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Autore: shawarma    08/07/2012    2 recensioni
"Fingi una virtù, se non ne hai."
Tony Stark in persona era venuto fin lì indossando la sua armatura scintillante per fermare gli intrusi che avevano osato profanare la sua casa. In armatura e mutande, come avrebbe detto Charlie.
Per un attimo lui e Lyn rimasero a fissarsi negli occhi, lei immobile dalla paura e lui furibondo.
La prima a reagire però fu lei. Poiché Stark non indossava l' elmo ne approfittò per tirargli un pugno che colpì in pieno volto il supereroe. Uno a zero, più o meno.
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Ogni cattivo che si rispetti ha la propria base segreta.
Non che loro fossero cattive, eh. Però come ogni comune mortale avevano bisogno di un luogo ove si sentano a loro agio.
Un posticino caldo e accogliente chiamato casa.
Avevano affittato un piccolo appartamento nel Bronx che, nonostante le dicerie, per loro era un  luogo abbastanza tranquillo.
Era accogliente il loro appartamento. Il salotto era piccolo ma ordinato e pulito, così come il bagno e la cucina. Ovviamente era Charlie a dover risistemare tutto quanto, e non perché amava fare le pulizie, ma perché se l’avesse chiesto a Lynette probabilmente dopo distinguere il pavimento sarebbe stato impossibile.
La stanza della mora era spaziosa ed ordinata, nonostante le apparenze Charlie preferiva tenere le sue cose al posto giusto, così che trovarle risultasse più semplice. Le cose che saltavano per prime all' occhio erano un pianoforte e un'enorme libreria che occupavano gran parte dello spazio. Poi, un po’ più nascosta, c’era una vasta collezione di fumetti in ordine preciso, quasi maniacale. Aveva anche un grande letto matrimoniale, ma non pensate male, nessuno entrava in quella stanza se non Lynette per prendere in prestito qualcosa all' amica.
La camera della castana invece era l' esatto contrario. Era piccola e talmente disordinata che avrebbe fatto invidia a qualsiasi adolescente ribelle.
La ragazza non amava riordinare le sue cose, un po' per pigrizia e un po' perché il caos la faceva sentire a suo agio. Inoltre grazie a tutto quel disordine aveva sviluppato un senso dell' orientamento che però non tornava mai utile all' esterno. Nella stanza le cose che si potevano distinguere chiaramente erano il letto, perennemente disfatto, la scrivania e la grande libreria piena di fumetti e libri.
Ovunque erano sparse riviste, vestiti e cartacce. Sulla scrivania c' erano ancora i pezzi di pizza e un paio di piatti con accanto confezioni vuote di budino al cioccolato.
Charlie non entrava mai nella camera di Lyn e non credo che sia nemmeno necessario spiegarne esplicitamente il motivo.
«Lyn, Lyn!» la voce dell’amica le arrivò alle orecchie con un po’ di fatica, colpa del sonno. Senza aprire gli occhi si rigirò fra le coperte del letto in condizioni ormai pietose, raggomitolandosi il più possibile. Sicuramente Charlie si trovava di fronte alla porta, con le gambe leggermente divaricate e le mani chiuse a pugno sui fianchi, senza azzardarsi minimamente a entrare nella sua stanza. Probabilmente aveva paura di morire fra i mucchi di vestiti spiegazzati sparsi qua e là. Si chiese cosa diamine voleva a quell’ora, dato che era ancora buio.
«Lynette, non ho intenzione di ripeterlo un’altra volta: muovi il culo» aggiunse.
Questa, poi. Lynette aprì gli occhi, quanto bastava per distinguere l’interno della stanza. Buio pesto. L'amica doveva essersi impazzita per volerla svegliare a quell'orario.
«Hai una banana?» riuscì a farfugliare in modo confuso, abbandonando la faccia sul cuscino.
«Mi hai davvero chiesto se ho una banana?»
«Sì, hai capito bene, ma non vinci nessun premio. Allora, ce l’hai sì o no?»
«Non so come rispondere, è una domanda piuttosto ambigua.»
«Se lo dici tu. Che vuoi?»
Ma lei voleva una banana, e quando sarebbe arrivato un orario decente per alzarsi dal letto, allora l’avrebbe presa.
«Lyn, è tardi. Sarà più o meno mezzogiorno!»
Mezzogiorno? Che diamine stava dicendo? Eppure si vedeva chiaramente che era buio. Molto probabilmente Charlie doveva essere impazzita, oppure aveva l’orologio che andava male, sebbene fosse strano; l’amica aveva un’ossessione per la precisione, e di conseguenza il suo orologio segnava sempre l’orario esatto.
«Ma è tutto buio! Charlie, hai bevuto?»
«E’ tutto buio perché hai le tapparelle rotte  da un’eternità, ma a quanto pare sei troppo pigra per volerle aggiustare. Dovresti farti vedere da un medico, ogni mattina te lo dimentichi» la sentì avvicinarsi lentamente, ma sempre accertandosi di non mettere nemmeno un piede all’interno della camera «oppure sei troppo pigra anche per ricordartene» concluse ghignando.
«Non sono pigra» bofonchiò in risposta, emergendo dalle coperte attorcigliate.
Vide Charlie andarsene, probabilmente tornando nella sua camera a divertirsi a fare qualcosa d’impossibile col suo computer. Erano compagni inseparabili, così come lei lo era col letto.
Se la prese comoda, e con la velocità di un bradipo rachitico riuscì a scollarsi dal materasso, raggiungendo addirittura la porta, scavalcando gli ostacoli che lasciava in mezzo alle scatole per pigrizia.
Anche se lei non era pigra.
Avrebbe staccato una costola a chiunque avesse affermato il contrario, Charlie a parte ovviamente.
La prima cosa che Lynette faceva dopo essersi svegliata era mangiare. E non qualsiasi cosa, ma le serviva del budino al cioccolato accompagnato da una banana.
Essendosi appena svegliata camminava lentamente e, avendo gli occhi semichiusi, andava a sbattere un po' ovunque, imprecando e minacciando di morte i mobili. Arrivata in cucina e aperto il frigo non poté crede ai suoi occhi. Mancava qualcosa di fondamentale.
«Charlie! Charlie vieni subito qui!»
Il tono della voce era disperato, sembrava Macbeth in punto di morte.
Charlie rabbrividì davanti al computer. Ecco cosa aveva dimenticato. Un errore fatale come quello avrebbe potuto portarla all' altro mondo.
La castana la sentì mentre  si alzava lentamente dalla sedie e a piccoli passi si dirigeva in cucina.
Lynette fissava il frigo con sguardo vacuo, immobile come una statua. Charlie si avvicinò lentamente, probabilmente in preda al terrore.
Perché Lynette era come gli animali, fiutava il terrore a chilometri di distanza.
«Tutto ok Lyn? Non hai un bell' aspetto.»
Charlie parlò con un tono di voce basso e tranquillo, che probabilmente sarebbe dovuto servire a tranquillizzarla.
Ma niente avrebbe potuto fermare la sua furia. Difatti, una volta smesso di fissare il frigo, non riuscì più a trattenersi ed esplose.
«Charlie! Charlie abbiamo finito il budino al cioccolato!»
Lynette si girò lentamente verso l' amica, guardandola come se volesse staccarle la testa da un momento all' altro. Perché ovviamente era colpa sua se lei aveva mangiato tutto il budino.
Charlie cercava di non sembrare spaventata consolandosi con l' idea che l' amica era ancora troppo rincoglionita per fare davvero del male a qualcuno, si limitava solo alle minacce.
«Lynette, è già mezzogiorno, dobbiamo pranzare. Metti le lasagne nel forno a microonde e calmati, andiamo a comprare il budino dopo aver mangiato.»
La castana ispirò profondamente e decise di calmarsi.
Non aveva senso arrabbiarsi per il budino, potevano tranquillamente trovare una soluzione.
«Ok, ma non voglio pranzare. Voglio fare pranzazione.»
L’amica rimase un attimo immobile, come se fosse indecisa sul da farsi. Suvvia, non era difficile. Pranzazione. Era la chiave di tutto, Charlie avrebbe dovuto saperlo. Sembrò capire quello che Lyn voleva dire quando, con un sopracciglio vistosamente inarcato, annuì lievemente. La pranzazione era l’unione fra pranzo e colazione, un’idea geniale, che ovviamente era venuta fuori dalla sua testa. «Facciamo così allora, adesso tu vai a cambiarti e a sistemarti in bagno, nel frattempo io riscaldo le lasagne e ti faccio una macedonia con il budino alla crema. Tanto ti piace anche quello, no?»
Lynette non sembrava molto convinta che quel piano le andasse davvero a genio, ma ci mise qualche secondo prima di fare la sua scelta.
Avanzò di qualche passo in modo da avvicinarsi al tavolo e di conseguenza a Charlie. Sbatté con furia il pugno contro la superficie della tavola, facendo sobbalzare la mora.
«No! Il budino alla crema lo mangio solo quando ho esagerato con quello al cioccolato e mi viene la nausea, ma ho ancora voglia di mangiare. E non ho intenzione di cambiarmi, si muore di caldo!»
Incrociò le braccia sotto il seno e mise su il broncio, come se avesse ancora cinque anni e stesse litigando con sua madre perché non le comprava una Barbie.
Ma lei non voleva una bambola, lei voleva mangiare del budino al cioccolato.
«Ma non puoi stare tutto il giorno in mutande e top! E fuori ci sono solo due gradi! E' autunno, Lyn!»
Charlie era ormai esasperata, i capricci dell' amica le facevano venire il mal di testa di prima mattina.
Lynette però faceva sempre quello che voleva, anzi, mangiava sempre quello che voleva. Quando voleva. Lei non avrebbe mai mollato i suoi ideali riguardo al budino al cioccolato.
«Ok, va bene, riscalda le lasagne, ma prima voglio una banana.»
Ok, forse li avrebbe mollati, ma solo per una gustosissima banana gialla.
Charlie alzò gli occhi al cielo e prese una banana che poi porse a Lyn, la quale nel frattempo si era seduta al tavolo in attesa delle sue lasagne.
Povera Lynette, ogni giorno doveva svegliarsi a mezzogiorno e ascoltare le lamentele di Charlie riguardo al tempo e alle banane. Perché a Charlie faceva ridere il fatto che le banane fossero gialle.
Insomma, come si può vivere in casa con una persona del genere?
Dopo qualche istante non poté fare a meno di notare l’amica sghignazzare sommessamente davanti ad un paio di banane, invece di riscaldare le lasagne. Diamine, aveva insistito così tanto per quelle maledettissime lasagne ed ora rideva come un’ebete davanti a dei frutti. Lynette, per evitare di scervellarsi eccessivamente sulle strane abitudini di Charlie, s’impegnò al massimo per masticare a dovere quella gustosissima banana, senza preoccuparsi minimamente di attutire i rumori prodotti dalla sua bocca.
Quando finalmente le lasagne arrivarono, l’amica si sedette di fronte a lei, facendo scivolare il piatto sul tavolo come se fosse una specie di frisbee. Il volto di Lyn assunse un’espressione irrimediabilmente imbronciata d fronte a quel gesto. I piatti non si passavano così.
«Beh, che c’è?» bofonchiò Charlie, con ancora in bocca la forchetta, ed il primo boccone di lasagna.
«Il piatto, avresti dovuto passarmelo con educazione» replicò Lynette con fare saccente, come se la risposta alle sue reazioni imprevedibili fosse più che ovvia.
Perché, di fatti, era ovvia. Dov’era finita l’educazione in quella casa, eh?
«Ah,» rispose l’altra  svogliatamente.
Probabilmente non gliene fregava poi molto della sua intelligentissima osservazione, che avrebbe mantenuto una certa stabilità nella loro vita casalinga(?). Perché, infatti, Lynette non aveva la camera che sembrava il limbo della Divina Commedia; era tutta apparenza!
Mangiarono tutto il tempo in completo silenzio, con Charlie che si sforzava di non ridere di fronte alla buccia di banana, e Lynette concentrata sull’anatomia del pasto.
 
Nello stesso istante Tony Stark lavorava a qualche progetto per migliorare la sua armatura mentre beveva un cocktail. Bella vita la sua, 'nevvero?
Erano passate circa tre settimane dall' ultima volta che gli avevano chiesto di salvare il mondo. Finalmente le persone avevano imparato a non catturare l' attenzione di cattivoni arrivati da altri pianeti?
Sarebbe stato magnifico, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare quella frase che Nick Fury, con la sua benda sull' occhio molto stile pirata, entrò nell' ufficio di Stark con un' aria molto scazzata.
Doveva essersi svegliato male, quella mattina. O forse, conoscendolo, non doveva aver dormito affatto.
« Signor Fury! A cosa devo la sua visita improvvisa? »
Tony alzò lo sguardo dai suoi progetti e lo posò sul suo ospite. Era una domanda retorica la sua, sapeva benissimo che era lì per chiedergli di prendere a calci nel sedere qualche cattivone.
« Devi trovarmi due ragazze. »
Stark rimase per un attimo a bocca aperta. Quella spia da quattro soldi stava chiedendo a lui, l' unico e inimitabile Tony Stark, di trovargli due ragazzine?
Il mondo stava andando a rotoli.
« Scusami, ma io non cerco le persone. Le persone cercano me. »
Tony disse ciò con un' espressione talmente fiera di sé che Fury si maledisse per aver chiesto aiuto proprio a quell' idiota egocentrico.
« Stark, se sono venuto io fin qui significa che è una questione abbastanza urgente. »
Nick era come sempre imbronciato, santo cielo quell' uomo non sorrideva mai?
Tony sbuffò rassegnato.
« E va bene, dimmi chi devo trovare e perché. Ma... la Vedova Nera e Occhio di Falco? Non saranno mica andati in vacanza finalmente? »
« No, loro due hanno cose ben più importanti da fare. »
Detto ciò Nick, con un' espressione soddisfatta (o almeno è quello che sembrava) sul volto passò a Stark una piccola memoria esterna che subito dopo quest' ultimo inserì nel suo pc. Un attimo dopo comparirono davanti ai loro occhi due foto.
Tony rimase ancora a bocca aperta, non credendo più ai suoi occhi.
« Ma... queste due ragazze le conosco, hanno fatto irruzione nella Stark Tower e, dopo aver rubato una delle mie ultime creazioni, se la sono data a gambe. »
Benché non ci fosse niente da ridere, Tony non poté far a meno di sghignazzare al ricordo delle due che si lanciavano dalla finestra.
« Lo sappiamo. La mora è si chiama Charlie mentre la castana Lynette. Sono il frutto di alcuni esperimenti condotti in Russia, iniziati durante la Guerra Fredda ma di cui non sappiamo nient' altro. »
Stark ascoltava in religioso silenzio mentre la curiosità che provava per quelle due ragazzine cresceva sempre di più.
« Vogliamo che tu le trovi e scopra tutto quello che c' è da sapere su di loro e sull' organizzazione che le hanno create. »
Tony annuì e iniziò a sfogliare la cartella che conteneva le informazioni sulle due ragazze, ma rimase sorpreso nel trovare solo pochissime informazioni, di cui la maggior parte totalmente inutili.
« Mi stai prendendo in giro? Qui ci sono solo due loro foto, il nome e il luoghi in cui hanno rubato. Non avete nient' altro? Locali in cui sono state avvistate o cose del genere? »
« No, nessuno riesce a trovarle, quelle due si fanno vive solo se c' è da rubare qualcosa. Una volta siamo stati vicini al catturarle, durante un furto a una banca, ma ci sono sfuggite. Non le riteniamo comunque violente, non hanno ucciso nessuno. La castana però ha rotto almeno un osso a tutti gli agenti sul campo.»
Stark scoppiò a ridere, ricordando la bizzarra figura di Lynette. Era quella che aveva costretto la sua migliore amica a buttarsi giù dalla finestra assieme a lei.
« Non temere Nick, le troverò e te le porterò, non sarà difficile trovarle.»
Fury annuì e abbandonò l' edificio nel minor tempo possibile, aveva una marea di altre questioni da risolvere.
Stark invece interruppe i lavori alla sua armatura per avviare subito le ricerche sulle due ragazze.
Era convinto di metterci pochissimo, massimo qualche ora, ma iniziò a ricredersi totalmente.
Per il mondo intero Charlie Murray e Lynette Riordan erano morte da otto anni.
 
Emmet era davvero un bravo ragazzo. Chiunque lo pensava. Tutti tranne Lynette.
Quando la castana lo incontrava non si risparmiava mai un commentino su quanto fosse palpabile il suo sedere.
« Buongiorno chiappettone! »
Lynette entrò nel bar dell' amico saltellando mentre Charlie trafficava con il cellulare probabilmente alla ricerca di un volo per le Hawaii. Eh già, il loro ultimo colpo era andato più che bene e finalmente era giunta l' ora di prendersi una bella vacanza per mangiare il maggior numero possibile di banane gialle.
« Lynette, smettila di chiamarmi così. Almeno non davanti ai miei clienti! »
Emmet era esasperato. Odiava Lynette e i suoi commenti idioti, ma la castana non l' aveva ancora capito, anzi, pensava che loro due erano ottimi amici.
Insomma, la ragazza aveva un' empatia da far paura.
« Eddai, tanto lo so che vai fiero delle tue chiappette! Non negare l' evidenza.»
Charlie sghignazzava mentre cercava dei voli in prima classe. Lynette pensò che l' amica stesse ridendo perché anche lei la pensava così, in fondo la castana era decisa a far sì che Charlie ed Emmet si mettessero insieme. Quel povero cane le filava dietro da troppo, troppo tempo.
La ragazza però non aveva ancora capito che Charlie di Emmet non ne voleva proprio sapere. Come poteva avere come fidanzato qualcuno che odiava la sua migliore amica?
Lynette ed Emmet rimasero a insultarsi a vicenda per un po', fino a quando il ragazzo non interruppe lo scambio di aggettivi poco piacevoli per guardarsi nervosamente attorno, spostando lo sguardo dall' orologio alla porta, cercando di non farsi notare da nessuno.
Charlie però se ne accorse e, senza farsi sentire, lo fece notare alla castana.
« Qui c' è qualcosa che mi puzza. »
Lynette senza pensarci due volte saltò con agilità sul bancone e afferrò l' amico per il colletto della camicia bianca che indossava.
« Che sta succedendo? »
Lynette quasi ringhiò quelle parole, ma ne aveva il diritto. Il suo istinto non sbagliava mai e in quel attimo percepì l' agitazione del ragazzo come se fosse sua.
Un attimo dopo nel locale entrò una bellissima ragazza bionda. Non era molto alta, ma aveva un fisico da paura e anche un volto angelico. Cosa poteva farci una tipa così sexy in quel posto? Fin da quando lei e Charlie ci avevano messo piede per la prima volta, cosa accaduta molto tempo fa, nessuna ragazza più carina di loro era mai entrata là dentro.
La mora dopo aver squadrato un attimo la ragazza tornò ad armeggiare con il suo cellulare, ma a Lynette qualcosa puzzava ancora.
« Ho un appuntamento oggi. Stacco prima. »
Emmet disse quelle parole velocemente, ingoiando il terrore. Lynette si calmò e lo lasciò andare, probabilmente si era pisciato addosso perché lei gli era saltato al collo senza motivo.
Cose che capitano, insomma.
« Allora Emmy, usciamo? »
La bionda si avvicinò al bancone camminando come una pantera e Lynette non poté fare a meno di ridacchiare. Come si poteva camminare in un modo così ridicolo? La sua marcia da scaricatore di porti era decisamente più graziosa.
« Eh... sì, certo. Ci vediamo ragazze. Lascio il locale a voi. »
Charlie si svegliò solo in quel momento e posò il telefono sul tavolo. Nel frattempo la castana, subito dopo aver udito la buona notizia, scavalcò con agilità il bancone e prese una bella bottiglia di vodka e iniziò a berne avidamente. Quando un brivido le percorse la spina dorsale sentì il cuore andarle a fuoco.
« Quindi... stai lasciando me e Lynette qui, da sole, a badare al tuo bar? »
La mora guardava incredula Emmet, mentre l' altra ragazza continuava a bere la sua vodka in pace. Una banana sarebbe stata perfetta, in quel momento.
Emmet si morse il labbro inferiore spostando lo sguardo sulla castana. Perché quando beveva tutti la guardavano preoccupati?
« Charlie, per favore. Non distruggetemi il locale. Sarebbe la trentasettesima volta. »
La mora stava per aprire bocca, ma Lynette buttò per terra la bottiglia ormai vuota che si spaccò in mille pezzi di vetro tagliente.
« Chi sei e che cosa vuoi da noi. Una ragazza così carina non potrebbe mai uscire con Emmet. »
Quelle parole, nonostante sembrassero uscite da un film sulle spie, pronunciate dalla castana sembravano un ruggito animale.
« Non so di che cosa stai parlando. »
Quelle parole bastarono alla ragazza. In un attimo scavalcò di nuovo il bancone e quando Emmet cercò di mettersi tra di lei e la sua preda la castana non esitò a scaraventarlo contro il muro del locale. Si lanciò contro la bionda con l' intento di afferrarla per il collo ma l' altra fu più rapida e, dopo averle sferrato due colpi letali nello stomaco e un bel cazzotto dritto sullo zigomo sinistro la mise KO. Evidentemente però non si accorse di Charlie, la quale con sovrumana velocità estrasse dallo stivale una pistola e la puntò dritto in fronte alla bionda.
« O lo S.H.I.E.L.D ha reclutato nuovi vendicatori o tu sei Vedova Nera. »
La voce della mora era bassa e calma, sicurissima di avere in mano la situazione. Era l' unica persona abbastanza forte da poter mettere al tappeto la sua migliore amica, in particolar modo quando è ubriaca e non bada minimamente a cosa distrugge.
« Siamo qui solo per parlare. »
« Ah, lo vedo. Hai appena steso Lynette. »
« Se quella è sveglia non credo ci sia modo di parlare. Ora però abbassa la pistola. »
Charlie si ritrovò ad essere d' accordo con la spia, ma nonostante ciò non smise di puntarle contro l' arma.
« Parla. »
L' agente annuì e riferì alla mora il messaggio che le è stato affidato da Fury.
« Vogliamo che tu venga con noi, non abbiamo ancora chiuso il fascicolo che riguarda gli esperimenti avvenuti durante la guerra fredda. »
« Io e Lyn ti sembriamo così vecchie? Avete sbagliato persona. »
La mora si preparò a sparare, non poteva lasciarla in vita, sicuramente se le avesse detto di andarsene sarebbe ritornata con chissà quanti agenti pronte a prenderle con la forza.
Solo in quell' attimo Charlie realizzò che nemmeno ora doveva essere sola. Un attimo prima che premesse il grilletto Iron Man fece irruzione nel locale e si scaraventò sulla mora, senza preoccuparsi del fatto che probabilmente lei se ne sarebbe uscita con un paio di ossa rotte.
Maledizione, Lynette era ancora nel mondo dei sogni e sa sola non sarebbe mai riuscita a combattere contro due vendicatori contemporaneamente.
Quando l' uomo di latta la lasciò rialzarsi, ovviamente puntandole contro una dozzina di razzi, la mora lasciò per terra la pistola e, con le mani alzate e la testa bassa, annunciò la sua resa sotto lo sguardo soddisfatto dei due nemici.
 
Lynette aprì lentamente gli occhi, guardandosi intorno. Per la barda di Topolino, cos' era successo? Sentiva la testa pesante come una banana e non riusciva a pensare ad altro che al budino al cioccolato che non aveva mangiato quella mattina. Improvvisamente qualcuno le tirò due schiaffi uno dei quali le fece stranamente male sulla guancia sinistra, e la incitò a svegliarsi.
« Svegliati idiota, siamo arrivati. »
« Ma è ancora buio... ne sono sicura, non è colpa delle tapparelle e nemmeno delle banane gialle. »
Lynette disse ciò mangiandosi qualche lettera mentre Charlie alzava gli occhi al cielo immaginandosi le risate che si stavano facendo le persone che le tenevano d' occhio.
« Muoviti, tra poco dobbiamo incontrare i vendicatori e quella bella persona di nome Nick Fury. »
La castana si alzò di scatto, ignorando il dolore atroce dei lividi che la Vedova Nera le aveva lasciato.
« Non ci credo! Incontrerò Hulk! »
Charlie ridacchiò, pensando a cosa avrebbe subito il povero dottor Banner. Un attimo dopo entrò nella stanza Natasha invitandole a seguirla. Entrambe lo fecero senza obiettare, anche la castana aveva compreso la delicata situazione in cui si trovavano ed era meglio non peggiorare le cose.
Entrarono in una grande stanza, sicuramente quella in cui si tenevano le riunioni, e gli occhi di tutti i vendicatori si puntarono contro di loro.

  
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