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Autore: stephany    23/01/2007    0 recensioni
"In quella società che mastica e sputa gli adolescenti e la loro adolescenza"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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COMMENTO*** E' un'idea, una semplice idea. Cose del genere mi hanno sempre interessato, perchè sono contro e voglio far capire cosa ne penso e cosa può succedere. E' assolutamente vero che se non provi non puoi dire, ma siccome non voglio porvare questo è solo un esperimento quindi vi prego, nel commentare, di tenere costantemente conto di questa cosa. E' un qualcosa che non pretende di essere geniale, ma solo informativo, se vogliamo e denunciativo di qualcosa di sbagliato (a mio parere).
E' incompiuta ma penso di finirla, non so fra quanto, ma lo farò.
Per concludere: mi era stato chiesto di non pubblicarla per lasciare la sorpresona XD e poi mandarla a qualche casa editrice, ma siccome io sono testarda e voglio commenti il prima possibile, la posto lo stesso.
Hellish è scritta con lo stile di Costretti a sanguinare di M. Philopat (storia sul punk vissuta in prima persona dall'autore stesso, per chi fosse interessato XD) e a mio parere è perfetta per descrivere ciò che ho descritto.
Finito il prologo, aggiungo solo un paio di cosette: è un fic dura e spero il più possibile reale, e non è fatta per persone deboli, su tutti i fronti. A questo punto non mi resta che dire:
ENJOY IT! (speriamo...)

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Certe volte nasci – e maturando ti accorgi che stai vivendo una vita normale – troppo normale – una normalità che ti sta stretta – che non sopporti – che vorresti soffocare – uccidere – rovinare – distruggere in tanti piccoli pezzi – vorresti essere diverso un’altra persona insomma – ma poi ti chiedi se fai bene – perché cercare qualcosa che non ti appartiene – la normalità a volte può essere una benedizione – pensa ai bambini che vivono nel Sud Africa quello che devono sopportare tu sei fortunato – questo ti dicono i genitori i parenti gli amici – e certe volte pensi anche che hanno ragione tu sei fortunato – hai un tetto sulla testa un piatto caldo quando torni a casa soldi e vestiti – e possibilità di un futuro brillante nel mondo – ma poi ci cadi – inevitabilmente – schifosamente – come uno schioppo un colpo secco di pistola – una frustata – conosci qualcuno la prima sera in discoteca è sempre bella – il giro che la frequenta un po’ meno – ma la cubista è gnocca ha due gambe paura ed è amica di amici – magari hai la possibilità di dire finalmente addio a quella fottuta e tanto odiata – verginità – quella che tutti ti rinfacciano magari finalmente – il biscotto verrà pucciato nel latte – chissà – quindi te ne freghi – anche se Marco sta sniffando una striscia di coca dopo l’altra – proprio davanti a te – anche se Maria cerca qualcuno che le presti – una stringa – qualcosa insomma – fai finta di non vedere ma dentro di te – il cervello sta già preparando la tomba – non per i tuoi amici per te – le striscine bianche di coca sono invitanti – così belle bianche e lucide – sembrano – cristalli – di luna grattuggiata luccicanti – ti abbagliano – ma ti trattieni perché lo sai i giornali ne parlano la droga fa male ed oltre a questo è – illegale – ma dopotutto lo sai lo dicono in tanti – la legge è fatta per essere infranta – e se la droga non fosse illegale allora i tuoi amici ora – se ne fotterebbero e sarebbero fuori a fumarsi un semplice e molto meno dannoso spinello – legale fra l’altro – invece che stare seduti su un fottuto divanetto a sniffare – coca – o a spararsi in vena – ero – Cristo pensi – Kurt Cobain ci è morto di ‘sta roba e Sid Vicious pure e tanti altri – Jimi Andrix Janis Jolpin grandi della musica che non sono riusciti a dire no – ma tu sei convinto – tu NO lo sai dire – non sei una persona semplice e boccalona la prima serata passa liscia dritta senza complicazioni – regolare – tu sei ancora pulito a parte qualche fumata di marija ma quella ormai è consuetudine – lo sa anche tua madre – hai vent’anni la vita è tua e comunque – non importa solo non provare altro e lo sai che con altro s’intende proprio quella striscetta – i giorni passano e tu hai voglia di un’altra serata in discoteca – alla fine con la cubista gnocca non ci hai fatto un cazzo – e ti sta sulle palle – allora ne parli con quel tuo amico – che poi è Marco – la sera di nuovo in discoteca Marco si fa un striscia si strofina il naso e collassa per una quindicina di minuti – tu ti chiedi perché che è successo cazzo non sarà mica morto – fino a una settimana fa reggeva anche tre strisce di seguito – cazzo Vale che facciamo porca puttana chiama qualcuno – non preoccuparti è normale – Vale ha le occhiaie ma lei è per il sonno e si vede – la sua non è la voce funerea con cui Marco ti ha detto stasera te la sbatti – quindici minuti dopo il collasso Marco si risveglia dopo che Filippo gli ha versato della vodka addosso – Marco si alza a fatica e ti raggiunge ti tira per la manica – e via verso la cubista che è in pausa se si può dire – e ce l’hai di fronte quella gran pezzo di gnocca – con un top a striscia e tu pensi a quella che si è fatto Marco lo guardi e vorresti – piangere – ti chiedi perché la gente ha inventato cose del genere – poi però guardi le gambe della cubista Erika – che nome da gran puttana pensi – vedi che ha le calze a rete e il reggicalze di pizzo nero il reggiseno coordinato – gli short di jeans che lasciano ben poco all’immaginazione – ora vi conoscete – ciao io sono Stefano tu Erika giusto – lei ti sorride e ti dice – vieni di là ti porta di là e di là non è nient’altro che uno schifoso privè che puzza di marcio e di piscio e di sangue misto a merda – tu vai avanti e te ne fotti vuoi solo scopare – sei eccitato come un maiale – l’erezione ti preme nei jeans stretti – che ringrazi di avere – altrimenti sai che figura del cazzo – lei continua a guidarti nell’inferno di coca ed ero – di droga – altro che Dante lui non se lo immaginava nemmeno cosa volesse dire sul serio – inferno – in un angolo poco prima della porta dove entri c’è un tossico – ha una stringa sul braccio e si sta iniettando una dose – vuoi solo vomitare ma ti trattieni – guardi Erika e ti passa tutto – o quasi – e il tuo primo pensiero è che tu col cazzo che ti drogherai mai – entri in quella fottuta stanza – un locale da film – tappeti leopardati e poster di vecchie celebrità alle pareti – strappati – come la maggior parte delle cose che appartengono ad Erika come è sicuramente anche la sua personalità – strappata – lacerata – distrutta – inesistente – ma tu continui a fottertene è colpa sua – lei ha deciso di diventare cubista e conseguente prostituta – ti fa sedere sul divano – lei si siede cavalcioni sopra di te e comincia a spogliarti tu dimentichi tutto – l’unica cosa che sai è che la vuoi toccare e lo fai – e anche con violenza – perché non la ami perché la musica ti assorda e forse anche perché quel posto ti fa schifo e vuoi finire presto – quello che poi diventerà la tua filosofia – finire presto – le laceri il top non sai neanche tu come Erika ti schiaffa le sue tette in faccia e – tu le mordi forte e senza nemmeno un briciolo di pena o compassione per lei – vittima del sistema del cazzo che l’ha portata a quello stato – con un dito le sbavi il trucco – le mordi le labbra e poi la sbatti a terra – e improvvisamente pensi ai tuoi genitori – chissà come stanno sono due anni che non li vedi – Erika ti slaccia la patta e ti abbassa i boxer – te lo accarezza – lei è dolce morbida come un gatto ma decisa – ma lo vedi te ne accorgi – lei ama – ama immensamente e lo senti dalla dolcezza con la quale ti fa entrare dentro di lei – dal suo gemito morbido come una carezza di un bambino – l’innocenza dentro l’inferno il rosa dentro il nero un po’ di amore – in quel mondo corrotto – in quella società che mastica e sputa gli adolescenti e la loro adolescenza – che sforna droghe sempre nuove – ma tu non ci riesci – Erika è una creatura corrotta – anche lei – è colpa sua è colpa sua è colpa sua e te ne convinci – ti muovi forte violentemente dentro di lei – ed Erika urla – non per farti piacere non perché prova piacere – ma perché le stai facendo male fisico e psicologico – come tanti altri prima di te – vieni dentro di lei ma te ne fotti – velocemente esci e ti rivesti Erika la lasci lì sul pavimento – sta piangendo – o forse sta ridendo – ma poi a guardare bene ti accorgi che si sta alzando e il suo volto è impassibile – occhi vuoti – ti segue fino alla porta ti da un bacio leggero di chi è innamorato e ti sorride – con quei suoi occhi vuoti gli occhi di una fantasma – e mentre esci glielo dici – è colpa tua – lei continua a sorridere chiude la porta e non ti fa da Virgilio mentre te ne esci da quel buco d’inferno – guardi nell’angolo dove prima c’era il tipo che si faceva una dose – è ancora lì – ma è collassato – è in orbita – e ne sei sicuro se gli urli davanti alla faccia – lui non si sveglierà – occhiaie da zombie capelli unti e faccia rovinata – è morto o almeno se non lo è fisicamente lo è nel cervello – i neuroni glieli ha bruciati quello schifo – guardi la siringa nella mano destra e il rivolo di sangue sul braccio ti giri e sbocchi – vomiti tutto la merda che quel posto ti sta lasciando dentro e – la sporicizia che ti senti addosso dopo aver toccato Erika – che quando la vedevi ballare – ti sembrava bellissima e profumata – ma in quella stanzetta buia e dall’odore di rancido – Erika puzzava di marcio di sporco e di corrotto – la sua pelle che da lontano sembrava pesca al tatto si è sgretolata era rugosa – vecchia – esci dall’inferno e entri nell’altro – Marco è di nuovo a farsi un viaggio le strisce di coca sul tavolo non ci sono più – Vale se n’è andata tu ti siedi e ti accendi una sigaretta – Flavia ti offre una canna – ma tu ne hai abbastanza o almeno credi – comunque rifiuti e dieci minuti dopo – te ne vai – torni dai tuoi genitori in piena notte – che nonostante tutto ti accolgono felici – come stai cos’hai fatto – sembri stanco – mamma ho scopato – che linguaggio – tua madre è scandalizzata ma tuo padre comprensivo – ti mette un braccio intorno alle spalle – con chi – un tono duro da padre ma al contempo – complice – con una puttana – tuo padre si indurisce forse non solo lo scheletro del corpo ma anche il suo cazzo – tu rimani a fissarli la giacca di pelle su una spalla – i tuoi fanno finta di nulla almeno in un secondo tempo – un sorriso di circostanza e via ti spediscono a letto tu ci vai – ma non ce la fai quel letto ti è sconosciuto – alle cinque del mattino ti alzi e decidi di andartene da quella casa – per sempre – raccogli le ultime cose esci e lasci la porta aperta tanto lo sai che non entrerà nessuno – il sabato dopo di nuovo – Erika ti cerca scopate di nuovo – sempre la stessa cosa violenza lacrime e sangue forse – hai cominciato anche a farti qualche acido quando capita perché ti danno la carica ma non particolare dipendenza – ti mandano un attimo in palla il cervello – poi basta – allucinazioni zero ma se vuoi prendi l’LSD – sbocchi sempre ma l’effetto dura – certe volte Erika te la sei fatta anche sotto l’effetto dell’LSD e hai sboccato – mentre venivi – lei non ha detto nulla è rimasta ferma sotto di te con te dentro e ti ha pulito la bocca poi – ti ha anche baciato con quel suo solito bacio – da innamorata alla prima esperienza – l’LSD però è ancora in viaggio nel tuo corpo sudi come un maiale – il cuore va a mille anzi a venti mila e passa dolori atroci – allo stomaco e appena torni di là e ti siedi – crampi alla gamba contrazione della mandibola e il dolore allo stomaco diventa – sempre peggiore ma a te piace – per quell’attimo di allucinazione sopporti tutto il resto – ma alla coca dici sempre – NO – e ne vai fiero.
  
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