Film > The Phantom of the Opera
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Autore: Niglia    09/07/2012    3 recensioni
"Ricorda come se l’avesse ancora sotto al naso l’odore acre del fumo che si innalzava in nere volute dalle fiamme feroci che lambivano i preziosi sedili in velluto rosso, che marciavano inesorabili verso la buca dell’orchestra, che inghiottivano gli spartiti e proseguivano oltre, a divorare il legno del proscenio, il sipario, la sceneggiatura..."
Un piccolo missing moment senza tante pretese, scritto per scopi puramente ludici. Buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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     Ricorda come se l’avesse ancora sotto al naso l’odore acre del fumo che si innalzava in nere volute dalle fiamme feroci che lambivano i preziosi sedili in velluto rosso, che marciavano inesorabili verso la buca dell’orchestra, che inghiottivano gli spartiti e proseguivano oltre, a divorare il legno del proscenio, il sipario, la sceneggiatura.
    Ricorda chiaramente le grida di terrore, le urla di disgusto, i pianti, gli spari a salve dei fucili della gendarmerie che tentava inutilmente di gestire il pubblico sbraitante che sgomitava, correva, calpestava i poveri disgraziati che avevano inciampato ed erano rimasti indietro, a languire sofferenti tra le poltroncine, o schiacciati sotto il peso dell’enorme lampadario, senza che nessuno si curasse di loro.
    Ricorda la tenera consistenza del polso sottile di Christine quando, accecato dalla furia, l’aveva trascinata attraverso i suoi infernali sotterranei con tutta l’intenzione di costringerla a sposarlo con le buone o con le cattive, incurante dei suoi gemiti, sordo alle sue suppliche, cieco davanti alle sue lacrime. Lei, dopotutto, non era stata cieca e sorda a sua volta dinnanzi al dolore e all’amore che Erik le aveva deposto ai piedi con tutta l’umiltà e la riverenza e il rispetto che meritava?
    Ricorda il profumo della sua pelle quando le si era avvicinato per obbligarla ad indossare il velo nuziale, e ricorda di aver desiderato prenderla proprio lì, proprio ora, per macchiare quella disgustosa purezza e farle capire che cosa significava provare disgusto per se stessi!
    Ma poi, ricorda anche come il suo amore lo aveva dissuaso dal rendere l’oggetto della sua adorazione anche quello della sua rabbia – e ricorda di quando, invece, quest’ultimo era arrivato in tutta la sua pavida gloria di ragazzino insolente, senza neppure uno straccio di arma per combattere per il suo supposto amore!
    Ricorda la deliziosa sensazione delle sue mani strette intorno a quel collo, delle sue dita premute su quella trachea, dello sguardo di orrore e disperazione e sconfitta che aveva veduto nei suoi occhi un attimo prima che Christine facesse la sua scelta, decidendo di essere sua, sua!, per sempre e comunque.
    Ricorda il sapore di quelle labbra morbide e tremanti contro le sue, ricorda di averla vista piangere e di aver pianto con lei, e di averla baciata, e di averla lasciata andare…
    Ricorda di come si era adagiato sullo sgabello del suo organo, pronto a lasciarsi catturare e giustiziare dalla folla inferocita che nel frattempo aveva trovato la via per la sua dimora segreta, e di come si era sentito del tutto disinteressato al fatto che essi stessero venendo per lui, per avere la sua testa, per depredarlo. Venissero pure! Non aveva più nulla da perdere, adesso che aveva ucciso da sé il proprio cuore.
    Ricorda bene anche di quando, prima di tutti gli altri, era stata Meg Giry a trovarlo, e aveva poi fatto cenno alla madre di sbrigarsi e aiutarla a spostarlo da lì, prima che arrivassero gli altri e impedissero loro di metterlo in salvo. Ricorda di come non fosse padrone del proprio corpo né della propria mente, in quei momenti, e di come si fosse lasciato trascinare via senza opporre resistenza, attraverso i suoi stessi cunicoli, su, lungo le scale, attraverso altre gallerie, fino a raggiungere una grata e poi da lì uscire nel buio di una qualche via senza nome e sgattaiolare, da lì, il più lontano possibile.
    Ricorda vagamente di come le due Giry avessero rubato un calesse dalle scuderie del teatro, e ricorda come in un sogno madame che, dopo averlo avvolto in un mantello – il suo? – lasciava che la figlia guidasse i cavalli e li conducesse via, fuori dalla città, a nord, per chissà dove.
    Ricorda di aver perso conoscenza, febbricitante, e di non aver ripreso i sensi per molto tempo.
 
      E poi, dopo il dramma, ricorda l’odore del mare – la prima volta che l’aria salmastra aveva raggiunto le sue narici, coprendo e scacciando la memoria del fumo, del fuoco, dei capelli di Christine e persino delle sue lacrime.
    Ricorda di aver pianto in silenzio, come un bambino, aggrappato alle vesti di madame Giry mentre la brezza che soffiava dall’oceano gli accarezzava gentilmente la carne piagata del volto, asciugando il suo pianto e gelandolo in piccoli cristalli, e ricorda di aver supplicato che lo lasciassero lì, che avessero pietà di lui e lo consegnassero a una morte misericordiosa, ma le braccia della sua antica amica erano strette intorno alle sue spalle e la sua voce era stranamente dolce mentre gli mormorava di riposare e di non preoccuparsi di nulla, perché
lei non lo avrebbe mai abbandonato.
     Avevano trovato una locanda per riprendersi dal viaggio – non si erano fermati neppure per far riposare i cavalli, fuggendo da Parigi come se avessero il diavolo alle calcagna – e avevano deciso di attendere là, nel porto di Cherbourg, che partisse la prima nave per il Nuovo Mondo.
 

        Ricorda tutto questo, Erik, mentre osserva con apparente disinteresse il suo nuovo capolavoro, il suo ultimo colpo di genio, circondato da una folla curiosa che attende con impazienza l'inaugurazione della sua Città delle Meraviglie. Madame Giry, al suo fianco, fa cenno a  mister Squelch e mister Gangle di spalancare l'immenso cancello in ferro battuto nel quale era stata sapientemente intagliata una P in caratteri gotici. Nello stesso istante tutte le attrazioni del parco si illuminano e il cielo viene rischiarato dai bagliori colorati di numerosi fuochi d'artificio, e l'aria si riempie di musica, coriandoli e applausi.
    «Mister Y presents Phantasma, city of wonders!» Esclamano i suoi tre galoppini, inchinandosi con fare teatrale davanti a lui e accrescendo l'eccitazione della folla.
    Erik si inchina elegantemente a sua volta, con un sorriso accennato sul volto. Non è più il tempo dei ricordi.

    «Che lo spettacolo abbia inizio!»
    















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Angolo autrice:
Non so descrivere bene che cosa sia questa cosa, ce l'avevo nel PC da un po' ma non avevo ancora avuto il coraggio di renderla pubblica... Abbiate pietà :D
Per chi conosce Love Never Dies, il tanto discusso sequel del Phantom of the Opera di A. L. Webber, non c'è bisogno che spieghi granché: nell'ultima scena troviamo un breve accenno all'inaugurazione di Phantasma, il parco divertimenti che Erik apre a Coney Island, e capiamo così che tutto il testo precedente fa parte di un flusso malinconico di pensieri che lo coglie all'improvviso, mentre assiste al suo ultimo trionfo, trionfo che stavolta non è rovinato da niente e da nessuno - perché è giusto che qualcuno riconosca il genio e l'inventiva del fantasma una volta tanto, oh! :D
Non accenno alla fantomatica notte di concepimento [vedere Beneath a moonless sky] perché in questa mia realtà alternativa e discutibile Erik non ha mai consumato un bel niente con Christine - se non parecchi anni della sua vita D: - per cui non è stata una svista, ma una cosa voluta. Altro da dichiarare? Mh, no, non credo... Non so se scriverò altri "Missing moment" su LND, vediamo un po' cosa mi dice la mia musa ispiratrice!
Spero che questa breve one-shot sia stato un gradevole passatempo :) Con la speranza di risentirci presto, vi lascio - vostra,
Niglia.



   
 
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