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Autore: shatzy shell    08/07/2012    0 recensioni
*OS basata sulla canzone dei Pulp, con l’omonimo titolo. E’ preferibile ascoltarla prima o mentre si legge la storia. E’ una visione alternativa del senso che le ha dato il cantante. Hope you enjoy it.
http://www.youtube.com/watch?v=yuTMWgOduFM&ob=av2e
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COMMON PEOPLE

 

*OS basata sulla canzone dei Pulp, con l’omonimo titolo. E’ preferibile ascoltarla prima o mentre si legge la storia. E’ una visione alternativa del senso che le ha dato il cantante. Hope you enjoy it.

http://www.youtube.com/watch?v=yuTMWgOduFM&ob=av2e

 

 

Tossisco.

Non sono abituata a queste cose, se mia madre lo sapesse finirei in riformatorio.

Mi fanno schifo proprio, però devo essere normale.

Non voglio più sentirmi diversa dagli altri.

Né continuare a passare le mie giornate chiusa in camera a pensare.

Omologazione: è questa la strada.

Ho preso la decisione qualche mese fa. Ero disperata, avevo raggiunto l’apice ed ora volevo tornare ad un valore standard.

Ho buttato così tante lacrime che ho bisogno di ridere ora.

Inspiro.

Tengo dentro per pochi secondi.

Espiro (devo essere disinvolta quando lo faccio).

Uno mi guarda, che tizio strano: capelli lunghi e baffi. Diamine ha diciannove anni, mica sessanta.

Si avvicina, che cavolo faccio?

Inspiro, tengo dentro per un millisecondo, espiro.

-Ciao.

Porta una giacca di velluto blu, ma dove l’ha presa??

-Ciao.

-Come ti chiami? Io sono Jarvis.

Ma che nome è??

-Irene, mi chiamo Irene, sono greca.

-E che ci fai qui?

Si vede così tanto che non c’entro nulla con questo posto? Si vede così tanto che sono diversa? Lancio uno sproposito.

-Nulla, studio scultura al Saint Martin’s College.

-E, che ci fai qui?

-Cambia disco.

-Ok.

Si appoggia al muro accanto a me. Ed inizia anche lui a fumare.

-Voglio solo...

-Cosa?

Pensava ai fatti suoi, che bastardo!

-Mio padre è ricco, tanto.

-Ok, allora..Prendo un rum e coca!

Come parlano quelli normali?

-Bene.

-E’ che io voglio vivere come la gente comune, voglio fare quello che fa la gente comune, voglio dormire con la gente comune..con la gente comune, come te.

Oddio santo ma che gli ho detto? Ho sputato in trenta secondi tutta la mia vita insieme all’alito di sigaretta.

-Uhm, vedrò quello che posso fare.

In che situazione mi sono cacciata? Finisce la sua sigaretta e mi guarda.

-Andiamo al supermercato.

Che?

-Ok.

Ci incamminiamo verso il supermarket più vicino, ed intanto lo osservo. E’ alto e magro, uno di quei tipi che si definisce smilzi.

Ci impieghiamo mezz’ora per arrivare, non parliamo per nulla ma ogni tanto ci scrutiamo.

Il supermarket è squallido ovviamente.

-Fingi di non avere soldi.

Scoppio a ridere.

-Sei un tipo simpatico.

-Ah sì? Bene. Non vedo nessun altro ridere in questo posto. Sei sicura di volere vivere come le persone normali? Di voler fare tutto quello che fanno loro? Di voler dormire con la gente comune..Come me??

Questo tizio è davvero ammattito, cosa mi sta cercando di dire?

Gli sorrido e gli prendo una mano.

Sono ammattita anche io. Probabilmente, anche se ha una bella mano. Una stretta solida e calda.

-Fa’ una cosa allora:  affitta un appartamento sopra un negozio, tagliati i capelli e trovati un lavoro, continua a fumare sigarette e gioca a biliardo. Fai finta di non essere mai andata a scuola.

Ma vedrai che non ci riuscirai mai del tutto perché quando sei stesa sul tuo letto la notte a guardare gli scarafaggi che si arrampicano sui muri, se chiamerai tuo padre lui fermerà la tua rovina, sì. Non vivrai mai come la gente comune, non farai mai quello che fanno loro, non sbaglierai mai come i Normali, non guarderai la tua vita da un altro punto di vista e non ballerai né berrai né farai l’amore solo perché è l’unica cosa che puoi fare.

Inizia a cantare e a ridere insieme agli altri anche se ridono delle stupidaggini che fai.

Tu pensi che essere poveri è figo.

La sua voce dura mi trafigge. E’ come una pietra fredda bagnata dalla pioggia  di un temporale, le sue parole taglienti sono peggio del disprezzo di mio padre.

Gli lascio la mano.

Una lacrima mi riga il viso. Mi giro e corro via, lui non sa niente di me: niente, niente e niente.

Sono il niente.

Forse non rientro a casa stanotte, forse rimango fuori al cancello dell’università.

Se poi succede qualcosa? Se mio padre lo sapesse..

 

Se non fosse stato così stronzo forse avrebbe potuto funzionare.

  
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