Sei giorni, sei giorni di pianti, urla... Megan l'aveva lasciata,era quasi un anno che stavano insieme, Cath era quasi riuscita a farla innamorare,a non farla vergognare di quello che era: una ragazza innamorata di un'altra ragazza.
Il suono della sveglia alle sei del mattino le rimbombava nella testa come un tamburo, "Un'altra prova di sopravvivenza", pensò. Era l'inizio di un'altra giornata monotona, uguale alle altre da quando Meg non c'era più. Si alzò dal letto, andò in bagno, si lavò la faccia e i denti e si guardò allo specchio; gli occhi erano arrossati a causa delle lacrime della sera prima, le nocche delle mani erano ancora rosse. Doveva cambiare, rinnovarsi... All'idea di quel pensiero rise di se stessa, come poteva pensare di cambiare se passava ogni istante delle sue giornate a pensare a Megan? Si mise i jeans e la solita felpa larga e uscì di casa. Frequentava il secondo anno del Grafico Pubblicitario,le piaceva quella scuola,ha sempre amato disegnare,fin da bambina. Davanti alla sua scuola c'era un altro edificio,un condominio probabilmente,ogni giorno alle undici e mezza sentiva una melodia di un pianoforte provenire dalla finestra;quella strana combinazione di note la trasportava in un altro mondo,un mondo dove lei e Meg potevano stare insieme,un mondo dove la vergogna non esisteva,un mondo fatto solo di loro due. Una lacrima le scivolò sul viso,riuscì a cacciarla via con la punta del dito appena prima che Juliet, la sua vicina di banco, si accorgesse di quanto lei fosse triste. la verità era che le mancava, le mancava da morire. Finalmente il suono della campanella di fine giornata si fece sentire, e Cath tornò a casa; come al solito era sola, sua madre era a lavoro e suo padre era chissà dove da qualche parte nel mondo. Si infilò le cuffie e si coricò sul divano,era quasi in dormiveglia quando una luce bianca le fece aprire gli occhi di scatto: un messaggio.