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Autore: Elaeth    08/07/2012    4 recensioni
Richard e Roxanne. Due comuni ragazzi, legati dallo stesso desiderio di cambiare.
Fra loro nasce subito una particolare alchimia, che solo una conoscenza più approfondita saprà far evolvere in qualcosa di più.
Riuscirà Rox a far sentire Rich finalmente bene con se stesso?
Saprà Rich far dimenticare a Rox tutte le delusioni che ha vissuto?
(Tratto dal prologo)
« Tu non credi nel colpo di fulmine? »
« Se ti dico di no sono scontata? »
« Abbastanza. »
« Beh... in realtà io ci credo. »
« Allora perché non pensi che possa essere successo tra noi due? »
« Perché non so niente di te. A parte che sei biondo e hai gli occhi verdi. »
« Non è così che dovrebbe essere un colpo di fulmine? »
« Come? »
« Imprevisto e devastante. »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7 – Sono solo sogni.

 

La consapevolezza andava e veniva ad un ritmo ipnotico, proprio come quando ti trovi su una barca e la senti muoversi continuamente.

Sapevo di trovarmi in camera mia, sotto le coperte del mio letto, ma non sapevo da dove venisse quella fonte di calore che sentivo al mio fianco.
Che sia una persona? - mi chiesi.

Non avevo bisogno di aprire gli occhi per vedere cosa ci fosse attorno a me; sapevo perfettamente che alla mia destra si trovava l'unica grande finestra della stanza, la quale tenda doveva essere tirata, poiché non riuscivo a percepire un minimo spiraglio di luce. Non trovai la forza di alzarmi e guardare che ore fossero: la testa mi girava e mi sentivo come dentro una bolla di vetro.
Lentamente i ricordi della sera precedente affiorarono, ma prima che potessi rendermi veramente conto di ciò che era realmente successo, sentii la mente spegnersi e l'oscurità ritornare.

 

Mi svegliai a causa di una voce che mi sussurrava costantemente all'orecchio. Credei di star ascoltando la voce di Rich, ma mi domandai immediatamente perché dovesse trovarsi dentro al mio letto, affianco a me, nel bel mezzo della notte.

O almeno, presunsi che fosse notte.
Dev'essere tutto un sogno, lui non può essere veramente qui.

« Perdonami, Rox. Non avrei dovuto lasciarti in quel modo alla festa. »

Se quello era un sogno, mi decisi a continuarlo per sempre. La voce melliflua di Rich mi arrivava dritta al cervello come fosse la più dolce delle melodie.

Era bello starsene sdraiati sul proprio letto a sentire dei sussurri, era davvero rilassante.

« Mi sento così in colpa, dovevo solo proteggerti, e non l'ho fatto. »

Arrivai alla conclusione che quello, probabilmente, era il sogno più bello che io avessi mai fatto negli ultimi cinque anni.

Il suo tono di voce era così calmo, ma anche così tristemente risentito.
Era un paradosso, ma sembrava davvero triste e felice allo stesso tempo.

« Lo so, dirtelo mentre dormi non è il massimo. Ma in fondo sono un codardo, non riuscirei mai a dirti tutte queste cose in faccia. A volte mi sembra che tu riesca a leggermi dentro; la trovo una cosa spaventosa. Non so mai cosa tu possa trovare dentro di me, e questo mi preoccupa terribilmente. »
Sentii un sospiro, e mi domandai se in realtà non fossi stata io a farlo.
Era un sogno, ma era così reale. Forse avrei dovuto aprire gli occhi...

« Perciò te lo dico adesso, ora che non puoi sentirmi. Se ci tengo così tanto a te, Rox, è perché io... »

Il buio ritornò nella mia mente, e ci ricaddi completamente, grata per il riposo che mi stava dando dalla luce e dai pensieri, ma desiderosa di sapere quali sarebbero state le parole seguenti che Rich mi avrebbe rivolto.
È solo un sogno, lascia perdere. - mi ripetei.

 

 

Ero sdraiata su un divano rosso, posto al centro di una stanza enorme, di una casa a me sconosciuta. Dalla finestra della stanza riuscivo a vedere un limpido cielo azzurro, e in lontananza una chiazza verde, che molto probabilmente doveva essere un parco.

Mi accorsi di trovarmi in un appartamento al terzo o al quarto piano.
Ero distesa tra i cuscini, sotto a una coperta colorata, simile a quella che dei neonati.

Era una situazione assurda, ma mi sentivo stranamente sicura.

Guardavo costantemente fuori dalla finestra, in cerca di qualche particolare interessante, quando la mia attenzione fu catturata dalla persona che entrò dalla porta dietro di me.

Julia si ergeva in tutta la sua bellezza proprio davanti ai miei occhi. Indossava una semplice tuta blu e un paio di scarpe da ginnastica, ma nonostante l'abbigliamento, risultava bella come lo era sempre stata. Avevo sempre creduto che fosse lei la più bella tra noi tre, ma lei non lo pensava: per Julia, Natalie era sempre stata quella perfetta.

« Ehi, Roxy Foxy. »
Sorrise, mostrandomi i suoi denti perfetti, che non avevano mai avuto bisogno dell'apparecchio, mentre pronunciava il nomignolo che una volta lei e Natalie usavano per chiamarmi.

« Ehi, Juls. »

Julia si avvicinò a me, sedendosi al mio fianco. Si mise una ciocca che le copriva quei meravigliosi occhi azzurri che si ritrovava dietro all'orecchio, poi si girò, trovandosi così proprio davanti al mio viso.

« Allora, come stanno andando le cose tra te e Nick? »

« Eh? »

Più Julia mi guardava, più sentivo il disagio crescere. Non capivo cosa mi stesse chiedendo, non capivo assolutamente nulla del perché stessi anche solo avendo una conversazione con lei.

« Sì, dai. Da quando abbiamo mollato quella sfigata di Natalie sei riuscita finalmente a metterti con Nick. »

« Noi... cosa? »

« Non fare finta di niente, è stata una tua idea smettere di parlarle! »

Vidi Julia contorcere le labbra in un ghigno divertito, e vagamente maligno. Sembrava che ripetere quelle parole la divertisse, sembrava che abbandonare quella che era stata una sua amica, una sua cara amica, non le importasse minimamente.
Mi resi conto che per qualche strana e assurda ragione io ero Natalie e lei era me.

E così capii di ritrovarmi nell'appartamento di Julia, dove ero stata pochissime volte, a parlarle come fossimo ancora migliori amiche.

« Ah, sì. »

« Dai, ora dimmi. Tu e Nick l'avete già fatto? »

Mi guardava, gli occhi sgranati, come se la sua sopravvivenza dipendesse da una mia risposta.
« Cosa? No! »

« Oh, non ti preoccupare, succederà presto, me lo sento! »

Mi fece l'occhiolino, dopo di che scoppiò in una risatina divertita e davvero insopportabile.

Cosa avrebbe fatto Natalie al mio posto? Avrebbe riso proprio come stava facendo Julia in quel momento?

« Comunque... hai visto l'altro giorno il ragazzo che ha portato Natalie alla festa? Che gran figo! »

« N-non ricordo. »

Scuotevo la testa, volevo terribilmente uscire da quella situazione.

« Sì, quel biondino tutto muscoli! »

« Biondino? »

« Sì, sì! Credo si chiamasse Rich! Chissà come avrà fatto a trovarsi un ragazzo del genere! È sempre stata così sfigata! »

Julia scoppiò a ridere ancora, dimenandosi sul posto convulsamente.

Io avevo solo una gran voglia di urlare.

Sbaglio, o aveva detto che Natalie era andata alla festa con Rich?

Mi sentii svenire, e non mi veniva in mente niente per togliermi da quella situazione che stava diventando insostenibile.
Mi piegai in avanti, colpa di una fitta che mi colpì lo stomaco. In testa avevo solo il pensiero di uccidere Natalie, semplicemente perché si trovava al posto che spettava a me.
Che fosse gelosia la mia? Gelosia perché lei aveva Rich, mentre io avevo l'unico ragazzo mai piaciuto ad entrambe?

« Io... io non credo di sentirmi bene... »

Mi presi la testa tra le mani e la schiacciai con quanta più forza avessi.
Cominciai a vedere una luce proprio sopra di me e decisi di seguirla con tutta me stessa.

 

Mi svegliai di soprassalto nel letto di camera mia poco dopo.

Portai una mano alla testa, per sentire in che condizioni fossi, e sentii i capelli appiccicati alla fronte. Dovevo essermi agitata molto negli ultimi minuti.

Mi guardai in giro, in cerca di qualche cosa che potesse essere in contrasto con l'ordine naturale della mia camera, ma non trovai niente.
Nel posto alla mia destra del letto matrimoniale non c'era assolutamente nulla; nessuna fonte di calore come invece avevo sospettato prima di addormentarmi definitivamente.

L'unica cosa che mi sembrò strana fu che la porta del mio bagno fosse chiusa. Di solito, prima di andare a dormire, la lasciavo aperta assieme alla finestra del bagno, così da avere più aria durante la notte.
Io sono fatta così: è molto facile che mi senta soffocata, magari anche un po' repressa. Avere più aria nei polmoni mi aiuta semplicemente a sentirmi più libera.

Cercai di alzarmi per andare ad aprirla, ma non appena misi un piede fuori dal letto ebbi un leggero capogiro.

Chiaramente il mio corpo stava cercando di dirmi che era meglio rimanere dove ero. Decisi di ascoltarlo, e mi ridistesi sul letto, su un fianco, con il viso rivolto verso la finestra chiusa.

Avrei voluto alzarmi anche per scostare la tenda della finestra, magari sarei riuscita a intravedere qualche stella, ma mi dissi che almeno per quella notte avrei dovuto farne a meno.
Chiusi nuovamente gli occhi, con il vivo desiderio di non fare altri sogni che potessero spaventarmi.

 

Era buio nel soggiorno di casa mia e la prima consapevolezza fu un sentimento di grande solitudine e terrore. Camminavo in circolo, come fossi in attesa di qualcosa. Mi chiesi perché fosse così buio, dato che quella era la stanza più illuminata della casa. Riuscivo a sentire delle voci provenire dalla strada, voci a me completamente sconosciute.

Chissà quanto ancora sarei restata lì, a camminare nell'oscurità, prima che succedesse qualcosa.

« Mi aspettavi? »

Con la stessa velocità con la quale un semaforo cambia colore dal rosso al verde, così la stanza passò dal buio più totale alla luce quasi accecante.

Mi girai, conscia di aver riconosciuto quella voce, e non appena vidi il suo viso bello come mai, mi stampai in faccia uno dei miei sorrisi più sinceri.

« Ciao, Rich! »

Lo vidi ricambiare il sorriso e rimanere a fissarmi per un po'.

C'era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che non c'entrava nulla col Rich che fin'ora avevo conosciuto, me lo sentivo.

« Non vieni a dare il bacio di benvenuto al tuo ragazzo? »

Mi guardava con un sopracciglio inarcato, chiaramente allibito dalla mia reazione, o meglio, da ciò che non stavo facendo.

Dovevo davvero correre tra le sue braccia e baciarlo? Questo era un'altro dei miei sogni?

« Okay, come non detto, faccio io. »

Rich cominciò ad avvicinarsi a me, tendendomi una mano.

Sbaglio, o stava davvero venendomi incontro per baciarmi?

Mi resi conto che avevo capito benissimo quando si fermò a pochi millimetri dal mio viso, e poggiò una mano dietro alla mia schiena. Lo vidi chiudere gli occhi e dischiudere le labbra, pronto a poggiarle sulle mie.

Mi tirai indietro all'ultimo momento, proprio quando oramai le nostre labbra si stavano sfiorando.

« C'è qualcosa che non va, Rox? »

« No, cioè sì... io... perché volevi baciarmi? »

Mi resi conto che era una domanda stupida, ma non parlai ulteriormente, sapevo che avrei solamente detto parole decisamente senza senso.

« Ci siamo sempre baciati. Dov'è il problema adesso? »

« Ah, sì? »

« Sì, Rox. Di solito quando un ragazzo e una ragazza stanno assieme si baciano. »

Speravo che stavolta sarei stata in grado di trovare un po' più di senso a ciò che stavo vivendo, ma capii che non ci sarei riuscita affatto.

Questo era decisamente un altro sogno, un sogno che forse non avrei mai sperato fare.

« Noi, noi stiamo assieme? »

Lo vidi sorridermi teneramente, ma notai che c'era qualcosa di decisamente strano nel suo sorriso: Rich non sorrideva mai così.

Quello sembrava più il tipo di sorriso che avevo visto impresso sul volto di Nick alla festa.

Ebbi un leggero colpo al cuore; cosa c'entrava Nick con ciò che avevamo io e Rich?

« Oh, Rox, stai bene? Stiamo assieme da tre anni oramai! »

Sapevo di avere lo sguardo vuoto e le labbra schiuse dallo stupore. Me ne accorsi anche dall'espressione che mi riservò Rich.

Normalmente si sarebbe preoccupato per me, avrebbe cercato di aiutarmi; invece se ne stava lì, davanti ai miei occhi, con la fronte aggrottata e un finto sorriso contorto da un lato.
Quello non era il Rich che conoscevo io.

« Da quanto? »

« Ti ricordi quando ho chiesto a Natalie di aiutarmi per farmi notare da te? »

« Io... ehm... sì, certo, lo ricordo. »

Mi resi conto di aver mentito, ma d'altronde non potevo fare la figura di quella che non stava capendo nulla della situazione, non davanti a Rich, nonostante non fosse il ragazzo che tanto mi affascinava.

« Bene, allora saprai che ci siamo messi assieme qualche settimana dopo. »

Non so cosa mi successe l'attimo dopo, ma cominciai a sentirmi sempre più isolata dal resto. Non vedevo più il mio soggiorno e a malapena riuscivo a distinguere il profilo di Rich.

So per certo di essere sbiancata quando i meravigliosi occhi verdi di Rich si tramutarono in quelli neri di Nick.

Ebbi la sensazione di cadere nel vuoto, quella tipica sensazione che si ha quando si sta sognando.

Fu in quel momento che mi resi conto che il mio era solo un altro dei miei sogni contorti e inversi. Stavolta io interpretavo il ruolo di me stessa, ma Rich e Nick si erano inevitabilmente scambiati di corpo.

Non so come feci ad arrivare a una conclusione mentre dormivo, ma capii che non avrei mai voluto scambiare Rich con nessun altro, nemmeno con il ragazzo per il quale avevo avuto la mia prima cotta.

 

« Rox, Rox, svegliati! Stai tremando! »

Lentamente riacquistai consapevolezza e mi decisi a riaprire gli occhi, infastidita da una mano che gentilmente mi scuoteva una spalla.

Una volta aperti gli occhi, non potei fare a meno di sospirare stupita, tanto che quasi sbattei la fronte con quella di Rich, che si trovava proprio sopra di me, con uno sguardo preoccupato in volto.

Non feci in tempo a collegare cosa fosse successo prima o a ricordare altro, mi limitai a urlare come una matta.

« Che diavolo ci fai nel mio letto!? »

Lo vidi allontanarsi immediatamente da me, con uno velo di timore in viso.

Ero davvero spaventosa, così spettinata e probabilmente con le occhiaie sotto agli occhi?

Mi alzai a sedere di scatto, continuando a fissarlo in volto. Si vedeva chiaramente che era terrorizzato.

« Calmati, Rox. Sei stata tu a chiedermi di rimanere a dormire con te. »

« Io, cosa!? »

Avevo alzato le mani in un gesto disperato, non capendo cosa mi stesse dicendo. Solo in quel momento realizzai di avere un continuo ronzio in testa, proprio come quando ti rimane l'alone di un forte mal di testa.

« Eri ubriaca, non potevi restare da sola. »

« Così ti sei infilato nel mio letto!? »

Continuai ad urlare, notando che ogni tanto Rich socchiudeva gli occhi, come se in quel modo fosse riuscito a sentire di meno la mia voce.

Smisi di sbraitare qualche secondo dopo, quando abbassai lo sguardo su ciò che stavo indossando.

Dovevo essermi dipinta in volto un'espressione di orrore non appena vidi in che razza di vestiti striminziti mi trovavo dentro, dato lo sbuffo divertito che emise Rich.

« Mi spieghi perché diavolo sono vestita come una ballerina di bourlesque? »

« Tecnicamente le ballerine di bourlesque sono vestite in maniera più spinta... tu somigli di più a una— »

« Oh, sta zitto! »

Mi alzai di scatto in piedi, pronta a scappare da quella situazione. Non mi resi minimamente conto del fatto che la testa minacciava di esplodermi, così appena misi entrambi i piedi sul pavimento, cascai a terra nella perfetta imitazione della mela che cadde in testa a Newton.

Alzai lo sguardo in stato di shock quando vidi Rich mettersi a ridere sguaiatamente di me. Rideva di gusto, si vedeva.

« Rox, penso sia meglio che tu rimanga a letto ancora un po'. »

Non gli risposi, mi alzai nuovamente in piedi cercando un briciolo di quell'equilibrio che avevo perso e mi ributtai pesantemente sul letto.

Rimasi con lo sguardo rivolto verso al soffitto, mentre Rich continuava a fissarmi, seduto alla mia destra.

« Abbiamo davvero dormito assieme? »

« Beh, sì. »

« Ma mi sono svegliata durante la notte, e tu non c'eri! »

Mi stesi su un fianco, per guardarlo dritto negli occhi. Lo vidi agitarsi un po' e per un attimo mi parve di vederlo addirittura arrossire.

Rich non è mai in imbarazzo. - mi dissi.

« Ecco... io... sono dovuto andare in bagno un paio di volte. »

E questo spiega la porta del bagno chiusa mentre dormivo.

« Ah... ehi, no! Perché ero ubriaca? »

Non mi accorsi di aver alzato nuovamente la voce, almeno fino a quando non vidi l'espressione infastidita di Rich.

Ero in attesa di una sua risposta, ma lui faceva di tutto per non incontrare i miei occhi e anche, mi accorsi, per prendere tempo.
Che non volesse rispondere alla mia domanda?

« Rich! Spiegami perché ero ubriaca! »

« Ecco... la festa di Natalie. Hai bevuto un po' troppo... »

Fu in quel momento che sentii all'altezza del petto la sensazione più brutta del mondo. Come quando ti strappano dalle mani qualcosa a cui sei molto legato, come quando devi uscire da una vasca di acqua calda pronta a sentire i brividi di freddo sulla tua pelle.

Piccoli pezzi di ricordi m’ invasero la mente, mostrandomi cosa avessi fatto alla famosa festa che tanto mi aveva terrorizzata.

Per settimane mi ero ripetuta che sarebbe andato tutto bene, ma non era andata così.

Come avevo potuto essere così stupida da ubriacarmi e fare in modo che Natalie e Julia ridessero di me?

L'ultimo ricordo nitido che avevo era quello di Rich che correva in bagno dopo avermi lasciata in compagnia di Nick, subito dopo il vuoto più totale, e il ricordo successivo ero io che vomitavo nel bagno di casa mia.

Desiderai morire lì, all'istante, tra gli sguardi di Rich.

Anni di solitudine e di serenità ritrovata persi per colpa di una stupida festa alla quale non avevo saputo controllarmi.

« Rox, ascolta—»

« No, Rich! Sta zitto! »

C'era disperazione nella mia voce, quella disperazione tipica della situazioni dalle quali credi non ci sia più punto di ritorno. Guardavo Rich dritto negli occhi e mi chiedevo se le lacrime sarebbero scese.

Le volte in cui ho pianto in vita mia si possono contare sulle dita di una mano e probabilmente sono tutte riconducibili alla mia infanzia.

Non ho mai trovato un senso a tutte le lacrime che la gente versa ogni giorno.

Che cosa si aspettano? Che magicamente tutto si risolva eliminando un po' di liquidi dal corpo?

Piangere per me è sempre stato qualcosa per i deboli; se piangi, nessuno ti guarderà nel modo in cui speri di essere guardato.
Per questo desiderai con tutto il cuore che i miei occhi non mi giocassero un brutto scherzo; cosa avrei fatto se Rich mi avesse guardata diversamente, magari provando pietà?

Mi presi la testa tra le mani e cercai di nasconderla tra le ginocchia. Non riuscivo ad alzare lo sguardo, non riuscivo a guardare Rich dritto in volto.

« Rox, sei stata grande, davvero. Hai affrontato Natalie magnificamente! »

« Smettila, Rich! Smettila di essere sempre quello buono! »

C'è una piccola parte del mio carattere che ho sempre cercato di tenere nascosta, rilegata in attesa di una sua reale utilità. Questa mia inutile parte, chiamata impulsività, non sembrò voler stare nell’ombra ancora per molto, poiché fuori uscì con la stessa velocità con cui sbattevo le palpebre, sottoforma di un urlo aggressivo nei confronti di Rich.

« Non lo pensi realmente, lo dici solo perché sei arrabbiata. »

Mi decisi ad alzare lo sguardo, convinta che sarei riuscita ad affrontarlo meglio.

Ero davvero così stupida? Appena incontrai il suo viso, mi resi conto che non sarei mai riuscita ad affrontare Rich, i suoi occhi verdi e l'enorme sorriso che mi stava rivolgendo in quel momento.

Sembrava mi dicesse che mi capiva e che sarebbe stato sempre lì per sostenermi, semplicemente incurvando le labbra.

« Sì. Sono arrabbiata, e sai perché? Perché sono una stupida! »

« No, non ti permetto di dire una cosa del genere! Non sei per niente stupida! »

Lo guardai confusa, lievemente corrucciata. Adesso sembrava che i ruoli si fossero invertiti e che quello arrabbiato fosse lui. Qualcosa nelle mie parole doveva averlo irritato, qualcosa nelle mie parole lo aveva fatto scattare in quel modo.

« Finiscila di mentire solo per farmi contenta! »

Urlavo anche io; rispondevo alle sue parole con lo stesso senso di disperazione.

« Tu pensi che io menta? »

« Menti sempre quando si tratta di me, Rich. »

Una pugnalata in pieno petto. Mi resi conto che per Rich le mie parole dovevano essere risultate proprio come una pugnalata, così abbassai lo sguardo dispiaciuta.

Feci in tempo a scorgere nei suoi occhi un po' di delusione, ma ritirai lo sguardo prontamente prima di trovarci altro che potesse darmi dispiacere. Non dissi o feci nulla per scusarmi, mi alzai solamente dal letto, pronta ad andarmene dalla mia stanza.

« Vieni a fare colazione? Sono le dieci, ormai. »

Mi sentivo ancora come dentro ad una bolla, ma decisi di concentrarmi sul ragazzo ancora seduto sul mio letto.

« Se per te va bene, a me andrà bene. »

E questo che cosa significava? Cominciavo a stancarmi delle sue parole con triplice significato, cominciavo a pensare che non sarei riuscita a sopportarlo ancora per un'altra ora. Sapevo che essere arrabbiata con lui era sbagliato, ma piuttosto che prendermela con me stessa pensai che prendermela con Rich fosse di gran lunga più facile.
Avrei voluto fosse altrettanto semplice guardarlo in faccia.

« È un sì o un no? »

Mi sorrise, in quel modo in cui non sorrideva da tanto. Sentii qualcosa sciogliersi all'altezza del petto, ma lo ignorai prontamente.

« È sempre un sì, Rox. »

 

*

« Allora, Rich, che mangi di solito al mattino? »

Rich stava seduto sulla sedia del tavolo della cucina, giocando distrattamente con le frange della tovaglia.

A vederlo ci si poteva quasi intenerire, a vederlo sarebbe potuto benissimo sembrare un bambino. Aveva i capelli tutti scompigliati, e la camicia tanto elegante che aveva indossato la sera prima stropicciata. Le guance erano rosse, ma il resto del corpo cadaverico; gli occhi brillavano, ma restavano fissi sul tavolo.
Non mi guardava, sembrava assolutamente assorto nei suoi pensieri.

« Quello che prendi tu, mi va bene tutto. »

Lo osservai stringere i pugni e muovere distrattamente i pollici su di essi.

Mi chiesi se fossi io la causa del suo cambiamento di umore, mi domandai se fossi stata davvero così stupida da rovinare la serenità che Rich emanava da tutti i pori.

Mi girai per fare il caffè, dando le spalle alla figura incurvata che era Rich in quel momento. Misi sul tavolo un cesto di frutta e tirai fuori dal frigorifero due yogurt, dopo di che presi la caraffa del caffè e ne versai un po' dentro ad una tazza per darlo a Rich. Sperai che il caffè gli piacesse; io lo odiavo, ma vederlo lì, con l'espressione tutta imbronciata, mi fece pensare che forse ne avesse bisogno.

Gli misi la tazza di caffè davanti alla faccia e mi sedetti affianco a lui per aprire il mio yogurt.

« Spero che il caffè ti piaccia, l'ho fatto solo per te. »

Gli parlai sorridendo, sperando che forse così mi avrebbe rivolto gli sguardi che tanto mi piacevano. Quelli che mi facevano sentire sicura e dannatamente apprezzata.

Rich osservò per un po' la tazza di caffè, poi si girò verso di me. Mi sorrise con gli occhi, le labbra si mossero solo per parlare.

« Sì, è perfetto. Grazie. »

Non mi piaceva affatto come si stava comportando con me. Sapevo che la colpa era tutta mia, mia perché ero stata troppo dura con lui, mia perché in un certo senso avevo approfittato fin troppo della sua bontà.

« Ascolta. So di essere stata davvero dura con te prima, ma davvero, non lo pensavo seriamente! »

Mi decisi a chiarirmi con lui. Sentivo un enorme peso all'altezza dello stomaco, così pensai che scusandomi sarei riuscita a farlo sparire.

Rich annuì, girandosi finalmente nella mia direzione.

« No, tranquilla! So che non ce l'hai con me! »

« Allora smettila di fare così! »

Appoggiai con forza lo yogurt che tenevo in mano sul tavolo, quasi rovesciandolo. Vidi Rich sbattere le palpebre nervosamente, quasi si chiedesse cosa in realtà succedesse a me.

« Così come? »

« Di essere così... imbronciato! Non mi piace! »

Appoggiò un gomito sul tavolo e la testa su una mano. Ora mi fissava, con quello sguardo che tante volte gli avevo visto in volto. Pochi secondi dopo apparve sulle sue labbra un nuovo sorriso, uno di quelli che ti fanno sentire dannatamente a disagio.

« E cosa ti piace? »

Mi venne spontaneo deglutire nervosamente. Non mi era mai capitato di dover esprimere un parere così apertamente, soprattutto riferire ciò che mi piaceva di un'altra persona.

« Mi piace quando mi sorridi e quando mi parli senza problemi, blaterando senza mai fermarti. »

Non riuscii a sostenere il suo sguardo ancora per molto, così mi fiondai nuovamente sulla mia vaschetta di yogurt. Sentivo i suoi occhi scrutarmi, come aveva fatto già tante volte e non potei fare a meno di arrossire.

Non sono mai arrossita per qualcosa in vita mia. Mi passò alla mente il pensiero che le uniche volte che l'avevo fatto era stato proprio a causa sua.

Per qualche strana e a me sconosciuta ragione, i suoi sguardi mi mettevano sempre in difficoltà.

Rich non rispose. Io d'altra parte non ebbi nemmeno il coraggio di voltarmi per vedere cosa stesse facendo.

Lo sentii poco dopo sbuffare. Sono sicura stesse sorridendo, magari anche un po' gongolando. A Rich erano sempre piaciuti i complimenti.
« Ti piace quando blatero, capito. »

C'era un velo d’ ironia nella sua voce. Pareva essere tornato il Rich di sempre, il ragazzo che sorrideva, anche quando non c'era una reale ragione per farlo.

Alzai gli occhi per posarli nei suoi, rassicurata dalla sue parole.

Con mio sommo sollievo, notai, non era più imbronciato come prima. Riuscivo a scorgere ogni spiraglio di verde nei suoi occhi, e il bianco di ciascun dente.

Era un piacere vederlo così, era un piacere vederlo contento.

Mi ritrovai a sorridere di rimando; ogni volta che vedevo il suo volto contorto in un'espressione di felicità mi veniva naturale fare lo stesso.

È anche vero che non ho mai avuto veri amici, quindi non so come ci si comporta con un amico o se si provano le stesse emozioni che provo io per Rich, ma lui è l'unica persona in grado di farmi cambiare umore in un secondo.

La nostra sta cominciando a diventare per me una sorta di relazione di amore e odio. Amore perché non posso più fare a meno della sua compagnia, odio perché è diventato la mia unica debolezza.

La fredda e distaccata Roxanne ha trovato colui che scalfirà il muro, e ne ha dannatamente paura.

« Non dovevo dirtelo, ora non smetterai mai più di parlare! »

« Oh beh, ma a quanto pare ti piace! »

Rich mi fece l'occhiolino. Mi venne naturale spalancare la bocca stupita; i suoi gesti, sempre così spontanei e sfrontati cominciavano a diventarmi familiari, ma erano sempre sorprendenti come fosse la prima volta.

« Bene. Ora che non abbiamo più relazioni segrete da complottare, cosa faremo? »

Mi ricomposi subito, parlando lentamente, masticando parola per parola.

« Rox, non c'è bisogno di scuse per frequentarci. Possiamo benissimo continuare a vederci solo come amici, sai. »

Sentii qualcosa sciogliersi dentro al petto. Era vero: cercavo sempre una scusa per legarmi a Rich, pur di non voler ammettere che potevo avere un amico anche senza interessi.

Mi ero nascosta dietro alla scusa della festa per tutto il tempo, era arrivato il momento di smettere di mentire e ammettere che volevo la compagnia di Rich.

« Amici. Quindi noi siamo amici. »

« Sì, Rox, lo siamo. »

Come mi era successo moltissime volte nell'ultimo mese, la mia memoria fece un salto temporale fino al giorno in cui conobbi Natalie e Julia. Nel loro viso vi era impresso lo stesso sorriso che ora mi stava riservando Rich, nelle loro voci c'era la stessa innocenza che c'era ora in quella del ragazzo che avevo davanti.

Gli occhi mi pizzicavano, ero sicura che se avessi parlato la mia voce sarebbe stata incrinata.

Avevo paura, una terribile paura. Paura di non essere abbastanza per lui, come amica, come spalla su cui piangere se ne avesse avuto bisogno.

Avevo già fallito una volta, non volevo fallire ancora, non con Rich.

Mi alzai di scatto dalla sedia su cui ero seduta da più o meno mezz'ora, facendola stridere sul pavimento. Corsi a buttare il barattolo di yogurt oramai vuoto da minuti, cercando di evitare lo sguardo di Rich.

« Allora, che facciamo oggi? »

« Io devo tornare a casa, ma se vuoi posso passare più tardi! »

Lo sentii raggiungermi da dietro, come un'ombra leggera che ti segue nelle giornate più torride.

Mi girai, per incontrare la sua faccia. Nel momento stesso in cui lo feci mi pentii amaramente; mi ritrovavo con le spalle al mobile della cucina, il corpo di Rich che mi spingeva contro di esso, sovrastandomi dall'alto.

Mi scrutava, come aveva sempre fatto. E io deglutii, come avevo sempre fatto.

« Vado ora così posso tornare il prima possibile, okay? »

La sua voce era un unico sussurro, sonoro abbastanza da arrivare dritto alle mie orecchie.

Annuii, non smettendo nemmeno per un secondo di guardarlo negli occhi.

Si sporse verso di me per lasciarmi un lungo bacio su una guancia, dopo di che lo vidi camminare lentamente verso la porta di casa.
L'ultima cosa che vidi prima di accasciarmi a terra esausta fu una chioma di capelli biondi che si chiudeva alle spalle una pesante porta di legno.

 

*

Rich se ne era andato da due ore, oramai. Con calma mi ero fatta una doccia e cambiata, non prestando particolare attenzione ai vari pensieri che invece attanagliavano la mia mente.

Fu solo quando decisi di sedermi sul divano per guardare un po' di televisione che lasciai vagare il mio cervello, conscia che sarei andata a parare su argomenti scomodi, portatori di cattivi pensieri.

In ogni caso, ogni volta che cercavo di evocare qualche bel ricordo, la mia mente finiva sempre e solo su un'unica cosa o meglio su un’unica persona.

È incredibile come fossi riuscita a legarmi così tanto a quello che era stato per me uno sconosciuto fino a poco tempo prima, convinta come ero di non riuscire a trovare un amico mai più nella vita. Avere un ragazzo come lui al mio fianco era rassicurante, e mi faceva sentire più sicura di quanto non lo fossi mai stata in vita mia.

Fissavo lo schermo del televisore senza realmente guardare le immagini, continuavo ad avere in testa solo in volto di Rich.

E ogni volta che sbattevo le palpebre, vedevo solamente quelle profonde pozze verdi.

Mi ero giusto decisa a volgere la mia attenzione verso il televisore, quando il suono del campanello mi distrasse dal mio intento.

Con un enorme sorriso stampato in volto, corsi verso la porta, pronta ad accogliere il ragazzo che fino a poco prima era nei miei pensieri.

« Ehi, ciao Rox! »

Il sorriso morì sulle labbra con la stessa velocità con cui era comparso.

Il ragazzo che si trovava davanti a me non era Rich.

Rich non aveva gli occhi neri, Rich non aveva quel sorriso che m’ indisponeva così tanto.

Nick.

 

 

(Note della beta: Ehilà, spunto anche io, finalmente. In realtà non sono qui per fare annunci eclatanti, semplicemente per scusarmi del ritardo con cui Elaeth posta il capitolo. Perché sì, è colpa mia. Tra il corso preparatorio all’università e le vacanze, poi , non ho dedicato molto tempo alla correzione e me ne rammarico, anche perché siete voi quelle/i che hanno aspettato.
Nonostante tutto, non provate minimamente a ridurre il numero di recensioni… o vi faccio diventare marmellata di fragole ( che è la mia preferita :D ). )

  
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