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Autore: jeffer3    09/07/2012    5 recensioni
Cosa succederebbe se ci fosse uno scambio di corpo fra Rachel e Santana?
Dal I capitolo:
“Buon Dio”. Due sole parole riuscì a pronunciare, immobile davanti allo specchio, prima che il cellulare, indiscutibilmente non suo, data la suoneria di don’t rain on my parade, versione Rachel Berry, iniziasse a suonare. Dopo aver letto sullo schermo 'Santana Lopez', si decise a rispondere.
“P-pronto?” *Non posso crederci, ho persino la sua voce.*
“Santana? Sei… tu?”
“Hobbit! Dimmi che hai tu le mie tette, ti prego.”
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno audizione/nazionali, Lunedì.




 
La mattina successiva iniziò come una tipica giornata primaverile. Un vento leggero muoveva le foglie del giardino di casa Lopez, accompagnato da un allegro cinguettio di uccelli; il sole, da poco sorto, filtrava attraverso le persiane abbassate, colpendo proprio il viso della latina, che, dopo i primi mugolii infastiditi, decise di aprire gli occhi. Ogni mattina, da una settimana a quella parte, l’ispanica si svegliava posando lo sguardo sullo specchio vicino al letto, uno specchio, che fino ad allora aveva riflesso un’immagine che non le apparteneva, un corpo che non le apparteneva.

Quella mattina, però, così simile per tanti aspetti, si dimostrò, tuttavia, profondamente diversa dalle altre.
L’immagine che si trovò davanti, questa volta, era finalmente quella che sperava di vedere da giorni. Quando si specchiò vide, ora, semplicemente se stessa, la vera Santana. Passò in rassegna tutto il proprio corpo con lo sguardo, dagli occhi, neri e profondi, passando per le labbra carnose, la pelle olivastra, fino ad arrivare alle gambe.
*Sono tornata me stessa… sono…* si sedette, poi, di scatto dal letto, ricordandosi improvvisamente di non essere andata a dormire sola la notte precedente.
*Brittany, Quinn, Rach-* e quasi come invocate dai suoi pensieri, se le ritrovò sedute, chi ai piedi del letto, chi sulla sedia della scrivania, ma tutte con lo stesso meraviglioso sorriso sulle labbra, proprio di fronte a sé.

Ormai completamente presa dalla gioia, che si stava facendo spazio sempre di più in lei, si alzò finalmente per andare ad abbracciare ad una ad una le ragazze, nessuna esclusa, comunicando tutto l’affetto che provava per loro. Avevano condiviso tutto quella settimana, erano diventate quasi una cosa sola.
“C-come è-è…” iniziò, balbettando, l’ispanica per la troppa emozione.
“Successo?” concluse per lei sorridendo la diva “Non ne ho la più pallida idea, so solo che è fantastico. Siamo di nuovo noi, San! Siamo… senti, senti la mia bellissima voce? La senti?” chiese tutta emozionata
“Oh sì, la sento forte e chiaro! In una situazione normale mi avrebbe dato più che fastidio, ma, ora che…” si interruppe un attimo l’altra, a quanto pare riflettendo su qualcosa, per poi spostare lo sguardo, dapprima sulla sua biondina preferita, per poi posarlo sulle altre due in camera.
“Fuori” disse, semplicemente, scortando ‘gentilmente’ Rachel e Quinn fuori dalla propria stanza.
“Ma cos-“ fece una Quinn, che, inizialmente confusa, capì poi subito il comportamento dell’amica “Ooooh! Ok, andiamo Rach, c’è la camera degli ospiti libera” concluse, accelerando il passo per uscire, portandosi con sé la propria ragazza, a cui rivolse uno sguardo malizioso.
“Finalmente” disse solo l’ispanica, prima di fiondarsi con passione su quelle labbra che tanto le erano mancate. Certo si erano scambiate qualche bacetto a stampo in quella settimana, ma, diciamocelo, era niente paragonato a quello che si stavano scambiando in quel momento.
“Quanto mi erano mancate le tue labbra” commentò, sorridendo nel bacio, la ballerina, che la mora stava, ora, facendo stendere sul letto sotto di sé.
“A chi lo dici” rispose l’altra, ridacchiando, portandosi sul collo della bionda, iniziando a tempestarlo di baci e morsi”
Santana?”
“Mmmh… dimmi Britt” fece la latina, facendo proseguire la scia di baci verso la clavicola della bionda, che si era subito tolta la maglia.
“Non ho detto niente, San…” ribattè con difficoltà l’altra, ormai in balia delle attenzioni della propria ragazza.
“Santana? San?”
“Ma cosa diavolo…?!” l’ispanica si staccò improvvisamente dal corpo dell’altra, con uno sguardo decisamente confuso.
“Santana…”
“Ma…”
“…Svegliati”
“Oh, no…”


“Ecco, si sta svegliando…” commentò semplicemente Quinn, allontanandosi leggermente dal corpo dell’amica, spostandosi poi verso Rachel, seduta sulla sedia vicino la scrivania.
Come nel suo fin troppo vivido sogno, l’ispanica aprì lentamente gli occhi, spostando lo sguardo sullo specchio vicino al letto.
Niente era cambiato. Era ancora intrappolata in un corpo non suo, sempre lo stesso, da ormai una settimana. Era giunto anche il giorno delle nazionali, per le quali aveva faticato tanto, ma alle quali, inevitabilmente, non avrebbe potuto partecipare, sebbene ci tenesse tanto, sebbene ne dipendesse il suo futuro.
Era tutto nelle mani di Rachel.
Ironia della sorte, se prima questo pensiero la terrorizzava, ora, invece, la consolava, la faceva sentire, in un certo senso, sicura.
Si fidava, si fidava come mai prima di allora.
“San?” la richiamò dolcemente Brittany, notando come la propria ragazza si fosse improvvisamente eclissata dopo essersi guardata allo specchio. Era rimasta, infatti, alcuni minuti con gli occhi serrati, senza muovere un muscolo.
Come sempre, però, la voce, gentile e rassicurante, della propria ragazza era riuscita a riportare la latina alla realtà. Questa, infatti, con un po’ di fatica si mise a sedere sul letto, passandosi una mano stanca sugli occhi, per poi posare lo sguardo sulle tre ragazze, che la osservavano con un pizzico di apprensione.
“Non ha funzionato” commentò semplicemente la diva alzando le spalle, con uno sguardo un po’ triste.
“Già” convenne l’altra mora, alzandosi dal letto e rivolgendole un sorriso amaro.
“Ho bisogno d’aria” disse poi, allontanandosi verso il balcone, lasciando le altre ancora in camera.
Quando Brittany fece per seguirla, fu bloccata per il polso dalla diva, che giustificò il suo gesto con un semplice “Vado io” a cui la biondina rispose annuendo.


Appena fuori, Rachel trovò la latina che camminava avanti e indietro senza sosta, borbottando qualcosa che non riuscì a capire bene, probabilmente perché pronunciato in spagnolo.
Non accortasi della presenza dell’altra mora, l’ispanica, che stava ormai perdendo gradualmente il controllo, si fermò di botto, afferrando un piccolo vaso, in cui erano stati piantati dei girasoli, scaraventandolo per terra dal lato opposto del balcone.
“Peccato. Mi piacevano quei girasoli” commentò semplicemente la diva, attirando l’attenzione dell’altra.
“Sì, beh, anche a me. Sono stati sacrificati per la patria però” ribattè l’ispanica ancora con un po’ di fiatone, dopo lo sforzo precedente. “Persino la mia mente si prende gioco di me… dannatissimo inconscio… dannati sogni… e dannato pure Freud” continuò borbottando avvicinandosi ad un altro vaso, contenente delle viole.
“Eh, no” la fermò prontamente l’altra, avvolgendola in un abbraccio dalle sue spalle, tenendole bloccate le braccia sul petto. “Le viole mi piacciono anche di più, quindi evita di sacrificare anche queste”
“Lasciami, Berry”
“Andiamo, calmati San” cercò di placarla, non lasciando però la presa su di lei.
“Io SONO calma. Il mio desiderio di scaraventare le viole giù dal balcone non è, in alcun modo, credimi, dovuto ad una eventuale rabbia. Tranquilla… in fondo che mi hanno fatto le viole, no? Non sono state loro a provocare questo scambio di corpo, non hanno idea di cosa significhi tutto questo. Non si sono svegliate come girasoli, sono sempre state viole..” continuò agitandosi sempre di più.
“San…”
“Delle bellissime e stramaledette viole che non si sono improvvisamente trovate ad essere  girasoli o margherite o piante carnivore…”
“San…”
“Oh, no, possono tranquillamente partecipare alle proprie nazionali del fiore più figo e atletico… hanno potuto far vedere come si spostavano seguendo la luce del sole… come possono intrallazzare con il proprio compagno fiore o con le api o quello che è  …. e ora mostreranno anche che bel volo faranno dal secondo piano” concluse con sguardo di fuoco, avvicinandosi di più al vaso.
“San! Ehi, calmati ora! Lascia in pace i vasi per favore!” la tirò più lontano da lì la diva, stringendo la presa sull’altra, che sembrò calmarsi leggermente.
“Come fai ad essere così calma?” le chiese allora, inginocchiandosi e trascinando, così, anche la piccola Berry  con sé.
“Beh, semplice… non lo sono” rispose tranquillamente, appoggiando il mento sulla spalla della latina “In realtà si sta scatenando la terza guerra mondiale qui dentro, ma… sai, mi piacciono troppo i fiori per prendermela con loro” concluse ridacchiando.
“Sono così stanca…”
“Lo so”
“Ho sognato che eravamo tornate nei nostri corpi, sai?”
“Oh! Davvero?” domandò colpita la diva “Ecco perché prima blateravi cose sull’inconscio e i sogni”
“Persino la mia mente si prende gioco di me, ormai...”
“Ti sei goduta almeno quegli attimi di piacevolissima illusione?” chiese poi sorridendo.
“Oh sì” iniziò ridendo ”in realtà ho cacciato praticamente subito te e Quinn dalla stanza per stare con Brit” concluse, poi, mentre un sorriso amaro si faceva spazio sul suo volto.
“Lo sospettavo…”
“Nel sogno tu e Quinn comunque ve la svignavate nella camera degli ospiti.. quindi…” proseguì poi in maniera allusiva scatenando le risate dell’altra oltre che le proprie.
Dopo pochi secondi di silenzio fu poi di nuovo la diva a parlare.
“In ogni caso… lei ti amerebbe sempre e comunque, lo sai, anche se fossi… mh, uno scoiattolo!”
“Sì, beh” fece ridacchiando la latina “lo spero, anche perché come altezza ci siamo!”
“Sempre la solita spiritosona, eh?”
“Sempre e comunque” disse in tono solenne, per poi continuare addolcendo il tono di voce “Inutile dire che lo stesso vale per Quinn… non l’ho mai vista così presa in vita mia… beh, diciamo che non l’ho mai vista così innamorata…”
“Davvero?” chiese con gli occhi lucidi, l’altra.
“Davvero. Senza contare che ora hai anche le gemelle, quindi sfido io!” esclamò, infine, facendo scostare la diva, che con finta indignazione si tirò su, liberando dalla stretta l’ispanica, che, ugualmente, si mise in piedi, trovandosi faccia a faccia con l’altra, a cui dedicò un piccolo sorriso sincero.
“Ok…” iniziò la diva sfregando le mani fra loro “Portiamo Gipsy e Tripsy a vincere le nazionali!”
“E portiamo anche questo nasone sbarra schiaccianoci a fare il culo a Carmen!”




 
“Ok. Ci siamo” disse seria la piccola Berry.
Le quattro ragazze si trovavano ora di fronte l’istituto del McKinley, osservandone la facciata e il via vai di studenti che man mano entravano. Si sarebbero dovute dividere a breve, poiché, purtroppo, gli orari delle nazionali e dell’audizione coincidevano, almeno per quanto riguardava l’inizio. Il provino per la NYADA, infatti, durando di meno, avrebbe permesso, poi, a Santana di vedere almeno la parte finale dell’esibizione delle cheerios, ma, in ogni caso, da lì, fino alla fine di entrambe, le due more non avrebbero potuto parlare.
“Sì, ci siamo” confermò l’ispanica girandosi appena verso di lei.
“Allora…” iniziò Quinn “io vado con San… appena avrà finito verremo a vedere le vostre nazionali e… niente, direi che ci rivediamo poi alla fine vicino gli spalti, ok?”
“Ok.” Confermarono tutte le altre tre all’unisono.
“Allora, andiamo” disse, incamminandosi, l’ispanica, dopo aver lasciato un bacio sulla guancia a Brittany e una pacca sulla spalla alla diva.
Dopo aver fatto pochi metri, però, si fermò improvvisamente, ricordandosi di una cosa fondamentale.
L’aveva detto alla sua biondina, lo aveva detto anche a sé stessa, ma aveva completamente dimenticato di dirlo alla persona in questione e questo, beh, non andava bene. Tornando sui suoi passi, lasciando avanti una Quinn vagamente confusa, Santana si riavvicinò alla piccola Berry, che era rimasta ancora sul posto col capo leggermente abbassato.
“Rachel?” la richiamò allora la latina.
L’altra, sentendo chiamarsi per nome – e per nome si intende quello vero e non una delle simpatiche varianti dell’ispanica – sollevò di scatto la testa, trovandosi di fronte il sorriso più rassicurante che ci fosse nel repertorio di Santana.
“Mi sono dimenticata di dirti una cosa” iniziò tranquillamente guardandola negli occhi.
“Mi fido di te.” Concluse poi semplicemente, lasciando piacevolmente sorpresa l’altra mora e una Brittany, che saltellava tutta allegra sul posto.
“E ti vuole anche bene!” esclamò, infatti, questa tutta emozionata, facendo ridacchiare le altre due.
“Britt… andiamo” la richiamò giocosamente l’ispanica, che si stava già voltando per raggiungere l’amica, prima di essere prontamente fermata dalla diva.
“Anch’io mi fido ciecamente di te. Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto, San.” Disse sorridendo alla latina, che, ricambiando, raggiunse Quinn, che l’aspettava con un sorrisetto divertito, sentendo distintamente, alle sue spalle, urlare un “Anche lei ti vuole bene!” pronunciato, chiaramente, dalla ballerina.
“Stai diventando una tenerona, eh San?” le chiese, incamminandosi verso l’auditorium, l’ex-cheerio, aspettandosi una delle solite risposte acide.
“Sai che ti dico, Fabray?” fece, invece, l’altra “Ti voglio proprio bene” concluse, guadagnandosi un abbraccio spaccaossa da parte dell’amica.





 
 
“Quella Carmen Tibideaux mi sembra un po’ una stronza” disse la bionda, spiando dal sipario del palco, mentre Santana continuava a riscaldare la voce, ripassando anche i versi di “Don’t rain on my parade”
“Non aiuti così, bionda” la richiamò la mora, che si stava agitando per l’imminente esibizione.
“Tranquilla, San… potrà sembrare una stronza, ma con la tua determinazione e la voce di Rachel scommetto che spaccherai di brutto”
“Speriamo che non mi spacca lei”
“Naaaa… andiamo, ce la puoi fare, ne sono certa!”
“Ricordami perché proprio questa canzone”
“Perché?”
“Sicuro me lo chiederà! Se è stronza come dici a maggior ragione”
“Oh.. beh citando Rach ‘non  solo perché è la mia canzone portafortuna o perché è impossibile per me cantarla senza scoppiare a piangere, ma perché la canto a squarciagola da quando avevo due anni’ poi disse qualcosa sul non poter correre rischi o simili…”
“Wau…”
“Cosa?”
“Impari sul serio a memoria tutto quello che dice?”
“Devo… l’ultima volta che ho perso una parte di conversazione si è rifiutata di baciarmi per un’intera settimana” fece pensierosa la bionda.
“O-ok… è geniale quella piccoletta. Ad ogni modo…” stava per continuare il discorso sulla canzone quando uno schiarirsi di gola, abbastanza esplicativo, si sentì provenire dalla platea.
“Una stronza impaziente… interessante” commentò divertita la bionda, guadagnandosi un’occhiataccia dall’altra.
“Ricordami di dire alla Berry di non portarti mai con sé, prima delle audizioni, ansiagirl.” Disse per poi avviarsi sicura sul palco, di fronte l’insegnante.
Questa aveva effettivamente uno sguardo particolarmente autoritario, un’espressione, poi, un po’ insofferente sul viso, come se non vedesse l’ora di finire quell’audizione il prima possibile…
*A noi due, Carmen… ti faccio vedere io si cosa è capace questo mix PezBerry*

“Buongiorno” iniziò con tono cordiale l’ispanica “Sono Rachel Berry”
“Salve, Rachel Berry. Sono Carmen Tibideaux, professoressa della NYADA. Fammi vedere di cosa sei capace.”
“Bene. Mi esibirò in ‘don’t rain on my parade’…” iniziò, bloccandosi però improvvisamente vedendo lo sguardo scocciato dell’altra. Molti, evidentemente, prima di lei avevano fatto la stessa scelta.
“O forse no…”






 
“Sei stata grande!” esclamò saltellando da tutti i lati una Quinn a dir poco euforica “Hai visto che sguardo soddisfatto che aveva mentre ti stavi esibendo?! Grandiosa, semplicemente grandiosa!” continuò, sempre con lo stesso tono gioioso, mentre si avviavano verso gli spalti del campo da football, dove, di certo, le altre due già si stavano esibendo con le altre cheerios. Evento più unico che raro, quell’anno, per fortuna, le nazionali delle cheerleader si tennero al McKinley, cosa, che semplificò moltissimo le cose alle quattro ragazze.
“Ho spaccato alla grande!” convenne, gongolando, la mora. “Anche se, devo ammetterlo, mi sono un attimino morta di paura inizialmente..” disse, avvicinandosi a dei posti liberi, dai quali era possibile vedere bene tutto il campo.
“Ci credo! Hai avuto un coragg- oh, ehi guarda! Eccole lì, stanno entrando ora” disse poi la bionda indicando tutta la squadra che si stava posizionando, per iniziare la coreografia.
“Oh! E io che pensavo che avremmo visto a stento la fine” commentò l’altra, sentendo la musica partire.
“Dicevo…” continuò non spostando lo sguardo dal campo “Sei stata coraggiosa a cambiare la canzone all’ultimo momento…”
“Sì, beh, ho dovuto…” convenne, guardando con ammirazione le altre due ragazze che stavano dando il meglio di sé. Brittany era fenomenale come suo solito, Rachel, poi, stava facendo un lavoro straordinario. Nessuno avrebbe mai sospettato che nel corpo dell’ispanica ci fosse la piccola Berry; non sbagliava nemmeno un movimento, era semplicemente fantastica.
“Sono perfette” commentò, infatti, la mora subito dopo.
“Puoi dirlo forte…” concordò sorridendo l’altra “… ah, ma… come mai hai poi scelto quella canzone?”
“Pensavo a Britt…” disse semplicemente alzando le spalle, facendo sorridere la bionda.
“Celine sarebbe stata fiera, spettacolare esibizione di ‘it’s all coming bac-“ si interruppe, poi, vedendo che la squadra era ormai arrivata a fine esibizione, momento cruciale, in cui Rachel sarebbe dovuta salire sulla piramide e scendere con una serie di piroette. “Oddio, ci siamo”
“Forza Rachel…andiamo ce la puoi fare” la incitò sottovoce l’ispanica, seguita a ruota dall’altra.
“Su, piccola…”
Nel momento stesso in cui le sue parole furono pronunciate, la diva riuscì, a dir poco brillantemente, a completare perfettamente l’esibizione, facendo scatenare il putiferio sugli spalti.
Urla di gioia, di incitamento, si facevano infatti spazio fra il pubblico, che aveva assistito fino a quel momento in silenzio l’esibizione, incredulo per l’entusiasmante e spettacolare coreografia, che quella squadra di ragazze era riuscita ad eseguire. Tra le tante urla, prepotenti si sentivano, in particolare, quelle di Quinn e Santana, al settimo cielo per la riuscita di entrambi questi eventi così importanti.





 
“E la squadra vincitrice di questa trentunesima edizione delle nazionali di cheerleading è…” iniziò il presidente dei giurati, creando un po’ di suspance per l’imminente annuncio.
“Il McKinley High!” esclamò, infine, avvicinando il premio per il primo posto ad una supercompiaciuta Sylevester, che si trovò immersa, così come il resto della squadra, in una pioggia di coriandoli, accompagnata dall’ovazione del pubblico.
Consapevole del ruolo fondamentale che aveva rivestito nell’esibizione quella che  pensava essere Santana, la squadra la sollevò in alto, tenendola ben salda sulle proprie mani e spalle.
Rachel, ora sollevata dalle ragazze, entusiasta per la buona riuscita, cercò con lo sguardo fra le tribune le altre due ragazze.
Vide prima Quinn, che, commossa, rideva applaudendo. Spostò poi lo sguardo alla destra della propria ragazza, osservando una Santana, che le stava ora regalando un sorriso pieno di orgoglio, riconoscenza e soddisfazione, ma soprattutto di affetto.

Fu allora che avvenne.
Nel momento in cui i loro sguardi si incatenarono, sentirono un rumore forte di fulmine, che, tuttavia udirono  solo loro a giudicare dai volti delle altre persone.
Un battito di ciglia, un semplice respiro.

Tornarono finalmente sé stesse.

Santana, infatti, si ritrovò sollevata da terra, di nuovo nel suo corpo, acclamata dalla propria squadra.
Come nel sogno, quella stessa notte, il primo pensiero corse a Brittany, trovandola poco distante da sé, mentre applaudiva contenta a quella che credeva ancora essere Rachel.
Con uno scatto veloce, scese dalle spalle delle proprie compagne, avvicinandosi sempre di più alla propria bionda, che la vide avanzare sempre più spedita verso di sé, con quello che riconobbe come uno sguardo diverso.
Solo quando il volto dell’ispanica fu ad un soffio dal proprio realizzò quanto era accaduto, folgorando la propria ragazza col sorriso più bello che le avesse mai riservato, prima di lanciarsi sulle sue labbra, entrambe incuranti delle persone tutte intorno, che, in tutta risposta, le applaudirono incoraggiandole.
“Ti amo” le disse la latina, staccandosi leggermente, per poi posare lo sguardo sugli spalti alla ricerca delle altre due compagne di avventura. Ed eccole lì, proprio come aveva previsto, con le labbra incollate l’una all’altra, prima che la piccola diva, come leggendole nella mente, si girasse regalandole un sorriso a 32 denti. Rimasero così a fissarsi sorridenti per alcuni secondi, per poi lanciarsi di nuovo verso le rispettive ragazze.









Angolo dell'Autrice
yuhu, ci sono riuscita!
chiedo venia per l'immenso ritardo, ma ho avuto qualche problema a progettare il capitolo... e a scriverlo... e a completarlo... vabè, spero non sia venuto proprio una schifezza colossale!
ebbè, che altro posso dire... oh, già, a questo capitolo seguirà solo un epilogo, che, confermo, sarà collocato ad anni di distanza. 
Chiaramente, come mio solito, ho ben chiara la fine, ma molto meno invece l'inizio e la parte centrale... sto proprio a buon punto insomma.
E, come sempre, rigrazio tutte le fantasmagoriche persone che mi hanno accompagnato finora in questa follia... grazie, grazie, grazie!
Quuuuindi, niente, ci riaggiorniamo al prossimo e - zanzàn - ultimo capitolo della ff!
A presto, bella gente! :D

 
  
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