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Autore: o donnell    08/07/2012    5 recensioni
“Io ti ho sempre amata, fin dalla prima volta che ho scorso il mio dito sul tuo nome nel registro” rispose l’insegnante stringendola a sé per poi baciarla.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Guilty's alibi


Il dito del giovane professore scorreva lentamente sul registro, mentre la classe stava pregando che finisse al più presto quell’agonia, che avrebbe dato come risultato il nome di uno di loro.
“Benson! Oggi è lei la fortunata, vuole, se non le dispiace, venire a farmi compagnia qua alla cattedra?”  La voce dell’insegnante di diritto risuonò per tutta la classe, facendo finalmente tirare un sospiro di sollievo a tutti gli altri allievi.
La esile figura della ragazza sfilò tra i banchi sentendosi chiamare, si diresse subito alla cattedra, pronta per rispondere alle domande, anche se in realtà non si era preparata a dovere.
La giovane cercò di argomentare a sufficienza ogni domanda che il professor Payne le poneva, malgrado la sua scarsa preparazione, ma come tutti sanno, il diritto è una materia aspra, dove dietro ogni buona interrogazione ci sono ore e ore di studio, e l’improvvisazione e l’intuito non saranno mai abbastanza da soli.

“Mi dispiace Benson, ma sono costretto a darle una E, il che vuol dire che la sua media verrà abbassata.” Spiegò l’insegnate con sguardo severo, ma comprensivo allo stesso tempo.                                                                          La classe non osava guardare in faccia il professore, le teste basse degli altri ragazzi lasciavano intuire che in ogni caso non avrebbero saputo fare di meglio al posto della ragazza.
La campanella suonò, lasciando liberi i ragazzi di andarsi a godere i pochi minuti di pausa a loro concessi come previsto dal preside.
La classe fu vuota in un secondo, vi rimase la ragazza che si apprestava a rimettere i libri in cartella e il professor Payne.
“Benson, non aveva studiato per l’interrogazione di oggi?” chiese il professore avvicinandosi al banco della ragazza. Stranamente il suo tono non lasciava intendere rabbia, era una domanda di puro interessamento. La Benson era l’unica ragazza che prendeva voti decenti in quella classe, si dimostrava sempre attenta e interessata e  doverle dare un brutto voto era stata dura per il professore.
“Beh, non molto” rispose la ragazza, avvampando improvvisamente.  Aveva sempre ammirato il suo professore perché era in grado di insegnare una disciplina  senza passare per il dittatore della classe, forse sarà perché l’uomo era un insegnante alle prime armi, molto giovanile e alla mano.
“C’è qualcosa che non va?” domandò il professore rischiando di essere troppo invadente, ma alle orecchie della ragazza quelle parole sembravano tutto, tranne che invadenti, malgrado si stesse domandando come fosse possibile che un insegnante di una materia così rigida e sterile come il diritto, potesse nascondere un lato sensibile.
“No, magari avrei dovuto solo riguardare meglio i miei appunti” rispose la ragazza cercando di essere il più sfuggente possibile. Non riusciva a sostenere lo sguardo del professore, quello sguardo che sembrava volerla uccidere ad ogni risposta errata data durante l’interrogazione, ma adesso così dolce e umano. La giovane si diresse verso al porta, per uscire dalla classe, ma al professore quella semplice spiegazione non bastava.
“Sicura?” insisté l’uomo con voce calda, avvolgendole il braccio per non permetterle di uscire. La ragazza si sentì percorsa da una scossa elettrica, al contatto con le grandi mani dell’ insegnante.
“Ma sì, certo” rispose stavolta, cercando di essere più convincente. Non era facile sfuggire ad un insegnante di diritto. La ragazza si defilò dalla classe salutando il professore forzando un timido sorriso.


“Olivia svegliati o farai tardi a scuola!” alle parole della madre, la ragazza mugugnò qualcosa, per poi girarsi nel letto, avvolta nella sua soffice coperta blu.                                                                                                                        Era chiaro che non aveva nessuna intenzione di presentarsi a scuola per sorbirsi altre due ore in compagnia del professor Payne, vista la figuraccia del giorno prima.

Sarebbe restata a casa, avrebbe affrontato il problema di petto, e avrebbe ristudiato tutto ciò che non le era chiaro del programma, approfondendo con delle ricerche o degli appunti.

Intanto in classe il professor Payne stava facendo l’appello, e non si stupì di non sentire “presente” quando chiamò Olivia. Il suo sguardo andò dritto al banco della ragazza assente, si era accorto inconsciamente dell’assenza della ragazza non appena mise piede in classe.
Quella rossa chioma ribelle, quelle simpatiche lentiggini che impreziosivano gli occhi grigi della giovane oggi non erano in classe. Il giovane insegnate ne sentiva la mancanza, anche perché era l’unica alunna che fosse veramente interessata alle sue lezioni. Solo ieri aveva osato rivolgerle la parola dopo un brutto voto, il suo primo, solo per accertarsi che andasse tutto bene. Gli stava a cuore quella giovane. No, forse la stimava. Forse l’aveva desiderata qualche notte. L’amava.

 

 


“Quindi quello che vi chiedo per la prossima volta è di studiare tutto il capitolo 13. “ concluse il professor Payne assegnando i compiti alla classe mentre li annotava sul registro.
I giovani si sentirono automaticamente autorizzati ad uscire dall’aula nonostante la campanella non fosse ancora suonata; come al solito, in classe vi rimase solo Olivia, intenta a sistemare i troppi libri che si era portata per la lezione.

Il professore chiuse la porta a chiave, avvicinandosi alla ragazza, che nel vederlo avanzare verso di lei, cercò di distogliere lo sguardo dal suo, e di affrettarsi a sistemare le sue cose.
“Come mai ieri non eri a scuola?” chiese il professore appoggiando le mani al banco della rossa. La ragazza sentendosi dare del tu, per la prima volta dopo due anni di scuola e di puro invaghimento verso il professore, arrossì.
“Non mi sentivo molto bene” rispose fredda la ragazza. Purtroppo non sapeva mentire, e probabilmente non avrebbe mai imparato, forse era colpa del suo viso così candido, o forse dei suoi occhi che non riuscivano proprio a nascondere nulla.
“Capisco, dal tuo sguardo ancora spaesato, deduco che la lezione di oggi non ti sia chiara, ti ho vista completamente persa mentre spiegavo..” notò l’uomo girandosi verso la lavagna come per ammirare le due lunghe ore di spiegazione.
“In effetti..credo che forse sia meglio che vada a ripetizione” suggerì la ragazza abbassando il capo timidamente non appena lo sguardo del professore si incatenò al suo.
La rossa sarebbe voluta uscire da lì, non riusciva a reggere lo sguardo del professore.
L’uomo le sollevò il volto con un dito, facendo combaciare le labbra della giovane con le sue.  Il bacio era tutt’altro che casto, come se da tempo si desiderassero, le mani del professore non avevano mai scorso così velocemente sul registro quanto sul corpo della giovane.
Con un gesto del tutto educato la invitò a sedersi sulla cattedra, per poi premurarsi di privarla dei vestiti, come, d’altronde, anche la ragazza stava facendo.
Al contatto dei due corpi nudi, la ragazza sussultò improvvisamente aprendo gli occhi, ma rimanendo attaccata alla bocca dell’uomo.
Lui la fece sdraiare sulla fredda e scomoda cattedra, rendendo il contatto con questa, meno duro, accarezzando la schiena della giovane con le sue dita affusolate.
Non appena l’uomo la penetrò, la ragazza non poté far altro che gemere, così l’uomo rese meno doloroso il tutto, baciandola, per soffocare i lamenti.
“Shh altrimenti crederanno che ti stia stuprando” sussurrò l’uomo all’orecchio della giovane, da bravo insegnante di diritto qual era.
Il ragazzo si gustò ogni minima parte di quel meraviglioso e giovane corpo che gli si proponeva davanti, forse neanche al college era stato con una ragazza così bella, pensò.
Le bocche di entrambi scorrevano sui petti nudi e i bacini si scontravano ripetutamente, fino al momento di massimo piacere, quando il ragazzo riversò il suo seme nella giovane, lasciandosi andare su di lei, senza però staccarsi dalle sue labbra carnose.
Mentre la giovane stava rivestendosi, l’uomo si girò verso di lei, osservando per l’ultima volta il corpo della rossa.

“Ora ti farò una domanda, e tu dovrai rispondermi come se ti stessi interrogando” esordì l’insegnante facendosi il nodo alla cravatta. La ragazza era in piedi davanti a lui e annuì con un gesto del capo.
“Secondo te, questo può essere considerato uno stupro?” chiese innocentemente il professore assumendo il suo solito sguardo serio, come appena due giorni fa, quando la interrogò alla lavagna.
“Beh considerando che io non sono ancora maggiorenne, e lei è il mio insegnante, quindi ciò implicherebbe un rapporto etico e professionale, direi di sì, però non ci sono testimoni” spiegò la ragazza richiamando le nozioni di diritto ripassate ieri.
“Ottima spiegazione, Olivia, ma io ho un alibi.” Constatò il professore avvicinandosi alla rossa che nel frattempo si stava rimettendo lo zaino in spalla.
“E quale sarebbe?” chiese accigliata la giovane, rimanendo in appoggio con un braccio sul banco.
“Io ti ho sempre amata, fin dalla prima volta che ho scorso il mio dito sul tuo nome nel registro” rispose l’insegnante stringendola a sé per poi baciarla.


Ciao a tutte :)
Ancora adesso, rileggendo questa OS, non sono sicura di postarla, c'è qualcosa che non mi convince.
Lo so, è un pò spinta, forse anche un pò bimbominchiosa, scusatemi non era mia intenzione. Posso giustificarmi dicendo che è il caldo che mi fa venire queste strane idee.
Perciò non fatemi pentire di averla pubblicata, e ditemi cosa ne pensate :)
Vi voglio bene, a presto
old yellow bricks

 
 
 
  
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