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Autore: Beauty    09/07/2012    4 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è una mia personale rivisitazione de "La Bella e la Bestia", la mia favola preferita...
Catherine, diciottenne figlia di un mercante decaduto, per salvare il padre dalle grinfie di un misterioso essere incappucciato, accetta di prendere il suo posto. Ma quello che la ragazza non sa è che nelle vesti del lugubre e malvagio padrone di casa si cela un mostro, un ibrido mezzo uomo e mezzo animale. Col tempo, Catherine riuscirà a vedere oltre la mostruosità dell'essere che la tiene prigioniera, facendo breccia nel suo cuore...ma cosa succede se a turbare la felicità arrivano una matrigna crudele e un pretendente sadico e perverso?
Riuscirà il vero amore ad andare oltre le apparenze e a sconfiggere una maledizione del passato? E una bella fanciulla potrà davvero accettare l'amore di un mostro?
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mostro e la fanciulla'
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Henry uscì barcollando dal Leone d’oro, calpestando il nevischio fangoso con gli stivali invernali, mentre il vento mattutino dell’alba del giorno di Santo Stefano gli sferzava sul viso e gli scompigliava i capelli biondi. Sentiva la testa stranamente leggera, e si muoveva a passi lenti e incerti quasi come se le sue gambe fossero state arti inanimati di una marionetta di legno.

Quello che gli aveva raccontato l’oste lo aveva lasciato talmente sconvolto che, per un attimo, si era domandato se non si trattasse soltanto di un volgare e macabro scherzo. Aveva dovuto lasciare al padrone dell’osteria ben dieci monete d’argento, ma alla fine era riuscito a scoprire la verità.

Proprio come aveva sospettato, tutti gli uomini uccisi avevano avuto a che fare, in un modo o nell’altro, con Lord William Montrose. Whitaker, il Marchese Van Tassel e l’ultima vittima avevano perso un intero patrimonio giocando d’azzardo con il nobile, e si erano rifiutati di pagarlo; il Conte DeBourgh era cugino di secondo grado di Lord William, ed entrambi erano gli unici eredi rimasti di un ricchissimo zio morto di recente; quanto alle prime due vittime, Henry era venuto a sapere che il giovane pretendente di Catherine era stato in affari con loro nella gestione di una grossa compagnia mercantile, le cui quote sarebbero entrate in suo possesso se i due soci vi avessero rinunciato.

In tutti i casi, Lord William avrebbe avuto solo da guadagnarci, dalla loro morte.

Esiste anche il caso, Henry, gli aveva sussurrato una voce nella sua testa, ma il giovane non le aveva dato retta: le coincidenze stavano cominciando a divenire veramente troppe. Quando poi l’oste gli aveva accennato ad un pettegolezzo secondo il quale Lord William teneva un branco di cani da caccia addestrati a stanare e a uccidere la preda, Henry non aveva avuto più alcun dubbio: l’uomo nelle cui mani aveva messo la sorte della sorella era l’assassino di sei persone.

Henry sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, non riusciva a respirare regolarmente.

Buon Dio, che cos’aveva fatto?

Provò l’irragionevole impulso di gettarsi in ginocchio nella neve e piangere tutte le sue lacrime, di strapparsi i capelli per la disperazione, di maledirsi per la sua stoltezza, ma non lo fece. Deprimersi e autocommiserarsi non sarebbe servito a nulla. Invece, doveva agire. Aveva commesso un grossolano errore, questo era vero, ma non era ancora troppo tardi per tentare di rimediare.

Sarebbe tornato a casa, avrebbe preso con sé la pistola e la spada e sarebbe andato da Lord William. Lo avrebbe minacciato, gli avrebbe detto che sapeva tutto e gli avrebbe intimato di lasciare in pace sua sorella, quindi l’avrebbe consegnato alla giustizia. Infine, sarebbe andato a cercare Catherine, dovunque si trovasse, e avrebbe fatto in modo che lei e il suo amante si sposassero. Sua sorella avrebbe riacquistato l’onore e la felicità, e non sarebbe stata costretta a sposare un crudele assassino.

Sì, avrebbe risolto tutto, presto ogni cosa si sarebbe sistemata. Un sorriso gli si dipinse sulle labbra, a quel pensiero. Avrebbe consegnato un pazzo omicida alla giustizia e avrebbe salvato sua sorella. Finalmente, anche lui avrebbe avuto il suo momento, stavolta sarebbe toccato a lui risolvere la situazione, non avrebbe più causato grane alla sua famiglia, ma avrebbe dimostrato che anche lui valeva qualcosa, d’ora in avanti sarebbe stato accolto come un eroe…No, un momento. Non era il caso di cantar vittoria troppo presto, prima aveva una questione importante da risolvere: Lord William. Ci sarebbe stato tempo dopo, per tutto il resto; ora, doveva pensare a fermare quell’assassino.

Si avviò a passo deciso verso la propria casa, camminando nella neve, senza sentire il freddo del vento invernale, ma riscaldato dal pensiero che, presto, tutto si sarebbe risolto per il meglio.

 

***

 

Catherine tirò le briglie del cavallo, in modo che l’animale fermasse la sua corsa. Lei e Rosalie avevano galoppato per tutta notte nella foresta, e, ora che l’alba invernale si stagliava all’orizzonte, finalmente erano giunte a casa. La ragazza sollevò lo sguardo, osservando il giardino le cui piante rampicanti e le erbacce erano ora completamente ricoperte di neve e piccole stalattiti luccicanti, dando alla dimora un aspetto stranamente fiabesco e irreale. Catherine si sentì sollevata al pensiero di essere tornata, ma non provò quella folle felicità che aveva immaginato nei mesi trascorsi al maniero di Adrian. Senza contare che era lì per una ragione ben precisa. Smontò da cavallo, aiutando Rosalie a scendere; dopo un’intera nottata insonne passata a cavalcare nel buio, Catherine si sarebbe aspettata che sua sorella crollasse dal sonno, ma non era così. Rosalie era inspiegabilmente sveglia e vispa, con un che di attento e guardingo nei grandi occhi scuri. La ragazza non se ne curò troppo, e allacciò le briglie del cavallo intorno al ramo di un albero.

Spalancò il cancello e fece per entrare, ma Rosalie la bloccò tirandola per una manica dell’abito.

- Catherine, aspetta!- chiamò la ragazzina; sembrava in ansia, come se fosse stata spaventata da qualcosa.

- Che c’è, Rose?- fece Catherine, forse un po’ troppo bruscamente, senza curarsi di nascondere l’impazienza. Suo padre aveva bisogno di lei, e subito; non aveva tempo per perdersi in chiacchiere.

- Cathy, forse non dovremmo entrare…- mormorò Rosalie, gettando delle occhiate preoccupate alla porta d’ingresso.

- E perché no? E’ casa nostra; su, forza, andiamo, non c’è tempo da perdere - Catherine si liberò dalla presa della sorella ed entrò in giardino; la ragazzina le corse dietro.

- No, Catherine, per favore, ascoltami!- implorò Rosalie.- Catherine, non dobbiamo entrare! Cathy…Cathy, Lady Julia è una strega!- gridò infine.

- Sì, su questo non ci piove…- commentò la ragazza, senza scomporsi e continuando a percorrere il vialetto innevato che conduceva alla porta.

- No, Catherine, non hai capito!- ritentò Rosalie, con disperazione; ora che aveva ritrovato un po’ di sangue freddo, la ragazzina sentiva di dover mettere a parte la sorella maggiore di quel che aveva scoperto appena due giorni prima.- Lady Julia è una strega, una vera strega!

Catherine si fermò, guardando la sorella.

- Te lo giuro, Cathy…- ansimò Rosalie.- L’ho vista con i miei occhi! E’ una vecchia strega che ringiovanisce con i suoi poteri! E’ la verità! Io l’ho vista…

La ragazza alzò gli occhi al cielo; sua sorella non aveva mai avuto il vizio di raccontare bugie e storie fantasiose, ma in quel momento si sentiva molto restia a crederle. Aveva cose più importanti a cui pensare, e non aveva mai creduto né alla magia né ai fenomeni sovrannaturali. Certo, l’essere stata ospite nel maniero di un mostro per ben sei mesi l’aveva fatta ricredere non poco, ma l’aspetto…poco consono di Adrian era ben lontano dalla stregoneria e da altre simili sciocchezze. Probabilmente, Rosalie aveva semplicemente visto qualcosa che non esisteva, suggestionata da qualche racconto di fantasmi, oppure quella era una specie di tecnica per attirare la sua attenzione. Forse la sorellina aveva bisogno di conforto dopo la brutta avventura e lo ricercava inventandosi simili frottole. Ma lei non aveva tempo per gli scherzi.

- Per favore, Rose, non adesso…- la liquidò, superandola e dirigendosi decisa verso la porta.

- No, Cathy! Per favore, te lo giuro! Il medaglione, Cathy!- provò a dire la ragazzina.- Il medaglione col rubino di Lady Julia…

La ragazza non le prestò ascolto, ma afferrò il batacchio della porta e iniziò a picchiarlo con forza contro il legno, accompagnandolo con i colpi del proprio pugno.

- Lydia!- gridò.- Lydia, apri! Lydia!

Le due sorelle sentirono il rumore di passi affrettati provenire dall’interno della casa. In un attimo, la porta si spalancò, rivelando la figura grassoccia della vecchia balia. Catherine la guardò come se si trattasse di una sconosciuta: quanto era cambiata, in sei mesi!

I capelli grigi di Lydia, annodati in una crocchia dietro la nuca, erano divenuti completamente bianchi; benché la sua figura fosse ancora rotondetta, era visibilmente dimagrita, e la ragazza le trovò rughe più numerose e marcate. Aveva le occhiaie di chi aveva trascorso una notte insonne, e gli occhi arrossati dal pianto.

Tuttavia, non appena le vide, il volto stanco dell’anziana governante s’illuminò. Lydia spalancò gli occhi, boccheggiando, incredula. Si portò una mano all’altezza del cuore, emozionata, senza sapere se credere o no a quello che le stava di fronte.

- Oh…oh, ma…- balbettò.- No, non…non può essere vero, non…

- Va’ tutto bene, Lydia - si affrettò a dire Catherine, nel tentativo di tranquillizzarla.- Va’ tutto bene, siamo noi…

- Oh, santo cielo!- esclamò la donna, abbracciando Catherine con slancio.- Santo cielo…signorina Catherine…ma allora siete viva!

- Sì, Lydia. Sì, sono viva - sorrise la ragazza.

- Oh, ma questo è un miracolo…e anche voi, signorina Rosalie! Per fortuna state bene! Ero così in pensiero…ma venite, entrate, entrate!- disse poi, facendosi da parte in modo che le due sorelle potessero entrare, per poi richiudere la porta.- Sia lodato il buon Gesù! Non potevate farmi un regalo di Natale più bello…Sempre sia lodato Nostro Signore! Ma, signorina Catherine, dove siete stata tutto questo tempo?- domandò infine.

- Ecco, io…è una lunga storia…- mormorò la ragazza, sentendo una fitta al cuore.

Avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno, ma non poteva raccontare a Lydia di Adrian. La vecchia balia non le avrebbe creduto e, se anche così non fosse stato, già Rosalie ne era stata terrorizzata, Lydia sarebbe come minimo svenuta.

E poi, c’era qualcosa di molto più importante da fare, prima.

- Lydia, dov’è mio padre?- chiese, con decisione.

Quello che aveva in mente era ben preciso: era tornata a casa solo per occuparsi di suo padre, e così avrebbe fatto; ma poi, non appena il mercante si fosse sentito meglio, sarebbe tornata al maniero, da Adrian. Non sapeva ancora se avrebbe accettato di diventare sua moglie, ma certo era che non si sarebbe più separata da lui.

Ma prima, doveva pensare a suo padre.

- Signorina…- balbettò Lydia.- Signorina, vostro padre è molto malato…

- Questo lo so, Lydia, ma voglio sapere dov’è e che cos’ha - ribatté fermamente la ragazza.

- Nessuno lo sa, signorina…- pigolò la donna.- Lady Julia si è sempre rifiutata di chiamare un dottore…diceva che era in grado di curarlo lei, personalmente…

- Stupida presuntuosa…!- sibilò la ragazza, fra i denti.- Lydia, dov’è mio padre?- ripeté.

- E’ di sopra, nella sua stanza…

- Cathy, Lady Julia è…- saltò su Rosalie.

- Non adesso, Rose!- la zittì Catherine, dirigendosi in fretta e furia verso le scale.

Cominciò a salire i gradini, ma qualcuno la bloccò. La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi verdi incrociarono quelli duri di Lady Julia.

Matrigna e figliastra rimasero immobili a guardarsi per diversi istanti. Catherine vide che le pupille di Lady Julia erano leggermente dilatate, segno che era rimasta sorpresa.

La donna frenò a stento una smorfia di rabbia. Allora era viva! Quella puttanella della sua figliastra era viva! Lo sapeva, avrebbe dovuto intuire che quell’imbecille di suo marito stava mentendo, la presunta morte di Catherine era stata troppo improvvisa, era ovvio che quell’inetto le stava nascondendo qualcosa! Stupida, stupida che era stata! E anche quell’altra…come aveva fatto la mocciosa a sfuggire ai segugi di Lord William?! Maledizione, quelle due serpi dovevano essere morte, morte!

Che doveva fare, ora? Il ritorno di Catherine le aveva scombinato tutti i piani, dannazione a lei! Poteva anche dire addio al matrimonio con Lord William…quello era ancora infatuato di quella sgualdrina! Moriva dalla voglia di ammazzarla, di scatenarle contro tutta la sua magia, o di strangolarla con le proprie mani…ma le serviva! Ora che i suoi progetti erano andati in fumo, doveva tornare a quelli iniziali…E quella patetica marmocchia di Rosalie? Non aveva tempo di pensarci ora, lei avrebbe fatto la stessa fine di suo padre, ma adesso doveva assolutamente sistemare Catherine, una volta per tutte!

- Catherine!- esclamò, con voce melliflua.- Catherine, allora sei viva! Sapessi come sono felice che tu stia bene!

- Non sforzatevi troppo per sembrare sincera, Lady Julia, non serve a nulla e vi fa male alla pelle!- la rimbrottò Catherine, superandola e riprendendo a salire le scale.- Dov’è mio padre?

- Tuo padre? Oh, lui è di sopra…- rispose Lady Julia, con finta sorpresa.- Perché lo vuoi sapere? Non preferiresti prima riposarti? Devi essere stanca, su, raccontami cos’è successo…

- Non darle retta, Catherine!- gridò Rosalie, sotto lo sguardo esterrefatto di Lydia.

- E anche tu, Rosalie - disse la matrigna, voltandosi nella sua direzione.- Dove sei stata per tutta notte? Eravamo in pensiero per te…

- Sentite, signora madre, non ho tempo per queste moine!- esclamò Catherine.- Ditemi che cos’ha mio padre, altrimenti…

- Disturbo?- fece una voce maschile.

Catherine si voltò a guardare: sulla soglia della porta, c’era Lord William.

Il giovane rimase un attimo interdetto; era venuto a casa Kingston con l’intento di incontrare Lady Julia e informarla che il suo piano aveva avuto successo. I suoi cani erano ritornati la sera prima, aveva buoni motivi per credere che avessero sterminato quella mocciosa: e invece lei era lì, ancora viva!

Lord William sentì montare la rabbia dentro di sé: i suoi segugi non avevano mai fallito! Li aveva addestrati in modo che non abbandonassero la caccia fino a che la preda non fosse stata stanata e uccisa, perché stavolta non era stato così? Avrebbe punito quelle bestiacce in modo esemplare…

Tuttavia, la sua rabbia nei confronti di Rosalie svanì non appena vide Catherine; subito, il furore venne sostituito dal fuoco e dalla libidine. Era tornata! Che quell’idiota di suo fratello l’avesse riportata indietro? O che il suo amante si fosse stancato di lei? Non importava, ora era lì; e sarebbe stata sua.

- Chiedo scusa…- disse.- Non avevo intenzione di interrompervi…

- Affatto, Lord William!- disse Lady Julia.- Anzi, il vostro arrivo è stato provvidenziale…- aggiunse, scoccandogli un’occhiata eloquente.- Catherine, forse c’è qualcosa che dovresti sapere…

- Non adesso, signora madre!- l’interruppe la ragazza, riprendendo a salire le scale.- Vogliate scusarmi, Lord William…

Sulle bocche di Lady Julia e di Lord William comparve un ghigno rabbioso, mentre la ragazza scompariva al piano di sopra.

- Io voglio quello che mi spetta, signora Kingston - bisbigliò Lord William, fra i denti.

Lady Julia gli scoccò un’occhiata innervosita.

- E l’avrete, Lord William, statene certo - sibilò.- Fidatevi di me. Forse, ora, assisterete a qualcosa che non saprete spiegarvi. Ma vi pregherei di non mettervi a strillare come un maiale al macello…

 

***

 

Catherine attraversò di corsa il corridoio, fino a giungere alla stanza di suo padre, sbarrata con una porta. La ragazza non si fece troppi scrupoli ed entrò, rimanendo un attimo impietrita sulla soglia alla vista dell’uomo: il mercante era ancora più pallido di come gliel’aveva mostrato lo specchio, e aveva delle occhiaie ancor più profonde. Catherine gli si avvicinò quasi correndo, gettandosi ai piedi del letto. Gli accarezzò dolcemente il viso, guardandolo preoccupata.

- Papà?- lo chiamò, sentendo un groppo in gola. - Papà, sono io…sono Catherine…papà…

Il mercante mugolò nel sonno, ma non aprì gli occhi, né diede segno di averla udita. Catherine gli posò una mano sulla fronte: era bollente!

La ragazza si alzò di scatto, uscendo dalla stanza. Si ritrovò di fronte Lord William e la matrigna.

- Sta male!- ansimò.- Sta male. Bisogna chiamare un dottore!

Li superò entrambi, diretta verso le scale, ma la matrigna la bloccò.

- Catherine!

La ragazza si arrestò, voltandosi a guardare Lady Julia.

- Catherine, so che sei in ansia per tuo padre. E lo sono anch’io, credimi - proseguì Lady Julia, muovendo qualche passo verso di lei.- Ma, forse ora è il momento che tu sappia una cosa…

Catherine deglutì, sentendosi la gola secca.

- E sarebbe?- gracchiò.

Lord William si aprì in uno dei suoi sorrisi simili ad un ghigno, avvicinandosi a lei.

- Tu e Lord William Montrose vi sposerete!- concluse Lady Julia.

- Sarete felice con me, signorina Kingston, ve lo posso garantire…- fece Lord William, con voce melliflua.

Catherine rimase pietrificata; poi, passato il primo momento di stupore, sentì la collera crescere. Ecco cos’aveva macchinato la sua matrigna, mentre lei non c’era! L’aveva promessa sposa ad un porco, un uomo spregevole che le aveva messo le mani addosso, senza preoccuparsi che lei fosse d’accordo o no, come se fosse stata una merce di scambio! Ma non sarebbe andata così. Oh, no, se quella vipera di Lady Julia credeva che si sarebbe piegata ad una simile prepotenza si sbagliava di grosso.

- Potete scordarvelo!- disse, quasi come se stesse vomitando fuori le parole, con una rabbia e una furia che stupirono anche se stessa.- Non vi sposerò mai, Lord William, avete sentito? Mai. Mai, preferisco morire piuttosto che diventare vostra moglie, preferisco andare in convento, preferisco finire i miei giorni da zitella! Non vi sposerei mai, neanche se voi foste l’ultimo uomo rimasto sulla faccia della terra. Piuttosto che concedermi a voi preferisco essere la moglie di…

La ragazza si bloccò, sentendo le tempie pulsarle furiosamente.

Preferisco essere la moglie di…

Respirò affannosamente, tentando di recuperare un po’ di autocontrollo.

…la moglie di un mostro.

Catherine fissò intensamente negli occhi prima la matrigna, quindi Lord William.

- Non sarò mai vostra moglie.

Detto questo, si voltò nuovamente e prese a scendere le scale. Doveva andare in paese, doveva trovare un medico per suo padre, e alla svelta.

A metà scalinata, tuttavia, sentì la porta d’ingresso aprirsi. Imitò Lydia e Rosalie che, rimaste nell’atrio ad attenderla, si erano voltate non appena avevano udito il rumore. Nella stanza, pallido, barcollante, entrò Henry.

La ragazza corse incontro a suo fratello, credendolo di nuovo ubriaco, ma quando gli fu vicino vide che suo fratello non era affatto alticcio, anzi. Aveva un non so che di vispo e attento nello sguardo, e l’accolse con sincero stupore.

- Catherine!- esclamò.- Catherine, sei tornata!

La ragazza si sarebbe aspettata l’ennesimo sei viva, ma era troppo preoccupata per chiedere spiegazioni. Si gettò fra le braccia del fratello.

- Henry! Henry, per favore, accompagnami in paese! Dobbiamo trovare un dottore, papà sta male!- lo implorò.

- Cathy, io…

- Capitate proprio nel momento più opportuno, Henry!- esclamò Lord William, scendendo tranquillamente le scale seguito da Lady Julia.- Arrivate giusto in tempo per l’annuncio del mio fidanzamento con vostra sorella!

Catherine si voltò di scatto, lanciandogli un’occhiata carica d’odio, quindi tornò a rivolgersi al fratello.

- Henry, ti prego!- implorò.- Ti prego, non permettergli di farmi questo! Io non voglio sposarlo, Henry, per favore, diglielo anche tu che non sarò mai sua!- concluse, con un’altra occhiataccia a Lord William, il quale, però, non sembrò scomporsi, ma si schiarì educatamente la voce.

- Temo che stiate domandando aiuto alla persona sbagliata, signorina…

- Che intendete dire?- ringhiò Catherine.

- Beh, diciamo che vostro fratello è a favore del nostro matrimonio. Anzi, a dire il vero, senza di lui queste nozze non sarebbero mai state possibili…- ghignò Lord William.

Catherine boccheggiò, non riuscendo a capire cosa volesse dire quel ratto di fogna. Si voltò a guardare suo fratello, che era impallidito di colpo. La ragazza serrò le labbra, quindi si staccò da lui, arretrando lentamente di un passo.

- Henry, che significa?- chiese, e la voce le suonò estranea, quasi come se a parlare fosse stata un’altra.

- Vostro fratello ha una gran passione per il gioco d’azzardo, lo sapevate?- fece Lord William, sempre con quel ghigno stampato sulle labbra.- Peccato, però, che a volte il denaro scarseggi. Ma il nostro Henry è un uomo d’ingegno, dico bene? Ha trovato subito un’altra soluzione…Non sarebbe male, se al posto dei soldi tutti quanti mettessero in palio le proprie sorelle…- ridacchiò malignamente.

- Che cos’hai fatto?- domandò Catherine, incredula e sconvolta insieme.

- Signorino Henry…- boccheggiò Lydia.

- Henry…- Rosalie si portò le mani alla bocca.

- Cathy, mi dispiace, io non volevo…- mormorò il giovane.

- Che cos’hai fatto?- strillò nuovamente Catherine, lanciandosi contro il fratello.- Come hai potuto farmi questo?! Come hai potuto?!- iniziò a prenderlo a pugni sul petto, strillando istericamente, fuori di sé. Henry tentò di bloccarle i polsi, ma la sua resistenza fu debole.

- Catherine, ti prego, lascia che ti spieghi!- supplicò.

- Vattene!- gridò la ragazza, ansante, con la fronte imperlata di sudore.- Vattene! Va’ via da qui!

- Cathy, ascolta…

- Non voglio più ascoltarti, mai più! Sparisci dalla mia vista!

- Cathy…

- Via! Vattene via! Non voglio vederti mai più!- la ragazza afferrò la maniglia della porta e l’aprì, spingendo Henry fuori di casa. Il giovane non oppose resistenza; provò a ripetere un debole  mi dispiace, ma la sorella non l’ascoltò, e chiuse la porta.

 

***

 

La ragazza rimase a fissare la porta chiusa, ansimando per riprendere fiato. Poggiò la fronte contro il legno, senza avere il coraggio di voltarsi. Sentiva il cuore battere all’impazzata, le guance arrossate per la rabbia. Una lacrima le sfuggì dalle ciglia, ma la ragazza l’asciugò subito. Prese un bel respiro, e si voltò lentamente a guardare Lydia, Rosalie e soprattutto Lady Julia e Lord William. Non importava che anche suo fratello le fosse contro, che se la fosse giocata a carte come un cavallo purosangue da mercato. Lei non dipendeva né da suo fratello né dalla sua matrigna. Aveva un cervello, una volontà propria: nessuno avrebbe potuto costringerla a sposare quel verme di Lord William.

- Non importa cos’ha fatto mio fratello, né cosa avete deciso voi, Lady Julia - disse.- Preferisco la morte, piuttosto che sposare Lord William.

- Ne sei sicura?

Un grido infantile accompagnò quelle parole; Catherine si voltò, solo per vedere Lady Julia che, afferrata Rosalie per i capelli, ora le stava tenendo un pugnale puntato alla gola. La ragazza spalancò la bocca per la sorpresa e il terrore, lasciandosi sfuggire un gemito soffocato. Non fece in tempo a rendersi conto di quel che era appena successo, che sentì la lama di un coltello pizzicarle un fianco. Girò il capo, solo per vedere il ghigno di Lord William, il quale la stava minacciando con un altro pugnale.

- Le ho provate tutte, tesoro mio…- sospirò, con fare addolorato.- Ma vedo che la mia futura moglie è un tipo testardo…Beh, è comunque un difetto che si può correggere…- rise, prendendole il volto fra le dita della mano libera.

- Come osate?! Lasciatele stare, immediatamente!- urlò Lydia, cercando di avventarsi contro Lord William, ma questi le sferrò una violenta gomitata che la scaraventò contro una parete. La vecchia balia cadde a terra con gemito.

Catherine lanciò un grido; Lord William la lasciò con fare accondiscendente, e la ragazza s’inginocchiò accanto alla donna.

- Hai detto che preferisci morire, Catherine?- fece Lady Julia, sempre tenendo il coltello puntato alla gola di Rosalie.- E se a morire fossero invece i tuoi cari?

La donna premette di più la lama contro la gola bianca della ragazzina; Catherine e Rosalie osservarono inorridite una striscia di sangue uscire dal collo della sorella più giovane e imbrattarle il colletto bianco.

- Scegli, Catherine - disse Lord William.- Preferisci vedere morire le persone che ami o diventare mia moglie? Fai attenzione, questa scelta potrebbe costarti molto cara…

Catherine si guardò intorno con disperazione; vide Lydia gemere accasciata a terra, vide gli occhi di Rosalie spalancati dal terrore, pensò a suo padre agonizzante al piano di sopra.

E, in quel momento, si rese conto di non avere alcuna scelta.

 

***

 

Lord William uscì dal cancello di casa Kingston, avviandosi a passo deciso verso casa sua. D’un tratto, si ritrovò con la strada sbarrata. Henry gli si era parato di fronte con una luce di pura ferocia negli occhi; Lord William gli restituì un’occhiata infastidita.

- Non sapevo foste ancora qui, Henry…

- Voi non avrete mia sorella, Lord William!- ringhiò il giovane.

- Davvero? Avete cambiato idea? Proprio ora che ha finalmente accettato di diventare mia moglie?- ghignò l’altro.

- E che cosa le farete, una volta che l’avrete sposata? Le farete fare la stessa fine del Marchese Van Tassel e di tutti gli altri?- urlò Henry.

Lord William si sentì gelare.

No, non era possibile…

Quell’omuncolo patetico non poteva aver davvero scoperto il suo segreto! No…se così fosse stato, allora…

No, no, calma! Non si era mai lasciato cogliere impreparato, non doveva mettere il piede in fallo proprio in quella situazione. Si schiarì la voce, assumendo quella posa da gentiluomo che gli riusciva tanto bene.

- Mio caro Henry, temo che abbiate preso un abbaglio….

- Non m’incantate con i vostri discorsi! Non più!- gridò il giovane.- Ho le prove, Lord William! So che siete stato voi ad uccidere tutta quella gente!

Lord William lo guardò per un istante, quindi si decise a parlare, sempre con tono calmo.

- Perché non ne discutiamo da gentiluomini quali siamo, Henry, che ne dite?- il giovane aprì la bocca per ribattere, ma Lord William non glielo permise:- Che ne dite se c’incontriamo domani mattina presto, a caccia? Vedremo di chiarire questo equivoco, in modo da poter tornare in buoni rapporti, come si addice a due cognati. Ci vediamo domani al limitare della foresta.

Detto ciò, Lord William gli batté una mano sulla spalla, allontanandosi da un Henry sempre più sconvolto e consapevole che, forse, aveva perso per sempre sua sorella.

 

***

 

Uno sparo riempì il silenzio, seguito da un guaito. Il bulldog cadde a terra in un lago di sangue. Degli uggiolii seguirono, mentre altri spari si diffondevano nell’aria. Un pitbull si accasciò a terra, guaendo, morente. Lord William prese la mira, abbattendo un rottweiler.

Così, uno dopo l’altro, i cani che erano stati addestrati da lui stesso e trasformati in macchine di morte, vennero uccisi dalla furia del loro stesso padrone.

Lord William ansimò, osservando le carcasse degli animali sparse per tutto il cortile. Era la punizione che spettava ai negligenti.

Abbassò lentamente la pistola, tergendosi il sudore dalla fronte. Avrebbe anche potuto evitare di farlo, forse, se anche quella mocciosa li avesse riconosciuti, l’avrebbe eliminata subito dopo le nozze con sua sorella. La verità è che voleva sfogarsi.

Quella troia di Catherine Kingston era un osso duro, non c’erano dubbi. Era incredibile! Lui era l’uomo più ricco di tutta la città, le stava offrendo di sposarlo, di toglierla dalla melma in cui era finita, e lei aveva ceduto solo dopo averla minacciata con un pugnale.

Stupida puttana!

Digrignò i denti; non importa che lo volesse o meno, seppur con la forza aveva acconsentito a sposarlo, e sarebbe stata sua. Quanto al suo carattere ribelle, era solo questione di tempo, ma sarebbe riuscito a cambiarlo.

Le serviva solo qualche scopata, per calmarsi…

Ma, dannazione, perché non voleva cedergli? Lui la desiderava, la voleva, quel fuoco dentro di lui continuava ad ardere, si sarebbe placato solo quando l’avesse avuta…e ora ci si metteva anche quell’idiota di suo fratello!

Aveva scoperto il suo segreto…maledizione!

Tirò un altro colpo, mirando al cielo.

Sentì un guaito alle sue spalle, e si voltò di scatto. Dietro di lui, sfuggito al massacro, c’era il suo doberman, Rolf. Lord William ringhiò, puntando la pistola in mezzo agli occhi dell’animale, ma si bloccò un attimo prima di premere il grilletto. Abbassò lentamente l’arma, mentre un ghigno gli si dipingeva sulle labbra.

No, non avrebbe ucciso anche lui. Rolf era sempre stato il suo preferito; il doberman era come lui, forte e coraggioso, selvaggio e feroce. Non era scappato come gli altri in mezzo ad uggiolii patetici; anche adesso, pur avendo un’arma puntata contro, non indietreggiava, ma rimaneva a guardarlo, ringhiandogli contro.

Lord William tese una mano, invitandolo ad avvicinarsi. Il cane gli andò vicino, e lui lo accarezzò sul capo. L’avrebbe portato con sé, l’indomani mattina, durante l’incontro con Henry Kingston. I suoi mastini non gli occorrevano più, avevano già fallito con un’insulsa ragazzina, e ora non poteva permettersi sbagli.

Henry Kingston andava eliminato, così che portasse il suo segreto nella tomba.

E stavolta, se ne sarebbe occupato personalmente.

 

***

 

Lady Julia spinse Catherine nella propria stanza così forte che la ragazza cadde inginocchiata sul tappeto. La matrigna le rivolse uno sguardo di trionfo contornato da un ghigno beffardo, quindi chiuse la porta. La ragazza sentì la chiave scattare nella serratura.

Rosalie era già stata relegata in camera sua, e suo padre giaceva nella stanza accanto, morente; di Lydia, non sapeva nulla.

Le sue nozze con Lord William erano state fissate per l’indomani mattina.

Senza che potesse trattenersi, la ragazza iniziò a singhiozzare disperatamente, senza essere in grado di frenarsi. Si alzò in piedi, tirando un rabbioso calcio alla porta. In lacrime, si volse verso la finestra: le torri nere del maniero svettavano lugubri e minacciose in lontananza, ma Catherine rivolse loro uno sguardo pieno di affetto.

Oh, Adrian…

Perché? Perché si era comportata così? Se fosse rimasta, se avesse accettato di sposare il mostro, allora forse a quest’ora sarebbe stata felice. Non costretta a divenire la moglie dell’essere che più disprezzava al mondo.

Catherine si gettò sul letto a baldacchino, incrociando le braccia sulla fronte e affondando il viso nel materasso, sciogliendosi in lacrime disperate.

 

Angolo Autrice: Okay, qualora qualcuno lo stesse pensando, vi posso assicurare che non ho Satanasso alle spalle che m’insegue XD! So che ho già aggiornato sabato, ma questo, come avrete capito, è un capitolo “di mezzo”, quindi aggiornare non mi sembrava sbagliato…Senza contare che sono rimasta ferma per così tanto tempo che ora questa ff ho voglia di finirla, quindi, fossi in voi, mi aspetterei anche altri aggiornamenti più di una volta a settimana J. Dunque, come s’è visto, Henry non è poi così pirla come poteva apparire all’inizio, anche se rimane abbastanza ingenuotto…Come se la caverà con Lord William? E Cathy sposerà il cattivo o succederà qualcosa di inaspettato? Tutto questo lo vedremo nel prossimo capitolo!

Ringrazio molto chi legge, in particolare jekikika96, Nimel17 ed Ellyra per aver recensito.

Ciao a tutti, al prossimo capitolo!

Bacio,

Dora93

  
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