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Autore: Yu_Kanda    08/07/2012    8 recensioni
Kanda è ossessionato da un sogno che ha fatto; Lavi è ossessionato dallo strano comportamento di Kanda dovuto al sogno. E se le due ossessioni finissero col coincidere?
[LaviYUU]
[Pubblicata per il LaviYuu Day 2012]
[Fanfiction Classificata 1° e vincitrice del premio 'LOL' al Contest "Due Cuori e..." indetto da Hariken e Silyia_Shio sul Forum di EFP]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Questa Storia è PUBBLICATA PER IL LAVIYUU DAY!








Why Yuu have to be so Sharp? - Due Cuori e una Katana




Capitolo 1: La Notte Porta Consiglio?

 

 

Quella mattina, quando aveva aperto di scatto gli occhi dopo una notte difficile, l'Esorcista più problematico dell'intero Ordine Oscuro si era scontrato con qualcosa di chiaramente inaspettato, nel sollevare le lenzuola: un drammatico risveglio.

Drammatico. Risveglio.

Il mondo iniziava a girare a rovescio per il giovane Giapponese, incredulo di fronte alla realtà dei fatti. E tutto era dovuto ad uno stupido so... No, un momento. Mettiamo subito le cose in chiaro: Kanda Yuu non fa sogni strani.

Anzi, Kanda Yuu non sogna affatto. Kanda Yuu non riceve emozioni da dei sogni che non fa. Meno che mai si fa coinvolgere da stupide immagini come quelle di un sogno (che non ha fatto).

Ma sopratutto... Kanda Yuu non fa quel tipo di sogni. In nessun caso.

Tranne stavolta. Però prima di ammetterlo si sarebbe fatto ammazzare. Quindi Kanda Yuu non aveva assolutamente sognato la stupida testa rossa, non nel proprio letto e tanto meno posizionata sopra di lui. No.

Quindi non aveva molto senso preoccuparsene, giusto? Già. Se non fosse stato che adesso si ritrovava quell'immagine costantemente in sovrimpressione sulla retina. Stampata nel suo cervello. Quella cosa che non aveva sognato.

E si era anche alzato più tardi del solito per colpa di...

Maledizione.

La parte peggiore di tutto questo era che non riusciva a scacciare le sensazioni che il sogno (che non aveva fatto) gli aveva lasciato; e lo faceva impazzire particolarmente la consapevolezza che lui non aveva alcun titolo di conoscere le emozioni derivanti da 'quella cosa', quindi come poteva il tutto essere stato così realistico?

- Tch! - esclamò esasperato.

Al limite della sopportazione già di primo mattino. Quella giornata si avviava a diventare estremamente sgradevole.

Sbirciò fuori dall'angolo, prima di imboccare il corridoio che collegava la zona alloggi col resto della torre: nessuno. Tirò un sospiro di sollievo.

No, un momento, perché mai si stava comportando come se volesse nascondersi da qualcosa? Kanda Yuu non era affatto preoccupato. No. Niente affatto. Controllava, giusto per precauzione, non perché temesse di trovarsi di fronte il protagonista del suo sogno.

Cancellare l'ultima frase, Kanda Yuu non aveva fatto nessun dannato sogno.

- Cos'è che guardi? - la familiare voce lo fece trasalire e Kanda si voltò di scatto verso l'origine del commento, finendo faccia a faccia con l'oggetto delle sue paure: Lavi.

Il giovane gli sorrideva come al solito, con quell'aria innocente e sbarazzina che era per lui un marchio di fabbrica. Con l'espressione idiota che tanto lo irritava. Con quei capelli così rossi da ricordargli lingue di fiamma... Che diavolo...? Desiderò di prendersi a pugni per l'ultimo pensiero.

Inconsciamente, lo sguardo gli cadde sulle labbra di Lavi e nel rendersene conto si sentì avvampare, voltandosi immediatamente di lato per impedire che una cosa così mortificante potesse avere luogo.

Perché Kanda Yuu non arrossisce. Giusto per essere chiari.

Forte di questa convinzione, Kanda cercò di trovare velocemente una scusa qualsiasi da propinare al suo persecutore, ma il cervello si rifiutava di funzionargli; così, decise per una delle sue tattiche preferite: far finta di niente.

- Nulla. - rispose in tono piatto. Grazie al cielo il portentoso autocontrollo di cui andava fiero non aveva ceduto.

- Eh? - Lavi lo fissò confuso; in effetti, non c'era proprio nessuno in vista. Ma, se non c'era qualcosa (di interessante) cui prestare attenzione, allora perché Yuu si stava comportando in modo così guardingo? - Yuu? Sei sicuro di stare bene? - chiese ancora, posandogli le mani sulle spalle.

Kanda fu percorso da un violento brivido a quel tocco, tanto intenso che non riuscì a controllarlo completamente, quindi per evitare altre domande imbarazzanti coprì il tutto con uno dei suoi soliti scatti d'ira.

- Non ti riguarda. - puntualizzò in tono tagliente, scrollandosi quelle mani di dosso con un gesto secco. - E non usare il mio nome! - aggiunse per buona misura; ma non sembrò essere stato molto convincente, perché Lavi gli rivolse uno sguardo strano, quasi... dolce.

Kanda si schiaffeggiò mentalmente per aver pensato una cosa del genere, che lui si trovasse a definire qualcosa 'dolce' era un avvenimento che poteva portare alla fine del mondo. Che arrivasse a pensarlo di Lavi poi, era come tentare una divisione per zero ed ottenere un risultato.

- Yuu? Che hai? Sei... strano. - insistette il proprietario dello sguardo in questione; era sconcertato dall'espressione quasi spaventata che traspariva dai lineamenti di Yuu, sebbene ad un primo esame apparissero rigidi come al solito.

Kanda si accorse con orrore di star fissando l'altro Esorcista con una faccia stupita. Il volto del giovane non gli era mai sembrato così affascinante e non riusciva ad impedirsi di pensare a... No, non aveva fatto alcun sogno!

- Cosa non ti è chiaro di 'non usare il mio nome'? - ruggì, sforzandosi di mantenere stabile la voce.

- Ehm, O-OK, OK, come non detto! - balbettò Lavi, scansandosi dal viso la punta della katana e sorridendo al proprietario, mentre sollevava le mani in segno di resa.

Forse si era sbagliato dopotutto, Kanda stava benissimo. Se non fosse stato per il fatto che poi il suo attentissimo unico occhio catturò il leggero tremito nella mano del giovane. Strano, davvero strano. Ma non era il caso di provocarlo oltre, avrebbe scoperto lo stesso cosa lo affliggeva, a modo suo, si disse Lavi.

L'unico ostacolo al quel piano perfetto era, di fatto, Mugen. Se la ritrovava puntata alla giugulare (o contro altre parti del corpo che preferiva non menzionare) in un batter d'occhio ogni volta che osava avvicinarsi troppo a Yuu. Ed era frustrante, perché per quanto adorasse prenderlo in giro, lo considerava anche il suo migliore amico; trovava che, nonostante i caratteri opposti, avessero molto in comune e gli piaceva trascorrere il tempo in compagnia del giovane.

Cosa che Kanda non pareva apprezzare allo stesso modo, vista la frequenza con cui tentava di farlo a fettine con l'amata katana, se per caso i loro scambi verbali si prolungavano oltre la sua soglia di sopportazione. Ovvero sempre.

Lavi sospirò. Yuu non riusciva proprio ad apprezzarlo come avrebbe meritato. Ma lui era un tipo molto paziente: pian piano sarebbe arrivato a farsi accettare.

Guardò Kanda allontanarsi in silenzio; decise che l'avrebbe seguito con cautela, finché non si fosse tradito.

 

 

"Maledizione!"

Kanda ripeteva l'imprecazione dentro di sé ancora e ancora, cercando di scacciare dalla mente il volto sorridente di Lavi. Possibile che uno stupidissimo sogno (che per di più non aveva fatto) avesse tanto potere su di lui? Stava già cominciando a pensare alla testa rossa idiota come se provasse qualcosa nei suoi confronti, il che assolutamente non era vero. Anzi, per essere precisi, era impossibile.

- Lavi... - udì il nome uscirgli dalla bocca senza consenso, e inorridì al tono tenero con cui la sua voce lo aveva pronunciato. No, non lui. Mai.

Invece sì, era stato proprio lui, Kanda Yuu; aveva appena invocato il nome della persona che lo irritava di più al mondo come farebbe solo una ragazzina innamorata.

No, un momento. Non poteva essere, non doveva essere.

Kanda Yuu non si innamora, non ha interesse alcuno in stupidi sentimenti come quello e non prova inutili e triviali stimoli sessuali. Meno che mai nei confronti di un idiota come Lavi.

Ma quell'immagine era sempre lì, e il desiderio di vederla realizzata non faceva che crescere dentro di lui. Si fermò bruscamente lungo il corridoio che stava percorrendo e sbatté le mani al muro; quindi colpì la malcapitata superficie con la fronte numerose volte, prima di passare ai pugni. Ansimando, decise che quella storia andava soffocata e dimenticata con un'adeguata disciplina mentale, e riprese a camminare diretto alla stanza in cui era solito rifugiarsi per meditare.

Lavi si sporse da dietro l'angolo, grattandosi la nuca, mentre osservava Kanda avviarsi a grandi passi verso i sotterranei. Certo che si comportava davvero in modo strano... Non si era nemmeno accorto di essere seguito. Bè, forse perché lui era stato più bravo del solito a non farsi scoprire. Ad ogni modo, sapeva dove era diretto; si incamminò a sua volta verso lo stesso luogo, guardandosi attorno con circospezione.

 

 

Kanda entrò nella piccola stanza e si sedette a gambe incrociate sul pavimento ricoperto da stuoie di paglia intrecciata, assumendo la tipica posizione di chi medita. Cercò di svuotare la mente da ogni pensiero, respirando lentamente e profondamente; chiuse gli occhi per concentrarsi, inclinando appena la testa in avanti.

Lavi aveva aspettato che fosse entrato, poi si era piazzato appiattito contro il muro accanto alla porta, ascoltando avidamente con l'orecchio premuto sulla fredda pietra. Attese un po', ma quando non gli giunse alcun suono decise di dare una sbirciatina all'interno, contando sul fatto che Yuu fosse troppo preso per accorgersene. Sì, solo una sbirciatina, un'occhiatina velocissima, giusto per controllare, ecco... Lavi si sporse appena oltre il varco della soglia, badando a non produrre il minimo rumore, e si trovò di fronte Kanda, immobile come una statua, i lineamenti rilassati e l'espressione intenta: era così bello che dimenticò di poter essere visto da un momento all'altro, restando a fissarlo rapito.

 

 

Kanda le aveva provate tutte: la respirazione, gli esercizi mentali, la concentrazione ad occhi chiusi... Niente, più si sforzava di riguadagnare il controllo della propria mente, più il volto di Lavi gli compariva davanti agli occhi – chiusi o aperti che fossero – e non solo quello, una volta scoperchiato, il vaso di Pandora lasciava uscire tutto il dannato contenuto!

Leggere: ogni dettaglio del sogno (che non aveva fatto) ritornava ad assalirlo, con un tale realismo che Kanda non comprendeva proprio come il suo corpo potesse conoscere.

Le mani che stringevano le lenzuola, le dita che affondavano tra di esse, i capelli che gli ricadevano scomposti lungo la schiena, sulle spalle, sul letto, mentre... Mentre.

Il corpo nudo, il dorso quasi completamente adagiato sui morbidi teli color pastello, i gomiti soltanto che gli impedivano di giacere disteso mentre... quella mano gli manteneva le gambe allargate, ferma sulle ginocchia, mentre... l'altra, oh, l'altra! Il tocco fermo dell'altra lo faceva impazzire, chiusa sulla sua virilità a guidarla verso l'avida bocca che l'avvolgeva, e lui vedeva appena la massa di capelli rossi che gli ricadeva sul basso ventre, strusciandogli contro le cosce esposte.

L'intero suo essere fremeva; si sforzava disperatamente di trattenere i gemiti selvaggi che minacciavano di sfuggirgli dalle labbra, perché non poteva godere a quel modo per una cosa del genere, così insensatamente reale. Perché lui non avrebbe dovuto sapere quanto reale potesse essere, perché non si era mai toccato così, né mai ne aveva sentito il bisogno.

Adesso invece ci pensava spesso, da quando erano iniziati i sogni. Troppo spesso. Ed ogni dannata volta il suo corpo reagiva. Come ora.

Il desiderio fisico non era qualcosa che si aspettava di provare così prepotente nei confronti di Lavi, perché non voleva che il tutto si riducesse a quello soltanto, perché... non poteva ammettere di provarlo. Non voleva ammettere di provarlo, nemmeno con sé stesso, perché significava dover ammettere anche qualcos'altro e lui non era assolutamente in grado di accettarlo. Non riusciva neanche a pensarlo; ma sapeva che era vero.

Kanda Yuu si era innamorato dell'unica persona al mondo che non avrebbe mai potuto avere.

Aggrottò le sopracciglia, serrando la mascella. Non stava funzionando, il problema non voleva sparire. Deglutì a fatica, quindi aprì gli occhi di scatto e... subito dopo li richiuse: il volto di Lavi era ancora lì, e lo fissava con quell'espressione idiota che tanto lo irritava.

La sua mente iniziava a fargli brutti scherzi, se continuava a vedere il giovane Bookman dappertutto sarebbe impazzito. Oppure gli sarebbe saltato addosso. E questa era decisamente l'ultima cosa che voleva. Riaprì le palpebre lentamente, con cautela.

 

 

Lavi vide l'oggetto delle sue attenzioni alzare leggermente il viso, ma non fece in tempo a nascondersi prima che questo aprisse gli occhi e lo notasse aggrappato allo stipite della porta. Il giovane rimase paralizzato dal terrore, aspettando di trovarsi Mugen puntata alla gola in un lampo; invece Kanda richiuse le palpebre come se non l'avesse visto.

Strano. Meglio approfittarne, si disse Lavi, ritraendosi di scatto e acquattandosi di nuovo contro il muro, gocce di sudore freddo che gli scendevano lungo tutto il corpo.

 

 

Kanda mise di nuovo a fuoco il vano della porta: niente. Lavi non c'era più. Tirò un sospiro di sollievo, temeva davvero di stare impazzendo. Tuttavia, il tentativo di meditazione era fallito miseramente e per aggiungere il danno alla beffa una certa zona dei pantaloni mostrava chiaramente il suo problema; inoltre, più si sforzava di non pensarci e peggio era, non faceva che rendere più evidente il rigonfiamento in quel particolare punto. Si rimise addosso la divisa che aveva ripiegato accanto a sé, almeno avrebbe nascosto l'imbarazzante segreto fintanto che raggiungeva la foresta dove usava allenarsi. Lì contava di calmarsi abbastanza da poter fare esercizio con Mugen con un'adeguata concentrazione e senza distrazioni inutili.

 

 

Lavi stava pregando tutti gli Dèi che conosceva anche se non era credente, sperando che Yuu ancora non uscisse da quella stanza dandogli il tempo di defilarsi... invano. Il giovane si alzò di scatto e imboccò la porta, proprio mentre lui scivolava via in punta di piedi. Il rumore lo fece trasalire e inciampò su sé stesso, perdendo l'equilibrio e urtando contro il muro. Il gemito che gli sfuggì dalle labbra – oltre naturalmente al tramestio prodotto – fecero voltare indietro Kanda, che si bloccò, guardandolo fisso, gli occhi leggermente dilatati per lo stupore.

Lavi pensò che fosse per la rabbia, a dirla tutta, e si preparò a salutare Mugen e supplicare Yuu di non ucciderlo, spalmandosi contro la parete e cercando di farsi piccolo piccolo... Invece lo vide portarsi una mano al viso e scuotere il capo sconsolato; emise il solito suono seccato, poi gli girò le spalle, continuando per la sua strada.

- Tch.

Bizzarro, si disse Lavi con un'espressione esterrefatta sul volto. Yuu si comportava proprio in modo strano, decisamente. Doveva sapere perché. Ad ogni costo.

 

 

Kanda udì un tonfo sordo dietro di sé mentre lasciava la stanza in cui aveva invano cercato di meditare e subito si girò verso la fonte del rumore: Lavi. No, non di nuovo, no...

Continuava ad immaginarselo dappertutto! Ma sapeva che non era lì, che era solo uno scherzo della sua mente turbata. Eppure, lo vedeva chiaramente premere il corpo contro la parete di fronte a lui con quell'adorabile espressione spaurita; non poté fare a meno di pensare che fosse dannatamente sexy in quella posizione... No, un momento, che cosa aveva appena ammesso?

Kanda Yuu non trovava sexy un bel niente. Tantomeno adorabile. Meno che mai Lavi.

Si coprì il viso con la mano e scosse il capo, cercando di scacciare quel pensiero e far sparire l'allucinazione che aveva di fronte. Non. Era. Reale. No.

Doveva scaricare la sua frustrazione in qualche modo! Un paio d'ore di intenso allenamento gli avrebbero di certo giovato. Almeno così sperava. Ardentemente.

 

 

Lavi continuava a pedinare Kanda, preoccupato e incuriosito al tempo stesso. Imboscato dietro un cespuglio ne osservava i movimenti fluidi e armoniosi, mentre questi danzava brandendo Mugen... in uniforme. Che strano.

Pian piano si avvicinò di più, appiattendosi contro il tronco di un albero alle spalle del suo bersaglio. Questo si bloccò di colpo e lui si sentì gelare il sangue nelle vene, pensando di essere stato visto, invece Kanda riprese fiato e si liberò della divisa, gettandola in terra sulle radici nodose accanto ai propri piedi.

Lavi tirò un silenzioso sospiro di sollievo; decise di arrampicarsi tra i rami per osservare senza correre il rischio di essere scoperto davvero. Yuu ora sembrava il solito, perfetto ed impassibile, preciso e letale. Però qualcosa appariva comunque fuori posto, anche se non riusciva proprio ad individuare cosa potesse essere.

E poi ci fu l'urlo. Kanda si fermò all'improvviso e, levate le braccia al cielo, gridò la sua rabbia impotente con tutto il fiato che aveva in corpo.

Lavi fu colto talmente di sorpresa che sobbalzò, perse la presa e scivolò sul ramo, rischiando seriamente di cadere giù e riuscendo a riprendersi per puro miracolo. Appeso come un salame, con le gambe penzoloni nel vuoto, sorrideva come un idiota verso Kanda, cercando di assumere la sua migliore espressione innocente e sperando che Yuu non gli facesse troppo male.

Ma di nuovo non successe nulla.

Yuu aprì gli occhi di scatto nell'udire quell'esclamazione di sconcerto provenire di tra i rami sopra di lui e si voltò verso l'alto, incontrando lo sguardo di Lavi che lo fissava con la sua insopportabile faccia da ebete... No, non di nuovo! Credeva di essere riuscito a toglierselo dalla testa, invece continuava a vederlo! Gli cadde di mano Mugen, ma non vi badò; si stropicciò gli occhi, sperando che quella seccante allucinazione svanisse.

Lavi lesse estremo stupore sul volto di Kanda, sorpresa mista a shock, e subito si riportò a cavalcioni del ramo con uno slancio deciso, arrampicandosi più su e nascondendosi tra le fronde dei rami alti.

Come mai Yuu sembrava non vederlo? Il modo in cui si toccava gli occhi era strano, che avesse problemi di vista? Che fosse turbato per quello?

Kanda sbatté le palpebre diverse volte, tornando a guardare in alto e vedendo solo il ramo vuoto. Perfetto, la sua sanità mentale vacillava sempre più... Raccolse la divisa e Mugen, quindi puntò a passi svelti verso la Torre dell'Ordine.

Lavi stava per lasciarsi cadere giù e corrergli dietro, quando ricevette una beccata dietro la nuca che lo fece gemere dolorosamente. D'istinto si portò le mani a coprire la parte lesa, voltandosi verso l'origine dell'attacco: un merlo. Evidentemente doveva averlo disturbato, minacciando il suo nido. L'uccello si lanciò di nuovo all'attacco e il giovane per schivarlo perse del tutto l'equilibrio, precipitando rovinosamente in terra ai piedi dell'albero.

Massaggiandosi con impegno la schiena dolorante, si mise a sedere non con poca fatica, lamentando ad alta voce la propria sfortuna mentre si rialzava, zoppicando vistosamente. Prese un bel respiro e si rassettò i capelli violati dal merlo, poi s'incamminò a sua volta in direzione della Torre, sperando di ripescare Yuu in fretta. Se stava male, voleva assolutamente conoscerne la ragione. Perché Yuu non si ammalava mai.

Una volta dentro, Lavi rifletté sul luogo più probabile dove il giovane potesse essersi diretto, concludendo che doveva necessariamente trovarsi in Caffetteria, data l'ora.

   
 
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