografica, il luccichio degli stendardi, mi ingannano. E poi lì, sotto il mio sguardo vigile, c’è sempre la sua chioma vermiglia. Cosa darei per metterci in mezzo le dita, farle scorrere piano, sentire il calore della sua pelle e la fragilità dei suoi capelli. MMh. O ti prego, concentrati  sul Boccino.

Fa un altro goal.

La folla ruggisce.

È una vincente, è per questo che non posso fare a meno di adorarla.

 

 

 

Lily.

Adesso, va bene la tiritera “l’importante non è vincere ma partecipare”, però io se faccio una cosa la faccio bene. Ebbene sì. Io sono una che non sopporta di fallire.  Quindi se mi mettono su una scopa, mi dicono prendi quella palla rossa e fai più goal che puoi, io è esattamente quello che intendo fare.
Potter invece, quello che vuole non è prendere un Boccino, farci vincere… quello che lui vuole è essere nel mezzo di un campo sotto gli occhi di tutti ad ammiccarmi con aria imbecille e a tirarsela da matti. Infondo a lui non serve vincere.

Lo amano già tutti.

Bhè, che importa?

Se perdiamo questa partita perderemo punti… Lo sto pensando davvero?

Sì, lo sto pensando.

Cazzo Potter prendi quel Boccino. Inizio ad avere fame.

 

 

 

James.

Mi guarda in cagnesco. Vola verso di me. I capelli le scivolano sulla fronte. Tende le labbra in una smorfia non proprio simile ad un sorriso cordiale.

-Potter.- Esordisce.

-Ohh, la mia Evans.

-Sai cosa stiamo facendo qui?

-“Facendo”, chi? Io e te? Stiamo flirtando.

-No, razza di idiota.

-Già. Ci stiamo, corteggiando.

-Potter. Parlo di tutti noi. Stiamo giocando a Quidditch. E a Quidditch, ci giochiamo per vincere la partita.

-Ah, ecco cosa ci faceva tutta quella folla… pensavo stessero attendendo che mi baciassi.

-A nessuno interessa che io ti baci.

-A me interessa, per esempio.

-Bhè, sai cosa interessa a me?

-No, dimmi Evie.- Ignora la provocazione. Sta diventando davvero brava, mi tiene testa. Ci sono solo due persone al mondo che sono in grado di farlo: lei e Sirius. Andrebbero d’accordo, forse.

-Mi interessa che prendi quel Boccino. Perché io non intendo stare qui tutto il giorno.

-Ma Evie cara il Quidditch non è solo un gioco. Il Quidditch è uno spettacolo. È questo che vuole vedere la gente, uno show. E io glielo sto dando.

-Tu dai show ogni giorno, ovunque, in qualunque momento. Persino quando cammini nei corridoi. Adesso nessuno vuole il tuo patetico tentativo di corteggiarmi, Potter. Adesso, alla gente interessa vederti prendere un Boccino.

-Tu vuoi vedermelo prendere. Perché?

Mi rivolge un’occhiata di sfida. –Quanti motivi ci possono essere, Potter?

-Io ne vedo infiniti.

 

 

 

Lily.

Si lancia in picchiata. Sembra piccolo, veloce, una freccia.

Un secondo dopo ha il Boccino in mano.

Ammicca in mia direzione, ancora una volta, come dire “visto? L’ho preso. Per te”.

E io resto lì, impalata, senza parole.

Innervosita.

E vagamente ammirata.

 

 

 

James.

Non so se sono più fiero per quell’espressione di meraviglia che sbuca sul suo viso madido di sudore, rosso, stanco, o per la folla che acclama il mio nome e mi prende e mi fa girare la testa. Non lo so, ma sono fiero. Soddisfatto. Assolutamente pieno di me. Mi faccio un po’ schifo ma mi apprezzo anche. Cavolo che culo! Quanti sarebbero riusciti a trovare il Boccino esattamente nel momento giusto? Pochi, signori, pochi. E ora, perfettamente lustro, non una goccia di sudore, non un accenno di stanchezza, troneggio davanti ai miei compagni in Sala Comune, rido, sorseggio burrobirra. E contemplo nei miei ricordi l’immagine del suo viso bagnato di stupore, quando, guardandola, le ho dedicato quella splendida, unica, meravigliosa presa.

 

 

 

Lily.

Annego nell’acqua bollente della doccia. È calda troppo calda immensamente calda. Spero che mi bruci viva. Perché in questo momento mi odio. Non mi sopporto. E anche odio tutti quegli idioti al piano di sotto, ridenti, scalpitanti. Da quanto tempo festeggiano? Certo, la presa è stata ottima. Molto spettacolare. Ma i miei goal? Sono gelosa del fascino che Potter riesce a diffondere su tutti. È inumano. Davvero. Insensato. Sono l’unica immune a questa dannata Potter-Mania?

 

 

 

James.

La Evans non c’è. Non la vedo mica in giro. Però c’è la sua inseparabile amica. Marleen.

-Ehi, Johannes.- Mi avvicino a lei. In una nuvola di capelli castani e in un riverbero degli occhi nocciola, si volta verso di me. Sembra che le manchi il fiato in gola. Non ha parole. Perché mai? Che ho detto? Mah. Forse è per questo che è amica della Evans. Quanto una non sa stare zitta, l’altra non sa parlare.

-Tutto bene?- Le chiedo. Sembra impaurita. Non so se irritarmi o intenerirmi.

Annuisce istericamente. –Sì… sì.- Biascica.

-Ti chiami Marleen, vero?- Le parlo come se fosse una ritardata. Forse lo è. Ma è anche tra le prime della classe. Non sa se essere commossa che mi ricordi il suo nome o incazzata perché l’ho messo in dubbio.

Le donne. Pagherei per poter leggere tutto quello che pensano.

-Sì.- Si riprende. Sorride. Ha un bel sorriso. Mi rilasso. –E tu devi essere James Potter.

C’è un pizzico d’ironia nella sua voce. Lo apprezzo.

Rido. –Già.

Alza un sopracciglio sottile, come per chiedermi che volevo.

-La Evans, ehm, dov’è?

Trattiene a stento un sospiro colmo d’esasperazione. Ecco perché sono amiche. Hanno fondato un fan club: l’ “I Hate James Potter Fan Club”, si chiamerà. L’idea mi fa quasi ridere. –Si sta facendo la doccia.

-Forse è annegata, non torna più giù.- Ipotizzo. Lei ride.

-Puoi andare a controllare, se vuoi.- Fa, piano, con uno studiato e malizioso ghigno sulle labbra –Oppure, potremmo ballare.- Mi sembra quasi impossibile che la stessa che prima non riusciva a parlare ora mi chieda di ballare.

Ma come si può rifiutare?

 

 

 

Lily.

Ahh. Cosa c’è di meglio di una doccia bollente-bruciante-profumata per far star meglio anche la persona più innervosita-arrabbiata-scazzata del pianeta? Niente signori. Niente. E anche sapere che, al piano di sotto, la festa sarà finita mi rende stranamente serena. Stranamente perché io amo le feste. Ma forse questa strana repulsione verso il 99% del resto del genere umano, e specie del rumoroso ed euforico genere umano presente a feste del genere, fa parte della Nuova Lily. Comunque, con un paio di pantaloni da tuta un po’ troppo aderenti e una felpa con il cappuccio un po’ troppo grande, scendo in Sala Comune. La cosa che preferisco delle feste sono gli avanzi. Sono sempre così buoni.

Meglio che quello che mangi durante la festa. Non so perché.

Ma gli avanzi sono sempre la parte migliore.

Scendo gli scalini con un saltello. Come spesso mi succede, non ricordo più perché ero arrabbiata. Cos’è che era successo?

Ah, già, Potter.

Che mi aveva fatto sta volta?

Rimozione, Lily. Rimuovi. Ridacchio da sola.

 

 

 

James.

Non so bene quale sia stata la dinamica della serata. So solo che sono seduto su una poltrona, che ho Marleen sulle ginocchia e che il suo sedere è morbido tra le mie mani. So solo che le sue labbra sono premute sulle mie e che mi divora la bocca come se fosse affamata. E so che con una parte di me che non sopporto, la cosa mi piace.

Ma dall’altro lato, mi sento in colpa. E non capisco bene il perché.

Comunque sia, Marleen deve essersi rivelata più attraente di quello che mi era sembrato all’inizio. Forse quel nonsochè di imbarazzo e tenerezza che leggevo sul suo viso mi sono piaciuti. Non so. Sta di fatto che baciarla è insieme splendido e tremendamente sbagliato. Ma mi piace. Io amo le donne.

La verità è che baciando Marleen mi sembra di darla vinta alla Evans. Ammettere che non ci sarà mai niente. E questo non mi piace. E che brutto. Ma va bhè. Lei non ci voleva stare.

Marleen mi mette le mani sul petto e si allontana da me. Sul suo viso leggo disegnata un’espressione di malizia e crudeltà femminile. Mi fa un po’ paura. Le sfioro i capelli.

Sarà quel che sarà, ma è dannatamente anonima.

Alle sue spalle, scorgo uno squarcio di capelli rossi. Avvampo. Marleen si volta.

Lily se ne sta in piedi, a metà tra l’arrabbiato, lo sconvolto, il disgustato.

I suoi occhi verdi lampeggiano.

I capelli bagnati le scivolano placidamente sulle spalle, in quella specie di sacchetto blu con il cappuccio non mi è mai sembrata tanto sexi. Ma un po’ mi innervosisce. Perché adesso sembra arrabbiata. E non capisco perché.

 

 

 

Lily.

Potter e Marleen. Potty e Leen. La persona che più odio al mondo e la mia migliore amica. Lui. Lei. Mani sul sedere. Mani sulle spalle. Lingua in bocca. Lui e Lei. No. Non è vero. No. No. NOOOO!

 

 

 

James.

Sembra dannatamente scazzata. Oh Oh.

Perché?

Marleen si alza, le va incontro.

 

 

 

Lily.

Mi viene in contro, le guance paonazze d’amore e vergogna, gli occhi marroni timidamente felici. Stronza. Puttana. Traditrice.

-Lily… ehm… A te non piaceva, a me sì.

E questa sarebbe una giustificazione all’atto di ignobile tradimento che mi hai fatto?

-E questo cosa vorrebbe insinuare?

-Non so…

-Ah, ecco. Sei davvero… non so… stupida? Meschina?

-Perché?

-Con Potter?

­-Lily, non tutti la pensano come te.

Già. Non so come ma l’avevo intuito.

-Allora è okay?- Mi chiede. Mi chiede se è okay!

-Hai scelto Marleen. Certo che è okay. Ognuno sceglie ciò che vuole. L’amica o il ragazzo. Succede sempre così nella vita.- Sorrido. Sapete quel sorriso così freddo e acido che ti brucia la bocca? La fulmino con gli occhi.

E me ne vado.

 

 

 

James.

-Potrebbe quasi sembrare gelosa.- Afferma Sirius, mettendosi una mano nei capelli neri.

-Mah…- Remus si infila nella conversazione –Forse semplicemente devi smettere di illuderti, James.

-No, ma che.- Faccio.

-E a Marleen non ci pensi?

-Marleen! A Marleen non ci ho mai pensato.

-Ma non puoi scaricarla così. Lei ti ha scelto alla sua migliore amica.

-Bhè, io invece sceglierei volentieri la sua migliore amica.

Peter mi lancia un cuscino. –James! È orribile da dire!

-Anche da pensare.- Mi sgrida Remus.

-Lunastorta. Lo sai come sono fatto.

-Già. Fin troppo bene purtroppo.

 

 

 

Lily.

Infondo non è poi così male.

Perdere Leen intendo.

Non ci sono più chiacchiere idiote.

Non ci sono più stupidi e futili gossip.

Non ci sono più richieste di aiuto sullo studio o cose così.

Basta. Sono libera da tutte quelle cose che non sopportavo.

E poi non sono più costretta a subirmi i suoi commenti su quanto Potter sia “splendido! Unico! Spiritoso! Intelligente! Ooooh Lily! È anche così trendyyy!”

Posso concentrarmi solo su quanto profondamente io lo odi. Quanto profondamente odi tutto ciò che fa parte di lui e di quella sgualdrina.

Mia mamma mi ha fatto apposta per odiare, mentre evidentemente non mi ha dato la capacità di amare. Sono più brava ad essere arrabbiata con la gente. E essere arrabbiata con Potter e Marleen è così dannatamente appagante.

 

Peccato che insieme non li si veda mai in giro. E nemmeno su in Sala Comune.

Mah.

 

 

 

James.

Non l’ho mica rivista, Marleen. Vorrei dire a Lily che può anche smettere di odiarmi. È inutile che spenda forze nell’odiarmi profondamente quando amarmi è così più facile e bello! Cammino nei corridoi, sempre baldanzoso e sempre seguito dal mio corteo.

Eccola. La chioma di capelli le ondeggia sulla schiena. Ha i libri sotto il braccio e la sciarpa ben stretta intorno al collo bianco.

-Eeeevans!- Faccio una specie di ola. I Malandrini mi guardano stupiti. Qualcuno nei corridoi già ridacchia. Lei non si volta nemmeno.

-Eeeevans!- ripeto.

Si sposta i capelli dalla spalla e si volta parzialmente a guardarmi, con il viso rigato di indifferenza e rabbia. –Potter.- Sospira. –Quasi quasi speravo che avresti smesso di importunarmi ora che te la spassi con la mia migliore amica.

Ora mi rendo anche conto di quanto poco diciamo “intelligente” sia stata la mossa con Marleen. Se avevo voglia di una ragazza potevo anche sceglierne un’altra. Ma poi… ne avevo davvero voglia? Forse lei mi ha stregato.

-Non me la spasso con lei. Anzi. Sto tutto solo. Mi consoleresti? Credo che Leen mi abbia fatto un incantesimo!

Lei non ride. Sbuffa. So che vorrebbe ridere, o urlare. Non so mai definirlo…

-Oh, Potter, quanto mi spiace.- Ironia. Quanto la amo in una donna. –Perché non ti fai consolare dalla prossima della lista? Chi è la prossima? Oh, guarda. Passa Margaret Climbing. Perché non chiedi a lei?

Margaret si volta, a metà tra il divertimento della solidarietà femminile (sempre così dannatamente leali quando fa comodo a loro, le donne) e l’interesse maschile (sempre così dannatamente stupide sugli uomini, le donne).

-Ma Evie, io non voglio che mi consoli Margaret.

-Non mi chiamare Evie.- Risponde lei.

Aumenta il passo.

Se ne và.

-Forse è arrabbiata davvero.- Sussurra Pete.

-Forse è gelosa davvero.- Ridacchia Sirius.

-è sempre bella quando se la prende.- Sospiro io.

Penso sia Remus a tirarmi una pacca sulla testa.

 

 

 

Lily.

Okay, so perfettamente che potrei sembrare gelosa. Ma non lo sono.

Okay, so perfettamente che potrei sembrare egoista e anche piuttosto caparbia. Ma non lo sono. Non tanto, infondo. Sono una brava ragazza. Sono una buona amica. E se Potter ha snobbato Marleen dopo che lei ha litigato con me per lui, allora è davvero il più grande stronzo trai prototipi di stronzi maschili.

Non solo mi corteggiava e poi è andato con la mia migliore amica.

Ma poi ha lasciato la mia migliore amica, illudendola.

Dunque, in due giorni ha fatto le due cose peggiori che poteva fare: ha ferito me, e poi la mia migliore amica.

Detto questo, sono due le cose che non intendo proprio fare.

La prima, è andare a cercare Marleen per fare pace.

La seconda, è seguire la prossima lezione.

 

 

 

James.

E volete sapere una cosa?

Io non capirò mai le donne.

E ne volete sapere un’altra?

Io odio Pozioni.

E ne volete sapere anche un’altra?

Io adesso me ne vado a fare due passi.

Qualche volta anche io penso sapete?

“qualche volta”. Tipo oggi.

[Dai, non ridete. Io sono un tipo molto riflessivo!]

 

 

 

Lily.

Mi chiudo alle spalle la porta del castello, e mi sento un po’ meglio. Così, subito. Meglio. Cammino con passo spedito verso la casetta del guardiacaccia, poi giro verso le serre. Mi piacciono le serre. Sono calde e silenziose. Due delle cose al mondo che più apprezzo. Il caldo e il silenzio.

Appoggio i libri sotto un tavolo e poi mi siedo su una panca, guardando una pigra pianta che cerca inutilmente di mangiare quel moscerino. Ecco, se io fossi una pianta, vorrei che Potter fosse il moscerino. Sarebbe bello poterlo mangiare e dimenticarmi di lui per sempre. Ha tutto quello che più odio in un uomo. La slealtà, l’arroganza, l’egocentrismo. E poi tratta male tutti quelli che reputa meno “in”. Sbuffo.

-Pensi a me, non è vero?

Non sta succedendo. Ditemi che non sta succedendo.

-Fai sempre quella faccia quando pensi a me.

Non è vero. È un brutto sogno.

-Un po’ arrabbiata e un po’ divertita.

Sono finita in un brutto e scontato serial TV babbano.

-Come quando ho preso per te il Boccino. Ma tu non hai voluto festeggiare con me.

Perché mi odi tanto?

-Non si tratta di odio Potter. Si tratta di disprezzo.

-E allora perché mi disprezzi tanto?

-Non so, che dici? Forse perché tutto quello che fai lo fai per innervosirmi?

Fa un versetto con la lingua. –Ma come, Evie. Intelligente come sei non capisci che lo faccio per corteggiarti?

Sto un secondo in silenzio. So di apparire scema. Credo di averlo sempre saputo. Ma non so perché ho sempre visto questa “cosa” del fatto che piacevo come una cosa contro di me.

-Anche baciare la mia migliore amica è stato per corteggiarmi?

-No, non penso.- Non l’ho mai sentito così leggermente serio. –Ma un po’ ha funzionato.

-Cosa?

-Io so che genere di ragazza sei, Evie. Sei quel genere di ragazza a cui piace litigare, essere arrabbiata. E con me litighi sempre e ti arrabbi quanto vuoi.

-Non sono così. Io sono romantica.

-Io so essere romantico, Evie.

-Ma non lo voglio! Io non voglio te!

-Davvero?

-Certo.

-Strano.

COOSAA?!

-Non sono io quella stupida, allora. Non vuoi capire che non ti sopporto?

-Strano.

-La tua smisurata arroganza non ti porta nemmeno ad accettare che qualcuno al mondo possa trovarti arrogante, stupido, montato, disprezzarti, oltre a Piton o Malfoy?

-Mi disprezzi quanto loro?

-No, forse.- Ammetto. –Ma di certo disprezzo il modo in cui ti atteggi con loro. Ti abbassi al loro livello.

-Resta strano.

-Perché?

-Sembravi gelosa. L’altra sera. In questi giorni. Gelosa. Ti mancano le mie attenzioni?

COOSAA?

-tu sei un paranoico, egocentrico, illuso, montato, stupido…

 

 

 

James.

Non so per quanto la maratona d’insulti sia continuata.

So che ci siamo alzati in piedi, e che lei urla.

E che anche io urlo.

-NON CAPISCO PERCHE’ MI DISPREZZI TANTO!

-Stronzo, maschilista, sfruttatore…

-NON FACCIO NULLA PER FARMI ODIARE DA TE!

-Bastardo, infantile, don Giovanni…

-NON SONO UN ESSERE A CUI URLARE CONTRO TUTTE LE VOLTE CHE VUOI!
-Ossessivo, demenziale, burlone…

E’ tanto bella mentre urla. Gli occhi lampeggiano e si specchiano nei miei. Le labbra le tremano. È tutta rossa. È tenera, bella, guerriera e coraggiosa. Selvaggia.

-Non ti capisco, Evans. Tutte mi desiderano, e tu mi puoi avere!

-Sei così tanto pieno di te che prima o poi scoppierai, che nessuno ti reggerà più un giorno, tu e i tuoi scagnozzi sempre pronti a fare un casino dietro l’altro…

La guardo, mentre con le mani gesticola contro di me.

Gliele prendo tra le mie.

-Pensi di avere fascino ma sei solo un ridicolo marmocchio sei solo un idiota tu ti prendi gioco delle donne giochi con i nostri sentimenti tu…

Sono piccole e morbide e le sue urla mi sembrano lontane.

Poi, improvvisamente, si placano.

 

 

 

Lily.

Non so che mi succeda. Urlare mi faceva stare bene.

Ora non voglio più farlo, però.

È stato sentirgli dire che ero gelosa.

Gelosa? Io? Di Potter?

Ma adesso non sono più arrabbiata.

Credo di aver archiviato il motivo per cui lo ero.

Rimozione. Ecco cosa fa il mio cervello quando le emozioni sono troppo grandi. Le rimuove.

Mi tiene le mani. Sento e sue dita premere sui miei polsi.

Faccio scivolare le mie nelle sue.

Prima il mio cervello pone resistenza all’idea. Poi non può più farne a meno.

Lui mi si avvicina.

TROPPO TROPPO TROPPO vicino.

-non provi a cacciarmi? Non hai voglia di sconfiggermi, Evans?

È dannatamente –arrogante…- sussurro… vorrei andare avanti ad insultarlo… ma non ci riesco… -bastardo…

-Ti ripeti, Evans.

-Infantile…

Scuote il capo. Non capisco che abbia da sorridere. Lo sto insultando! Sto vincendo questo round di parole!

Sorride.

Anche io sorrido?

O è un ghigno?

-Illuso e…

Ma non mi è permesso dire l’ennesimo “stronzo”.

Non me lo permette.

Perché, con o contro il mio volere, James Potter mi sta baciando.

 

 

 

°oOOOo°oOOOo°oOOOo°

 

  
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