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Autore: TrustInBieber    09/07/2012    15 recensioni
Esco fuori e vedo Justin giocare a basket con i suoi amici. "Justin?" Lo chiamo. Afferra la palla e si gira verso di me.
"Dimmi."
"Ehm, posso parlarti un attimo?" Mi passo nervosamente le dita sul braccio.
"Torno subito." Lancia la palla a Chaz e mi raggiunge. "Stai bene?"
"Si, si. Vieni qui." Gli prendo la mano e me lo tiro dietro. "Ho bisogno di un favore."
"Ok, dimmi." Incrocia le braccia.
"Ecco, io... Tu... Puoi insegnarmi a baciare?" Mi mordicchio il labbro.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vado al piano di sotto dopo essermi fatta una doccia e asciugato i capelli. Stranamente, l'aria fuori è fredda, il che non è certo una cosa normale per una città come Los Angeles.
"Ehi." Faccio un salto appena sento la voce di Justin dietro di me. Ride. "Scusa, non volevo spaventarti."
"Ho... Dei tic. Sai, riflessi." Faccio spallucce e mi giro, vedendolo con la chitarra in mano. "Cosa fai?"
"Vado a suonare." Fa spallucce. "Vieni con me?"
"Dove?"
"Fuori." Annuisco. "Andiamo." Va al piano di sopra e io lo seguo.
"Andiamo in camera tua?"
"No, fuori. Sul tetto." Ah, si, certo. Come non pensarci subito?! Finalmente arriviamo sul tetto.
"Io... Ehm, ho paura dell'altezza." Dico, mordendomi un labbro.
"Dai, vieni." Mi prende la mano e mi aiuta a scendere, poi ci sediamo. "Tu suoni?"
"Solo il piano."
"Davvero? Tipo cosa?"
"Mhm, la conosci 'River flows in you'?"
Annuisce. "Si. L'ha scritta... Yuruma, una roba del genere."
Rido. "Yiruma. E si." Sorride e inizia a strimpellare. "Cosa suoni?"
"Tu conosci 'Come home to me'?" Mi guarda, continuando a suonare tranquillamente. Io che mi spezzo anche le dita quando ci provo. Mah.
"No, in realtà." Mi sposto i capelli dagli occhi. "Me la canti?"
Ride. "Sicura?"
"Si!" Sorrido. Ricomincia a suonare dall'inizio.
"Come home to me, come home to me, back into my arms, home where you belong..." Passa qualche minuto e finisce la canzone.
"L'hai scritta tu?"
"No, ma mi piace." Fa spallucce e posa la chitarra. "Mi dici di te?"
"Come se già non sapessi tutto." Sospiro, giocando con una pietra.
"Beh, so solo che tuo padre ti ha messo le mani addosso. Non so il tuo colore preferito, nè cantante, nè film. Forza, abbiamo tempo prima di cena."
Sospiro. "Beh, il mio colore preferito è il nero, il mio cantante preferito... Non so, ma quella che mi piace di più per ora è Jessie J. Film... 'Titanic'."
"Ovviamente." Ride, passandosi una mano tra i capelli.
"Beh, e tu?" Gli do una leggera gomitata.
"Odio ogni film sdolcinato, ovviamente. E Michael Jackson è il mio cantante preferito."
Annuisco. "Sono stata a un suo concerto. C'erano fans che svenivano ovunque."
Ride. "Si, immagino." Cala il silenzio per un po'. Davanti alla casa ce n'è un'altra con tutte le luci accese. Vedo una bambina saltare in braccio a suo padre e lui che le spettina i capelli. 
Fantastico. Dovevano proprio vivere davanti a una famiglia felice? Bene. Perfetto.
"Ehi, tutto ok?" Justin mi mette un braccio intorno alle spalle, avvicinandomi a lui.
"Si. Tutto ok." Faccio spallucce leggermente. Segue il mio sguardo, poi sospira.
"Vuoi tornare dentro?"
"No, ma se vuoi puoi andare." 
"Scherzi? Non ti lascio qui a morire di freddo." Rido e inizia a giocare con i miei capelli. É la prima volta che un ragazzo che non sia il mio migliore amico, riesce ad avvicinarsi a me così tanto.
Ho 17 anni e ho avuto un solo ragazzo, quando avevo 14 anni. A 17 anni non ho avuto il mio primo bacio, il ballo della scuola, da anni non lascio nessuno dormire da me, e mio padre non mi ha mai lasciata andare a dormire dalle mie amiche.
Ho avuto una delle infanzie peggiori, direi. Un'infanzia che è finita troppo presto.

"Mamma, dove accidenti ho messo il pettine?!" Cammino dentro la sua stanza, avanti e indietro, cercando di sistemarmi il cespuglio che ho in testa.
"Non so, Ronnie. Tu hai fatto le tue valigie, dovresti saperlo." Mia madre si sdraia a letto e sospira, chiudendo gli occhi. "La prima notte in anni che riuscirò a passare dormendo."
Alzo gli occhi al cielo. "Tu non dormirai se non trovo la mia spazzola!"
"Prendi la mia, Dio santo."
"No! La mia ha una lumaca stampata sopra. Voglio la mia spazzola!" Sbuffo, poi esco dalla sua camera e vado nella mia. Inizio a rovistare tra i vestiti ancora nelle valigie e tra le cose sparse sulla scrivania, sedia e pavimento.
Prima o poi metterò in ordine questo macello. Mi arrendo. Mi butto a letto e fisso il soffitto. É di un blu molto chiaro, molto diverso dal giallo pallido che avevo nel New Jersey. Questo è più rilassante, grazie a Dio. Qualcuno bussa alla porta.
"Vieni dentro." Sbadiglio e mi metto a sedere, appoggiandomi lentamente contro il muro dietro al letto. Dio, che male. 
Justin compare alla porta e apre la bocca per parlare, poi si guarda intorno e la chiude, poi la riapre. "Mia madre ti ucciderà, nel vero senso della parola." Scuote la testa ridendo.
"Beh, domani metto a posto. Stavo cercando la spazzola."
"Aspetta, quella con una lumaca sopra?" Balco in piedi.
"Esatto! L'hai vista?"
"No." Sorride.
"Oh." Mi siedo sul letto. Aspetta. "E come fai a sapere che c'è una lumaca sopra?"
Ride. "É di sotto. Comunque, pensavo, domani mia madre vuole andare a fare un giro, o come lo chiama lei, 'un'esperienza culturale tra la natura e l'uomo' in campagna. Vieni con noi o rimani qui?"
"Penso che vengo. Se trovo qualcosa da mettere."
Torna a fissare il pavimento. "Penso che troverai qualcosa. Vuoi la spazzola?"
"Si!"
"Te la porto."
Sospiro. "Justin, solo perchè sono stata sbattuta contro tutti i muri e mobili della casa, non vuol dire che non posso andare al piano di sotto e prendermi una spazzola, sai?"
"Lo so, ma visto che stavo andando giù... Era solo per fare prima." Fa spallucce. "Te la porto o no?"
"In quel caso." Sorrido e lui ride, uscendo. Alzo la testa e fisso lo sguardo sul soffitto di nuovo. Kai mi ha chiamata ancora un po' di volte, ma non le ho mai risposto. Prima sparisco, prima lo accetterà.
Qualche minuto dopo Justin torna. "Tieni." Mi porge la spazzola.
"Grazie, sei la mia salvezza."
Ride. "In ogni senso. Buonanotte."
"Notte." Sorrido e lui esce. Inizio a pettinarmi i capelli, poi li lego in una treccia disordinata e mi ributto a letto. Speriamo di dormire.

Si, dormire un tubo. Sono le 4 e sono sveglia come un gufo. Sto seriamente pensando di accovacciarmi su un ramo e gufare per tutto il resto della notte.
Mi rigiro. E mi rigiro di nuovo. E ancora una volta. Non so più in che posizione dormire.
I lividi e i graffi sono talmente recenti e profondi che mi fa male anche solo respirare. Non perdonerò mai mio padre per essersi comportato così.
Per aver portato mia madre all'esasperazione.
Per avermi rotto un braccio tre volte negli ultimi tre anni.
Per avermi lanciata giù dalle scale mentre tentava di baciarmi e io l'avevo accidentalmente picchiato.
Non perdonerò mai quella persona che mio padre è diventato. 
Sobbalzo appena sento un tuono diffondersi fuori dalla finestra. Lentamente scivolo fuori dal letto ed esco dalla mia stanza, andando in quella di mia madre. Chiudo piano la porta e mi infilo nel suo letto, accoccolandomi a lei. Si sveglia e si muove un po'.
"Ronnie? Che ci fai qui?"
"Ci sono i tuoni, non riesco a dormire." Sospiro. Inizia ad accarezzarmi i capelli e mi bacia la fronte.
"Sono qui, stai tranquilla." Mi addormento in pochi minuti, con lei che mi canticchia sottovoce 'How to save a life'.

OH. MIO. DIO.
Posso amarvi? Si, vero?
Cazzo, si!
Cioè, in un solo giorno ho avuto 119 visite e 5 fottute recensioni! *-*
Sto morendo xD
Grazie a tutte!
Scusate se non vi piace il capitolo D:
<3
   
 
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