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Autore: cecchino_2028    09/07/2012    12 recensioni
Un uomo che combatte per la sua vita fino all'ultimo istante, poi la torre cade e lui avverte che ormai non ha più senso rimanere in vita. (Quarta classificata al contest "Sulle ali della Fantasia")
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte è ormai scesa. Vedo solo un buio deserto di fronte a me, un deserto fatto di basse case bianche, sorrido passando una mano sulle pietre ancora calde del sole che ha picchiato sui nostri corpi per tutto il giorno. Non sento altro che il sapore dell’assenzio sulle labbra. Se ne beve sempre un po’ da queste parti prima di fare la ronda notturna, è una specie di droga, ma qui si usa come acqua. Scioglie la tensione, allenta i muscoli, niente di meglio per chi sotto queste stelle potrebbe versarci il sangue e rimetterci la vita. Se fisso lo sguardo di fronte a me, a quel deserto che fino a qualche ora fa era popolato di flebili luci, è come se non ci fosse più nulla, anche il profilo delle palme è scomparso, è tutto immerso nel nero più assoluto. La mano che impugna la spada è salda, ferma, nonostante non riescaa vedere nulla attorno a me, se un mamelucco o un qualsiasi altro assassino arrivassenon me ne accorgerei. Nonora che i miei pensieri corrono alla mia vita. Fatta di peccato, nonostante tutto innocente, non per gli occhi di Dio, ma per quelli della società, indosso il candido mantello con la croce scarlatta, per loro sono il brav’uomo che combatte nel bel mezzo del deserto per qualcosa in cui non crede.
“Sentinella!” urla un uomo dal basso. Mi blocco perplesso, immobile, con una mano sulla spada ed una sulla pietra della fortezza. Guardo verso il proprietario della profonda voce che mi ha chiamato. E’ a parecchi metri di distanza da me, non riesco a vederlo, non in questo buio privo del chiarore della luna e delle stelle. 
“Shomér ma mi-llailah?” domanda l’uomo. Sorrido. La sua inflessione ebrea denota le sue origini in queste terre ormai pieno dominio degli arabi, conosco la sua lingua quel che basta per comprendere ciò che ha detto. Non rispondo, continuo a sorridere, scrutando l’orizzonte in attesa che sia il cielo a rispondere alla domanda di quell’uomo. Sono fermo in questo posto da talmente tanto tempo che neanche me ne sono reso conto, e non parlo del tempo che ho passato quia protezione della fortezza durante la notte, ma di quello che ho passato in questa terra lontana da casa. Sembrano passati secoli, eppure potrebbe anche essere passati pochi attimi da quando ho abbandonato l’Inghilterra per venire a combattere gli infedeli, a riprendere le terre che secondo il papa sono diritto divino dei cristiani. Nonostante abbia passato tutta l’adolescenza ad allenare il corpo alla battaglia sono fermo, immobile, in questo luogo, tutte le notti, ad aspettare che qualcuno mi venga a cercare.
“Shomér ma mi-llailah?” chiede l’uomo di nuovo, stavolta con rabbia, attendendo ancora una risposta. Non so come rispondergli che non so che ora sia, poiché la luna è tramontata, ma il sole non è ancora sorto, è come se tutto si fosse fermato in un attimo di pura follia momentanea. Rimango sulla torre di controllo, veglio su quelle luci nel deserto che presto prenderanno a nascere, a svegliarsi lentamente, ma non ancora, non finché il sole non farà capolino oltre la linea sabbiosa del deserto. Quella palla di fuoco però sembra non decidersi a nascere. Un boato scuote la quiete, la parete accanto a me frana, in un attimo la torre più alta della fortezza di San Giovanni d’Acri crolla sotto i colpi di cannone, parte l’allarme eppure nel momento in cui il sole sorgerà questa fortezza non ci sarà più, così come me, saremo tutti a perire tra le macerie. Fisso l’ebreo, che insisteva nel chiedermi quando sarebbe arrivato il giorno, scappare lontano, via da tutto questo, da questa guerra che porterà alla distruzione della città, al dimenticarci del nome di chiunque ci sia ai piani alti, a chi ci comanda, perché ci appelleremo a Dio ed alla schiera di soldati che ci protegge. Sorrido, malinconico, pensando alla domanda dell’ebreo, a quell’ insistente Shomér ma mi-llailah, che forse era un segno del destino, che forse quell’ uomo non si riferiva a quando sarebbe tramontata del tutto la notte, ma a quando sarebbe tramontata la nostra cultura nella loro terra. Non avrò una risposta ai miei dubbi, non ora mentre cado lentamente dalla torre ed atterro sulle pietre ancora calde. Un rivolo di sangue mi bagna le labbra come ha fatto prima l’assenzio, la polvere e la sabbia si alzano attorno a me, lasciando il segno del mio corpo, l’unico del mio passaggio. Tra qualche anno ricorderanno questo giorno come quello della caduta di Acri. Non il mio nome, o quello di qualche altro compagno, o dei re, ma ricorderanno l’alba che ha segnato la caduta del popolo cristiano contro quello mamelucco. Sento la vita scivolare via da me, mentre una domanda risuona nelle mie orecchie: Shomér ma mi-llailah.
 
 

 
Recensione e punteggio
 
La storia è piuttosto lineare e semplice, eppure nell’insieme risulta piacevole. Un momento, nella vita della Sentinella, in cui la vediamo alle prese con il suo compito di sorvegliare la fortezza in attesa del mattino. Il suo disagio è evidente, così come la stanchezza che comporta questa situazione.
Come personaggio si può dire che è abbastanza approfondito, anche se il dettaglio della sua vita in Inghilterra è solamente accennato, quando dice che l’ha lasciata per combattere gli infedeli. Sarebbe stato bello sapere se e cosa ha lasciato a casa. In ogni caso, risulta un buon protagonista-narratore: non è onnisciente, ma anzi mostra una certa dose di insicurezza e paura, tipica probabilmente di tutti quei soldati che, come lui, sono costretti a montare la guardia da soli.
Ci sono sfortunatamente numerosi errori al livello di punteggiatura e un paio di ripetizioni, che mi hanno indotto ad abbassare il punteggio. Una cosa che sinceramente mi dispiace, perché senza queste sbavature la lettura sarebbe risultata ancor più piacevole, e la storia avrebbe potuto definirsi come un perfetto spaccato di vita (e, visto il finale, di morte) della Sentinella.
Riguardo all’attinenza, non ho niente da dire: combacia pienamente con la canzone scelta, in tutto e per tutto, considerando che hai addirittura scelto la “4 Bis”, più lugubre della gemella, e quindi più adatta alla situazione. Hai ripreso quasi alla lettera il testo, riadattandolo alla tua storia. È quasi al limite della Song-fic, ma è ancora accettabile all’interno del contest.
Anche il secondo Prompt è stato rispettato in pieno, e ora capisco bene perché hai scelto proprio questa combinazione (ammetto di non averci pensato, sul momento): praticamente veniva da sé. Ben fatto.
 
Punteggi:
 
- grammatica, sintassi e ortografia: 2.5/10
- sviluppo della trama: 12/15
- caratterizzazione dei personaggi: 9/10
- attinenza al tema e ai parametri posti: 14/15
 
Totale: 37.5/50
   
 
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