Il medico si avvicinò all'uomo.
-Sua figlia è nata. Ma sua moglie non c'è l'ha fatta.-
L'uomo non si scompose, lo sapeva che non c'è l'avrebbe fatta.
-Mi mostri mia figlia.-
Una bambina stava giocando con il ciondolo del dottore che la teneva tra le mani. I pochi ciuffi chiari che le coprivano la testa le davano un aria di innocenza. Gli occhi chiari sembravano
non avere fondo.
-Me la passi.-
Il dottore mise nelle braccia del uomo la bambina.
-Ti chiamerai Gelìne. Figlia di Primus Genius e Spera. Se mai io morirò in battaglia, tu erediterai la nostra conoscenza sulle ricerche e sull'energia blu.
Che Cassandra sia con te, figlia mia.-
Detto ciò si tolse il medaglione che portava al collo: una sfera azzurrognola con un energia pulsante all'interno, finemente retta da una catena di oro bianco.
La mise al collo della piccola.
-Quando sembrerà impossibile andare avanti, questo ti mostrerà che i tuoi peggior nemici, sono i tuoi migliori amici.-
L'uomo vestito di nero si voltò facendo svolazzare il mantello.
Stava per uscire dalla rocca.
-Dottore.-
-Sì mio signore?-
-Prenda un drago dal colpo veloce e porti via Gelìne con sé. La bambina deve vivere.-
-Perché dice ciò?-
-Perché le la sentinella non mente, stiamo andando a morire.-
Sguainò la spada nera.
-Addio figlia mia.-
Poi uscì.
Dagli occhi della piccola scendevano lacrime,per quando fosse nata da soli pochi minuti, era cosciente, sapeva cosa era accaduto, ma tanto, non se lo sarebbe mai ricordato.