Chi sono io?
La figlia di un assassino e di una carcerata.
Mio padre, dopo che uccise i miei nonni paterni, scappò, facendo credere a tutti che la colpevole dell’omicidio era mia madre.
Quando successe, avevo solo 4 anni, assistetti a tutta la scena, fu un fortuna che mio padre non mi vide e che non ammazzò anche me.
 
Sono passati 12 anni da quel maledetto giorno, mia madre è ancora in carcere e io viaggio di famiglia in famiglia, cercando quella adatta a tenermi fino ai miei 18 anni.
-Greta?- Ero immersa nei miei pensieri, quando l’assistente sociale, Jane Midth, cercò di attirare la mia attenzione.
-Jane, che c’è?- chiesi dolcemente, non ero mai stata scontrosa con lei, mi aveva sempre aiutato e se non mi piaceva qualche membro di una famiglia era sempre disposta a farmela cambiare.
-C’è una famiglia, composta da un ragazzo di 18 anni, Harry, la sorella maggiore Gemma e la madre Anne. Gemma non abita più con loro, al momento convive con il suo ragazzo..-
-Sì, dai proviamo- risposi abbastanza convinta.
Arrivammo a destinazione, una bella villetta vicina al centro di Londra, già mi piaceva.
Suonammo ed ad aprirci arrivò una ragazza, abbastanza giovane, doveva essere Gemma.
-Piacere, Gemma- mi porse la mano, la strinsi.
-Greta- risposi sorridendo.
Entrammo in casa, dopo poco arrivò anche Anne.
-Piacere, Anne.- Disse la donna, mentre i suoi occhi brillavano.
-Piacere, Greta.- risposi cordialmente.
Dal piano di sopra arrivavano urli, erano un ragazzo ed una ragazza probabilmente.
Tutta infuriata scese una biondina e corse fuori dall’edificio, sbattendo violentemente la porta..
-Lei è la EX di mio fratello, Harry.- disse Gemma, sottolineando la parola EX felicemente.
-Ahh.. capisco.- risposi io.
Scese le scale un ragazzo riccio, dagli occhi verde smeraldo.
Lui deve essere Harry, pensai.
Si accorse della mia presenza e si avvicinò, mostrando un sorriso.
-Io sono Harry, piacere.- mi porse la mano, che afferrai velocemente.
-Ed io Greta, il piacere è mio.- risposi osservando quegli smeraldi che aveva al posto degli occhi.
Sorrise ed io ricambiai.
-Uhm.. Io devo andare mamma..-  disse Gemma, cercando l’approvazione della madre.
La madre annuì e Gemma uscì di casa.

 -Bene, Harry mostra a Greta la casa, io devo uscire per qualche ora.-  disse Anne.

Il riccio annuì e mentre Anne usciva di casa, mi mostrò la cucina.
-Uhmm.. quando hai fame, tu puoi ehm.. mangiare..- il riccio era in imbarazzo..
Trattenni una risata.. –Harry, so cosa si fa in una cucina- forse lui era abituato a fare altro (?).
-Sì, scusa ma uhmm.. non sono abituato sai..-  rispose ancora più timidamente di prima.
-Il salotto l’hai già visto, andiamo nello studio allora..- continuò il riccio.
Era lo studio di Anne, abbastanza grande e pieno di libri..
Guardai affascinata l’enorme libreria di Anne, avevo sempre adorato leggere.
-Ti piacciono?- chiese soddisfatto il riccio..
-Adoro leggere..- risposi meravigliata..
-Greta, puoi leggere tutti i libri che vuoi, quando vuoi.- continuò il riccio.
Scendemmo le scale ed andammo nel seminterrato, c’era un enorme palestra, piena di attrezzi e pesi.
-Adesso gli occhi brillano a te, riccio.- affermai, soffocando una risata.
-Come mi hai chiamato?- chiese sorpreso Harry.
-Riccio, ti piace?- gli domandai, guardandolo negli occhi..
-Uhmm.. si può andare- fece il sostenuto.
Stavolta non riuscii a trattenere le risate, ed un sorriso sincero apparve sul mio volto.
-Ehm.. ora andiamo al piano di sopra, dove ci sono le camere..- continuò il riccio.
Annuii e salimmo le due rampe di scale..
Aprimmo la prima porta, una camera color pesca, sembrava una di quelle stanze principesse, era fantastica.
-Questa.. uhm.. è la camera di mia madre..- disse Harry.
Annuii ed andammo nella stanza successiva.
Era un bagno, in stile moderno.
-Questo è il bagno..- disse Harry, richiudendo la porta.
Andammo nella stanza successiva.
-Questa è la mia camera.- aspettò qualche secondo prima di aprire la porta.
Mi aspettavo una camera tutta disordinata, con giornalini porno ovunque ed invece, quando aprì, mi ritrovai davanti una stanza magnifica, pareti blu, lenzuola azzurre, qualche foto sua e dei suoi amici appesa all’armadio e qualche dedica.
Sorrisi.
-Tra poco è più ordinata camera tua di quella di tua madre..- affermai guardando le foto attaccate all’armadio..
-Ci tengo all’ordine..- sospirò..
Uscimmo dalla sua stanza e ci avvicinammo a quella che doveva essere la mia..
-Questa, piccola, è la tua stanza.- affermò.
Prima di aprire, mi girai sconvolta verso di lui.
-Come mi hai chiamata?- domandai infastidita, avvicinandomi a lui.
-Piccola!- rispose avvicinandosi ancora di più.
-Chiamami ancora così eee..- eravamo a pochi centimetri di distanza..
-E cosa?- domandò lui. Eravamo troppo vicini, la situazione era imbarazzante.
-E ti metto in disordine la stanza.- affermai soddisfatta, allontanandomi.
Entrai, pareti viola con qualche striscia lilla, coperte e armadi sul bianco, con qualche fantasia sopra.
Sorrisi, mi piaceva.
-Ehmmm.. vuoi una mano a posare le cose?- chiese sorridendo.
Aveva un sorriso stupendo.
-Mi faresti un enorme piacere.- risposi contraccambiando il sorriso.