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Autore: Wren07    09/07/2012    6 recensioni
[Superfamily!AU (Steve e Tony sono sposati e hanno adottato Peter Parker)]
[Scritta per Il Marcatino: http://maridichallenge.livejournal.com/45447.html]
Tony reclinò la testa sospirando e si lasciò massaggiare la schiena da Steve, mentre si chiedeva come aveva potuto credere per tanto tempo che Peter non facesse altro che dedicarsi tranquillamente allo studio, nonostante la consapevolezza che i suoi genitori adottivi fossero Iron Man e Capitan America.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: One more cup of coffee
Fandom: The Avengers
Personaggi: Tony Stark, Steve Rogers, Peter Parker
Genere: Commedia, generale
Rating: PG
Avvertimenti: AU, one-shot, slash
Beta: Joey, che ringrazio ancora infinitamente mandandole tanto amore
Note:
1) Questa cosina abbastanza assurda è nata per colpa del Marcatino, dove ho raccattato i seguenti prompt:
 
 
 
2) La storia fa riferimento anche ai fumetti oltre che al film e in particolare al Superfamily!AU che invade il web ultimamente (se non sapete di cosa sto parlando vi consiglio di fare un giretto qui per farvene un’idea, altrimenti vi basti accettare come dogma che Steve Rogers e Tony Stark sono sposati e hanno adottato Peter Parker).
 
3)  Visto che non ci facciamo mancare niente, ho disturbato anche Bob Dylan per il titolo di questa storia, per colpa del mio amabile prof. di storia e filosofia che sicuramente sapendo una cosa simile scapperebbe a piangere sull’altarino dedicato a Bob che sicuramente ha a casa sua.
 
4) Un ringraziamento speciale alla mia odiabile Charlie, che oltre ad avermi fatto amare lo Steve/Tony mi ha suggerito di ficcare Peter in questa storia anche prima del mio “acquisto” del prompt su padri e figli.
 
 
 
 
One more cup of coffee
 
 
One more cup of coffee for the road
One more cup of coffee ’fore I go
To the valley below.
(One more cup of coffee-Bob Dylan)
 
 
 
 
Tazza dopo tazza, Tony aveva giurato che quella sarebbe stata l’ultima prima di alzarsi, indossare la sua armatura e andare a riprendere Peter in qualunque luogo sperduto potesse trovarsi.
Invece, quando Steve gli pose davanti quello che doveva essere almeno il quinto caffè della nottata, rimase ancora una volta inchiodato alla sedia, ormai senza neanche più protestare.
 
«Sono quasi le quattro» annunciò Steve laconicamente, portandosi le mani ai fianchi e restando in piedi, immobile, di fronte a Tony. In quella posa sembrava un’imitazione di se stesso in una versione malriuscita di Capitan America, fallita solo per le occhiaie e il vecchio pigiama che indossava.
Tony si limitò a grugnire in risposta, prima di affondare nuovamente il volto nella sua tazza.
A quel punto Steve si mosse piano verso di lui e poggiò le mani sulle sue spalle, iniziando a massaggiarle lentamente.
«Avanti, sai che Peter non è in giro a divertirsi» disse poi, cercando di suonare diplomatico, ma senza riuscire a raschiare uno spesso strato di preoccupazione dalla sua voce.
«È esattamente questo il problema» ribatté Tony, cercando di mantenere la calma per evitare un’altra discussione.
 
Da quando avevano adottato Peter, dopo la morte di Richard e Mary Parker, la vita alla Torre Stark non era stata di certo delle più tranquille, ma a quello Tony aveva fatto l’abitudine.
Aveva fatto l’abitudine anche ai recenti – e continui – sbalzi d’umore di Peter, che a volte appena tornato da scuola si chiudeva nella sua stanza per ore a lavorare a qualche esperimento, senza che a nessuno fosse concesso di rivolgergli la parola.
Tony e Steve avevano attribuito questo atteggiamento all’adolescenza e Tony era segretamente fiero di avere un figlio che sembrava sulla buona strada per diventare un piccolo genio proprio come lui. A prima vista, però, sembrava che Peter avesse ereditato da lui anche l’abitudine di andare in giro a fare il playboy tutte le sere, cosa di cui Tony andava molto meno fiero, altrettanto segretamente.
 
Invece, come al solito, Steve aveva ragione: Peter non era in giro a divertirsi, ma a salvare qualcuno in un remoto isolato di New York.
 
 
 
Tony reclinò la testa sospirando e si lasciò massaggiare la schiena da Steve, mentre si chiedeva come aveva potuto credere per tanto tempo che Peter non facesse altro che dedicarsi tranquillamente allo studio, nonostante la consapevolezza che i suoi genitori adottivi fossero Iron Man e Capitan America.
 
Eppure, le ridicole illusioni di Tony erano crollate solo poche settimane prima, quando era entrato nella camera del figlio per chiedergli una mano in laboratorio e lo aveva trovato chino su pezzi di stoffa blu e rossa, mentre brandiva un paio di forbici e un gessetto, con il quale apparentemente stava prendendo delle misure.
In quel momento il cuore di Tony aveva fatto un balzo, che di certo non aveva niente a che vedere con quella maledetta piastra magnetica. Tutto ciò che era riuscito ad ipotizzare in quei primi istanti era che Peter si stesse cucendo un vestito per intraprendere la carriera di drag queen.
Gli ci erano volute ore di spiegazioni di Peter, rassicurazioni di Steve e camomille di Jarvis per accettare una realtà – se possibile – ancora più sconvolgente: quella di avere un altro supereroe in famiglia.
La cosa a parer suo più vergognosa era che lo SHIELD, venuto al corrente dell’attività di freelance di Spider-Man, anziché pretendere spiegazioni o proporre a Peter tranquille mansioni da laboratorio, aveva iniziato ad assegnargli delle piccole missioni.
 
A Steve, naturalmente, nonostante lo shock iniziale, la notizia era sembrata meravigliosa e si era anche offerto di insegnare a Peter qualche trucco supereroico.
Inutile dire, quindi, che a Cap non sembrava educativo pedinare il figlio, sebbene Tony si fosse già fatto informare da Nick Fury di tutti gli spostamenti che Peter avrebbe effettuato quella notte.
 
Allo stesso modo, Steve non aveva trovato educativo criticare il costume elaborato da Peter – e lo aveva dimostrato con un invisibile ma doloroso calcio assestato al compagno sotto il tavolo qualche giorno prima – sebbene secondo Tony facesse così anni ’40, con quella combinazione di colori e la totale assenza di tecnologia. *
 
Quelle erano alcune delle motivazioni del litigio tra Tony e Steve di quella notte, che si era protratto, quasi di mutuo accordo, in attesa del ritorno di Peter.
 
 
 
In quel momento Steve smise di massaggiare Tony per crollare su una sedia accanto a lui.
Tony gli allungò la sua tazza, bofonchiando: «Scusa, ho esagerato». Vedendo che Steve non rispondeva né beveva il caffè, aggiunse: «I figli vengono mandati sulla terra per dare problemi ai padri, è una legge naturale. Dovrò solo farci l’abitudine».
Probabilmente Steve colse nel sospiro di Tony più amarezza di quanta egli ne avesse voluta palesare, perché immediatamente si avvicinò a lui, mormorandogli contro la fronte: «Di niente», per poi arrivare fino alle sue labbra, dove lasciò un odore ancora impastato di caffè.
«In più» disse Tony, staccandosi da Steve, «preferirei litigare con te piuttosto che fare l’amore con chiunque altro».
«Ci mancherebbe» rispose Steve, mentre con un braccio cingeva le spalle di Tony e tendeva l’altro tra le sue gambe.
«Direi che è ora di andare a letto» cedette finalmente Tony, alzandosi senza preoccuparsi di rovesciare il residuo di caffè nella tazza e trascinando con sé Steve, che si lasciò guidare senza opporre alcuna resistenza.
 
Ma un attimo dopo quel silenzio assonnato fu rotto dallo sbattere di una finestra proveniente presumibilmente dalla camera di Peter.
 
«Hai sentito anche tu?» domandò Steve, raddrizzandosi di colpo, come se gli fosse stato appena lanciato in testa un secchio d’acqua gelata.
«È tornato» rispose semplicemente Tony, mentre si precipitavano insieme alla soglia della stanza di Peter, senza più alcuna remora morale.
 
Steve trattenne il compagno dall’entrare in camera, ma fece in modo che restassero in corridoio, nell’ombra. Tony riuscì ugualmente ad intravedere, attraverso la porta semichiusa, il figlio che si liberava di quel ridicolo costume e tirò un sospiro di sollievo constatando l’assenza di ferite sulla sua pelle.
 
Pochi istanti dopo, Tony e Steve sentirono la voce di Peter, che disse monotono, senza neanche voltarsi: «’Sera, papà, o meglio ‘giorno. È andato tutto bene, potete andare a letto adesso».
 
I due si scambiarono un tacito cenno di assenso nell’oscurità, per poi dirigersi finalmente nella loro stanza. Se a prevalere fosse la stanchezza o la caffeina lo avrebbero scoperto tra poco.
 
 
*frecciatina a Cap, cooofff
 
   
 
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