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Autore: whateverhappened    09/07/2012    3 recensioni
Se c'era una cosa di cui Sebastian non aveva decisamente sentito la mancanza, quella era l'aeroporto di San Antonio. O, per meglio dire, qualsiasi cosa avesse a che fare con San Antonio. O con il Texas. O con suo nonno. Non aveva mai creduto nel karma o in tutte quelle idiozie per cui ti capita quello che ti meriti in base al tuo comportamento, ma evidentemente le maledizioni che aveva ricevuto pressoché da chiunque negli ultimi anni stavano avendo il loro effetto: Sebastian stava vivendo un incubo.
Per il compleanno di Robs (:
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stava passeggiando per gli Champs-Élysées con Jacques, quel bel ragazzo che aveva conosciuto l'ultima volta che era andato al Louvre, quando un suono irritante iniziò a perforare l'aria. Era insistente, riempiva le sue orecchie in modo tale che non riusciva a sentire quello che Jacques gli stava sussurrando. Sebastian iniziò a guardarsi intorno, stupito che nessuno reagisse a quel rumore. Il profilo del viale alberato andava sfocando, mentre il suono diveniva sempre più acuto e davanti a lui spariva l'immagine dell'Arco di Trionfo. Sebastian tentò disperatamente di non lasciare andare la mano di Jacques, ma quel suono lo attirava sempre più a sé e alla fine lo strappò del tutto dal ragazzo. Aprì gli occhi, impastati dal sonno, ma quel rumore continuava a perforargli la mente. Il suo cervello, ancora intontito, gli suggerì la ragione ma non poteva essere... da quando c'erano galli mattinieri a Parigi? La risposta gli piombò addosso come un macigno: non era più in Francia, ma in un ranch texano dove, ovviamente, di animali ce n'erano in abbondanza.

Si sedette mugugnando insulti verso tutte le circostanze che lo avevano portato lì e che lo avrebbero trattenuto per troppo tempo. Ricordò tutti gli eventi del giorno prima, dal lungo volo intercontinentale al dialogo con quello strano ragazzo in cucina. Decise di focalizzare l'attenzione sul giovane. Doveva avere circa la sua età, ma non avrebbe potuto dire molto altro al suo riguardo. Sapeva il suo nome, certo, ma non si era sbottonato con altri dettagli. Aveva chiamato suo nonno per nome, però, e da quanto sapeva l'uomo permetteva a ben poche persone di rivolgersi a lui come Carl e non come “signor Hill”. Di certo, quindi, suo nonno si fidava di Thad – così aveva detto di chiamarsi. Stava già pensando a come chiedere spiegazioni a suo nonno quando quello spalancò la porta bruscamente.

«In piedi, ragazzo! Qui non si fa la bella vita come da dove vieni tu, preparati in fretta» con la stessa velocità con cui era entrato, Carl se n'era già andato prima che Sebastian potesse ribattere.

Di malavoglia il ragazzo si vestì, prima di scendere per la colazione. Trovò la cucina animata da un chiacchiericcio che lo stupì: credeva che in quella casa vivessero solamente lui, il nonno e Mary Anne. Si diede mentalmente dello stupido quando scoprì chi stava parlando: seduto, di nuovo, sulla sua sedia c'era Thad che discuteva divertito con Carl.

«Buongiorno, señor» lo salutò quello non appena si accorse della sua presenza, fingendo di togliersi un cappello. Sebastian si limitò a rivolgergli una smorfia, prima di sedersi a capotavola.

«Oh, vedo che hai già conosciuto Thad» disse suo nonno, prima di prendere una forchettata di quelle che avevano tutta l'aria di essere uova strapazzate. «Mi aiuta a mandare avanti il ranch».

«Ho avuto questo onore, sì» rispose Sebastian, rifiutando con un gesto della mano il piatto di uova e bacon che gli stava porgendo Mary Anne. In Francia mangiava solo croissant a colazione, l'idea di ingerire quelle cose gli rivoltava lo stomaco.

«Non fare tanto il delicato, ragazzo, ti serve energia. Avrai da faticare oggi. Cosa hai in serbo per mio nipote, Thad?»

A quelle parole Sebastian alzò la testa di scatto. «Scusa?»

Carl sorrise. «Oh, tua madre non ti ha detto che quando abbiamo deciso che saresti stato con me e non con tuo padre ci siamo anche accordati che mi avresti aiutato col ranch? In fondo tutto questo un giorno sarà tuo, ragazzo, devi pur iniziare a capire come tirarlo avanti».

Sebastian sentì la gola secca. Sua madre non gli aveva nemmeno accennato alla possibilità di trascorrere quel mese con suo padre e, in tutta onestà, avrebbe preferito non saperlo.

«E cosa dovrei fare?» Domandò irritato.

«Darai una mano a Thad, ti dirà lui che cosa fare. Oggi devo andare a Austin, tornerò questa sera. Vedi di non fare casini».

Sebastian osservò suo nonno alzarsi e andarsene senza ulteriori saluti. Non che ne aspettasse, suo nonno era fatto così.

«Come hai detto che ti chiami?» Chiese Thad, richiamando la sua attenzione.

«Sebastian».

«Dovrai toglierti quella camicia» Thad indicò l'indumento bianco.

Sebastian ghignò, giocherellando con il primo bottone. «Con piacere. Apprezzo i tipi diretti...»

Thad scoppiò a ridere. «Ti piacerebbe, sì! Ma non la stai togliendo per me, ma per qualcun altro».

«Interessante! Non mi tiro indietro per una cosa a tre».

Thad rise di nuovo, dandogli una pacca sulla spalla mentre si alzava. «Terrò a mente. Ora vai a metterti qualcosa meno da fighetto parigino e raggiungimi in cortile».

Sebastian ghignò, seguendo con lo sguardo il ragazzo che usciva dalla cucina. Proprio come la sera precedente si ritrovò a pensare che Thad sarebbe stato perfetto per qualche servizio fotografico sulla vita in Texas: fra camicia scozzese, stivali e cappello da cowboy gli mancava giusto un lazo fra le mani. Magari lo avrebbe visto più tardi, Sebastian non si sentiva di escluderlo. Inoltre sembrava essere una persona interessante: lo intrigava. Sorrise fra sé, mentre saliva le scale verso la sua camera.

Quando, pochi minuti dopo, Sebastian uscì in cortile ci mise poco ad individuare Thad. Il ragazzo era di fianco alla staccionata che separava la casa dai campi di proprietà di suo nonno, teneva due cavalli per le redini. Thad lo squadrò, scuotendo la testa quando notò la sua maglietta.

«Meno male che dovevi vestirti meno da fighetto parigino».

«L'ho fatto, ma sarò sempre magnifico perché lo stile è parte di me. Non è colpa mia, sono nato così».

«Come la modestia, vedo».

«La modestia è da perdenti. So di essere migliore di tre quarti della popolazione, perché dovrei far finta di niente e mettermi al loro livello?»

Thad alzò un sopracciglio. «Educazione, magari?»

«Io sono educatissimo con le persone che reputo adatte alla mia compagnia» Sebastian rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, guadagnandosi un'altra occhiata dubbiosa da parte di Thad.

«Se lo dici tu. Vedi di farti andare a genio Zeus, allora, sa come gestire chi non lo tratta con gentilezza».

Sebastian osservò Thad mentre accarezzava delicatamente il muso del cavallo più vicino a lui, totalmente nero. Notò come il ragazzo avesse un'espressione del tutto serena, come se in quel momento non potesse esserci nulla di meglio di quel ranch e di quel cavallo che si muoveva tranquillo sotto il suo tocco. Il pensiero di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che si era sentito così in pace con il mondo sfiorò la mente di Sebastian, ma il ragazzo lo scacciò come una mosca molesta.

«E cosa dovremmo fare io e Zeus? Scagliare fulmini sulle pecore che scappano?» Domandò con tono annoiato, osservando il cavallo. Era davvero grande, non assomigliava minimamente a quel bel pony che aveva da bambino.

«Quasi» sorrise Thad. «Ci sono da radunare le pecore, vanno portate nel recinto dall'altra parte del ranch. Io starò davanti e tu chiuderai, va bene? Ci sono i cani, ma dovrai comunque darci un occhio. Pensi di riuscirci?»

Sebastian fece una smorfia, guardando Thad come se avesse appena detto l'idiozia del secolo. «A radunare pecore? Non ci vuole Einstein per farlo».

Senza aspettare alcuna risposta, strappò dalle mani dell'altro le redini del cavallo nero. Ignorando gli avvertimenti di Thad, che lo invitava ad avvicinarsi con cautela a Zeus dato che non lo conosceva, Sebastian montò in sella con movimenti rapidi e secchi. Zeus, tuttavia, reagì con la stessa velocità e, appena un attimo dopo, si alzò sulle zampe posteriori e Sebastian cadde a terra con un tonfo sordo. Zeus, ignorando del tutto le lamentele del sedicente fantino, cavalcò tranquillamente verso i campi.

«Stai... bene?» Thad si avvicinò a Sebastian tentando inutilmente di trattenere le risate.

«Sì» bofonchiò quello in risposta.

«Ti avevo detto di andare con calma con Zeus! Sei stato troppo brusco».

Sebastian non rispose, ignorando la mano che Thad gli stava porgendo per aiutarlo ad alzarsi. Posò le mani a terra e immediatamente percepì che qualcosa non andava: il terreno non avrebbe dovuto essere così... morbido e viscido. Capì cos'era successo dall'espressione di Thad: il ragazzo stava davvero tentando di non ridergli in faccia, lo sforzo gli aveva colorato il volto di rosso, ma soprattutto aveva ritirato la mano alla velocità della luce.

«Dimmi che non è successo» sussurrò, sperando che Thad gli dicesse che no, non aveva appena posato le sue mani su escrementi di cavallo, era tutto uno scherzo.

«Non posso, amico. Devi discuterne con Zeus: quello è senza dubbio un suo ricordino!»

«Dannato cavallo! Dannato ranch! Dannato Texas!»

Thad scoppiò nuovamente a ridere vedendo Sebastian dirigersi verso la casa a passo di carica, gesticolando a braccia larghe per impedire che le mani sporche toccassero qualche altra parte del suo corpo. Quel ragazzo era strano, molto più di quanto non gli avesse anticipato Carl. Se non altro, pensò, avrebbe movimentato un po' le sue giornate.

 

Sebastian tornò da Thad solo dopo aver fatto tre docce e disinfettato le mani almeno una decina di volte. L'idea di restare in camera fino all'ora di cena lo aveva stuzzicato, ma era certo che suo nonno sarebbe venuto a saperlo e anche solo l'idea che potesse chiamare sua madre lo innervosiva. Non credeva che Thad sarebbe andato a riferirgli nulla, era come una sensazione inconscia, ma non conosceva abbastanza il ragazzo per poter rischiare. Quando lo raggiunse vide che gran parte delle pecore erano già state portate al recinto, ne rimaneva solo qualcuna che proprio non ne voleva sapere di muoversi.

«Quanti strati di pelle hai rimosso? Cinque o sei?» Gli gridò Thad non appena lo notò. Sebastian si irritò quando vide che il ragazzo sembrava sul punto di ricominciare a ridere.

«Non c'è niente di divertente. È la cosa più disgustosa del mondo e a te sembra normale. Ma come vivete?» Rispose seccato Sebastian. Con sua grande sorpresa, però, Thad non parve minimamente colpito dalle sue parole, anzi, scoppiò a ridere.

«Vieni dalla Francia, Sebastian! Lì mangiano le lumache! Questa è la cosa più disgustosa del mondo!»

«Veramente sono considerate un piatto prelibato» rispose Sebastian, non troppo convinto. Non lo avrebbe mai ammesso, ma fino all'incidente di quel pomeriggio aveva davvero considerato mangiare lumache una delle cose più rivoltanti in assoluto. Ma non c'era bisogno di dare ragione a Thad.

«Anche il caviale, ma sempre di uova di pesce si tratta. No, grazie, meglio una bistecca».

«Non mi sarei aspettato niente di diverso da un texano».

«Cos'hai contro il Texas, ragazzo? È anche la tua terra» la voce di Carl, alle spalle di Sebastian, lo fece sussultare. Si voltò in tempo per vederlo scendere dallo stesso pick-up con cui era andato a prenderlo all'aeroporto.

«Ciao, Carl. Facevamo solo conversazione» si intromise Thad, Sebastian non poteva davvero dire di esserne dispiaciuto.

«Allora, com'è andata? Ha fatto il ragazzino delicato?» Carl continuò a parlare con Thad, facendo appena cenno verso di lui. Sebastian strinse i pugni, detestava quando la gente parlava di lui come se non fosse presente, ma quello aveva poca importanza perché suo nonno stava per scoprire che non aveva praticamente alzato un dito durante tutta la mattina. Se fosse tornato quella sera, come aveva detto, forse avrebbe potuto riscattarsi in qualche modo, ma no, aveva dovuto rientrare in anticipo.

«No» Sebastian strabuzzò gli occhi a quella semplice parola. «No, è stato d'aiuto. Ha solo avuto qualche problema con Zeus, ma niente di grave».

Sebastian tentava di nascondere la sorpresa mentre ascoltava Thad, ma non gli fu possibile. Ringraziò mentalmente le circostanze che lo avevano portato ad essere alle spalle del nonno, era certo che se in quel momento si fosse voltato avrebbe capito dalla sua espressione che Thad stava mentendo. Thad stava mentendo per lui e lo faceva con una tranquillità disarmante. Fece appena caso a suo nonno che si allontanava, tutta la sua attenzione era focalizzata sul ragazzo che aveva davanti.

«Perché l'hai fatto?» Chiese, non appena Carl fu rientrato in casa. Doveva sapere.

«Un semplice “grazie” va bene» rispose Thad, sorridendogli.

«Perché?» Insistette però Sebastian, la determinazione dipinta sul suo volto.

Thad scrollò le spalle. «Non lo so. Immagino perché altrimenti avrebbe chiamato tua madre e tu non sembri entusiasta dell'idea di sentirla».

Sebastian alzò un sopracciglio, fingendo noncuranza. «Sei anche psicologo? Non lo sapevo».

Thad tornò a guardarlo, serio. «Non serve un pezzo di carta per capire che hai problemi con i tuoi: scatti non appena Carl nomina tuo padre e ti fai scuro quando viene fuori tua madre. Non so niente di te, ma so cosa vuol dire avere problemi coi propri genitori».

Prima che Sebastian potesse ribattere, Thad si incamminò verso la casa. Non sembrava arrabbiato, ma Sebastian avrebbe potuto giurare di aver toccato un nervo scoperto. Scosse la testa, avrebbe dovuto ignorare Thad e i suoi problemi. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma non riusciva a smettere di pensare alla tranquillità con cui il ragazzo lo aveva sostenuto. Aveva mentito al suo capo e Sebastian conosceva suo nonno, se fosse venuto fuori Thad avrebbe potuto persino essere licenziato, Carl credeva molto nel rapporto di fiducia che aveva con i suoi collaboratori. Non avrebbe dovuto interessargli, in fondo non conosceva nemmeno Thad, ma non poteva negare a se stesso di essere curioso a proposito del ragazzo. Sapeva che se ne sarebbe pentito, ma quando la sua curiosità veniva stuzzicata non c'era modo di fermarlo.

Sebastian sospirò, scuotendo la testa, prima di seguire Thad all'interno della casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chapter two, people! :D

Solito ringraziamento a Vals e Rin che hanno letto in anteprima e contengono le mie pare mentali da “sto mandando Sebastian OOC, vero? Vero che è così? Lo rovinerò, lo so!” XD

Una piccola precisazione, ma neanche così piccola: tutto ciò che so a proposito di ranch l'ho appreso dalle sorelle McLeod, che stanno in Australia e non in Texas, e da qualcosa che ho letto su internet. Quindi sì, scriverò molte stupidate su quello che fanno Sebastian e Thad, chiudete un occhio ;)

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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